31 ottobre 2015

La rotta delle nostre bombe, da Cagliari alle teste dei bambini yemeniti


NOTA PRELIMINARE DI PINO CABRAS

Il sito reported.ly pubblica un'inchiesta clamorosa a partire da un recentissimo episodio che sembrava avere una dimensione appena locale: il carico-scarico di molte tonnellate di bombe a un passo dagli aerei civili dell'aeroporto di Cagliari. Ma un mega-carico di bombe non è cronaca locale, è un fatto di portata internazionale che si lega a una catena di notizie. Tuttavia - tranne, in parte, ilgiornale.it - nessuna grande testata ha voluto dedicare risorse a un qualche articolo che indagasse su questa catena, che parte da un'industria italiana e finisce negli ospedali bombardati in Yemen, passando anello dopo anello per i trattati disattesi in materia di diritti umani, la complicità dei governi, e i pericoli crescenti legati all'aumento delle tensioni militari
C'è un legame diretto fra le bombe saudite e qatariote acquistate in Italia e i milioni di sfollati yemeniti, e le loro presenti e future pressioni migratorie. Ma quando si devono coprire le cause delle migrazioni di massa, gli organi di informazione europei sono capaci perfino di rinunciare a uno scoop. Proprio la Sardegna, in questi giorni è uno dei teatri più affollati della grande esercitazione NATO Trident Juncture. Ci sarebbe molto da raccontare su questo war game, una fornace di guerra che brucia risorse immense sottratte alla vita dei popoli per esporla ai pericoli di un conflitto apocalittico (e da subito a una pressione ambientale devastante). 
Ma i grandi media non disturbano la NATO. Perché sono organi della NATO.

Ci voleva un sito in lingua inglese per ricomporre la storia delle bombe. L'abbiamo tradotto per voi, con l'aiuto delle redazioni di Megachip e di PandoraTV.
Buona lettura.

Esclusivo: L'Italia invia altre bombe RWM in Arabia Saudita

di Malachy Browne.

Utilizzando dei contenuti sociali originati da fonti della comunità di origine e il servizio di monitoraggio in diretta delle rotte aeronautiche, FlightRadar24.com, il sito reported.ly ha seguito le tracce di un carico di bombe a bordo di un Boeing 747 mentre veniva condotto da un aeroporto civile in Sardegna verso una base militare in Arabia Saudita. L'approvazione italiana della spedizione plausibilmente contravviene al trattato sul commercio delle armi.
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Giovedì 29 ottobre, diversi testimoni oculari e media locali dell'isola di Sardegna hanno fotografato decine di bombe sulla pista dell'aeroporto di Cagliari. Sorvegliate dalla polizia italiana, le bombe sono state caricate a bordo di un aereo cargo Boeing 747.
Le prove suggeriscono che le bombe siano state prodotte presso il vicino impianto di produzione di RWM Italia, società di munizioni che ha venduto migliaia di bombe all'Arabia Saudita e ad altre forze armate che bombardano lo Yemen, come rivelato da questa indagine di reported.ly dello scorso giugno. Questo reporter ha visto prove documentali delle bombe con codici di fabbricazione RWM Italia sul terreno in Yemen.


Il giornalista locale Michele Ruffi ci ha inviato il video qui sopra che mostra il velivolo e il carico. Abbiamo verificato tutto ciò in maniera indipendente abbinando foto geo-referenziate di Instagram scattate giovedì, individuando così l'aereo sulla pista.
Separatamente, il politico sardo Roberto Cotti ha twittato questa foto del carico, che ci permette di identificarlo come un carico di bombe di serie MK80, prodotte ed esportate dalla RWM Italia con contratti del valore di centinaia di milioni di dollari sin dal 2011.



L'operatore del Boeing 747 è la Silk WayAirlines, una compagnia di cargo dell'Azerbaigian. I registri di volo storici mostrano che l'aereo viaggia regolarmente tra Baku e Dubai, Francoforte, Kiev e Zhengzhou in Cina.
Ian Petchenik con FlightRadar24.com ci ha aiutato a trovare il segnale dell'aereo sulla pista in Sardegna per tracciare poi il modo in cui è partito giovedì sera per l'Arabia Saudita (la destinazione non era registrata a quel momento).


Dopo aver perso traccia dell'aereo mentre sorvolava l'Egitto, lo abbiamo captato di nuovo mentre attraversava il Mar Rosso e cominciava a scendere verso Gedda. In un cambio di rotta dell'ultimo minuto, l'aereo è stato dirottato verso Taif, un aeroporto regionale che è anche una base militare delle forze armate del Regno saudita. Il transponder sembra essere stato spento, una volta raggiunta Taif, ma i dati di volo confermano che è partito da lì venerdì mattina, 30 ottobre.



