30 luglio 2010

Epurazioni e vecchi fantasmi

di Pino Cabras - da Megachip.



E dunque volano gli stracci, presso il Popolo delle libertà. L’epurazione/espulsione di Fini avviene in un momento cruciale in cui riemerge la questione a lungo sepolta sotto la coltre della lunga gelata berlusconiana: com’è nata la cosiddetta “Seconda Repubblica”? Quali ricatti non vuole esporre dai suoi luoghi osceni?

Il blocco di potere che si è saldato intorno al Caimano non regge agli effetti della Grande Crisi economica e finanziaria, ingovernabile per una galassia di cricche parassitarie, tanto meno governabile se l’unica missione-paese che propone è il vecchio piano di Gelli innestato nello sfacelo statuale del leghismo, il tutto tenuto insieme dal kombinat politico-mediatico-paramassonico fondato da B. e Dell’Utri.
Fini perciò ha da tempo iniziato il suo pellegrinaggio presso logge e poteri forti, in Italia e fuori: lui e loro sono consapevoli che la gelata è finita e che il caos repubblicano si ritrova a fare i conti con i fantasmi del 1993, i segreti indicibili, i complotti, e avrà bisogno di nuovi equilibri.
I nostalgici dei governi tecnici fanno già scaldare i motori ai Goldman Draghi e ai D’Alema che sibilano auspici per un velleitario «patto per la crescita». In realtà nessuno di loro governerà alcuna crescita. Chiunque governerà ora, sarà un curatore fallimentare che livellerà il tenore di vita di un paese in rotta fino agli standard della Serbia.
Si apre una fase politica piena di incertezze e pericoli, durante la quale occorrerà coniugare difesa dei diritti con idee politiche nuove e autonomia di pensiero, senza andare a rimorchio di alcuna moda né di alcun leader partorito dalla casta.

27 luglio 2010

Wikileaks e le stragi ingestibili

di Pino Cabras – da Megachip.
- Aggiornato il 27 luglio 2010

Sul'onda delle rivelazioni clamorose di Wikileaks di questi giorni, riproponiamo un articolo pubblicato lo scorso 7 aprile dopo un altro massiccio "sgocciolamento" di notizie "scomode". Il pezzo cercava di ricordare perché le rivelazioni vanno inquadrate all'interno di determinate congiunture storiche che le rendono possibili. Il fatto che nel frattempo il «Washington Post» si sia anch'esso svegliato dal trentennale torpore è una conferma: sulle questioni militari, ai piani alti del mondo, c'è maretta.


La strage indiscriminata compiuta dal cielo sopra Baghdad non sembra perdersi nel grande e indistinto bagno di sangue mesopotamico. Stavolta si nota subito che quel che vediamo è insolito. Incontriamo da vicino il punto di vista sbrigativo e crudele degli occupanti statunitensi, sentiamo le loro parole irridenti mentre demoliscono ogni ipocrisia sulle “regole d'ingaggio”. Merito di Wikileaks, un sito che fa trapelare molte verità scomode, con una cadenza ormai così fitta da spingere il Pentagono a brigare per chiuderlo: il web è un fronte primario della lotta fra guerra e verità.
E mentre il giornalismo alla «Washington Post» vive ancora della rendita d'immagine del Watergate, uno scoop di oltre trent'anni fa, Wikileaks in tre anni di vita ha inanellato una serie impressionante di rivelazioni. In genere si tratta di dossier confidenziali ben documentati e sottoposti a preliminare verifica da parte di centinaia di collaboratori. Fra gli scoop: il ruolo della banca svizzera Julius Baer nel riciclaggio internazionale, il manuale delle procedure a Guantanamo, i negoziati segreti sul trattato dei diritti d'autore, i dettagli su Scientology, i retroscena del crac finanziario islandese, ecc. E ora lo "snuff movie" dell'invasione irachena.
Le fonti delle notizie trapelate sono i cosiddetti «whistleblowers». La parola non ne ha una che combaci nella nostra lingua. Letteralmente sarebbero coloro che fischiano e lanciano un allarme per via di una condotta illegale o minacciosa di un'organizzazione di cui fanno parte. Si tratta di funzionari, avvocati, impiegati, o anche semplici cittadini che si trovano fra le mani informazioni sensibili e decidono di farle conoscere. Nel farlo rivestono un ruolo misto fra “confidenti”, “obiettori di coscienza” e “attivisti politici”, mentre Wikileaks assicura loro un totale anonimato attraverso un sistema di codificazione dei dati. Una comunità di circa 800 giornalisti, informatici, matematici e attivisti cerca i riscontri alle informazioni e infine le pubblica sul sito.
Ovviamente siamo abbastanza grandicelli per comprendere come un tale sistema possa servire a certe cordate dei servizi segreti in lotta fra loro per guidare i meccanismi dell'informazione, con rivelazioni strategiche.
Anche il Watergate - che nell'interpretazione corrente è il trionfo del libero giornalismo anglosassone a guardia del potere – in realtà fu pilotato da “gole profonde” che davano voce a quella parte dell'establishment USA che voleva chiudere con la presidenza Nixon e la sua gestione della guerra del Vietnam. I funzionari che oggi sono così generosi di dossier a favore di Wikileaks sono espressione di una lotta di potere acuta, viste le difficoltà attuali sui fronti di guerra. Così come non è da sottovalutare la preoccupazione di militari che paventano l'ingestibile catastrofe etica della forza occupante, con soldati che dimenticano di non essere in un videogame, non usano la "forza minima necessaria" e attaccano chi soccorre i feriti. Così piovono dossier, denunce, filmati.
Il sito, con un modesto bilancio di 600mila dollari, addirittura non riesce a smaltire la tanta immondezza che gli viene riversata e raccontata in migliaia di files e schedature, tanto da scusarsene in homepage. Vagliare l'informazione costa tempo, denaro e risorse umane. Siamo esattamente agli antipodi di «Libero», il giornalismo emblema ormai planetario della notizia totalmente falsa.
Al di là degli usi strumentali possibili, questo porto franco dell'informazione, su cui transitano comunque documenti veri e verificati, preoccupa chi pianifica le guerre. Potremmo definirla una metarivelazione: Wikileaks il 5 aprile ha pubblicato un documento segreto proveniente da un'agenzia del Dipartimento della Difesa statunitense che indicava il sito come una «minaccia per la US Army». Nelle sue 32 pagine, dopo l'analisi sul rischio sicurezza addebitato a Wikileaks, il documento raccomandava di identificare e assicurare alla giustizia chi dà informazioni al sito, sputtanarlo con il massimo clamore, in modo da spezzare il rapporto di fiducia basato sul criptaggio promesso da Wikileaks.
Julian Assange, uno dei responsabili del portale delle soffiate, è tuttavia fiducioso: «ci sono tanti amici che ci vogliono bene» nel cuore dell'intelligence. Tanto che finora «nessuna fonte è stata rivelata dal momento della creazione del sito», nel dicembre 2006.
Se non interverrà il pugno di ferro, altre rivelazioni e immagini cruente seguiranno, come ad esempio i filmati dell'attacco aereo USA in Afghanistan del 7 maggio 2009, che uccise 97 civili.
La frontiera del nuovo giornalismo passerà anche su questi video.

