23 ottobre 2013

La strage dei SEALs anti Bin Laden, un inside job


di Rowan Scarborough - Washington Times.
Con nota di Pino Cabras in coda all'articolo.

I Familiari delle vittime dell’incidente aereo afghano del Team 6 dei Navy SEALs sospettano che si sia trattato di un “inside job”

Molte domande perseguitano i familiari delle vittime di “Extortion 17”, la missione aviotrasportata in Afghanistan che ha sofferto il numero più alto di vittime USA verificatosi nello stesso giorno durante tutta la guerra contro il terrorismo.
I materiali di inchiesta di cui il Washington Times è entrato in possesso dimostrano che la zona di atterraggio dell’elicottero dei SEAL non era stata correttamente controllata per verificare la presenza di possibili minacce, né protetta da fuoco di copertura, mentre certi comandanti militari hanno criticato sia la missione in quanto eccessivamente precipitosa, sia l’utilizzo di un elicottero convenzionale del tipo Chinook, non adatto per azioni di infiltrazione di truppe in zone pericolose.
Ogni giorno, Charlie Strange, il padre di uno dei 30 soldati americani morti il 6 agosto del 2011 nel lampo dell’esplosione di una granata RPG, si chiede se suo figlio Michael sia stato incastrato da qualcuno all’interno del Governo afghano, qualcuno che volesse vendicarsi dei killer di Osama bin Laden, del Team 6 dei SEAL.
Qualcuno ha fatto una soffiata ai Taliban”, ha detto Strange, il cui figlio, che lavorava come tecnico delle comunicazioni cifrate per la Marina degli Stati Uniti, aveva intercettato alcune comunicazioni. “Loro sapevano. Qualcuno li aveva avvertiti. C’erano degli uomini in una torre. Altri uomini lungo la linea dei cespugli. Stavano seduti, ad aspettare. E hanno mandato i nostri ragazzi proprio lì nel mezzo”.
Il figlio di Doug Hamburger, Patrick, un sergente dell’Esercito, è morto insieme agli altri quando il Chinook CH-47D si apprestava ad atterrare in un punto a meno di 140 metri da dove combattenti taliban armati li stavano osservando da una torretta.
Hamburger si chiede perché il comando della missione abbia mandato suo figlio nella valle del Tangi verso un’area di atterraggio pericolosa utilizzando un elicottero da trasporto invece di un mezzo adatto ad operazioni speciali. Gli elicotteri modificati per questo tipo di operazioni, come l’MH-47 e l’MH-60 Black Hawk, di cui lo stesso Team 6 dei SEAL aveva utilizzato la versione “stealth” per condurre l’operazione di cattura e uccisione di Osama bin Laden, sono pilotati da ufficiali specialisti addestrati specificamente alle rapidissime manovre evasive che si utilizzano per mantenere la copertura ed evitare di essere individuati dal nemico.
Quando devi volare in una vallata, e ti trovi in mezzo alle colline, e voli tra le case costruite lungo tutta la valle, allora sei in una missione estremamente pericolosa”, ha detto Hamburger. “Gli elicotteri MH, quelli di ultima generazione, hanno radar in grado di individuare un missile o una granata RPG in arrivo. Sono più veloci, sono più agili. C’erano tutte le ragioni del mondo per utilizzare quel tipo di elicottero quella notte”.
Sith Douangdara, il cui figlio ventiseienne John era uno specialista di Marina delle truppe cinofile, ha detto di avere moltissime domande ancora prive di risposta.
Io voglio sapere perché così tanti uomini delle forze armate USA, e specialmente dei SEAL, erano tutti imbarcati su un solo elicottero”, ha detto. “Io voglio sapere perché la scatola nera dell’elicottero non è stata trovata. Io voglio sapere molte cose”.
Non tutte le famiglie delle vittime credono che le conclusioni del rapporto investigativo stilato dal Brigadiere Generale Jeffrey Colt abbiano dato risposta a tutte le domande. Il Generale Colt, che in seguito è stato promosso a Maggiore Generale, ha detto ai comandanti militari coinvolti nell’inchiesta che il suo compito non era quello di trovare dei colpevoli e che il suo rapporto non intendeva puntare il dito su singole persone o decisioni. 1
Io voglio che le persone siano tenute a rispondere delle proprie azioni”, ha detto Strange, un ex operaio edile che oggi lavora al tavolo di Blackjack in un Casinò a Philadelphia.
Un portavoce del Comando Centrale Militare USA, ha rifiutato di rispondere alle domande dei familiari delle vittime, e ha rimandato i giornalisti alle conclusioni del rapporto del Generale Colt.