Un 'volo commerciale regolare'
Infuriato per la spedizione avvenuta da un aeroporto civile, il politico sardo Mauro Pili riferisce di aver chiesto all'Ente Nazionale dell'Aviazione Civile (ENAC) se l'aereo cargo fosse stato autorizzato a caricare armi. L'ENAC ha rilasciato una dichiarazione, pubblicata dall'agenzia di stampa Ansa, sul fatto che l'aereo fosse "regolarmente autorizzato" come "un volo commerciale regolare". Pili ha anche pubblicato la prova video sul cargo in fase di caricamento.



La dichiarazione dell'ENAC:
“In merito alle notizie apparse oggi su alcune agenzie di stampa relativamente ad un volo operato dall’aeroporto di Cagliari con a bordo materiale bellico, [...] si trattava di un volo di natura commerciale regolarmente autorizzato nel contesto delle previsioni normative internazionali tecniche che disciplinano il trasporto di tali materiali”.

Questa affermazione suggerisce che il carico sia stato autorizzato dal Ministero della Difesa o dal Ministero degli esteri. Con l'aiuto dei nostri contatti italiani, chiediamo ai ministeri se sia questo il caso, e se necessario, presenteremo un'interrogazione parlamentare per scoprirlo.

[AGGIORNAMENTO: Una serie di interrogazioni parlamentari è stata presentata durante la seduta di venerdì 30 ottobre.]

Anche se non possiamo dire con assoluta certezza che queste bombe siano state scaricate all'aeroporto di Taif per l'utilizzo da parte delle forze armate saudite, è molto probabile che lo siano state per davvero dato il conflitto in corso e dato il commercio che è stato dimostrato tra RWM Italia e l'Arabia Saudita. A luglio, l'esperto italiano di armamenti Giorgio Beretta aveva scoperto ancora un altro carico di bombe verso l'Arabia Saudita.



Quest'ultima prova suggerisce una maggiore urgenza nel fornire le bombe ai sauditi: in un precedente contratto con gli Emirati Arabi Uniti, le bombe furono spedite via mare attraverso il porto di Gedda.
Insieme, queste prove suggeriscono fortemente che il governo italiano continui a concedere licenze per l'esportazione di armi a forze che stanno bombardando lo Yemen con conseguenze orrende. Almeno tre spedizioni sono state fatte da quando è iniziato questo conflitto sanguinario.
Dopo migliaia di morti civili, milioni di sfollati e la metà della popolazione che affronta la scarsità di cibo, la società yemenita è quasi totalmente crollata. Sono state documentate eclatanti violazioni dei diritti umani sia da parte sia della coalizione a guida saudita sia delle milizie Houthi che combattono per mantenere il controllo (vedi la nostra "StoryMap" più sotto). Compreso il recente bombardamento di un ospedale di MSF nella città settentrionale di Saada.



Denaro sporco, questioni giuridiche
Molti fondi pensione europei e americani, compresi i fondi statali, si sono avvantaggiati dei ricavi da miliardi di dollari della RWM Italia e della sua società capogruppo tedesca, la Rheinmetall Defence AG. Ma si tratta di denaro sporco. Gli Stati membri dell'UE sono vincolati da criteri specifici sulle esportazioni di armi, come spiegato in precedenza per reported.ly da Patrick Wilcken, Ricercatore di Amnesty International sul controllo degli armamenti, il commercio dei materiali di sicurezza e diritti umani:

Ai sensi del Trattato sul commercio delle armi e della Posizione Comune dell'UE sul controllo delle esportazioni di armamenti, l'Italia deve intraprendere una rigorosa valutazione del rischio caso per caso di ogni proposta di trasferimento di armi per determinare se vi sia un notevole rischio che le armi possano essere usate dal destinatario per commettere o facilitare gravi violazioni del diritto internazionale in materia di diritti umani. Se c'è un rischio sostanziale, l'Italia deve negare la licenza di esportazione. [corsivo di reported.ly]

Questa ultima spedizione di armi arriva proprio nel giorno in cui il blogger saudita incarcerato, Raif Badawi, è stato insignito del massimo premio dell'Unione Europea sui diritti umani. L'Unione europea farebbe bene a esaminare la legalità di queste spedizioni e sanzionare l'Italia qualora si dimostri che siano illegali.

