27 settembre 2015

I porcelli costituenti

di Pino Cabras.

Ecco lo spettacolo assurdo: sono stati eletti con una legge incostituzionale, il Porcellum, e quindi non possono pensare nemmeno alla lontana di rappresentare correttamente il corpo elettorale, né sono legittimati a manomettere la Costituzione. Eppure fanno proprio questo.
Fanno strame della Costituzione muovendosi dentro un orizzonte ristretto, in stanze chiuse e delegittimate, con discussioni e compromessi bizantini. E ci tocca sentire Maria Elena Boschi mentre dice che il popolo aspetta da 70 anni la riforma della Costituzione (che ha 67 anni). Al di là dell'anacronismo idiota, è la prova definitiva che queste personalità non hanno rispetto alcuno verso una costituzione che fu scritta usando parole semplici ma con una discussione sottostante molto complessa, di più, ricca, un capolavoro di ponderatissima ingegneria istituzionale.
Per fare la Costituzione vigente fu eletta in modo proporzionale un'Assemblea Costituente, non un parlamento di nominati. Al lavoro della Costituente si affiancava una grandiosa opera di alfabetizzazione costituzionale, partita prima dell'elezione dell'assemblea: oltre che esserci un ministero apposito (retto da Pietro Nenni), ogni giorno c'erano trasmissioni radiofoniche grazie alle quali si educavano e si informavano con grande correttezza milioni di cittadini. Ben prima della retorica sui "processi partecipativi" di cui oggi ci si riempie la bocca, i partiti e altre formazioni sociali appassionavano più gente possibile alla scrittura del progetto di Costituzione. Certo, poi ci fu necessariamente la famosa "Commissione dei 75" a filtrare, sintetizzare e scrivere il tutto, ma si trattava di personalità di ben altra dirittura e rappresentatività rispetto ai quattro scalzacani che oggi scrivono le schiforme in aggiunta all'obbrobrio della legge elettorale Italicum (il Porcellum al cubo).
I deputati della Costituente studiavano a fondo gli argomenti. Giorgio La Pira ebbe l'illuminazione di far tradurre in italiano tutte le costituzioni del mondo. A tutti i costituenti fu così distribuito un manuale utilissimo: quando prendevano in esame un qualunque tema di rilievo costituzionale, la loro visuale era autenticamente mondiale. Oggi abbiamo Verdini e Serracchiani (quella che ritiene che il presidente del Senato, «essendo stato eletto nel Pd, debba accettarne le indicazioni») e altri irresponsabili che vogliono sottomettere ogni organo alla maggioranza di governo, come ricorda Gustavo Zagrebelsky.
In questo nostro tempo la principale forza che vuole rovesciare la Costituzione è proprio il Pd, non solo la maggioranza renziana, ma pure la sua minoranza (gente che si metterebbe a negoziare anche se volessero reintrodurre lo schiavismo). Sono gli stessi che sin dall'inizio di questa pessima legislatura stavano avallando un processo di revisione costituzionale piduista, quello dei "Saggi" di Napolitano, poi fallito.
La Carta può esser cambiata, ma con prudenza estrema, con studio e cercando largo consenso, non con le urgenze dettate dall'orizzonte di potere che si sta organizzando intorno a Renzi, il primo ministro meno eletto del mondo.


21 settembre 2015

Tsipras e la democrazia Formula Uno

di Pino Cabras.
da Megachip.

Il grande frullatore delle immagini gioca con il Caso, con risultati sorprendenti: oggi mescola le bandiere rosse della Ferrari che festeggiano la vittoria di Sebastian Vettel assieme alle bandiere rosse che ondeggiano per celebrare la vittoria di Alexis Tsipras alle elezioni greche. 
Mondi lontanissimi, la Formula Uno e la politica europea del 2015, ma non privi di analogie.
Ho seguito distrattamente il Gran Premio, ma l'amico Emilio, che l'ha guardato con più attenzione, pronuncia una requisitoria durissima:
«Che senso ha guardare la Formula Uno oggi? Nessuna sfida epica tra piloti in pista, solo una patetica finzione, un baraccone circense di bolidi rombanti esibiti pateticamente in giro per il mondo come animali feroci che non mordono, che verrebbe voglia di liberare nella savana delle celesti piste del cielo. È la negazione dello sport. Vale la pena annoiarsi per due ore guardando una sfilata di macchine potentissime che non si sorpassano in pista ma nelle soste obbligatorie ai box, quindi fuori dal terreno della contesa, in cui la prestazione del pilota conta meno della velocità dei meccanici a fare il pieno di carburante e cambiare le gomme? Che corsa automobilistica è quella in cui un vantaggio di molti secondi viene vanificato dalla Safety Car che entra e azzera tutto? Ero rimasto ai tempi in cui era il pilota a fare la differenza e non la supertecnologia, che mette qualsiasi normale automobilista in condizione di sembrare un campione, che se anche fosse un campione non si noterebbe. Le macchine vanno da sole con il computer di bordo che pensa a tutto, i piloti sono sagome di cartone o omini telecomandati da giocatori di playstation esterni alla gara, i sorpassi non si fanno in pista ma dai box, i distacchi accumulati grazie a una condotta di gara efficace e vincente possono essere azzerati per un banalissimo incidente (a volte casuale, a volte no) tra due macchine venti posizioni dietro. La Formula Uno è uno sport in cui tutto avviene ed è deciso fuori dal circuito, in cui i protagonisti – quelli che guidano − non contano un bel niente.»
Emilio ha ragione. La sua analisi è talmente affilata da fendere ogni parete tra generi televisivi e argomenti umani. Taglia il rosso Ferrari e il rosso Syriza per ricombinarlo in un miscuglio di nuove percezioni.