Il coinvolgimento del Congresso degli Stati Uniti
Più di due anni dopo i fatti, alcune risposte potrebbero venir fuori.
Il Comitato per il controllo e la riforma del Governo, guidato dal deputato repubblicano dello stato della California, Darrell E. Issa, sta conducendo un’indagine, dopo aver incontrato alcune famiglie delle vittime.
Larry Klayman, che guida l’organizzazione Freedom Watch, ha presentato un ricorso legale contro il Pentagono, l’Aeronautica, l’Esercito e la Marina degli Stati Uniti, presso la Corte Distrettuale di Columbia. Egli chiede che un giudice ordini ai militari di rendere disponibile un insieme di documenti ai sensi del Freedom of Information Act (la legge USA sull'accesso dei cittadini alle informazioni di emanazione pubblica, NdT). Klayman ha affermato che il Dipartimento della Difesa ha respinto tutte le sue richieste scritte di accesso agli atti, e che in seguito al successivo ricorso ai giudici, lo scorso mese Freedom Watch ha visto accolta la propria richiesta, e il Governo è stato costretto a rendere disponibili gli atti dell’inchiesta.
Per la prima volta, Larry Klayman ha consentito al Washington Times di consultare i documenti dell’indagine militare resi finalmente disponibili ai familiari delle vittime dopo due anni dai fatti.
Le famiglie dei nostri eroi caduti, che io mi onoro di rappresentare, esigono che questa tragedia si concluda”, ha detto Klayman. “Ci sono molte domande ancora prive di risposta, e la spiegazione data dai militari, fino ad oggi, circa le cause dell’incidente, non sta in piedi”.
Klayman ha detto che le famiglie delle vittime vogliono che siano cambiate le direttive sulle modalità di combattimento troppo restrittive che hanno impedito ai piloti dell’elicottero USA di rispondere al fuoco dei taliban.
Le famiglie vogliono anche che le direttive sul combattimento siano cambiate, come atto di testimonianza e in onore dei loro figli”, ha detto Klayman. “Quando la nostra nazione entra in battaglia, deve essere per vincere la battaglia, non per conquistare il cuore e la mente degli estremisti islamici e della popolazione civile musulmana che è usata da questi come scudo umano”.
Klayman vuole anche sapere la vera identità dei soldati afghani che erano a bordo del velivolo, e perché la scatola nera dell’elicottero, sparita dopo un fortissimo temporale, non sia stata più trovata, nonostante fosse dotata di un sistema di localizzazione.
Vogliamo essere sicuri che i nostri eroi caduti siano rispettati, che ci siano date le risposte che cerchiamo”, ha detto.
A proposito di un possibile tradimento, Klayman afferma: “non stiamo dicendo che sia successo, ma è una eventualità che va esplorata, perché sempre più Americani vengono uccisi ad opera degli Afghani”.
Persino tra il personale militare c’è chi ha messo in discussione l’operazione.
Il pilota navigatore della cannoniera volante AC-130 che per tre ore ha sorvolato la valle del Tangi dopo l’accaduto, ha espresso già nel 2011 quel che i familiari delle vittime stanno pensando oggi.
Una delle altre cose di cui abbiamo parlato – del genere, cosa ti sta venendo in mente, signore – è a proposito del fatto che, vede, per tre ore siamo stati su a fare buchi nel cielo”, ha dichiarato l’ufficiale al team del Generale Colt. “Hai questi Apache che girano attorno, e c’è un sacco di rumore e, di fatto, l’intera valle sa che c’è qualcosa che sta succedendo in questa area. Allora, se vuoi fare un’infiltrazione su X o Y, è chiaro, avere l’elemento sorpresa all’inizio dell’operazione è una buona cosa, ma quando sono tre ore che stiamo lì sopra, e la festa è iniziata, allora portarsi anche un altro velivolo come quello, signore, potrebbe non essere la decisione tatticamente più sensata”.