Ecco come il tuo fondo pensione si avvantaggia dei bombardamenti in Yemen
La nostra precedente indagine sulle bombe della RWM Italia trasportate verso gli Emirati e ritrovate in Yemen


Fonte
Il pezzo prosegue con una collezione di documenti a sostegno dell'analisi tecnica del volo in questione e altri materiali di approfondimento.



Tratto da: http://megachip.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=124554&typeb=0.

29 ottobre 2015

PER UN'ITALIA NEUTRALE E PER UN'EUROPA INDIPENDENTE

INCONTRO INTERNAZIONALE
DEL COMITATO ITALIANO NO GUERRA NO NATO
PER UN’ITALIA NEUTRALE
E PER UN’EUROPA INDIPENDENTE
26 OTTOBRE 2015
CENTRO CONGRESSI CAVOUR - ROMA

Il rapporto
Si è svolto nella sala del Centro Congressi Cavour di Roma l’affollatissimo e partecipato convegno internazionale per l’uscita dell’Italia e dell’Europa dalla NATO, per un’Italia e un’Europa neutrali ed indipendenti, e mirato  a creare un coordinamento e un centro di informazione unico tra le varie realtà che si oppongono alle politiche aggressive della NATO, partendo dalla protesta contro la mostruosa esercitazione della NATO Trident Juncture. In coda all'articolo potrete leggere il comunicato approvato al simposio.


Rimandiamo per i dettagli ai filmati che saranno pubblicati da Pandora TV con una visione integrale dei singoli numerosi interventi, ma possiamo già richiamare molto sinteticamente alcuni contenuti dei vari interventi e delle conclusioni.

Presentando le finalità del convegno, MANLIO DINUCCI, del Comitato No Guerra No Nato, ha sottolineato il carattere sempre più offensivo ed invasivo della NATO che promuove in continuazione nuove guerre, distruzione di stati sovrani, ed avanzata dell’alleanza verso Est per circondare la Russia.

GIULIETTO CHIESA, sempre per il Comitato, ha ricordato come sia necessario controbattere la narrazione che la NATO fa di sé stessa come alleanza difensiva, addormentando le coscienze, aspetto altrettanto importante che gli aspetti militari.

L’instancabile missionario ALEX ZANOTELLI, reduce dalla manifestazione del 24 a Napoli, e che si prepara ad un nuovo evento il 4 novembre a Pisa insieme a Dinucci, ha ribadito il pericolo che la presenza della NATO costituisce per la pace mondiale.

La senatrice dei Verdi PAOLA DE PIN, co-fondatrice del Comitato e presentatrice di un progetto di legge per l’uscita dell’Italia dalla NATO, ha ribadito l’esigenza di un dissolvimento dell'organizzazione militare.

L’europarlamentare della Lettonia TATJANA ZDANOKA, nell’affrontare gli stessi temi, ha sottolineato la pericolosa isteria anti-russa che si è sviluppata nei paesi baltici ed in vari paesi dell’Est Europa, ivi compresa l’Ucraina occidentale dopo il colpo di stato nazista di Kiev, e di cui la NATO si fa interprete; ma ha concluso che la politica mondiale non può attuarsi senza e contro la Russia.

FULVIO GRIMALDI; anch’egli a nome del Comitato, ha illustrato le devastazioni sociali ed ambientali provocate dalle varie basi e dalle esercitazioni USA e NATO diffuse in Italia, specie in Sardegna e in Sicilia, dove, oltre alle manovre militari, viene installato l’inquinante sistema di spionaggio MUOS. Ha sottolineato la forte risposta e la protesta delle popolazioni locali.

DIMITROS KOSTANTAKOPOULOS, dell’associazione THE DELPHI INITIATIVE, che ha organizzato vari incontri internazionali anti-NATO a Delfi, nonché ex membro del Comitato Centrale del partito greco Syriza, ha illustrato la situazione del movimento pacifista e anti-NATO in Grecia.

GEORGES LOUKAIDES, parlamentare greco-cipriota in carica, del partito comunista AKEL che ha governato per anni la parte greca di Cipro, ha illustrato la situazione a Cipro, sottolineando la necessità di tenere Cipro e tutta l’Europa fuori dalla NATO.

INGELA MARTENSSON, ex parlamentare svedese, ha parlato dei tentativi della NATO, con l’appoggio di alcuni partiti svedesi, di trascinare nella NATO anche la Svezia, paese rimasto neutrale e pacifico per 200 anni, nell’ambito di una grande crociata anti-russa.

Il senatore BARTOLOMEO PEPE, co-presentatore della legge anti-NATO con la senatrice De Pin, ha ricordato amaramente come queste fondamentali tematiche internazionali riguardanti la NATO e la pace trovino scarsa eco nelle aule parlamentari, impegnate spesso in diatribe di infimo livello.

