di Giulietto Chiesa
da La Voce delle Voci di settembre 2013.
Con tutta probabilità il 2013 finirà
in guerra. Il colpo
contro Damasco viene presentato come “limitato”, “breve”, come un
“avvertimento”. In realtà è solo un trucco (questa è una storia di trucchi) per
cominciare una guerra lunga. Quanto lunga? Infinita. Cioè fino alla fine. La
nostra fine, quella di coloro che leggono queste righe.
In realtà è
la prosecuzione di una guerra che
cominciò l’11 settembre 2001, ma furono
in pochi ad accorgersene. E non se ne accorsero perché non avevano capito
che l’Impero era entrato in una crisi ormai irreversibile, e che stava cercando
di predisporre gli strumenti politici, militari, psicologici per cambiare il
corso della storia, e prolungare a tutti i costi (nostri) il suo potere.
Siamo
dunque in guerra da dodici anni, ma
facciamo fatica a capire come mai le cose vanno sempre peggio e come mai gli
eventi accelerano la loro caduta verso il basso.
È perché,
di nuovo, non abbiamo capito bene quello che sta succedendo.
Kosovo, Afghanistan, Iraq,
“primavere arabe”, Libia, colpo di stato in Egitto, erano e sono mosse della stessa partita.
Quella
siriana è l’ultima in ordine di tempo, ma non è l’ultima affatto.
Come sa
ogni discreto giocatore di scacchi, non si può vincere nessuna partita se non
si sa prevedere le mosse successive. Quella dopo sarà l’Iran. E ogni passo in avanti delle pedine sarà più grave del
precedente, poiché l’Impero ha perso il controllo e la sua “cura” della crisi è
peggio della malattia. Non funziona. E sapete perché? Perché Impero vuole dire crescita infinita. E la crescita infinita è invece “finita”.
È finita “l’era dell’abbondanza” ed
è cominciata “l’era dell’ insufficienza”. E, se si poteva convincere, costringere a comprare
tutto il comprabile, con il fascino della bellezza e, appunto, dell’abbondanza,
è molto difficile convincere la
gente a tirare la cinghia. Ci vuole
la violenza per ottenere questo
risultato. Diciamo dunque che ci stanno facendo entrare nella fase pedagogica in cui dobbiamo
imparare a subire la violenza.
Ma c’è grande confusione sotto il cielo.
Questo nuovo avvitamento ha un che di stralunato. Anche i Padroni Universali
pare siano sotto l’urgenza del tempo. Dunque pasticciano. Le guerre precedenti erano state preparate decisamente meglio.
Questa sembra avviarsi nel mezzo di convulsioni gravi. Il Parlamento britannico
si ribella e mette alle corde Cameron.
Obama è costretto a fare marcia indietro e a chiedere il parere del Congresso. Lo avrà, io penso, ma sarà utile ricordare che Obama prende una tale decisione contro la volontà di tutto lo staff del proprio Consiglio di Sicurezza. E sapete con quale argomento? Questo, in sintesi: potremmo attaccare senza l’avallo del Congresso, ma dobbiamo sapere che, dopo (la “mossa successiva” di cui ho parlato prima, ndr) quando dovremo andare contro l’Iran, cioè quando dovremo lanciare una nuova guerra di grandi proporzioni non limitata nel tempo e negli obiettivi, allora avremo bisogno di un’autorizzazione formale. Dunque è meglio chiederla anche ora. L’ha riferito il New York Times e io ho una grande fiducia nel New York Times quando annuncia la guerra.
Obama è costretto a fare marcia indietro e a chiedere il parere del Congresso. Lo avrà, io penso, ma sarà utile ricordare che Obama prende una tale decisione contro la volontà di tutto lo staff del proprio Consiglio di Sicurezza. E sapete con quale argomento? Questo, in sintesi: potremmo attaccare senza l’avallo del Congresso, ma dobbiamo sapere che, dopo (la “mossa successiva” di cui ho parlato prima, ndr) quando dovremo andare contro l’Iran, cioè quando dovremo lanciare una nuova guerra di grandi proporzioni non limitata nel tempo e negli obiettivi, allora avremo bisogno di un’autorizzazione formale. Dunque è meglio chiederla anche ora. L’ha riferito il New York Times e io ho una grande fiducia nel New York Times quando annuncia la guerra.