La missione
Dopo che il rapporto del Generale Colt fu reso pubblico, nel settembre del 2011, i militari organizzarono un incontro con i parenti delle vittime il 12 di ottobre, a Little Creek, in Virginia, vicino alla base del “NAVAL SPECIAL WARFARE DEVELOPMENT GROUP”, meglio noto come il Team 6 dei SEAL. L’incidente ha portato via la vita a 17 SEAL e 5 membri del gruppo operazioni speciali, facendo di quel giorno il più funesto nell’intera storia delle operazioni speciali navali degli Stati Uniti.
La lista dei passeggeri dell’elicottero includeva cinque soldati dell’esercito, tre avieri, sette soldati afghani ed un interprete afghano. Tutti e 38 gli uomini a bordo sono morti. Ventidue di loro, tra cui il sottufficiale Strange, sono stati sbalzati fuori dal velivolo. Gli altri sono tutti morti nell’esplosione.
La camera mortuaria presso la base aerea di Dover, nel Delaware, ha confermato che tutti sono morti nel giro di pochi secondi. Il Generale Colt ha detto che “si è trattato con tutta probabilità di morti rapide”.
Il Presidente Obama si è recato a Dover per portare omaggio ai caduti e consolare i familiari.
Suo figlio ha cambiato l’America”, ha detto Obama, secondo quanto riportato da Strange. “Io ho afferrato il Presidente dalle spalle e ho detto ‘io non ho bisogno di sapere di mio figlio. Io ho bisogno di sapere cosa è accaduto”.
L’intera nazione si è chiamata in raccoglimento mentre trenta funerali avevano luogo in tutto il Paese, molti dei quali nell’America delle piccole comunità cittadine.
Il pubblico è rimasto inchiodato alle immagini della cerimonia funebre tenutasi a Rockford, nell’Iowa, per il sottufficiale di prima classe Jon Tumilson, dei SEAL. Il suo amato labrador, Occhio di falco, è rimasto accanto al feretro, leale fino alla fine, mentre più di 50 SEAL assistevano alla cerimonia.