19 luglio 2010

11/9 e demolizioni, una correzione

di Darcy Wearing e Richard Gage - ae911truth.org.
Traduzione per Megachip a cura di Tziu Treccole e Nardino Cappellacci.


Il sito ae911truth.org corregge un recente articolo, nel quale alcune immagini commentavano in modo impreciso un testo che ragionava su alcune ipotesi riguardanti la demolizione del World Trade Center. L’errata corrige offre lo spunto per ribadire le macroevidenze sospette dei crolli dell’11/9.

Abbiamo erroneamente identificato il dispositivo alla termite illustrato in questo articolo come una "carica da taglio." Ma il dispositivo così come è descritto nel brevetto è una fonte di calore per l’accensione utilizzata soltanto per accendere cariche più grandi. Essa non ha di per sé la capacità di tagliare l’acciaio strutturale.
Vorremmo ricordare altresì che né gli autori né l'intervistato, Tom Sullivan, hanno inteso implicare che questo particolare dispositivo sia stato utilizzato nella distruzione del WTC. Non sappiamo esattamente che cosa sia stato utilizzato. Per questo motivo abbiamo bisogno di un'indagine approfondita.
La nostra intenzione era quella di notare che la tecnologia per involucri autoconsumanti di termite consolidata esisteva già nel 1984. Nel nostro DVD “9/11: Blueprint for Truth”, illustriamo il brevetto del 1999 per una carica da taglio basata sulla termite che è progettata in modo da eiettare rame o ferro allo stato fuso attraverso l'orifizio in "centinaia di millisecondi," ed è capace di fendere un acciaio strutturale di maggiore spessore in modo più efficiente. Questa carica da taglio basata sulla termite presenta evidenti vantaggi rispetto a cariche da taglio più tradizionali altamente esplosive.
Dalla descrizione del brevetto:
"Uno svantaggio importante dei dispositivi con esplosivi a carica cava è che generano un rumore eccessivo e troppi detriti per effetto della detonazione. Questi detriti e il rumore possono comportare rischi per la salute e la sicurezza potenzialmente gravi per chi utilizza un ordigno da taglio che impieghi esplosivi convenzionali a carica cava. I dispositivi da taglio basati sulla termite che utilizzano una fiamma da taglio non producono praticamente alcuna vasta onda d'urto e generano relativamente poca pressione di più. I dispositivi da taglio basati sulla termite non presentano i medesimi rischi per la salute e la sicurezza che riguardano gli addetti che usano dispositivi da taglio a carica cava."
Patentcutter
(il brevetto in pdf)