A gennaio lasciavo molto più spazio a fiducia e speranza in ciò che definivo il Laboratorio Greco. Rileggendo quelle analisi, era già perfettamente chiaro che l'Europa in realtà era il «regime europeo», cioè «un regime che ha portato alle estreme conseguenze i difetti sempre più odiosi e antidemocratici della costruzione comunitaria e ha imposto le disfunzioni permanenti dell'euro, una moneta "che non dovrebbe esistere", (come ha scritto finanche il servizio studi del colosso bancario svizzero UBS), e che impone anche notevoli costi per un'eventuale uscita». Ed era altrettanto chiaro che la sfida della nuova classe dirigente greca era immediatamente proibitiva, perché tutti i rapporti di forza finanziari, economici, diplomatici e militari erano radicalmente sfavorevoli. Infatti quei rapporti di forza hanno visto vincere il "regime europeo", più forte di ogni altra pressione, di ogni istanza popolare, e anche del referendum greco che invano aveva espresso il No del popolo ai crimini economici della troika.
La condanna di Emilio per la Formula Uno ha un'eco per la democrazia europea di oggi. Può essersi trasferita nei pensieri degli elettori greci che non sono andati a votare (mai così tanti astenuti) e pronti a parafrasare con altrettanta affilatezza l'analisi:
«Che senso ha votare nella Grecia oggi? Nessuna sfida epica tra politici in campo, solo una patetica finzione, un baraccone circense di promesse roboanti esibite pateticamente in giro per il Paese come animali feroci che non mordono, che verrebbe voglia di liberare in cima all'Olimpo. È la negazione della democrazia. Vale la pena appassionarsi assistendo a una sfilata di programmi potenti che non prevalgono nell'urna ma nelle riunioni obbligatorie a Bruxelles, quindi fuori dal terreno della contesa, in cui la capacità del politico conta meno della velocità degli eurocrati a far crollare le banche e ricattare il sistema? Che democrazia libera è quella in cui un vantaggio elettorale viene vanificato dalla BCE che entra e azzera tutto? Ero rimasto ai tempi in cui era lo statista a fare la differenza e non la grande finanza, che mette qualsiasi normale capoccione europeo in condizione di sembrare onnipotente, che se anche fosse onnipotente non si noterebbe. I partiti a un certo punto vanno da soli con il pilota automatico che pensa a tutto, i politici sono sagome di cartone o omini telecomandati da giocatori di playstation esterni alla gara, i rapporti di forza veri non sono nelle urne elettorali ma nei comandi digitali che aggiungono zeri nei conti correnti, la forza del consenso accumulato grazie a una politica di efficace attenzione al popolo può essere azzerata in due notti. La democrazia è ormai un regime politico in cui tutto avviene ed è deciso fuori dal circuito, in cui i protagonisti – quelli che "guidano"  il Paese − non contano un bel niente.»
Così, le percentuali dei voti sono rimaste più o meno quelle di gennaio, ma con molti meno votanti, meno entusiasmo, una Grecia malata, un'Europa in crisi verticale di legittimità di fronte ai collassi che si accumulano alle sue porte, molti dei quali hanno le tinte della guerra.

C'è speranza di cambiare?