L’inchiesta militare
Il Generale Colt aveva l’esperienza necessaria per condurre le indagini: è un veterano delle guerre in Iraq ed Afghanistan, ed un pilota di elicotteri di carriera, che ha prestato servizio nel famoso 160° Reggimento Operazioni Speciali. Oggi è il vice-comandante di Fort Bragg, in Nord Carolina.
Per l’incontro con le famiglie, il 12 ottobre, il Generale ha esposto le sue principali conclusioni, poi il suo staff ha distribuito dei DVD con i dati relativi all’inchiesta.
Ma le domande che i parenti delle vittime hanno oggi, si sono materializzate solo dopo che essi hanno iniziato a sfogliare le oltre 1300 pagine di mappe, schemi, note di riunione e trascrizioni di interviste condotte ai comandanti della task force del Team 6 ed ai pianificatori dell’operazione culminata nel disastro.
La tragedia si è sviluppata alle 10.55 della sera del 5 agosto 2011, quando 47 uomini dei Rangers hanno preso posto su due CH-47 Chinook che dovevano condurre un volo di perlustrazione e monitoraggio della valle del Tangi. La missione faceva parte di una intensa campagna finalizzata all’uccisione o alla cattura di leader taliban, un obiettivo che ha richiesto un enorme sforzo alla flotta degli elicotteri e che ha lasciato i reparti a corto di elicotteri adatti per le operazioni speciali.
Quella notte, l’obiettivo era Qari Tahir, identificato come uno dei massimi leader dell’area critica a sud di Kabul, da dove il nemico è libero di muoversi attraverso le frontiere con il Pakistan.
I Rangers avevano perquisito una casa che si riteneva ospitasse Tahir. I nemici – i militari li chiamano “mocciosi” – si sono dati alla fuga da una porta di servizio. Il comandante del reparto di Rangers allora ha preso una decisione importante: ha chiesto alla task force delle operazioni specali di mandare una forza di reazione immediata per aiutare i SEALS a catturare i “mocciosi”, sebbene non si potesse sapere se Tahir fosse tra loro. È poi venuto fuori che Tahir in quel momento si trovava in un altro villaggio.
Il comando ha schierato la forza di reazione in 50 minuti. Si sono imbarcati su un CH-47 convenzionale, contrassegnato “Extortion 17”, per il breve volo condotto da un esperto militare della Guardia Nazionale ed un più giovane riservista.
A quel punto, la situazione era diventata molto più pericolosa di quanto non fosse tre ore prima, al momento dell’azione di infiltrazione dei Rangers. Essi avevano potuto godere dell’effetto sorpresa, Extortion 17 no. Stava volando nel fuoco nemico, mentre il rumore del volo degli elicotteri Apache, dei droni, e dell’AC-130 stava avvisando chiunque si trovasse nella valle che era in corso un attacco.
Extortion 17 decollò alle 2.22, si fermò in quota per diversi minuti, poi si mosse annunciando “meno un minuto” alle 2.38. In quel momento, rallentò a 58 miglia, scese a non più di centocinquanta piedi, avvicinandosi al punto di atterraggio circondato da alberi e capanne in mattoni di fango, illuminato dallo scintillio di un rivelatore a infrarossi puntato dalla cannoniera volante AC-130.
Nel buio, in quel momento, i taliban hanno lanciato due o tre granate a razzo RPG, del tipo anti-uomo OG-7 di fabbricazione sovietica, molto precise entro 150 metri. Chi ha sparato aveva trovato un buon punto di fuoco, ben all’interno del raggio di portata dell’arma.
Una delle granate a razzo ha tagliato una delle pale del rotore, mandando il Chinook in un violento avvitamento, fino a schiantarsi al suolo, in fiamme. Nel giro di 30 minuti, nelle varie reti di comunicazione cominciarono a vedersi i messaggi con cui i taliban si vantavano dell’abbattimento.
L’ufficio stampa del Comando di Kabul, in prima battuta, raccontò ai giornalisti che Extortion 17 era impegnato in una missione di salvataggio. Ma i Rangers non avevano bisogno di essere salvati. Avevano messo in sicurezza il complesso ed erano a caccia dei taliban.
Una forza di reazione è mandata in un’azione di recupero, tipicamente, se i nostri ragazzi sono nei guai e tu gli mandi qualcuno a tirarli fuori”, ha detto Hamburger. “Tu non mandi una forza di reazione per fermare un gruppo di nemici in fuga che scappano via da un villaggio, specie in una valle pericolosa e con un accesso rischioso come quello.”
Il rapporto del Generale Colt conferma la posizione di Hamburger. È raro che il Comando Operazioni Speciali in Afghanistan impieghi una forza di reazione, ancor più raro che un team di élite come il Team 6 dei SEAL sia utilizzato per un incarico come quello di inseguire un gruppo di talebani in fuga.
Uno degli investigatori della squadra di Colt ha chiesto all’ufficiale addetto alle operazioni, “quanto spesso vi capita di impegnare la forza di reazione sul campo?”.
Raramente, Signore”, ha risposto. “E raro assistere ad un’azione pianificata come questa”.
Analogamente, un ufficiale della brigata di aviazione che aveva fornito Extortion 17 ha detto che non era a conoscenza di alcuna precedente missione di recupero inviata in azioni di caccia ai guerriglieri taliban.
Non è mai accaduto, Signore”, ha detto al Generale Colt.
L’ufficiale ha detto che Extortion 17 era già decollato prima che egli avesse la possibilità di parlare con il comandante della brigata. C’erano poche informazioni circa la condizione dell’area di atterraggio, tutto ciò che si sapeva era che si trovava a due miglia e mezzo dal complesso in cui operavano i Rangers.
Io penso che il comandante abbia chiamato direttamente per cercare di avere più informazioni” ha dichiarato l’ufficiale al Generale Colt.
L’ufficiale ha poi riconosciuto che la brigata non aveva mai fatto una valutazione accurata dei possibili rischi per la missione di Extortion 17.
Per quanto immediata è stata la missione, non abbiamo approfondito quanto avremmo dovuto per capire quali erano le minacce in quell’area”, ha detto.