Il senatore della Sardegna ROBERTO COTTI, del Movimento 5 Stelle e membro della Commissione Difesa, pur favorevole all’uscita dell’Italia dalla NATO, ha ricordato che la politica guerrafondaia del nostro paese è influenzata anche dalla lobby nazionale delle armi, anche indipendentemente dalla NATO.

L’altra senatrice 5 Stelle, ENZA BLUNDO, della Commissione Cultura, oltre a dichiararsi favorevole all’uscita dalla NATO, ha ricordato in un appassionato intervento anche l’attacco alla democrazia, alla scuola, ed alla cultura, che il governo Renzi sta portando con le sue cosiddette “riforme costituzionali” e progetti di una presunta “buona scuola”.

Nel pomeriggio il tedesco REINER BRAUN, della rete internazionale NO-TO-WAR / NO-TO-NATO, e co-presidente dell’associazione IPB, presente a Roma insieme all’altra rappresentante della rete KRISTINE KARCH, ha illustrato le finalità della rete, analoghe a quelle del Comitato No NATO in Italia; ha riferito sulla situazione del movimento pacifista in Germania e auspicato la nascita di un coordinamento europeo.

La spagnola ANGELES MAESTROS, ha illustrato le attività del Tribunale dei Popoli contro l’Imperialismo, la Guerra e la NATO, di cui è promotrice, e del movimento pacifista spagnolo. Ha invitato il Comitato No Guerra No Nato italiano a partecipare alla prossima sessione del Tribunale a Madrid del 6-7-8 novembre.

Il saggista statunitense WEBSTER TARPLEY, del partito “Tax Wall Sreet” e autore di libri sull’11 settembre e la politica americana, ha illustrato in dettaglio lo scontro in atto nella politica estera americana tra il più possibilista (ma non pacifista) Obama ed i falchi dichiarati, a partire dai generali Petraeus (ex comandante in Iraq e capo della CIA) ed Allen (entrambi costretti a dimettersi). Tuttavia i nuovi candidati alla presidenza, a partire da Hillary Clinton, dal suo (falso) oppositore Sanders, fino al repubblicano fascistoide Trump, appartengono tutti alla fazione più oltranzista che ripercorre il cammino dei Neocon.

Il presidente onorario della Suprema Corte di Cassazione FERDINANDO IMPOSIMATO ha ricordato, in un breve ma molto incisivo intervento, le responsabilità dei servizi segreti USA e della NATO nella politica delle stragi in Italia (a partire da Piazza Fontana) e nell’assassinio di Aldo Moro.

VINCENZO BRANDI, del Comitato No Nato e della Rete No War Roma, ha ricordato i ritardi del pacifismo italiano in occasione delle guerre scatenate dalla NATO in Libia ed indirettamente in Siria con la complicità delle dittature confessionali arabe del Golfo, come l’Arabia Saudita e il Qatar.

Il saggista PIERO PAGLIANI, anch’egli membro del Comitato, ha attribuito questi ritardi alla propensione di certa vecchia ex-sinistra ed anche presunta nuova sinistra ad abboccare alle tematiche “umanitarie” e “democraticiste” poste a giustificazione delle aggressioni militari (come già avvenne per la Jugoslavia, l’Iraq, ecc.).

PILAR QUARZELL, anch’ella del Comitato, ha allargato il discorso pacifista ed anti-NATO a tematiche culturali e di costume più vaste, proponendo, tra l’altro, un appello al mondo della cultura e spettacolo contro la guerra,un appello contro i “war games” per i giovani, ed un festival teatrale europeo anti-NATO.

Da parte sua, il condirettore di Megachip.info, PINO CABRAS, ha di nuovo sottolineato l’importanza della battaglia informativa.

Durante il convegno sono stati letti anche messaggi pervenuti dall’ex ministro greco YANIS VAROUFAKIS, da RENATO SACCO di Pax Christi, dalla spagnola JOSEFINA FRAILE MARTIN (Presidente di TerraSOStenibile), da GIORGIO CREMASCHI di Ross@; ed è stata ricevuta una telefonata dal Prof. MASSIMO ZUCCHETTI, degli Scienziati contro la Guerra, impossibilitato a giungere a Roma, che ha ricordato come la NATO, messa in difficoltà dall’intervento russo contro le sue creature in Siria (ISIS e altri) intensificherà le sue aggressioni a tutto campo, dal Vicino Oriente all’Ucraina e l’Est Europa.