Così come per la competizione automobilistica non è detto che tutto rimanga nello schema della Formula Uno, anche per la politica europea non è detto che tutto rimanga così com'è. 
Il voto per Tsipras, nonostante l'enorme differenza del suo programma attuale rispetto a quello di gennaio scorso, reca ancora il segno della speranza di allora, tanto è vero che gli elettori non sono stati minimamente attratti dal partito formatosi a sinistra di Syriza. Quegli elettori sperano in cambiamenti nei rapporti di forza per ottenere condizioni migliori. Non discuto se si tratti di un'illusione, molto probabilmente lo è. Ma noto che ancora sono in tanti a volere un soggetto organizzato che faccia politica per cambiare il modo di decidere. In altre parole, quello per Tsipras, perfino quando si fa garante dei memorandum europoidi, non è un mandato per lo status quo bensì per provare a cambiare politica.

In Europa si presentano ovunque formazioni politiche che sfidano la dittatura europea. La differenza rispetto a qualche mese fa, in piena crisi dei migranti, è che l'Europa non ha più da opporre l'alibi del "sogno europeo" (ci crede solo la Boldrini, ormai), mentre aumentano le forze politiche in grado di allearsi per far sprofondare l'attuale sistema di governance continentale. 
Ci saranno altre sfide ancora. Vedremo se cambiano i rapporti di forza. Che ne dici, Emilio?
«Mille volte meglio la MotoGP, in cui ancora si gareggia dentro la pista ed è ancora il pilota che guida la moto», mi risponde, descrivendomi un'alternativa già disponbile, un Piano B. Giusto. L'unico problema è che la Formula Uno di Merkel & C. è l'unica gara consentita. E il Piano B è ancora da costruire. E la moto di Varoufakis è ancora ai box.

 

16 settembre 2015

Hamid Karzai : Al-Qaida è un'invenzione


di Pino Cabras.
da Megachip.

L'ex presidente afghano Hamid Karzai, intervistato l'11 settembre 2015 da un giornalista di Al Jazeera, spazzato via 14 anni di narrativa ufficiale occidentale dichiarando che Al-Qa'ida è una mera invenzione.
Lo dice senza alcun tentennamento:
«Per me è un'invenzione. Non ho mai ricevuto un solo rapporto da una qualunque fonte afghana su Al-Qa'ida o su quello che stessero facendo. Noi non li vediamo, non riusciamo a visualizzarli, per noi non esistono. Non ho mai ricevuto rapporti dalla nostra intelligence, o dalla nostra gente. Non ho mai avuto a che fare con loro.»


Il video con l'intervista (sottotitolato in italiano da luogocomune.net e ripreso da PandoraTV.it) non è stato ancora citato con rilievo dai nostri grandi media. Eppure la notizia è importante. La traduciamo anche in un semplice concetto: gli enormi costi economici e umani dell'invasione dell'Afghanistan da 14 anni in qua sono imposti ai popoli sulla base di un pretesto inventato. Esattamente come fu per la guerra in Iraq.

Ulteriore traduzione: si corre a cercare negli occhi degli altri popoli pagliuzze da chiamare "criminali di guerra", mentre abbiamo travi conficcate nei nostri democratici occhi occidentali. Come definire altrimenti un Tony Blair?
La classe dirigente neocolonialista che ha trascinato il mondo nella guerra afghana - e poi nella serie di successive distruzioni di altri Stati - ha mentito sistematicamente, rendendosi responsabile della devastazione di grandi comunità umane.