Tradimento?
Alcuni tra i familiari ritengono che i soldati americani siano stati traditi dal Governo afghano, e che qualcuno abbia dato un’imbeccata ai taliban.
Una delle ragioni che essi citano è che i taliban avevano iniziato a infiltrare dei propri agenti all’interno delle forze di sicurezza, allo scopo di uccidere cittadini o soldati americani, una pratica nota come “assassinii verdi o blu”.
Essi sostengono che il Team 6 dei SEAL era un bersaglio designato, a causa del fatto che dall’amministrazione Obama erano filtrate varie indiscrezioni verso i media circa il ruolo del team nella cattura e nell’uccisione di Osama bin Laden, avvenuta tre mesi prima.
Alcuni ufficiali hanno detto al team di investigatori del Generale Colt che i taliban avevano dislocato cento combattenti nella valle del Tangi al solo scopo di abbattere veivoli americani. Un velivolo con 17 SEAL a bordo sarebbe stata una preda molto ambita.
Ancora, c’è il fatto che un gruppo di combattenti taliban, equipaggiati con radio trasmittenti portatili, aveva lasciato la propria posizione per raccogliersi attorno al punto di atterraggio previsto per Extortion 17, una zona di atterraggio mai usata prima fino ad allora dagli Americani.
Due guerriglieri taliban armati con lanciagranate RPG si erano appena appostati in un’alta torretta a meno di centotrenta metri dalla zona di atterraggio del Chinook.
Un paragrafo del rapporto Colt ha suscitato l’attenzione dei parenti delle vittime. In quel passaggio del rapporto, il team di investigatori stava interrogando gli ufficiali in comando della “Joint Special Operations Task Force” che aveva organizzato la missione. Ad uno di essi è stato chiesto dell’elenco del personale imbarcato sull’elicottero.
Si, Signore”, ha risposto uno dei comandanti. “E io sono certo che lei sappia, ad oggi, che l’elenco era preciso, fatta eccezione per il personale [CENSURATO] a bordo. Così il [CENSURATO], quei nomi erano non corretti – tutti e sette i nomi non erano quelli corretti. E io non posso parlare delle ragioni che stanno dietro a ciò”.
I “sette”, dicono i familiari, sono soldati afghani. Il rapporto di Colt non fa riferimento al motivo per cui l’elenco del personale in volo era sbagliato. La censura militare ha oscurato ogni riferimento agli Afghani. Alcuni tra i familiari delle vittime ritengono che il comando della missione, all’ultimo momento, sia stato costretto a sostituire sette soldati afghani, i cui nomi sono rimasti nell’elenco, con altri sette.
Il comando dell’esercito afghano era a conoscenza della missione, perché ogni operazione deve essere preventivamente approvata da un gruppo di coordinamento operativo composto da americani e da membri delle forze della sicurezza nazionale afghana.
Un portavoce del Comando Centrale non ha voluto commentare la questione.
La mia teoria è che siano stati fregati dai militari afghani”, ha detto Hamburger. “Sono veramente convinto che questo sia il motivo per cui gli Afghani che dovevano essere a bordo siano stati sostituiti all’ultimo momento. Ecco perché non erano sull’elenco. Io penso che i nostri militari abbiano scoperto qualcosa e che non vogliano dire la verità alle famiglie. Non posso esserne certo, ma se metti tutto quanto insieme a proposito della missione di quella notte, e viene fuori che c’è qualcosa che non quadra, questo è veramente qualcosa che ti mette inquietudine”.
Il Generale Colt ha scritto che ritiene che i taliban erano pronti a far fuoco per una semplice ragione: la missione dei Rangers che era in corso da ben tre ore, e gli aerei continuamente in volo sull’area, avevano allertato ogni forza nemica nell’aera sul fatto che altri elicotteri potessero essere in volo verso quella zona.
L’arrivo da subito [degli elicotteri Apache] dei Rangers presso entrambe le [CENSURATO] zone di atterraggio, assieme ai primi combattimenti dinamici con elementi nemici, ha probabilmente fornito ai combattenti taliban un allerta preventivo circa la possibilità che altri elicotteri potessero essere in volo verso l’area”, ha scritto.