Dunque, ciò potrebbe fornire una spiegazione sul perché gli autori degli attentati usassero simili dispositivi – ammesso che siano stati utilizzati - in queste ingannevoli demolizioni controllate. (Non abbiamo abbastanza prove per concludere che essi siano stati utilizzati nelle Torri Gemelle – la cui pila di detriti è stata fotografata in modo bastevolmente esteso).
Tuttavia, nel caso del WTC 7, di cui non sono state fornite foto ravvicinate durante il processo di sgombero, abbiamo una documentazione molto interessante dal ”FEMA BPAT Report”, in “Appendix C”, insieme a foto e testimonianze su pozze di metallo fuso, che possono fornire tali prove. Gli autori descrivono ragguardevoli corrosioni ad alta temperatura, fusione intergranulare, rapida ossidazione, nonché l'evaporazione delle estremità di elementi strutturali in acciaio. Si ricordi che il WTC 7 non è stato l'evento esplosivo estremo rappresentato invece dalle Torri Gemelle. È stata un’implosione, durante la quale ci sono stati molti meno testimoni a descrivere di aver udito e percepito esplosioni. Così potrebbe essere più probabile una demolizione tradizionale ma con l’uso di cariche da taglio incendiarie alla termite, mentre le Torri Gemelle potrebbero essere state distrutte con materiali più esplosivi come il C4 e gli esplosivi compositi nano-termitici (che sono stati documentati in altri articoli).
Inoltre, non è escluso, dato il periodo di tempo di 16 anni trascorso tra il 1984 e il 2001, che queste due tecnologie possano essere state combinate per produrre una carica basata sulla termite il cui involucro sia fatto anche di termite consolidata. Questo aspetto deve essere ancora indagato.
Abbiamo usato il sistema Hi Ex come esempio nell’articolo in merito a un sistema di detonazione wireless che esisteva molto prima dell’11 settembre 2001 e che era capace di distanze di stand-off di 5 chilometri - eliminando il requisito delle "miglia di cavi di detonazione" dal dispositivo di azionamento. Non avevamo intenzione di implicare che questo fosse l’effettivo sistema usato dagli attentatori presso i grattacieli del WTC. Una vera indagine potrebbe svelare tali segreti.
Accanto alla scoperta della Nano-termite nella polvere del WTC, la questione sul fatto che tali dispositivi a base di termite siano stati o meno utilizzati è un problema a parte: semplicemente quello di una possibile tecnologia che possa spiegare le decine di osservazioni di ferro o acciaio fuso nel cumulo delle macerie.
Nel dibattito su cosa abbia abbattuto il World Trade Center, che fornisce il grande “problema-reazione” per il quale la Guerra al Terrorismo è la presunta “soluzione”, la nostra posizione è solida in merito a ogni punto importante. Ciò è sottolineato dall’attenzione rumorosa dei nostri critici nei confronti di piccoli errori come questo. I promotori della – e i credenti nella - cospirazione ufficiale asseverata dal governo hanno sempre ignorato o travisato le caratteristiche flagranti della distruzione delle tre torri del WTC. Tali caratteristiche - la velocità, la simmetria, l'accuratezza, la completezza - hanno sempre segnalato in modo inequivocabile una demolizione occulta con esplosivi quale causa di tale distruzione. I dettagli su come le demolizioni siano state realizzate sono ampiamente irrilevanti, in questo momento, tranne che per il fatto che al Qa‛ida non aveva chiaramente accesso alla possibilità di compiere alcuna delle loro varianti.
Chiediamo, ancora una volta, a tutti gli esseri di coscienza di valutare in modo imparziale le prove su entrambi i lati, al meglio di quanto sappiamo oggi, e di unirsi ai 10 mila firmatari della nostra petizione volta a richiedere una nuova indagine professionale aperta, dotata di atti di citazione, priva di conflitti di interesse, che segua il metodo scientifico e le prove ovunque portino, e lasciare che i gettoni del gioco cadano dove possono cadere.


Fonte: http://www.ae911truth.org/news/41-articles/317-correction-and-clarification-article-explosive-evidence-at-wtc-cited-by-former-cdi-employee.html.



Confronta l'articolo del prof. Ashot Tamrazian:
Le teorie dei rischi e il crollo delle torri del WTC

6 luglio 2010

L'esperto di demolizioni: ecco come crollarono davvero le torri dell'11/9

da Megachip.

 

L'associazione «Architects & Engineers for 9/11 Truth» ("Architetti e Ingegneri per la Verità sull’11/9", ndt) presieduta dall'architetto americano Richard Gage ha incontrato Tom Sullivan, un tecnico esperto di demolizioni controllate nonché ex dipendente della Controlled Demolition Inc.
Secondo questo esperto, non c'è alcun dubbio: sono stati degli esplosivi la causa del crollo delle torri del World Trade Center.


Questa testimonianza avvalora e corrobora lo studio scientifico pubblicato nel marzo 2009 su «Bentham Open», sotto la direzione del professore di chimica dell’Università di Copenaghen Niels Harrit che aveva tratto la conclusione della presenza di esplosivi del tipo nano-termite nelle macerie del WTC, un materiale ultra sofisticato di origine militare.
Sullivan_CDI_card-idTom Sullivan è vicino al caso delle torri del WTC. Infatti, la società Controlled Demolition Inc. diretta da Mark Loiseaux (*) per la quale lavorava è stata una delle principali aziende incaricate dalla Autorità portuale e dalle Silverstein properties per sgomberare il sito di Ground Zero.
Ricordiamo che il sito fu liberato dalle macerie sotto l’alta supervisione della FBI, che vietò l’accesso al pubblico e ai giornalisti, così come alla Commissione d'inchiesta e agli ispettori FEMA, per i cui accessi furono poste restrizioni.
Il NIST non ha avuto accesso che ai depositi di Fresh Kills e al'aeroporto JFK.
La rimozione fu monitorata anche dal Comune, che chiese al NYPD di vietare le foto per rispetto delle vittime, oltre che dall'esercito, che utilizzava dei GPS speciali per seguire i movimenti dei camion carichi di macerie.
Nel momento in cui gli ultimi resti delle travi del WTC, essendo state utilizzate per la fabbricazione dello scafo della USS New-York, si apprestano a lasciare il loro hangar dell’aeroporto JFK per vari progetti di monumenti intesi a commemorare i 10 anni dagli attentati, coloro che si schierano per l’aggiornamento e l'esame degli indizi reali delle cause autentiche del crollo delle tre torri richiedono più che mai ai media di confrontarsi con questa nuova testimonianza di gran peso, e di sostenere la richiesta civica mondiale in favore di una nuova inchiesta.




Prove dell'uso di esplosivi sul sito del WTC, secondo un ex tecnico della Controlled Demolitions Inc.


Collegamenti aggiunti da reopen911.info e Megachip.
Redazione di ae911truth.org, 24 giugno 2010.