Cosa sia stata Al-Qa'ida negli ultimi quindici anni è dunque una delle questioni cruciali per capire la nostra epoca. La disgrazia è che la natura di Al-Qa'ida nelle redazioni dei grandi media rimane un soggetto "tabù", affrontato con un mix micidiale di malafede, ignoranza, camaleontismo intellettuale. I fili che portano alla verità, quando il giornalismo volesse seguirli e fare il suo mestiere, ci sarebbero pure. Ma rimangono sconosciuti ai più. Come fu nel caso delle dichiarazioni di uno dei massimi esponenti dello spionaggio francese, Alain Chouet, l'uomo che aveva plasmato le strutture antiterrorismo ai vertici dei servizi segreti d'Oltralpe negli stessi anni in cui Washington e Londra elaboravano le favole e gli spettri della Guerra Infinita. Leggetele: quelle dichiarazioni di Chouet smontavano tutto quel che i grandi organi di informazione avevano fin lì raccontato su Al-Qa'ida. Quegli stessi organi si guardarono bene dal dargli peso.
È perciò ipotizzabile che al-Qa'ida, così come caratterizzata e spiegata dall’amministrazione USA e da quella britannica quale nucleo di un minaccioso ed esteso complotto terroristico su scala planetaria, non esista affatto? Che cioè sia un'illusione gonfiata e deformata dai politici? Un cupo imbroglio che si è moltiplicato tramite i governi di mezzo mondo, i servizi di sicurezza e l’informazione internazionale, senza che nessuno osasse contestarlo?
Rispondere correttamente a queste domande può aiutare a spiegare le crisi di oggi (e, temiamo, di domani): le guerre, le migrazioni di masse di profughi, l'isteria mediatica, il futuro di tutti noi.
Sia chiaro. Qui non si dubita del fatto che crudeli e ricchi esponenti delle petromonarchie, ben inseriti nei giochi delle classi dirigenti, organizzino un flusso smisurato di finanziamenti a favore di gruppi di fanatici islamisti introdotti alla lotta terroristica (si pensi anche all'ISIS, di cui si dirà più avanti).
Non si dubita neanche del fatto che una variante aberrante dell’Islam fondamentalista abbia provocato massacri e tensioni ovunque nel pianeta.
Ma le ondate di rivelazioni di questi anni demoliscono alla radice l’esistenza di una minaccia terroristica internazionale unificata antioccidentale e autonoma di portata equiparabile alla cosiddetta "minaccia sovietica" del tempo che fu. L’agenda politica imposta dai neoconservatori (sia quelli autentici, sia le loro varianti di sinistra) è falsa. Però pretende che noi crediamo senza prove, senza logica, spogliati dei normali parametri di analisi politica (perché, se osi adoperarli, ti aggrediscono come indemoniati incolpandoti di complottismo, di inammissibili dietrologie, ecc). Dunque dobbiamo credere, e perciò obbedire, e alla fine anche combattere il nemico invisibile, indefinibile, incalcolabile, dicendo di sì a un puzzle i cui pezzi non s'incastrano uno con l'altro.

Uno dei giornali turchi più importanti (e recentemente più perseguitati dal regime di Erdoğan), il quotidiano Zaman, nel 2004, si chiedeva: «Al-Qa'ida, un’Operazione dei Servizi Segreti?»:
«Gli specialisti di intelligence turchi concordano sul fatto che non c’è un’organizzazione come al-Qa'ida. Semmai, al-Qa'ida è il nome di un’operazione da servizi segreti. Il concetto “combattere il terrore” è il background del modello di guerra a bassa intensità, condotta nell’ordine mondiale monopolare. L’oggetto di questa strategia della tensione è denominato al-Qa'ida.»
Abbiamo innumerevoli conferme che aiutano a rileggere il fenomeno Al-Qa'ida come una porta girevole in cui transitano e vengono ingaggiati migliaia di tagliagole fanatizzati che operano al servizio delle strategie imperiali. Se si considera quanta gente abbia lungamente soggiornato nei "gulag offshore" dell'Occidente (Guantánamo e i suoi fratelli), per poi uscirne ancora più armata di prima, quei luoghi somigliano tanto a campi di condizionamento e reclutamento.  

Loro, i miliziani jihadisti brutti e cattivi, non si caricano delle responsabilità giuridiche che il diritto bellico imporrebbe a normali soldati inquadrati in eserciti più tradizionali. Il crimine di guerra rimane orfano: partendo da loro non si risale facilmente lungo la catena di comando, quella che passa dal criminale di guerra che sgozza i civili sino ai burattinai dei suoi burattinai, quei criminali di guerra più grossi e puliti che se ne stanno nel back-office, mentre lanciano le guerre umanitarie e inaugurano gli ospedali. Poi, va detto, li vediamo agire d'amore e d'accordo, come è accaduto in tante guerre degli ultimi anni.
Oggi il generale David Petraeus, ex direttore della CIA, propone di riciclare miliziani di Al-Nusra (in altri momenti definita come Al-Qa'ida inSiria) per combattere contro l'ISIS. Un investimento nel caos, come quello auspicato da George Friedman, il capo della Stratfor, espressione del complesso militare-industriale USA, quando rivendica con orgoglio la volontà dell'Impero di mettere interi popoli l'uno contro l'altro.

A proposito dell'ISIS, sembra il "next level" del videogioco Al-Qa'ida. Mentre Al-Qa'ida è una vecchia sigla che svolge alcuni limitati servizi, l'ISIS appare un progetto più organico e più ambizioso nell'ambito della Guerra Infinita. Ha il compito temerario di distruggere l'ordine statuale che perdurava nel Vicino Oriente in continuità con i trattati successivi alla prima guerra mondiale, per instaurarne uno del tutto nuovo, con altri confini, divisioni etniche, poteri. Ed è anche la piattaforma militare-terroristica da cui potrebbe partire una guerra non ortodossa nel cuore dell'Eurasia, contro gli attuali alleati di Russia e Cina e contro gli stessi giganti eurasiatici. Un incubo geopolitico in mano agli stessi doppiogiochisti e triplogiochisti che finanziano sia Al-Qa'ida sia nuovi grattacieli londinesi.