Il velivolo sbagliato
I familiari delle vittime ritengono anche che i SEAL siano decollati con il velivolo sbagliato.
Il CH-47D, un elicottero convenzionale guidato da piloti e copiloti comuni, è un ottimo mezzo per il trasporto di truppe e materiali verso aree non situate in zona di combattimento.
Ma infiltrare commando in un’area calda avrebbe dovuto richiedere l’impiego di mezzi ben più sofisticati, come gli MH-47 e MH-60 guidati da piloti abilitati ad operazioni speciali, sostengono i familiari delle vittime.
Si tratta di mezzi che possono volare velocemente e a bassa quota, mentre il CH-47D per raggiungere il punto di atterraggio deve scendere da altezze significative, il che lo rende un bersaglio facile.
Un comandante di un team di operazioni speciali ha detto al Generale Colt, a proposito dei CH-47D, che “il livello di fiducia nel mezzo è basso, perché non volano, non planano e non atterrano come un velivolo adatto alle operazioni speciali. Faranno pure, si sa, un atterraggio piano. O se si ha una squadra diversa che si esercita su diverse zone, faranno l'atterraggio su cima”.
L’ufficiale ha affermato che gli elicotteri convenzionali rendono i commando meno efficaci.
È dura”, ha dichiarato al Generale Colt. “Intendo dire, e io ho dato loro le istruzioni per operare comunque al meglio. E loro erano in grado di eseguirle. Ma ciò comunque limitava la nostra efficacia. Limitava le nostre opzioni e la nostra flessibilità tattica. La nostra capacità di manovra era chiaramente limitata, nel senso di dove potevamo andare, e quanto velocemente potevamo arrivarci”.
A differenza degli elicotteri di tipo MH, il CH-47D non era dotato di alcun sistema di allarme difensivo contro le granate RPG.
Il rapporto del Generale Colt mostra che gli elicotteri MH hanno un miglior ruolo di impiego, almeno nei 45 giorni precedenti l’abbattimento.
Il 6 giugno, due CH-47 che si apprestavano a sbarcare delle truppe nella valle del Tangi hanno dovuto interrompere la missione dopo aver incontrato fuoco nemico di granate RPG. Più tardi, quella stessa notte, un elicottero MH-47G ha incontrato fuoco nemico mentre sbarcava truppe nella stessa zona di atterraggio senza riportare alcun danno.
È rimarchevole che il comando abbia utilizzato elicotteri MH, e non CH, per inviare sul luogo dell’abbattimento la squadra di salvataggio e il gruppo per la rimozione delle armi, e che i 47 Rangers impiegati nell'azione di caccia ai guerriglieri taliban siano stati recuperati utilizzando elicotteri del tipo utilizzato nelle missioni speciali.
Hamburger ha detto che gli è stato riferito che non c’erano velivoli MH disponibili, quando Extortion 17 è stato scelto per la sua ultima missione.
Il rapporto del Generale Colt afferma che i sistemi aerei di controllo e sorveglianza disponibili, probabilmente dei droni di tipo “Predator”, sono rimasti fissi sui guerriglieri in fuga e non sono stati dirottati alla zona di atterraggio di Extortion 17 per verificare la possibile presenza di combattenti nemici.
Ma Hamburger ha anche riferito che un soldato gli avrebbe detto di aver potuto osservare la ripresa video di un Predator che ha mostrato l’abbattimento dell’elicottero. Se ciò fosse vero, il padre esige che il Comando Centrale mostri questo video.
Hamburger sostiene che un altro motivo della sua azione è ottenere maggiore informazioni circa le direttive sulle modalità di combattimento per i soldati statunitensi. Vuole che siano cambiate.
I mitraglieri non possono fare fuoco su Afghani in fuga senza aver prima avuto conferma del fatto che i fuggitivi stiano portando armi, neanche nel caso in cui sia del tutto evidente che si tratti di combattenti taliban.
Regole di questo genere hanno impedito, quella notte, che gli Apache e l’AC-130 in volo potessero fare fuoco. Il comando delle operazioni speciali a Kabul voleva autorizzare che si facesse fuoco sui taliban in fuga, “ma non è stato in grado di determinare se il gruppo di taliban fosse armato”, scrive Colt nel suo rapporto. Il comandante a quel punto ha ordinato alla sfortunata pattuglia di SEAL di aiutare i Rangers a catturare ogni fuggitivo. Se ci fossero state diverse regole di ingaggio, quella missione avrebbe potuto non essere necessaria.
Alcuni momenti dopo l’abbattimento, il pilota di un Apache ha individuato il punto da cui era stata lanciata la granata RPG, ma non ha potuto far fuoco.
A causa delle regole di ingaggio, e delle direttive tattiche, non ho potuto far fuoco alla casa dove pensavo si trovasse il nemico, così ho mirato direttamente al lato ovest dell’edificio”, ha riferito il pilota al Generale Colt.
Hamburger ha anche affermato che la missione non ha seguito il consueto protocollo operativo. Il volo non era dotato di una scorta “dedicata” di Apache, né della protezione della cannoniera volante AC-130, che avrebbe potuto fornire più occhi ad osservare la zona di atterraggio. Il comando si basava sull’aereo che era stato mandato a supporto del team di Rangers, ma il suo equipaggio aveva due compiti, e aveva deciso di dare più attenzione al primo di essi, ossia sorvegliare il taliban in fuga.
Sembra che ci sia una certa contraddizione tra quanto sostiene il rapporto di 27 pagine del Generale Colt e quanto i piloti degli Apache hanno riferito durante le indagini.
Gli elicotteri AH-64 Apache sono utilizzati come “guardie del corpo” per i Chinook durante una tipica operazione di infiltrazione di truppe, scortando i Chinook fino al punto di atterraggio e tenendo sotto mira eventuali nemici sul terreno.
Ma Extortion 17 non aveva Apache di scorta.
Il rapporto del Generale Colt sostiene che il comando dell’operazione non ha disposto che i due Apache a supporto dei Rangers, dotati di sistemi di visione e mira notturna, si muovessero a copertura della zona di atterraggio di Extortion 17. Un ufficiale dei Rangers sul campo si è assunto autonomamente la responsabilità di dare quell’ordine, riferisce il rapporto.
Ma le trascrizioni degli interrogatori mostrano una storia più complessa, e danno un quadro inquietante per le famiglie delle vittime.
Nel corso del suo interrogatorio, il Generale Colt stesso ha detto al comandante dell’operazione: “Lasci che le dia un feedback. I ragazzi dell’Apache, loro veramente pensavano che il loro compito primario fosse quello di continuare a monitorare quegli uomini. Quello era il loro focus. E per quanto riguarda il livello di attenzione dedicato alla zona di atterraggio, quello era un incarico secondario per loro”.
Il pilota di uno dei due Apache, chiamati Gun 1 e Gun 2, incaricato della protezione dei Rangers, ha detto al Generale Colt che non hanno mai interrotto il loro supporto tattico ai Rangers per controllare l’area di atterraggio del Chinhook fino ad appena tre minuti prima dell’ora prevista per l’atterraggio.
Onestamente, Signore, io non credo che nessuno abbia veramente controllato l’area di atterraggio”, ha detto il pilota di Gun 1. “Voglio dire, in qualunque momento avessimo individuato i taliban, o i Rangers avessero trovato armi, noi dovevamo – almeno così è come la vedevo io in quel momento – essere pronti a far fuoco se fosse stato confermato che erano armati, ma noi dovevamo confermare l’identificazione, prima di tutto”.
Così, non avevamo neppure iniziato, ancora, a controllare l’area di atterraggio”, perché in quel momento c’era un livello di minaccia superiore a est, con i taliban”, ha detto il pilota. “A proposito della chiamata dei ‘meno tre minuti’, è quando Gun 2 ha iniziato a dare un’occhiata all’area di atterraggio. Direi che quello è il primo momento in cui abbiamo veramente iniziato a controllare quell’area”.
La pianificazione dell’invio di una forza di reazione rapida si presume sia fatta in relazione alla missione principale. In questo caso non è stato così. La pianificazione è iniziata poco dopo l’una di notte, ed è durata meno di un’ora.
Il comandante dell’AC-130 ha riferito che nessuno, realmente, ha coordinato le operazioni definendo chiaramente chi dovesse controllare i taliban in fuga nella parte orientale della valle, e chi avrebbe dovuto guardare ad ovest per coprire Extortion 17.
Quel coordinamento probabilmente avrebbe potuto funzionare meglio, e, io credo, non sono sicuro, ci e sembrato che l’intero piano di attacco alla zona fosse approssimativo, io credo”, ha detto. “Io non so se questo sia il caso, ma è un genere di cosa che io pensavo avrebbe potuto essere condotta un po’ meglio”.
L’operatore dei sensori dell’AC 130 ha dichiarato: “Semplicemente non ci piaceva l’idea di portare un altro elicottero in zona, specialmente senza un team a terra che mettesse in sicurezza l’area di atterraggio per loro”.