Avendo avuto il privilegio di parlare con Tom Sullivan, un tecnico esperto nella collocazione di cariche esplosive per le demolizioni controllate, abbiamo alcune nuove chiavi che ci permettono di capire meglio il modo in cui la demolizione controllata funziona, laddove inizi, e quali sono state le ripercussioni dell’11 settembre nel settore delle demolizioni. Sullivan ha acquisito la sua esperienza in qualità di dipendente dell’azienda capofila in questo campo: la Controlled Demolition, Inc. (CDI). Tuttavia, Sullivan ha tenuto a sottolineare: «In nessun caso mi presento come portavoce per il CDI, e quello che ho da dire lo dico per esperienza e formazione personale.»
Sullivan è andato alle scuole superiori con Doug Loizeaux, della famiglia Loizeaux. Questa famiglia, in primo luogo il padre Jack, in modo autonomo ha lanciato l'intero settore delle demolizioni controllate, un’industria che alla fine è diventata un affare assai profittevole. Prima di avere a che fare con la CDI, Sullivan era un fotografo indipendente, durante i suoi primi anni nel Maryland. Sarebbe poi stato inviato nei siti delle demolizioni controllate per scattare fotografie dei lavori. Diventò perciò un appassionato ed entusiasta del settore delle demolizioni controllate.
Arrivò il momento in cui volle fare entrambe le cose: essere l’uomo che collocava le "cariche di taglio" sui punti di rottura, e quello che scattava le foto alla messa in opera per promuovere il proprio business. Presto sarebbe diventato un dipendente a tempo pieno della CDI, come AE911Truth ha avuto modo di verificare.
«È stato un lavoro molto interessante, ma anche duro, per lunghe ore, soprattutto quando faceva freddo», osserva Sullivan. Il quale aggiunge che la giornata di lavoro iniziava presto, intorno alle 6 del mattino, e si lavorava fino al tramonto. Sullivan ha lavorato all’allestimento degli edifici con la collocazione delle cariche di taglio in corrispondenza dei punti di rottura e poi, naturalmente, se ne stava a contemplare il tutto mentre crollava.
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Sullivan sottolinea che la preparazione richiede diverse settimane per "indebolire" gli edifici prima delle demolizioni. Gli edifici con struttura in acciaio semplicemente non cadono entro il perimetro della loro base in caduta libera senza un grosso lavoro lungo tutto l’edificio, a volte anche prima di piazzare le cariche esplosive. Sullivan sottolinea questo punto: «Gli incendi non possono radere al suolo edifici di grande altezza con struttura in acciaio. Punto.»

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Uno dei più interessanti lavori di Sullivan è stata la demolizione del colossale Kingdome, nella cui struttura in cemento armato lui stesso ha collocato di persona centinaia di micidiali cariche esplosive.

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Sullivan spiega che lavorare per CDI è stata «un'esperienza davvero unica». E aggiunge: «erano una famiglia molto unita», con riferimento ai valori familiari dei Loizeaux. «Ho imparato tramite l’osservazione», dice Sullivan, «non lo impari a scuola, ma sporcandoti le mani con il duro lavoro.» Sullivan ha scattato centinaia di foto dei progetti, attraverso cui ha sviluppato una profonda passione per questo lavoro.
Quando gli abbiamo chiesto cosa avesse reso la CDI il leader di mercato, ha risposto che «la loro famiglia aveva tutta l’esperienza perché aveva “inventato” l'arte della demolizione controllata. Per anni e anni hanno viaggiato per il mondo, facendo dimostrazioni e attività di formazione su come funziona questa particolare arte.»
Purtroppo, l'attività ha meno mercato dopo l’11 settembre. «La gente era spaventata, e se per caso si udiva una forte esplosione si pensava che fosse un qualche attentato terroristico», ha detto Sullivan, con una nota di frustrazione. «La paura ha preso il sopravvento e così non c’era più spazio per il business»., Anche Mark Loizeaux (il presidente del CDI) ha detto che l’11/9 lo aveva rovinato. Sullivan non ebbe altra scelta che lasciare la CDI. Curiosamente, la CDI ha avuto un ruolo nel ripulire il WTC nell'ambito di un subcontratto con Tully Construction. Il 22 settembre 2001, CDI sottopose un "preliminare" di 25 pagine al Dipartimento di progettazione e costruzione della città di New York, un piano connesso a rimozione e riciclaggio dell'acciaio. [¹]

Sullivan sostiene che sin dal primo giorno sapeva che la distruzione del World Trade Center 7 durante l’11 settembre era una classica implosione controllata. Quando gli abbiamo chiesto di darci la sua opinione su come l'edificio possa essere stato distrutto, ha spiegato che «osservando l'edificio non sarebbe stato un problema: una volta ottenuto l’accesso alle condutture degli ascensori ... allora un team di esperti di esplosivi avrebbe potuto accedere di soppiatto alle colonne e travi all’interno. Il resto verrebbe compiuto semplicemente con il giusto tipo di esplosivi per l’opera. Si può anche usare bene la termite.»

Brent Blanchard, fotografo della società di demolizioni controllate Protec, ha detto -a critica dell'ipotesi di una demolizione controllata - che si sarebbero dovuti trovare dappertutto i cavi per le detonazioni nonché gli involucri lasciati fra i mucchi di detriti dalle cariche di taglio . Così abbiamo chiesto una risposta a Sullivan, il quale nota che:
«I detonatori telecomandati senza fili esistono da anni. Guardate in qualsiasi film d'azione. E, naturalmente, i militari li hanno. Il motivo per cui la maggior parte dei fornitori del servizio non li adopera è perché sono molto costosi, ma in un progetto con un grandissimo budget non ci sarebbe alcun problema. Stesso discorso per gli involucri: tutti, in questo settore, compreso Blanchard, dovrebbero ben sapere che le cariche da taglio esplosive RDX, una volta esplose, vanno completamente distrutte, non rimane nulla. E nel caso delle cariche da taglio con la termite, è la stessa cosa. Gli involucri per cariche da taglio alla termite che si auto-consumano sono sulla piazza sin dal loro primo brevetto nel 1984»
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"Sullivan rileva che non sono necessari chilometri di cavi per detonatori grazie ai sistemi di detonazione moderni senza fili come quello prodotto da HiEX, e che sono accesi da computer remoti."
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Questa particolare carica da taglio è concepita per essere utilizzata con la termite. Sullivan osserva che il suo involucro si auto-consuma lasciando dietro di sé solo il ferro fuso sotto le macerie.