In una sua breve replica finale GIULIETTO CHIESA ha sottolineato la necessità di non chiudersi in percorsi autoreferenziali della “sinistra”, ma di tener conto della volontà di indipendenza anche di altre forze europee e della pluralità di voci che potrà esprimersi canali informativi disponibili, a partire da Pandora TV.

MANLIO DINUCCI ha presentato un COMUNICATO FINALE, approvato per acclamazione, che sottolinea la necessità di creare una rete internazionale contro la guerra e la NATO, che coinvolga tutte le forze ed organizzazioni già presenti, e di creare un centro di coordinamento informativo per contrastare la propaganda bellica. Il testo è disponibile qui di seguito.



COMUNICATO FINALE
I partecipanti al ”Convegno internazionale contro la Guerra, per un’Italia neutrale, per un’Europa indipendente” svoltosi a Roma il 26 ottobre 2015 per iniziativa del Comitato No Guerra No Nato — provenienti da Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Grecia, Cipro, Svezia, Lettonia, oltre che dagli Usa — denunciano la mega-esercitazione Nato Trident Juncture attualmente in corso nel Mediterraneo in preparazione di nuove aggressioni dell’Alleanza a guida Usa in Europa, Asia e Africa.
La Nato — responsabile di guerre che hanno causato milioni di morti, milioni di profughi e immani distruzioni — ci sta trascinando in una guerra senza fine i cui esiti, proseguendo lungo questa via, saranno catastrofici per il mondo intero.
Per uscire da questa spirale di guerra, i partecipanti al Convegno chiamano a un’alleanza fra tutte le forze democratiche, di pace, per la sovranità dei popoli, contro le guerre volute da un’infima minoranza di cinici profittatori.
Si impegnano a tal fine a costituire un Coordinamento europeo affinché i paesi attualmente appartenenti alla Nato riacquistino la loro sovranità e indipendenza, requisito fondamentale per creare una nuova Europa che contribuisca a relazioni internazionali improntate alla pace, al rispetto reciproco, alla giustizia economica e sociale.
Si impegnano allo stesso tempo a collaborare con qualsiasi movimento democratico nel mondo persegua scopi analoghi.
Come primo passo operativo in questo arduo compito, si impegnano a dar vita a una rete internazionale di informazione, fattore chiave per contrastare la disinformazione e mistificazione dei grandi media, per approfondire la conoscenza reciproca, per coordinare le forze in questa decisiva lotta.
Tutti i partecipanti all’incontro di Roma riceveranno una sintesi di tutti i lavori e il database dei loro indirizzi, in modo da istituire una forma preliminare di coordinamento e di reciproca informazione.
Muoviamo verso un secondo incontro europeo. Tutti i partecipanti odierni si impegnano a estendere la mappa delle organizzazioni, dei singoli, desiderosi di partecipare a questo lavoro di costruzione.


21 ottobre 2015

Convegno internazionale contro la guerra, per un'Italia neutrale, per un'Europa indipendente



Il Comitato No Guerra No NATO ha organizzato un Convegno internazionale contro la guerra, per un'Italia neutrale, per un'Europa indipendente, che si svolgerà a Roma, presso il Centro Congressi Cavour, in Via Cavour, 50/a il prossimo 26 ottobre, dalle ore 10:30 alle 17:30.

Parteciperanno esponenti parlamentari e dei movimenti contro la guerra da tutta Europa per denunciare la mega-esercitazione Nato Trident Juncture15 in corso nel Mediterraneo in preparazione di nuove aggressioni NATO in Africa, Asia, Europa.

La NATO è responsabile di guerre che hanno causato milioni di morti, milioni di profughi e immani distruzioni.

Per un’alleanza tra tutte le forze democratiche, di pace, per la sovranità dei popoli, contro le guerre volute da un’infima minoranza di cinici profittatori.Contiamo sulla tua presenza.

Il Comitato No Guerra No NATO




Lista degli interventi

Dimitrios Konstantakopoulos, Greece, The Delphi Initiative; former member of the Central Committee of Syriza

Tatiana Zhdanoka, Latvia, acting MEP, Green Party

Javier Couso Permuy, Spain, acting MEP, GUE

Filipe Ferreira, Portugal, member of Conselho Português para a Paz e
Cooperação

George Loukaides, Cyprus, member of Cyprus Parliament

Ingela Martensson, Norway, former member of Swedish Parliament, member of Women for Peace committee

Kristine Karch, Germany, Co-Chair of the Int. network “No to war – no to NATO”; board member of INES (International Network of Engineers and Scientists for Global Responsibility)

Webster Tarpley, USA, Tax Wall Street Party / United Front Against Austerity

Marios Kritikos, Greece, vice president of Adedy, labor confederation

Ingeberg Breines, Norway, president of International Peace Bureau

Paola De Pin, Italy, Member of the Senate, Green party

Bartolomeo Pepe, Italy, Member of the Senate, Green party

Reiner Braun, Germany, ICC member of the international network “No to War- no to NATO” and Co-president of IPB.