Valutazioni
Secondo I familiari delle vittime, la missione era nata male fin dall’inizio: utilizzare un velivolo inadeguato, volarci verso una zona di atterraggio non verificata e non sorvegliata, infestata di taliban, e mettere su una missione un piano di reazione nel giro di minuti per un’azione che avrebbe dovuto essersi conclusa alcune ore prima.
Il Times ha chiesto l’opinione di un ufficiale dei corpi speciali attualmente in servizio, e che può parlare solo in anonimato e confidenzialmente.
In questo caso, il CH-47 è stato utilizzato in modo completamente inappropriato, date le sue caratteristiche, e il risultato è stata la morte di tutti quelli che erano a bordo”, ha detto l’ufficiale.
Le forze di primo livello devono essere impiegate dietro una accurata pianificazione”, ha aggiunto. “Il costo e il tempo necessario per il loro addestramento comporta che utilizzarle in un modo così inadeguato, come forza di reazione rapida, e in questo contesto, pone risorse critiche a un livello di rischio assolutamente eccessivo, specialmente se utilizzati con questa concentrazione di truppe in una missione del tutto non critica”.
Il Team 6 dei SEAL e la Delta Force dell’esercito sono considerate le risorse di primo livello, le più specializzate unità d’elite impiegate nel controterrorismo.
Quando abbiamo chiesto come un talebano, di notte, abbia potuto colpire il CH-47, ha aggiunto, “non mi sono mai chiesto come abbia potuto fare a colpirlo, non esiste il buio assoluto, e il CH-47 è un bersaglio enorme e rumoroso”.
Il consulente legale del Generale Colt ha iniziato una sessione di interviste con le truppe di terra dicendo: “Ovviamente, qui abbiamo un’inchiesta del Comando Centrale affidata a un ufficiale Generale per essere certi che abbiamo collegato tutti i punti e che il nostro rapporto sia accurato e completo, e che non sia rimesso in discussione dai soliti gruppetti di civili”
Un mese dopo il giorno più tragico della guerra, gli Stati Uniti hanno avuto una specie di vendetta. Il comando NATO a Kabul ha annunciato l’uccisione di Tahir con un preciso attacco aereo, mentre era in compagnia di un altro terrorista.
Traduzione per Megachip a cura di Giampiero Obiso e Pino Cabras.