Abbiamo chiesto a Sullivan se tutti i piani del WTC 7 dovevano essere riempiti di esplosivi per avere successo nella demolizione controllata.
La sua risposta è



«No, perché nel caso di edifici con struttura d'acciaio, ciò di cui si ha bisogno è solo di caricare il primo terzo in basso del fabbricato per demolirlo: quando alla CDI fu dato un lavoro ad Hartford Conn, l’edificio CNG, è quanto abbiamo fatto e ha funzionato perfettamente».
Gli riferiamo che Ron Craig, un esperto di esplosioni per i film di Hollywood, ha obiettato - durante un dibattito che abbiamo avuto con lui - che ci sarebbero stati molti isolati con le finestre rotte, se avessimo avuto a che fare con una demolizione controllata .
Sullivan replica:



«la parola chiave qui è demolizione controllata – in altre parole un’attenta collocazione delle cariche - sempre focalizzata e precisa. Non stiamo parlando di innescare una bomba, in questo caso. La quantità e il tipo di esplosivo è un’arte, e i danni collaterali possono essere spesso completamente evitati».
Gli abbiamo poi chiesto conto della spiegazione di Shyam Sunder, che ha diretto l'inchiesta del NIST (National Institute of Standards and Technology), il quale ha dichiarato durante la famigerata conferenza stampa che "rivelava" la Relazione finale sul crollo dell’Edificio 7 del World Trade Center, che ci sarebbe dovuto essere un grande "botto" derivante da una potente esplosione se l'edificio fosse stato distrutto da una demolizione controllata.
Secondo Sullivan,

«In ogni implosione non vi è mai solo una grande esplosione, quanto semmai delle ondate di esplosioni più piccole – non diversamente dalla sezione delle percussioni in un'orchestra - quando ogni piano minato viene progressivamente coinvolto.»
E quando quel giorno Sullivan osservò i crolli delle torri, così come fecero molte persone, fu sorpreso non solo dalla velocità con cui avvennero, ma anche dalla loro simmetria e dal fatto che si verificarono all'improvviso.

«Sapevo che era un evento legato all’uso di esplosivi non appena l'ho visto, non avevo il minimo dubbio», sostiene Sullivan.
La maggior parte di noi è d'accordo su questo: non è un caso che la prima torre sia improvvisamente crollata, e poi la seconda nello stesso modo. Quel che lo convinse del tutto fu quando osservò il crollo della Torre numero 7 nello stesso giorno:

«Voglio dire, suvvia, era una distruzione completa. Ho visto edifici cadere nello stesso modo per anni. Questo chiudeva il discorso lì, per me».
Si tenga a mente che Sullivan ha lavorato in questo settore per molti anni: è una seconda natura per lui, il riconoscere questo tipo di demolizioni. Se c'è qualcuno che può esprimere la sua opinione, questo è sicuramente lui. Tuttavia, abbiamo ancora da chiedergli: Potrebbe esserci qualche possibilità che dei normali incendi d'ufficio (la causa ufficiale del "collasso") possano essere stati responsabili del crollo perfettamente simmetrico, regolare, a velocità di caduta libera dell’Edificio 7? «Nessuna possibilità», ribadisce. Volevamo solo essere sicuri.
Quando gli chiediamo se ha seguito alcuna delle audizioni della Commissione di inchiesta sull’11/9 o di quelle legate alla relazione del NIST, ci dà la stessa a stessa risposta per entrambe:
«Io non ho alcuna tolleranza per la gente che mi mente su quel che so essere vero. Ho abbandonato il campo disgustato e non ho mai assistito ad alcuna audizione dopo la prima. Stesso discorso per il NIST, non ho guardato la presentazione NIST, perché sapevo che cosa dovevo aspettarmi.» Tuttavia, ha letto la relazione finale sul crollo dell’Edificio 7 e racconta di essersi infuriato al pensiero che potessero davvero convincere così tanta gente con le loro spiegazioni fraudolente.
Sullivan venne in contatto per la prima volta con AE911Truth tramite un amico che gli aveva inviato il DVD 9/11: Blueprint for Truth. Lo guardò e si sentì felicissimo di scoprire che c’era un’associazione che cercava di informare il pubblico su quel che lui cercava di spiegare sin da quel tragico giorno. «AE911Truth è il gruppo più attento e organizzato del movimento per la verità sul 11 Settembre. Non c'è speculazione», afferma. «“Blueprint for Truth” è fatto di informazioni fattuali e importanti basate solo sulla scienza e la fisica, ed è chiaro e preciso.» Quando gli chiediamo se è d'accordo con le prove avanzate dal DVD, Sullivan annuisce: «Contiene prove estremamente convincenti.»
Infine, gli chiediamo: «Quanti architetti e ingegneri occorrerà che parlino all’unisono, per poter far finalmente sentire alla gente che abbiamo un problema?». E lui:«Quanto l'elenco si allunga, diventerà sempre più difficile negare il problema, ma continueranno a negare lo stesso.»

