di Thierry Meyssan - Rete Voltaire.
La
rivolta del Parlamento britannico contro il progetto coloniale di
David Cameron, seguita dalla trasmissione del fascicolo
siriano da Barack Obama al Congresso degli Stati Uniti,
modificano profondamente i rapporti di forza internazionali, anche se
il Congresso dovesse infine consentire il ricorso ai bombardamenti.
Attualmente, tutti gli Stati
ritrovano la loro libertà di parola. Solo la Francia è ancora
in grado di mettere sotto pressione i propri vassalli per imporre
loro una politica bellicista. Né il Regno Unito, né gli Stati Uniti
fino al voto del loro Congresso, possono farlo.
Ora, la maggior parte degli Stati del
mondo è consapevole degli effetti a catena che l’intervento
occidentale è in grado di provocare nel Vicino Oriente. Che sostenga
la Siria o desideri rovesciare le sue istituzioni, la maggioranza può
soltanto opporsi a un bombardamento, fosse anche "chirurgico",
della Siria.
Pertanto, si apre per poco più di una
settimana una finestra che consente di fermare la guerra:
l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite può farsi carico
della questione e proibire ai propri membri di attaccare la Siria,
anche per prevenire l’uso di armi di distruzione di massa da parte
del suo governo.
In base al diritto, la difesa della
pace spetta al solo Consiglio di Sicurezza e non all’Assemblea
Generale. Tuttavia, nel caso in cui il Consiglio non riesca a
deliberare, per effetto di una situazione bloccata fra i suoi membri
permanenti, l’Assemblea Generale può prendere atto della sua
carenza e decidere al suo posto.
Perciò, l’Assemblea può adottare una risoluzione che vieti di
attaccare la Siria.
Secondo la nota pubblicata dal governo
britannico, l’intervento delle grandi potenze sarebbe legale al di
fuori di un mandato del Consiglio di Sicurezza, se perseguisse
l'esclusivo obiettivo di difendere le popolazioni civili, vietando
l’uso di armi di distruzione di massa e se impiegasse mezzi
proporzionati per giungere a questo obiettivo. Certamente, come in
Libia, si tratta solo di giustificare l'entrata in guerra, per poi
scivolare verso l’aggressione pura e semplice. Cameron non ha
mai avuto l'intenzione di attenersi agli obiettivi ufficiali.
Se il Consiglio di Sicurezza non può
impedire un'escalation che
porta alla guerra, in ragione del veto occidentale,
l’Assemblea Generale può farlo. In virtù della risoluzione
"Uniting for Peace" (377 V), adottata su proposta del
Segretario di Stato USA Dean Acheson durante la crisi
coreana, deve perciò riunirsi in "sessione speciale di
emergenza" su richiesta della maggioranza dei suoi membri.
È in questa maniera che la comunità
internazionale, allora guidata dall'Unione Sovietica e dagli Stati
Uniti, costrinse la Francia, il Regno Unito e Israele a ritirarsi
dal Canale di Suez, che avevano invaso, nel 1956.
Una tale decisione non impedirà che
gli Stati Uniti, l'Arabia Saudita e la Turchia continuino a riversare
armi e denaro per finanziare gli jihadisti e i mercenari, ma nessuno
Stato potrà bombardare la Siria.
Questa risoluzione avrebbe come effetto
immediato di accelerare l’avvio della Conferenza di Pace di Ginevra
2, perché priverebbe i gruppi armati della speranza di vincere.
Il passare del tempo non farebbe che avvantaggiare la Siria di fronte
ai suoi aggressori.
Fin d'ora, Cuba ha evocato
questa opzione in una dichiarazione del suo ministro degli Esteri
Bruno Rodríguez Parrilla. Ha sottolineato che è dovere
morale del segretario generale, Ban Ki-moon, raccogliere egli
stesso le firme che occorrono all'indizione di questa sessione
speciale di emergenza. Sarebbe per lui un'occasione per dimostrare a
coloro che lo percepiscono come una pedina degli Stati Uniti, di
essersi sbagliati. Sarebbe meno rischioso che affidarsi
all’ambasciatore Bashar Jaafari per sbloccare la situazione.
La pace è a portata di mano.
Traduzione
per Megachip a cura di Matzu Yagi.
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