Roberto Cotti, Italy, Member of the Senate, Five Star Movement

Carlo Sibilia, Italy, member of the Lower Chamber, Five Star Movement

Mirko Busto, Italy, member of the Lower Chamber, Five Star Movement

Paolo Bernini, Italy, member of the Lower Chamber, Five Star Mouvement

Giulietto Chiesa, Italy, former MEP, journalist, founder of PandoraTV

Ferdinando Imposimato, Italy, honorary president of the Supreme
Court of Cassation

Manlio Dinucci, Italy, journalist, co founder of the Committee No War No Nato

Fulvio Grimaldi, Italy, journalist, co founder of the Committee No War No Nato

Alex Zanotelli, Italy, missionary

Enzo Brandi, Italy, engineer, activist of No War Rome committee

Pino Cabras, Italy, editor-in-chief of Megachip.info

Massimo Zucchetti, Italy, professor, University of Turin

Don Renato Sacco, Italy, national coordinator of Pax Christi organization

Vauro Senesi, Italy, journalist, cartoonist

Giorgio Cremaschi, Italy, union official

Antonio Mazzeo, Italy, journalist

Fabio D’Alessandro, No Muos Committee


Messaggi in testo e in video:

Yanis Varoufakis, Greece, former Finance minister, economist

Franco Cardini, Italy, historian

Jeremy Corbyn, UK, Leader of the Labour Party

Gojko Raicevic, Montenegro, chairman No War No Nato movement

Josefina Fraile Martín, Spain, president of Terra SOS-tenible

ANEMOI, Spain, III República movement

Paolo Becchi, Italy, professor, University of Genoa




16 ottobre 2015

Saluta i miei missili cruise


di Pepe Escobar.


Il nuovo Grande Gioco che si svolge in Eurasia ha proceduto compiendo passi da gigante, dopo che la scorsa settimana la Russia ha lanciato 26 missili cruise dal Mar Caspio, colpendo 11 obiettivi ISIS/ISIL/Daesh in Siria e distruggendoli tutti. Questi attacchi navali sono stati il primo uso operativo dei missili cruise d’avanguardia SSN-30A Kalibr di cui siamo a conoscenza.
Tutto quel che il Pentagono ha fatto è stato guardarsi alle spalle e notare la scia lasciata dal lancio di quei missili Kalibr, capaci di colpire obiettivi a 1.500 km di distanza. Sono un messaggio secco e chiaro da Mosca al Pentagono e alla NATO. Vuoi vedertela con noi, ragazzo? Forse con quelle ingombranti portaerei?

Di più, oltre alla creazione di quella che, di fatto, è una no-fly zone sopra la Siria e il sud della Turchia, l'incrociatore Moskva della marina militare russa, che porta 64 missili terra-aria  S-300, è ora attraccato a Latakia.
Le proverbiali fonti anonime USA non potevano che partire in quarta, inventandosi che 4 missili russi sarebbero atterrati imprevedibilmente in Iran. L’Alto Comando russo li ha ridicolizzati: tutti i missili sono atterrati nel raggio di 2 metri e mezzo dall’obiettivo.

Il Pentagono non sapeva neppure che il Kalibr potesse essere lanciato da navi piccole, dal momento che i Tomahawks richiedono navi molto più grandi.
Oltre alla generale apoplessia, il meglio che il Pentagono potesse mettere insieme era il comandante del NORAD (Comando di Difesa Aereospaziale Nordamericano, ndt) Ammiraglio William Gortney, il quale raccontava al Consiglio Atlantico che l’aviazione a lunga distanza e i missili cruise a lunga gittata dei russi costituiscono una nuova “minaccia” per la difesa strategica presso il suolo statunitense.
La minaccia dei missili cruise russi costituisce una “particolare sfida per il NORAD e per il Northern Command”. Oh, davvero?

Parliamo di una grande minimizzazione del Nuovo Grande Gioco. Si potrebbe discutere sul fatto che lo sviluppo militare della Russia negli ultimi anni abbia portato Mosca più avanti degli USA di generazioni. Nel caso di una Terza Guerra Mondiale calda – e nessuno, a parte i soliti Dottor Stranamore, la vorrebbe mai – missili e sottomarini saranno le armi chiave, non certo le mostruose portaerei in stile USA.