Questa è
stata la ragione del rinvio dell’attacco. Che sarà solo di qualche giorno. Le lobbies filoisraeliana e filosaudita
che manovrano a Washington avranno facilmente ragione di ogni titubanza.
L’America,
quando sono in gioco le sorti
dell’Impero, non si divide.
Per ora.
E i sondaggi dicono tutti che il 60% degli
americani è pronto a sostenere un attacco contro l’Iran. Dunque si proceda.
Singolare, e curioso (ma poiché siamo in pieno delirio possiamo anche ridere un
po’), gl’ispiratori principali di questa guerra, e della prossima, sono i fondamentalisti religiosi: i capi
sionisti di Israele e i capi wahhabiti dell’Arabia Saudita. Entrambi decisi a
stroncare la serpe sciita di Teheran.
Dunque la guerra imperiale è ora sotto l’egida di
una specie di, congiunta, guerra di
religione. Suggerisco di non sottovalutarne il significato, specie agli
ottimisti (che abbondano sempre): quando Dio
entra in questa sindrome, la legge di Murphy (“se le cose possono andare
peggio, vuol dire che finiranno peggio”) diventa inesorabile.
Il fatto è
che gli Stati Uniti non hanno più una linea che sia la loro. Dell’Impero
rappresentavano il braccio statuale armato. Ma come stato dovrebbero anche sottostare
a certe regole. Almeno ad alcune. E qui viene il problema perché anche in
Occidente cominciano a manifestarsi incrinature,
che prima non c’erano. I Masters of The
Universe vogliono andare allo scontro
con il resto del mondo, perché sono consapevoli che ogni alternativa di
pace e di cooperazione dev’essere esclusa, in quanto sancisce la fine
dell’Impero.
Ma il resto del mondo non è virtuale: c’è la Cina, e anche la Russia.
Ci sono sei miliardi d’individui che vogliono
vivere e non solo sopravvivere.
E’ qui che
frana l’America, che non è più in grado di gestire le convulsioni.
Diciamo che
stiamo osservando una crisi di egemonia.
C’è una gran confusione. Ci sono diversi attori, ormai potenti, che parlano. Perfino
la Bonino, ministro degli esteri di un paese inesistente, osa fare dei
distinguo. Non s’era mai vista una cosa del genere.
Il Papa di Roma (lunga vita a Papa Luciani!) sembra
un pezzo anomalo di una macchina che cammina a stento. Vede la terza guerra
mondiale e, per giunta, lo dice senza neanche chiedere l’autorizzazione di
Washington. A differenza del Beato Giovanni Paolo II, non ha da rendere conto
del miliarduccio di dollari che ricevette per versarlo a Solidarność. E dunque parla. E digiuna: che disastro d’immagine per
Obama. Che andrà in guerra, ma con l’Occidente spaccato, con al seguito solo il
burattino Hollande, che è stato
eletto con i voti di sinistra. Si procederà a vista, o la va o la spacca. Poi
ci si affaccerà sui confini dell’Iran.
Ma bisogna guardarsi dai sempliciotti che
sognano una reazione militare immediata di Mosca, tanto meno di Pechino. Non ci sarà nessuna reazione militare.
Mosca e Pechino rispondono e risponderanno asimmetricamente.
Non sono sciocchi e vogliono aspettare seduti sulla riva del fiume . Lo scontro vero – che nessuno oggi può
sapere quali dimensioni e forme assumerà, anche perché nessuno sa con
precisione quali armi saranno messe in funzione – è ancora in preparazione e
richiederà un certo periodo di tempo, molte verifiche sul campo, molto studio
di mosse e contromosse reciproche.
Ma l’accelerazione si vede e si sente.
Avete presente come si muove una valanga?
Avete presente che tra il 1929 e il 1939 (inizio della seconda guerra mondiale)
ci furono dieci anni? Avete presente che l’esplosione della finanza mondiale
cominciò nel 2008? Aggiungete dieci anni e farà 2018.
Lo so che
la storia non si ripete mai. Ma la stupidità
umana (specie quella delle élites dirigenti) è una costante universale.
E, se
osserviamo l’impazzimento generale che contraddistingue perfino i mentitori, i gatekeepers, dovremmo essere molto
preoccupati. Perché si può mentire in modo credibile, raccattando argomenti dai
rigattieri del buon senso. Ma qui siamo di fronte a portavoce che non solo si
contraddicono, ma mentono senza argomenti. Bugiardi
senza idee, che ripetono a pappagallo ciò che viene detto loro di
comunicare.