Ecco perché l'intervista a Karzai rompe molti schemi. È molto significativo che il suo giovane intervistatore si accorga subito che il quadro lì dipinto in diretta stia inconcepibilmente uscendo dalla solita cornice. Non può collocarsi nella bolla mediatica di riferimento - sta per forza in un'altro frame -  tanto che gli domanda: «Quando lei dice che sono un'invenzione, e che non ha mai visto le prove, la definiscono un "complottista"? Qualcuno potrebbe dire che lei sembra un complottista». Più che una domanda, è un riflesso condizionato pavloviano. Lo stesso stimolo a cui rispondono ancora in troppi, nel mondo forgiato dall'11 settembre 2001.


Riferimenti:  
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=4795.
http://www.pandoratv.it/?p=4014.

10 settembre 2015

L'undici settembre e il magico mondo dei derivati


di Riccardo Pizzirani (SERTES).


In questo articolo cercheremo di fare luce su uno degli aspetti più complessi dell’undici settembre: gli effetti che gli attentati hanno avuto sul mondo della grande finanza. Per fare ciò occorrerà introdurre un paio di concetti, semplici quanto micidiali, che fanno parte del magico mondo dei derivati: Put Option, Naked Put, Call Option.


Put Option
La Put Option è uno strumento finanziario derivato che permette al suo detentore la possibilità (ma non l’obbligo) di vendere alla controparte una determinata azione ad un determinato prezzo entro una data futura prefissata. Tipicamente le Put Option sono utilizzate come assicurazioni contro il crollo improvviso di un titolo. Facciamo un esempio concreto: se sono il possessore di una cartiera è perfettamente normale e logico che io faccia un’assicurazione contro gli incendi; se la mia cartiera è anche una società per azioni, allora posso voler assicurarmi non solo contro l’incendio, ma anche contro tutta una serie di eventi nefasti che possono colpire la mia azienda, tutelandomi con una assicurazione del titolo azionario. Ad esempio, potrebbe aprire un’altra cartiera più grande che mi ruba il mercato, oppure quegli odiosi verdi potrebbero convincere il governo a mettere una tassa sul taglio delle foreste, e il prezzo della mia materia prima potrebbe schizzare verso l’alto, erodendo i miei guadagni e quindi il valore del mio titolo azionario. In tutti questi casi una Put Option acquisita anzitempo mi protegge come e meglio di una assicurazione.
In questo modo, se le azioni della mia cartiera valgono 30$ ciascuna, posso sottoscrivere una Put Option a 25$, e questo mi costa (diciamo) 2$ ad azione. Se la mia azione scende di quotazione, ed arriva a valere meno di 25$ posso limitare il danno, e venderla comunque a 25$. [...]


Naked Put
Le Put Options sono una bella idea, quindi. Peccato che ci sia un piccolo particolare: potete sottoscrivere una Put Option anche su una azione che non possedete! In questo caso si tratta di una “Naked Put” (Opzione "Nuda"). L’idea di fondo è che se un titolo crolla da 30$ a 18$ io posso comprare sul mercato libero le azioni a 18$ e poi la Put Option che avevo sottoscritto prima del crollo mi da il diritto di rivenderle ad esempio a 25$. Se il titolo invece non crolla, avrò speso al massimo l’ammontare della sottoscrizione della Put, cioè i 2$ ad azione, perché a scadenza non sarò obbligato a vendere un certo numero di azioni restando fregato... quella era solo una mia opzione, che scelgo di non esercitare.

Ecco fatto, con questa semplice variante abbiamo reso legale e accettabile quello che è platealmente immorale: scommettere e profittare sulle disgrazie altrui.

A questo punto il passo è veramente breve, perché se io posso far profitto sulle disgrazie altrui... è tutto nel mio interesse che poi queste si verifichino.

Voi vi fidereste se il vostro vicino potesse assicurare la vostra casa o la vostra auto contro un incendio? Se potesse fare un’assicurazione sulla vostra vita? Beh, per fortuna non c’è nulla di cui preoccuparsi: ci sono organi di controllo come la SEC (Securities And Exchanges Commission) che vigilano affinché questo non accada, e quand’anche la SEC non bastasse, c’è sempre l’FBI a punire i colpevoli di eventuali abusi.


Call Options
Questi derivati sono l’opposto delle Put Option, e una volta stipulata permette al detentore la possibilità (ma non l’obbligo) di comprare una determinata azione ad un determinato prezzo entro una certa data; Questi derivati servono per comprare a basso prezzo le azioni di una società che vada in forte rialzo, e sono quindi una “scommessa sulla crescita”.