Il Pentagono è apoplettico perché il dispiegamento di tecnologia russa ha rivelato la fine del monopolio americano sui missili cruise a lunga gittata. Gli analisti del Pentagono stavano ancora lavorando sotto l'ipotesi che il loro raggio d’azione fosse sui 300 chilometri.

Di più, la NATO è stata avvertita; la Russia è in grado di schiacciarli, in un attimo, come ho avuto modo di osservare nelle discussioni avute in Germania la scorsa settimana. Neppure la retorica irruenta dello “stai violando il mio spazio aereo” sarà utile a fermarla.

Ancora una volta, immaginando lo scenario da Dottor Stranamore, la sola risposta USA possibile se il gioco si fa duro sarebbe quella di lanciare missili balistici intercontinentali nucleari (ICBM); ma in quel caso lo spazio aereo russo sarebbe protetto da missili anti-missile S-500: ognuno di essi porta a sua volta dieci missili intercettatori che non si farebbero sfuggire nessun ICBM americano.
Scemo e moderatamente più scemo
Così, dopo lo shock iniziale, il Pentagono è regredito a una condizione di... vacuità, corrispondente al buon umore generato da questi titoli da scemo e più scemo: qui e qui.

Il Comandante supremo del Pentagono, Ashton Carter, ha giurato che Washington non coopererà con Mosca in Siria perché la strategia del Cremlino è “tragicamente difettosa”, dal momento che in pochi giorni la Russia ha fatto fuori più scagnozzi jihadisti-salafiti di quanti la Coalizione dei Disonesti Opportunisti (CDO) guidata dagli USA abbia fatto in più di un anno. Qualcuno ricorda che la CDO è ufficialmente chiamata Operazione Risolutezza Intrinseca?

E poi c’è un ulteriore problema con la cosiddetta strategia del Pentagono che si può definire “Non voglio giocare con te nello stesso giardino”: il Ministro della Difesa russo ha spiegato come veramente fosse stato il Pentagono per primo a richiedere azioni coordinate in Siria.
Tanto per aggiungere l'irrilevanza alla vacuità, il Pentagono ha annunciato che sta archiviando il suo ultimo spettacolare fallimento: il programma da 500 milioni di dollari per “addestrare ed equipaggiare” i ribelli “moderati” siriani, che ha prodotto l’enorme numero di “quattro o cinque” irriducibili pronti a combattere ISIS/ISIL/Daesh.
Così non ci sarà più “addestramento”; semmai la formazione di “facilitatori” – nome in codice per l’intelligence locale – con la missione di identificare falsi obiettivi correlati al Califfato per gli attacchi della CDO. Saranno "consigliati" su come interagire con il Pentagono "a una certa distanza".
Non puoi inventarti questa roba.

“L’equipaggiamento”, dal canto suo, verrà largamente ridotto; a rimanere sarà una manciata di fucili d’assalto da allungare a circa cinquemila ribelli “moderati”, che saranno, naturalmente, presi subito da Jabhat al-Nusra, cioè al-Qa'ida in Siria, o dai tirapiedi del “Califfato”.

Ash Carter era molto soddisfatto della sua nuova strategia magistralmente concepita, che è tenuta ad aiutare a “incrementare il potere di combattimento” di quei ribelli “moderati” così sfuggenti. E giura che Washington “rimane impegnata” nell’addestramento di quei ribelli “moderati”, ora facendo sì che si perseguano “modi diversi di raggiungere praticamente lo stesso tipo di obiettivo strategico”.

È toccato a un personaggio incredibilmente mediocre, Ben Rhodes, vice consigliere per la sicurezza nazionale USA, fornire più spiegazioni sul nuovo epicentro della “strategia” magistralmente concepita; “sviluppare relazioni con i leader e le unità d’azione [fra i gruppi armati siriani] ed essere abili nel fornire loro provviste ed equipaggiamenti”. Perché non sviluppare queste “relazioni” attraverso una pagina facebook? Costa poco ed è molto più efficace.