Tutto il
mainstream, dai Ferrara, ai Cazzullo, agli Zucconi, ai De Bortoli, ai Lerner,
alle Botteri , danno per acquisito (cioè che Assad ha usato armi chimiche)
senza nemmeno soffermarsi un istante sulle prove:
che mancano inesorabilmente. E
mancheranno anche dopo, sicché la
menzogna è già lì, tutta nuda. Eppure non la vedono e la ripetono con
sguardi ebeti, incuranti di ogni vergogna, forti dell’impunità che viene loro
garantita, insieme agli stipendi che prendono a fine mese. Preoccupante perché
già ci annuncia come strilleranno al primo bombardamento sull’Iran. Titolano
già ora affibbiando a Bashar frasi
che non ha detto, minacce che non ha proferito. Figuriamoci cosa diranno contro
gli ayatollah!
Siamo in un
acquitrino miasmatico pieno di flatulenze insopportabili che dimostrano lesioni
cerebrali e intestinali ormai irrimediabili. Attenzione che questi ci stanno preparando la guerra in casa. E lo
faranno fino a che non andremo a
stanarli nei loro studi elettronici e non li costringeremo – com’è nostro
diritto – a dirci perché hanno mentito sapendo di mentire. E poi li
licenzieremo, perché fanno il mestiere senza autorizzazione deontologica.
Infatti abbiamo le prove – noi le abbiamo,
le prove – che mentono.
Perché basterebbe che andassero a leggere le notizie che pullulano nel web,
verificabili, provate, certe, per scoprire che la guerra si fa per cause
completamente diverse da quelle, presuntamente umanitarie, che loro invocano.
Ci sono,
tra loro, quelli – come Giuliano Ferrara,
ex agente informatore della CIA - che, con simpatica e totale improntitudine,
ci comunicano perfino che le ragioni
umanitarie sono un inutile orpello per indorare la brutalità degl’interessi
dell’Impero. Meglio lui, nella sua tracotanza, che i giornalisti e direttori
televisivi vigliacchi che, con le loro unte parole, svitano le spolette che
uccideranno i civili siriani.
Dunque non
ci resta che prepararci. Questo
significa dire, chiaro e tondo, che la
pace è l’unico modo per sopravvivere. Il che significa che dobbiamo
costruire di nuovo un immenso movimento
pacifista, italiano, europeo, mondiale.
Dobbiamo
preparare ogni forma di resistenza alla
guerra . Questa è una parola d’ordine che raccoglie il consenso della
stragrande maggioranza. Lo sappiamo. Qui si va con la corrente, non contro la corrente. Solo che bisogna remare in tanti.
E ancora
una piccola notazione. L’avvitamento della crisi ha messo in ombra l’Europa e
anche tante chiacchiere sull’euro e sulla sovranità monetaria. Si vede che
l’accento è altrove. L’Europa, questa
penosa Europa, non è il centro della crisi. La crisi – vista nella sua
accezione immediata, quella che si sta bruciando nel panico di questi mesi – è finanziaria e mondiale, ma è anche energetica e mondiale, ma anche climatica
e mondiale. È questo il contesto dentro cui, volenti o nolenti, saremo
chiamati a batterci. È evidente che crisi finanziaria e militare non si
elideranno vicendevolmente, ma si sommeranno in modo devastante, straripando in
crisi politiche, in governi che cadranno, in fantocci che risorgeranno come
zombie. Le Costituzioni saranno
stracciate. Tutto ciò nell’arco di una manciata di mesi. È questione di
attualità. Lo richiamo perché, ancora una volta, dobbiamo ricordare, anche a
noi stessi, che avevamo ragione noi, che
venivamo definiti catastrofisti. Ancora oggi mi sento ripetere, talvolta,
che il nostro compito è “dare speranze”.
Certo la speranza è bella, ma penso sempre di più che, se lo facessimo, faremmo
un errore grave. È più che mai il
momento della verità, visto che siamo nell’era della menzogna.
www.lavocedellevoci.it
LA PAGINA DEGLI ABBONAMENTI DELLA RIVISTA: clicca qui.
Nessun commento:
Posta un commento