Note:
1) Sullivan è venuto dalla costa orientale USA per una presentazione breve ma importante (QUI) nei giorni 7 e 8 maggio, in occasione della presentazione congiunta di Architects & Engineers for 9/11 Truth e di Firefighters for 9/11 Truth. Ha raggiunto Richard Gage, dell’AIA e Erik Lawyer per una presentazione di 10 minuti e ha risposto a qualche domanda sul settore delle demolizioni, sulla famiglia Loizeaux della CDI, e sul modo in cui i tre grattacieli del WTC furono demoliti. Prima di questa presentazione era già comparso con Gage e Lawyer alla KFPA Radio Berkeley nella trasmissione "Guns & Butter" in compagnia di Bonnie Faulkner, che aveva grandi domande da porre.
2) La dicitura "DO NOT COPY" (“non copiare”, ndt) sovrimpressa sulle immagini è stata aggiunta da Tom Sullivan. Queste immagini non possono essere copiate in contesti diversi dal presente articolo, o dopo sua specifica approvazione.





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Traduzione per Megachip a cura di Matzu Yagi e Tziu Treccole.
Introduzione a cura di ReOpen911.info.
Fonte: ae911truth.org.

AGGIORNAMENTO:
Il sito ae911truth.org si scusa per la scelta sbagliata di una delle immagini, erroneamente identificata come una carica da taglio, mentre è un dispositivo che usa la termite per innescare cariche più ampie:
http://www.ae911truth.org/news/41-articles/317-correction-and-clarification-article-explosive-evidence-at-wtc-cited-by-former-cdi-employee.html.

1 luglio 2010

La chiave è la Turchia

di Israel Shamir


La ricetta israeliana per affrontare il mondo: 
"Se la forza non funziona, usa più forza".




Traduzione di Pino Cabras. l'articolo è stato pubblicato su Megachip
 
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Esplodono bombe in Turchia - un grande profluvio di attentati e attacchi terroristici. Praticamente ogni giorno vengono uccisi soldati e civili turchi. Gli omicidi sono perpetrati in apparenza dai terroristi curdi del PKK, ma in realtà è un nuovo passo nella guerra di Israele contro l'indipendenza turca.