Deconflittualizzami, baby
Anche se la “deconflittualizzazione” tra Washington e Mosca rimane più conflittuale che mai, vi è almeno un punto su cui possono convergere: lavorare con i curdi nel Nord Est della Siria, come ammesso da membri del PYD (Partito di Unione Democratica). Il copresidente PYD Salih Muslim è chiarissimo: “noi combatteremo al fianco di chiunque combatta Daesh”.
L’analisi del PYD rimane un anatema agli occhi del Pentagono e della Casa Bianca. E il PYD ne sa qualcosa su come si combattono jihadisti /ribelli “moderati” sul campo. Il PYD considera ISIS/ISIL/Daesh, Jabhat al-Nusra o Ahrar a-Sham come “indistinguibili” gli uni dagli altri. Tradotto: i ribelli “moderati” non esistono. Il PYD inoltre accetta che Bashar al-Assad stia al potere ancora per un po’, sebbene soltanto per un periodo “di transizione”.
Il PYD ha letto perfettamente il significato dell’offensiva siriana della Russia. Si sono opposti fortemente a una zona non sorvolabile che fosse controllata dai turchi e ora resta assicurato che non ce ne sarà mai una. Sono inoltre perfettamente consapevoli dell'esistenza di una brigata “Sultan” turca, addestrata da Ankara – ribelli “moderati” alla turca – che hanno disertato in massa per andare verso ISIS/ISIL/Daesh.

Nel frattempo, a Sochi, il presidente russo Vladimir Putin incontrava – di nuovo – il ministro della Difesa saudita, il Principe Mohammed bin Salman, il principe guerriero che sta trucidando i civili nello Yemen. Anche il ministro degli Esteri Sergey Lavrov e il ministro per l’Energia Alexander Novak erano lì.
Diplomaticamente, si trattava di un accordo fra Mosca e Riad per cui non si può consentire a ISIS/ISIL/Daesh di prendere il sopravvento in Siria. Il diavolo sta nei dettagli. L’interpretazione si concentra sulla “soluzione politica”. Ancora una volta Putin non poteva essere più acuto; l’offensiva attuale intende “stabilizzare le legittime autorità e creare le condizioni per trovare un compromesso politico”. La Casa Saudita ha recepito il messaggio: o si fa alla maniera dei russi o niente.
I Sauditi ancora flirtano con una possibile opzione, comunque: come nel caso della proverbiale fonte anonima chiamata “funzionari sauditi”, i quali confermano che quelli al soldo del Principe Salman amico di Putin avrebbero consegnato 500 TOW missili anticarro ai ribelli “moderati” dell’ex Esercito Siriano Libero (ESL). Si può scommettere che questi TOW saranno catturati all'istante da jihadisti-salafiti assortiti.

Tutta questa concitata operazione si svolgeva in parallelo all’operato del nuovo centro operativo di coordinamento di intelligence con sede a Baghdad, che mostra di fare sul serio. Questo è il modo in cui gestisci l’intelligence sul campo. Un attacco può aver mancato il “Califfo” Ibrahim ma può aver mandato in Paradiso un po’ di altri notabili del “Califfato”. Morale della favola: il Pentagono non era invitato e ha saputo dell’attacco iracheno dalla CNN. Dopo tutto, ciò dimostra che il Pentagono esattamente non eccelle nell’intelligence sul campo in Iraq.

Fonti sciite di Baghdad mi hanno confermato ancora una volta le dicerie per cui il Pentagono e l’amministrazione Obama non solo non sono interessati a combattere veramente ISIS/ISIL/Daesh, ma al massimo trascinano i piedi a mo’ di “supporto riluttante”. E questo perché la “strategia” dell’amministrazione Obama – chiedetelo al patetico Ben Rhodes – rimane tuttora ancorata a quel “Assad deve andarsene”, qualsiasi sia la variante semantica.

E che dire della Turchia? Ecco una breve risposta. Il Sultano Erdoğan semplicemente non riesce a gestire i curdi, né in Siria né in Turchia. Non riesce a gestire la Siria. Per non parlare di come non gestisce Mosca. C’è una battuta ricorrente che gira in Siria fino all’Iraq e all’Iran, ovvero che non c’è bisogno di attaccare la Turchia; semplicemente basta lasciare che si disintegri da sola. Il Sultano Erdoğan si sta accertando che ciò avvenga.

Le empasse innumerevoli del Sultano spiegano perché il Primo Ministro turco Ahmet Davutoğlu – quello della precedente dottrina del “zero problemi coi vicini” – stia ora dicendo che Ankara è pronta a parlare a Mosca e a Teheran riguardo la Siria, fintantoché ciò non significhi “legittimare” Assad. Davutoğlu sta anche sviluppando la logica distorta per cui gli attacchi aerei russi aumenterebbero il flusso di rifugiati in Turchia. Così aspettiamoci che Ankara liberi un’altra ondata di rifugiati tenuti nei “campi temporanei” verso la Fortezza Europa. Per poi dare la colpa a Putin e ai suoi missili.

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Traduzione per Megachip a cura di Leni Remedios.