L’undici di settembre 2001
L’undici di settembre 2001 sono stati dirottati e distrutti due aerei della American Airlines (AA11 torre nord e AA77 Pentagono) e due della United Airlines (UA175 torre sud e UA93 Shanksville), e il titolo azionario di entrambe le compagnie ha subito un crollo da circa 30$ a circa 18$, bruciando cioè in breve tempo il 40% del valore di queste due società.



È abbastanza normale che società di questo tipo subiscano nel corso dell’anno un certo numero di Put Options, ed allo stesso tempo un numero sostanzialmente identico di Call Options; il problema è che nei 6 giorni che hanno preceduto gli attentati c’è stato un fortissimo sbilanciamento in favore delle Put Options verso queste due società, di molto superiore al numero di Call, e incredibilmente più alto della media annuale.

In particolare, scrive CBS News il 26 settembre 2001:

- Le Put Options sulla UAL Corp. (proprietaria di United Airlines) hanno subito un incremento di 90 volte superiore al normale tra il 6 ed il 10 settembre, e 285 volte superiore alla media annuale il solo 6 settembre.

- Le Put Options sulla AMR Corp. (proprietaria di American Airlines) hanno subito un incremento di 60 volte superiore alla media annuale il giorno prima degli attentati.

Altre importantissime informazioni sono riportate da Bloomberg Business Report, che cita a sua volta l'Istituto per l’Antiterrorismo ICT di Herzliya, Israele:

- Nessun altra compagnia aerea ha subito in quel periodo un uguale esposizione di Put Options verso le proprie azioni:

- Morgan Stanley, che occupava il 22° piano della Torre Nord, ha subito un incremento di 27 volte nella sottoscrizione di Put Options sulle sue azioni tra il 7 ed il 10 settembre.

- Merrill Lynch, che aveva la sede principale nelle strette vicinanze delle Twin Towers, ha subito un balzo di più di 12 volte del livello normale delle Put Options sulle sue azioni nei quattro giorni di negoziazione prima degli attentati.

Veniamo adesso a chi invece è cresciuto:

- La Raytheon, produttore dei missili Patriot e Tomahawk, ha visto le proprie azioni in fortissimo rialzo dopo gli attentati (da 25$ a 34$ per un +37% nel valore). La sottoscrizione di Call Options sulle azioni Raytheon è incrementata di 6 volte il giorno prima degli attentati. (Fonte)

- Inoltre, come spiega il Wall Street Journal, “i Buoni del Tesoro U.S. a cinque anni sono tra i migliori investimenti nel caso di crisi mondiali, specialmente se la crisi colpisce gli Stati Uniti. Questi buoni sono celebri per la loro sicurezza e per il loro sostegno da parte del governo degli Stati Uniti, e tipicamente vengono acquistati in massa quando gli investitori scappano da investimenti più rischiosi, come le azioni”.

- I Buoni del Tesoro U.S. a cinque anni hanno subito un volume di acquisti insolitamente alto, compreso un singolo acquisto da 5 miliardi di dollari (sì, miliardi di dollari, non è un errore). Il valore dei Buoni del Tesoro U.S. a cinque anni è ovviamente cresciuto a dismisura dopo gli attentati.

Non stupisce quindi che SEC e FBI abbiano deciso che ci fossero i termini per iniziare un’indagine per Insider Trading.


L’indagine SEC/FBI
La prima cosa da fare in questi casi così grandi e di interesse generale… è secretare il tutto. Siccome aleggia la sempiterna domanda “ma se il 9/11 è stato un auto-attentato, come hanno fatto a far tacere tutti quelli coinvolti?”, perdiamo un paio di minuti a spiegare i fatti:

Un articolo del 19 ottobre del San Francisco Chronicle spiega che "la SEC, dopo un iniziale periodo di silenzio, ha intrapreso l'azione senza precedenti di rendere collaboratori all’indagine (deputy) centinaia di funzionari privati: Il sistema proposto, che sarebbe andato in vigore immediatamente, efficacemente rendeva collaboratori centinaia, se non migliaia, di attori chiave nel settore privato. In una dichiarazione di due pagine rilasciata a "tutte le entità coinvolte" a livello nazionale, la SEC ha chiesto alle imprese di designare qualcuno tra il personale senior che sa apprezzare "la natura sensibile" del caso e che possono garantire "la dovuta discrezione" che agisca come "punto di riferimento" per fungere da collegamento tra gli investigatori governativi e l'industria."