Incoraggiato da parte di Israele, il PKK ha esteso le sue operazioni all'Egeo e alle località del Mar Nero fino a Smirne. Gli israeliani hanno armato, equipaggiato e addestrato i terroristi curdi per molti anni, hanno trasformato il Kurdistan iracheno nel proprio territorio, con molti businessmen israeliani che conducono i loro affari in attesa che il petrolio di Kirkuk fluisca verso Haifa, come ai tempi del dominio coloniale britannico.
I curdi sono rimasti uno strumento occulto di Israele nella regione per molti anni, la loro attivazione mostra ora che Israele ha ancora voglia di impartire ai turchi una lezione.
La principale rivista neocon negli Stati Uniti, frontpagemag.com, ha apertamente chiesto ai curdi di fare rappresaglie per il sostegno della Turchia della Palestina. Un altro think-tank ebreo di destra parla di mobilitare il Congresso degli Stati Uniti affinché denunci l’ormai centenaria tragedia armena come un mezzo per indebolire la Turchia. Dopo molti anni di schieramento con la Turchia, la lobby ebraica ha ora deciso di cambiare fronte e sostenere le rivendicazioni armene. Così la Turchia è sotto attacco da tutte le parti. Questo era prevedibile, per via del popolare slogan israeliano che dice: «Se la forza non funziona, usa più forza».
Questa è la spiegazione del massacro della Flottiglia del 31 maggio 2010. L'attacco alla Mavi Marmara doveva essere un breve e brusco shock da infliggere ai sempre più indipendenti turchi. Gli israeliani intendevano terrorizzarli e spaventarli fino all’obbedienza, per questo hanno ordinato un bagno di sangue a bordo della Mavi Marmara. Come sappiamo, il commando israeliano ha cominciato a sparare ben prima di incontrare alcuna resistenza. Non erano lì per giocare a softball: la sottomissione era quel che cercavano. L’omicidio non era l’effetto dell’essere colti di sorpresa né di una valutazione errata: era un attacco palese alla Turchia.
L’ostilità di Israele nei confronti della Turchia non è stata una ricaduta sfortunata del raid omicida. Il confronto tra di loro è diventato acuto due settimane prima del massacro, il 17 maggio 2010. Insieme al Brasile, la Turchia aveva predisposto e firmato la Dichiarazione di Teheran - un accordo per lo scambio di combustibile nucleare con l'Iran assediato. Questa dichiarazione avrebbe potuto far deragliare i piani di USA-Israele volti a sanzionare l'Iran fino a morte prima di bombardarlo.
Israele vuole l'Iran distrutto, tanto quanto voleva l'Iraq demolito, Gaza affamata e il resto intimidito. L'accordo di scambio minava tutta la logica che stava dietro alle sanzioni. Tutte le trame dei lobbisti israeliani in USA e in Europa era stata spazzata via in un istante. Anzi, come dicono i musulmani: loro tramano, ma Allah trama meglio.
Israele ha ricevuto la notizia dell'accordo Turchia-Brasile-Iran, come un duro colpo. «Siamo stati sconfitti da furbi turchi e iraniani», a leggere i titoli dei giornali israeliani. Non precipitiamo! Il Dipartimento di Stato USA ha minimizzato il danno, chiedendo, in sostanza: «Chi se ne importa delle cose su cui questi emarginati si mettono d'accordo? Se abbiamo deciso di bombardare qualcuno, lo bombarderemo. Non consentiremo mai ai fatti di confonderci.» Thomas Friedman sul «New York Times» era deluso dal fatto che a «un teppista negazionista dell’Olocausto»- era stato consentito di vivere.
Ignorando sfacciatamente l'accordo, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato le sanzioni il 9 giugno. Mosca e Pechino sono stati corrotti o ricattati per farli stare nell’accordo. La Cina ha preferito giocare la palla, al fine di evitare il confronto sulla Corea del Nord. La storia della nave sudcoreana affondata aveva fornito il pretesto per un attacco alla Corea del Nord, e un simile attacco potrebbe causare molti danni in Cina. I cinesi sono anche vulnerabili nei confronti delle ingerenze occidentali dello Xinjiang e nel Tibet.
I russi hanno ricevuto alcuni doni preziosi: l'Ucraina è stata riportata sotto il manto della Russia, la Georgia è stata emarginata, il nuovo trattato sulle armi nucleari era il migliore per la Russia di qualsiasi altra cosa potessero attendersi.
Allo stesso tempo, Mosca ha subito un grave attacco terroristico, che ha ricordato ai russi la capacità dei loro nemici di seminare zizzania. Malgrado ciò, la Turchia ha votato contro le sanzioni, dimostrando il suo attuale ruolo regionale in qualità di nuovo affidabile perno per il Medio Oriente.
umiliazioneturcaIl conflitto tra la Turchia e Israele non è cominciato con lo scambio iraniano: ha avuto inizio prima, nel gennaio 2010, quando il vice ministro degli esteri israeliano Dani Ayalon ha invitato l'ambasciatore di Turchia e lo ha pubblicamente umiliato. Secondo la moda orientale, all'Ambasciatore Chelikkol è stato offerto un posto a sedere su un divano più in basso della poltrona di Ayalon. Ayalon ha rifiutato di stringere la mano all'ambasciatore e ha detto ai giornalisti in ebraico, mentre le telecamere erano accese: «Gradiremmo mostrare che lui occupa un posto più basso e vi è solo la bandiera israeliana sul tavolo».
O forse il conflitto è iniziato un anno prima, nel gennaio del 2009, quando il primo ministro turco, Recep Erdoğan, abbandonò il palco del World Economic Forum di Davos. Erdoğan era stato infastidito dal tentativo di un moderatore occidentale di tagliare la sua furente risposta al presidente israeliano Shimon Peres, che aveva giustificato le uccisioni di massa a Gaza.
O forse è iniziata nel settembre 2007, quando degli aerei israeliani hanno sorvolato la Turchia per bombardare la Siria, senza nemmeno dire un tardivo “è permesso?”.
Forse è stato anche prima, quando la Turchia ha cominciato ad affermare la sua indipendenza, scaricando la sua ideologia trita e centenaria del kemalismo. Il nazionalismo laico di Mustafa Kemal Atatürk era una trappola per l'ex Impero. La brutale Turchia kemalista era necessariamente un membro della NATO, un nemico di arabi e iraniani, un docile cliente degli Stati Uniti, un fedele alleato di Israele e un persecutore dei curdi.
Ora è tempo di ringraziare gli europei per come fanno la loro parte al fine di riformare la Turchia. In interminabili negoziati con la Turchia, l'Unione europea ha chiesto un distacco del pugno di ferro dei militari sul potere. Senza questo suggerimento gentile da parte dell’Europa, la Turchia sarebbe ancora governata da un generale sionista o da una persona nominata da un generale sionista. Con il loro popolo liberato dalla dittatura militare, i Turchi hanno posto fine al loro laicismo violento e ritrovato la pace con l'Islam e con i loro vicini.
Ho visitato la Turchia lo scorso Natale, e ho incontrato gli attivisti che stavano per partire per Gaza. La Turchia se la passa bene: nessuna crisi economica, una crescita costante, la pace con i curdi, un coraggioso tentativo di fare la pace con gli armeni, e un perfetto equilibrio tra religione e libertà. Chi vuole può andare in una moschea ottomana splendidamente restaurata e pregare, o in un caffè e bere un ottimo vino turco. Le ragazze non sono costrette né a disfarsi dei loro veli, né a coprirsi le loro braccia.
«Abbiamo perso la Turchia», ha detto Robert Gates, il segretario USA della Difesa, e ha accusato l'Unione europea di aver rifiutato di accettare la Turchia. Ma dobbiamo ringraziare gli europei di tale rifiuto. Non vogliamo la Turchia nell'Unione europea, abbiamo bisogno della Turchia per noi stessi, per la regione.
Vi è un grande nuovo piano volto a creare un'Unione orientale come un equivalente regionale dell'Unione europea. Questo è il posto giusto per la Turchia, a capo di questa nuova formazione. In un certo senso, sarà una restaurazione dell'Impero ottomano - nella stessa misura che l'Unione europea è una restaurazione dell'impero di Carlo Magno. La differenza è che l'Europa è stata frammentata per secoli, mentre la nostra regione è rimasta unita fino al 1917. Anche se la piena unione politica è una prospettiva remota, questo è un buon inizio sulla strada che porta a questo degno traguardo.
Ci sono già i trattati di libero scambio tra la Turchia ei suoi vicini arabi, la dimensione spirituale è lì, a Istanbul c’è stata l'ultima sede del Califfato nonché la Sede del Patriarcato di Costantinopoli. Ora la Turchia potrebbe istituire un Tribunale internazionale regionale per affrontare i problemi regionali: tra gli altri, gli eccessi sionisti. L'Europa non è ancora libera dal controllo sionista ed è per questo che la Corte internazionale di giustizia e il Tribunale penale internazionale dell'Aia sono luoghi inadatti per processare i criminali sionisti. Inoltre, la loro posizione attuale richiama il mondo eurocentrico di ieri. Un tribunale regionale può anche trattare in maniera convincente i criminali di guerra nell'Iraq occupato e in altri paesi mediorientali. Grandi avvocati come Richard Falk e il giudice Goldstone potrebbero essere invitati a presiederlo.
L'istituzione del Tribunale Internazionale (orientale) sarebbe un passo serio e realistico verso la decolonizzazione della regione e la sua futura unificazione in un'Unione orientale.
Tuttavia, l'Unione orientale sarà diversa dall'Impero Ottomano così come l'Unione europea si differenzia dal Terzo Reich, questo precedente tentativo di unire l'Europa. Sarà una unione volontaria di Stati sovrani, in cui tutti conservano le loro originali culture e tradizioni, un buon vicino dell’Europa unita, della Russia, dell’Iran e della Cina.

