L’ultima
catastrofe di Lampedusa – che di colpo aggiunge centinaia di
migranti morti alle decine di migliaia di vite spezzate e dimenticate
degli ultimi decenni – ci ricorda in un grido dilaniante che i
problemi del mondo ci toccano da vicino e non potranno essere più
ignorati. Le nostre spiagge sono raggiunte dai resti di bambini,
donne, ragazzi trattati come cose, espulsi dalle guerre, da
un’economia fondata sull’ingiustizia, da Stati distrutti per
calcolo politico.
Assisteremo a funerali che schiaffeggeranno le nostre coscienze: i seppellimenti di massa di bambini senza nome saranno troppo anomali per poterci riconciliare con le abitudini e con il solito sguardo che si volge da un'altra parte. Una parte del dramma sta nella nostra lunga indifferenza.
Assisteremo a funerali che schiaffeggeranno le nostre coscienze: i seppellimenti di massa di bambini senza nome saranno troppo anomali per poterci riconciliare con le abitudini e con il solito sguardo che si volge da un'altra parte. Una parte del dramma sta nella nostra lunga indifferenza.
È stato molto
significativo che il primo viaggio apostolico di papa Francesco, a
luglio, sia stato proprio a Lampedusa, lungo una riva che è snodo di
tragedie planetarie, tradotte in infinite tragedie umane individuali.
Si attende ancora, invece, un risveglio di tutte le classi dirigenti
europee, che però, in quelle acque, vedrebbero rispecchiarsi le
proprie facce, ossia le cause delle tragedie.
Si avvicina
ormai il 2014, l’anno che richiamerà la Prima Guerra
Mondiale, iniziata esattamente cent’anni prima durante
un’altra crisi distruttiva, poi proseguita in una catena secolare
di sconvolgimenti che hanno modellato il mondo come lo conosciamo
ora. Proponiamo che il centenario di quel conflitto sia l’occasione
per proclamare l’Anno della Pace e della Riparazione,
chiamando a raccolta autorità politiche, religiose, spirituali e
mediatiche di tutto il mondo per scrivere la Carta del Futuro.
Il laboratorio
politico-culturale internazionale “Alternativa”.
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