Michael Ruppert, un ex ufficiale di polizia di Los Angeles, spiegò le conseguenze di questa azione:

"Cosa succede quando si rende collaboratore qualcuno in un investigazione nazionale o indagine penale è che si rende illegale per loro di rivelare pubblicamente ciò che sanno.Mossa intelligente. In concreto, essi diventano agenti del governo e sono controllati da regolamenti governativi, piuttosto che la propria coscienza. In realtà, essi possono essere mandati in prigione senza udienza se parlano pubblicamente. Ho visto varie volte usare questa implicita minaccia durante le indagini federali, quelle con agenti dei servizi segreti, e persino verso membri del Congresso degli Stati Uniti che sono legati così strettamente dai giuramenti di segretezza e di accordi di non divulgazione che non sono nemmeno in grado di rivelare le attività criminali all'interno del governo per paura di essere poi incarcerati.

Quindi dalle persone coinvolte non sapremo mai nulla. Leggiamo allora la monografia prodotta dalla SEC relativa a questa indagine:

"Anche se questo rapporto non tratterà ognuno degli scambi che hanno tratto profitto dagli attentati del 9/11, alcuni degli scambi più grandi, in particolare quelli citati dai media come preoccupanti, sono illustrativi e tipici sia della natura delle indagini governo nei traffici e della natura innocente del trading.

Quindi l’indagine, che ha coinvolto 40 agenti solo nella SEC ed ha analizzato qualcosa come 9,5 milioni di transazioni… non ha trovato nulla di strano.

Per spiegare ciò vengono mostrati 3 “casi campione”, senza peraltro fare alcun nome pure in questi casi, e da questi si conclude:

"...inequivocabilmente che non c’è alcuna prova di negoziazione illecita nei mercati degli Stati Uniti con la pre-conoscenza degli attentati terroristici. Il personale della Commissione [Undici Settembre, ndt], dopo una revisione indipendente delle indagini del governo, non ha trovato alcun motivo di dubitare di questa conclusione.

Leggiamo allora le conclusioni della Commissione Undici Settembre direttamente nel loro Report


9/11 Commission Report
Come affronta l’argomento il documento che ha come scopo quello di “preparare un resoconto completo ed esauriente di tutti gli eventi riguardanti gli attentati dell'11 settembre”? Con cinque righe, nel capitolo 5:

"E’ stato anche affermato che Al-Qa’ida si sia finanziata attraverso la manipolazione del mercato azionario sulla base della sua conoscenza anticipata degli attentati 9/11. Indagini esaurienti da parte della Securities and Exchange Commission, FBI e altre agenzie non hanno scoperto alcuna prova che chiunque con la conoscenza anticipata degli attentati abbia approfittato attraverso operazioni in titoli130

Vediamo allora l’approfondimento, nel capitolo delle note:

130. Le accuse, molto pubblicizzate, di insider trading sul 9/11 generalmente si basano su segnalazioni di un’insolita attività di trading pre-9/11 in società le cui azioni sono crollate dopo gli attentati. Alcuni eventi di trading insolito si sono effettivamente verificati, ma per ciascuno di tali scambi è stato dimostrato di avere una spiegazione innocua. Ad esempio, il volume degli investimenti Put Options -che vengono ripagati solo quando un titolo scende in prezzo- nelle società proprietarie di United Airlines il 6 settembre e American Airlines il 10 settembre sono state negoziazioni altamente sospette. Ciononostante, ulteriori indagini hanno rivelato che le negoziazioni non avevano alcuna connessione con il 9/11. Un singolo investitore istituzionale statunitense senza possibili legami con Al-Qa’ida ha acquistato il 95 per cento delle Put sulla United il 6 settembre come parte di una strategia di trading che comprendeva anche l'acquisto di 115 mila azioni dell’American Airlines il 10 settembre. Allo stesso modo, l’altrettanto sospetto trading nella American Airlines il 10 settembre è stato ricondotto ad una specifica newsletter statunitense di opzioni di trading, inviato via fax ai propri abbonati Domenica 9 settembre, che raccomandava questi scambi. Questi esempi caratterizzano le prove esaminate dalla investigazione. La SEC e l'FBI, aiutati da altre agenzie e settore delle securities, hanno dedicato enormi risorse per indagare questo problema, compreso l’assicurarsi la cooperazione di molti governi esteri. Questi investigatori hanno scoperto che ciò che era apparentemente sospetto veniva costantemente dimostrato innocuo.

Sono due dei tre casi esplicitamente citati dalla SEC. Ad esempio per l’autore della newsletter la SEC dice anche: "La SEC ha intervistato l'autore della newsletter, un cittadino americano, che ha spiegato la sua analisi di strategia di investimento, che non aveva nulla a che fare con la pre-conoscenza del 9/11."