NOTA DI PINO CABRAS:

Abbiamo già pubblicato articoli su questo oscuro avvenimento sin dal 2011:

Già dopo tre mesi dai fatti di Abbottabad, durante i quali si eliminò dalla storia l'icona del supercattivo Osama Bin Laden, erano già morti 17 su 25 componenti del Team Six dei Navy SEALs. Ad oggi, un incidente dopo l'altro, siamo già a 23 morti su 25. La storia comincia a non quadrare non solo per noi.
L'articolo che avete letto è stato pubblicato da un quotidiano conservatore USA, il Washington Times. Estremamente conservatore è anche l'approccio dei familiari delle vittime, molti dei quali vivono nell'America profonda delle piccole comunità e delle grandi chiese cristianiste che punteggiano la Bible Belt.
Come avete modo di leggere, per loro non è in discussione la Guerra infinita contro nemici incomprensibili, i taliban che – come quarant'anni fa i vietcong – stranamente osano sparare a chi occupa il loro territorio.
Lungi dal mettere in discussione la guerra, i familiari del Team Six eliminato si lamentano che le direttive sulle modalità di combattimento proteggono troppo gli afghani: per loro, si dovrebbe poter sparare al mimimo sospetto, a costo di colpire innocenti. Non si pongono il problema di aggravare così un quadro già odioso di attacchi indiscriminati su assembramenti sospetti, come i tanti banchetti nuziali spazzati via dall'aeronautica USA in Afghanistan e in Pakistan.
I parenti dei Navy SEALs sacrificati pagano dunque il prezzo di un'ideologia che non permette loro di aprire gli occhi sulla guerra. Ma l'ideologia non arriva a impedire loro di vedere i fatti. E i fatti, nella strage del team, sono semplici: quella storia non sta in piedi, le inchieste sono state dei vergognosi insabbiamenti, tutto il potere USA – politici, militari, grandi media - ha lavorato sin dall'inizio per depistare e ingannare. Dall'11/9 in poi, questa palude di inganni pervade la costituzione materiale di USA e satelliti, e le Commissioni d'inchiesta sono Commissioni d'insabbiamento, tanto da dichiararlo, quando spiegano di non voler accertare colpe.

1NdT: Si tratta della stessa identica formula adottata dalle Commissioni d'inchiesta statunitensi sui fatti dell'11/9.

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