Guardando al di là del Medio Oriente
L'Unione potrebbe tranquillamente espandersi ben oltre il Medio Oriente e, riunire i suoi territori naturali da Gibilterra al Danubio. Questo territorio naturale si formò molto tempo fa, nel IV secolo, quando il potente Impero Romano fu diviso in Impero d'Occidente con capitale a Roma, e Impero d'Oriente, o di Bisanzio, con capitale Costantinopoli, come allora veniva chiamata l’odierna Istanbul. L'Impero bizantino divenne l'Impero Ottomano nel 1456. Eppure, è lo stesso 'grande spazio', la stessa grande civiltà unita di musulmani e cristiani orientali. Le genti di Turchia e Grecia, Serbia ed Egitto hanno gli stessi atteggiamenti, condividono i loro valori comuni, sono più religiose rispetto ai loro fratelli occidentali, si oppongono alla colonizzazione occidentale, l'imperialismo americano e al sionismo israeliano.
Il rampante Occidente non poteva soggiogare l’Oriente unito e pertanto, al fine di colonizzare le sue terre, ha tentato le nazioni con un futile sogno di indipendenza. Questo miraggio di indipendenza non era che una trappola: i nuovi paesi "liberati e indipendenti" divennero soggetti al governo occidentale. Possiamo paragonare ciò a un corpo umano: se le nostre braccia e le gambe diventassero indipendenti dalla nostra mente, non funzionerebbero bene. Infatti tutte le membra dell’unico corpo, l'Impero Ottomano, non funzionano bene dopo l'amputazione, o l'indipendenza, a loro imposta.
Questo è stato il caso degli arabi durante la prima guerra mondiale. La rivolta araba è stata portata avanti da Lawrence d'Arabia, un grande agente dei servizi segreti britannici. Le terre arabe sono diventate molto più dipendenti che mai, e ora sono governate da una pletora di sceicchi, burattini e dittatori. L'unico regime democratico in tutto il mondo arabo è l’infelice, assediata Gaza.
Tuttavia, gli arabi non furono le sole vittime di queste politiche occidentali. Gli intrighi inglesi avevano provocato l'indipendenza della Grecia agli inizi del XIX secolo, e poi fiumi di sangue e di trasferimenti avevano reso questa separazione completa. Ma la Grecia non è di casa nella UE, così come la Grecia antica non era di casa durante l'Impero governato da Roma. La recente crisi finanziaria lo ha dimostrato ancora una volta: le radici e il destino della Grecia sono in Oriente.
Nessuna persona sana di mente potrebbe suggerire che la Grecia dovrebbe essere incorporata nella Turchia. Allo stesso modo, nessuno suggerisce alla Francia di essere incorporata nella Germania. Tuttavia, la Francia si è unita alla Germania per formare la UE, la Grecia e la Turchia possono unirsi per creare l'Unione orientale, con il tempo abbracciare altre province balcaniche dei Bizantini, musulmane e ortodosse, ossia l'Albania e la Serbia, la Macedonia e il Montenegro, nonché la Romania e la Georgia. Tutti questi paesi troverebbero l'Unione orientale più adatta di quella europea.
L'Unione orientale raggiungerebbe altri paesi ed ex province che furono strappate e colonizzate dagli europei nel XIX secolo. Soprattutto l'Algeria è un paese che ha bisogno di questo ricollegamento, giacché questa terra ricca di petrolio è gestita da un gruppo di generali laici anti-religiosi e filo-occidentali così come lo è stata la Turchia fino a dieci anni fa. Il Marocco con la sua monarchia obsoleta e fallimentare, che combina la tortura sistematica dei dissidenti con un vile sionismo, l’eccentrica Libia e la fragile Tunisia hanno pure bisogno di un quadro più ampio che non annulli ma anzi rafforzi la loro sovranità.
L'Unione orientale potrebbe anche creare uno spazio di interessi comuni con i russi nel Caucaso. I russi hanno un problema da quelle parti: la separazione di queste province russe è troppo pericolosa poiché presumibilmente porta le forze ostili della NATO nel cortile della Russia. Tenersele contro la volontà della popolazione è una politica costosa e impopolare. Un tentativo russo di concedere l'indipendenza a tutti gli effetti alla Cecenia ha fatto cilecca non appena il piccolo paese ha immediatamente trasformato il suo territorio in una base di incursioni armate nella Russia vera e propria. L'Unione orientale potrebbe mettere fine a queste insurrezioni e portare la pace e la stabilità nel turbolento Caucaso. In cambio, l'Unione può riconoscere gli interessi russi nei siti cristiani ortodossi.
La Palestina diventerà un fiore all'occhiello dell'Unione orientale. La scomparsa del colonialismo porrà fine anche al sionismo, perché dopo tutto il sionismo non avrebbe mai guadagnato terreno senza l'appoggio imperialista europeo. I cristiani, gli ebrei e i musulmani di Palestina avranno pari diritti e doveri in Terra Santa, per sempre liberi da ambizioni politiche e rivalità etniche.

Fonte: http://www.israelshamir.net/English/Turkey_Key.htm.