Le Conclusioni Ufficiali
Quindi non viene affatto negato che qualcuno abbia guadagnato un incredibile ammontare di soldi con le Put Options dell’undici settembre - ma viene detto che siccome questi non hanno connessioni con Al-Qa’ida, allora queste transazioni non sono sospette!
Ecco come si conduce una vera indagine: si parte determinando che il colpevole sia Al-Qa’ida, e mano a mano che si trovavano prove reali e concrete che puntano ad altri, questi vengono sistematicamente assolti... dal fatto che non sono Al-Qa’ida!

E neanche una parola su chi ha guadagnato dalle crescite azionarie, con le Call Options o con l’acquisto dei buoni del tesoro a 5 anni.


La richiesta FOIA
Incredibilmente, c’è chi non si è accontentato di quanto c’è stato detto dalla FBI, SEC e dalla 9/11 Commission. Essendo tutti atti prodotti da enti governativi, essi sono soggetti alle richieste FOIA - cioè qualsiasi materiale governativo che non sia esplicitamente secretato può essere richiesto nel dettaglio dai cittadini americani in copia per un analisi personale. Ecco come ha risposto la SEC alla richiesta FOIA di David Callahan, direttore esecutivo di SmartCEO Magazine:

"Questa lettera è in risposta alla vostra richiesta di avere accesso e copia delle prove documentali di cui alla nota 130 del Capitolo 5 della Relazione della Commissione 11 settembre. (...) Siamo stati informati che i dati potenzialmente pertinenti sono stati distrutti."

I dati della più grande indagine su truffe finanziare della storia, relativa al più grande atto di terrorismo della storia… sono stati distrutti. Dai relativi investigatori istituzionali.

Ancora un paio di curiosità e una considerazione, prima di concludere:

Primo, le imprese di assicurazione hanno pagato in totale circa 40,2 miliardi dollari per tutte le attività relative al 9/11, comprese queste relative alle PUT, ma compresi anche i crolli, i rimborsi alle vittime, ecc. (Fonte: Investopedia). La maggior parte delle imprese di assicurazione successivamente hanno rimosso la copertura da attentati terroristici nelle loro polizze, ma sono veramente rari i casi in cui siano scaturite cause per evitare i pagamenti o ridurne l’importo. Già questo, in un paese dove un cittadino può far causa a MacDonald’s perché i suoi hamburger lo hanno fatto ingrassare, è un elemento di profonda riflessione.

Secondo. Ricordate proprio all’inizio quando dicevo che le Put Options danno il diritto di vendere ad un determinato prezzo, ma non l’obbligo? Bene. Ci sono addirittura 2,5 milioni di dollari di Put Options che non sono state esercitate dai rispettivi possessori (Fonte: San Francisco Chronicle); alcuni malfidati complottisti sostengono che questo sia dovuto al fatto, non prevedibile, che gli attentati dell’undici settembre hanno causato uno stop di 4 giorni a tutte le contrattazioni azionarie - un evento senza precedenti nella storia - e che quindi i possessori non siano riusciti ad afferrare il malloppo e scappare prima che l’indagine della SEC fosse cominciata e temevano quindi di essere identificati. Questi pesci piccoli ovviamente non sapevano con quanta cura e con quarta solerzia la SEC avrebbe effettivamente poi condotto la sua indagine.

Quindi, mentre i diritti civili e la privacy dei comuni cittadini venivano stuprati dopo l’undici settembre dal Patriot Act e dal Military Commission Act 2006, le identità di chi ha guadagnato direttamente dall’undici settembre vengono tuttora tutelate. Anzi, i dati dell’indagine sono già stati distrutti.

L’unica cosa vagamente positiva è che non si potrà usare lo stesso trucco una seconda volta - adesso la presenza di volumi di Put così superiori alla media farà scattare tutti i campanelli d’allarme in ogni dove, e quindi quantomeno dovranno inventarsi un modo diverso per profittare direttamente dalle grandi disgrazie.


Fonti aggiuntive:



3 settembre 2015

L'Europa alla prima spiaggia

Pandora TV.


La foto del bimbo profugo morto in spiaggia ispira una tardiva indignazione di molti media e politici. Gli stessi che dicono “facciamo qualcosa”, non fecero "qualcosa" quando l’Europa e gli USA provocavano le guerre all’origine delle tragedie migratorie.
I fatti del 1989-1991, con il crollo del sistema sovietico, ebbero come con-causa scatenante una crisi di flussi migratori certamente molto diversa da quella attuale per origine, motivi e composizione, ma simile per forza d’urto.
Se la pressione continuerà in questi prossimi mesi (e continuerà) l’Europa ne risulterà ancora una volta cambiata.

http://www.pandoratv.it/?p=3936