31 marzo 2008

La recensione/ Tra Orwell e la strage delle Torri gemelle, Nonno Bush e le follie dei guerrafondai

Di seguito potete leggere alcuni stralci tratti dalla recensione del mio libro scritta da Paolo Maccioni sul numero di marzo 2008 del mensile Sardinews .

Prescott Sheldon Bush [Fonte: USGov]


L’ultimo contributo all’intenso dibattito planetario sugli eventi dell’11 settembre arriva dalla Sardegna. È sardo l’autore del volume Pino Cabras, funzionario di una banca d’affari, ed è sarda la giovane ed ambiziosa casa editrice Aìsara.

Il clima del libro, o forse del mondo, è introdotto da un’epigrafe tratta dal celebre “1984” di George Orwell, che suona come una profezia: “Non importa che la guerra stia davvero avvenendo, e, poiché nessuna vittoria decisiva è possibile, non importa che la guerra stia andando male. Tutto quel che serve è che uno stato di guerra esista.”

Cabras, laureato in Scienze Politiche, non si limita alla materia strettamente legata agli eventi di quel giorno: ricostruisce gli antefatti, esplora i retroscena e i trascorsi. Scopriamo ad esempio qualcosa che l’umanità intera, o quasi, ignora o tace: che il nonno dell’attuale presidente Usa, Prescott Sheldon Bush «fu amministratore e socio della Union Banking Corporation, banca fondata per finanziare la riorganizzazione dell’industria tedesca», il cui partner più importante in Germania era l’industriale nazista Fritz Thyssen. La banca «investiva ad esempio nell’Overby Development Company e nella Silesian-American Corporation (diretta dallo stesso Bush), da cui l’industria bellica di Hitler si approvvigionava di carbone anche dopo l’entrata in guerra degli Usa.» Investiva inoltre nella compagnia di navigazione Hamburg-American Line, le cui navi, negli ani Trenta, fornivano le milizie naziste di armi provenienti dagli Stati Uniti. L’attivismo del senatore Prescott S. Bush fu premiato: venne insignito dal regime nazista dell’“Aquila tedesca”, il certificato di attribuzione di questa onorificenza in data 7 marzo 1938 fu firmato da Adolf Hitler e dal segretario di Stato Otto Meissner, come risulta dagli archivi del Dipartimento della Giustizia statunitense.

L’autore racconta la genesi e la formazione del movimento neocon, l’humus nel quale sarebbero state incubate “le strategie per una guerra mondiale” del titolo, che hanno avuto suggello e non origine in quella fatidica data, e ancora illustra il terreno nel quale è maturato il PNAC, acronimo del Progetto per un Nuovo Secolo Americano, think tank con base a Washington fondato fra gli altri da Dick Cheney e Donald Rumsfeld, che da anni progettava la guerra permanente in Medio Oriente prima all’Iraq, poi all’Iran e così via […].

Quanto agli eventi dell’11 settembre, l’autore entra nel merito delle omissioni, delle menzogne e delle contraddizioni della Commissione d’inchiesta. Cosa per la quale Cabras è in ottima e nutrita compagnia: secondo un recente sondaggio effettuato dall’istituto Zogby (fra i più autorevoli di statistica negli Usa) il 51% dei cittadini americani vorrebbe indagare su Bush e Cheney, il 67% ritiene la Commissione d’inchiesta sull’11/9 colpevole di non avere indagato sull’anomalo crollo del WTC7 inspiegabilmente ignorato dai lavori della commissione e rimosso dalla memoria collettiva […].

Proprio le tre persone che avevano rivestito le più alte cariche in quella commissione (Lee Hamilton, Thomas Kean e l’ex direttore esecutivo Philip Zelikow), sono infatti giunte a denunciare apertamente di essere state “consapevolmente impedite” nella ricerca della verità. «Memorandum uscito dalla penna di Zelikow nel dicembre 2007 e di cui non si ricorda traccia nelle aperture dei tg o dei quotidiani come probabilmente avrebbe meritato» osserva Cabras.

Per venire ai nostri giorni, dopo avere ricostruito gli stretti rapporti, consolidati dal tempo, fra i Bush e i bin Laden, Cabras analizza tutti i segmenti funzionali al controllo degli eventi scatenati dall’11 settembre e privilegia alcuni filoni forse meno esplorati: il consolidarsi del corpus giuridico da “Stato d’eccezione” all’interno dell’ordinamento statunitense, le tecniche di manipolazione di alcune agenzie di disinformazione, prima fra tutte il MEMRI, il ruolo delle esercitazioni militari come leve esecutive per i grandi attentati del 2001 in USA e del 2005 in Gran Bretagna. Infine si sofferma sul fatto, dimostrato con parecchi riferimenti, che a Mosca avessero compreso subito come l’11 settembre fosse frutto di una lotta interna all’establishment USA, una lotta non ancora conclusa e che arriva all’assassinio di Benazir Bhutto e all’alt delle agenzie di spionaggio che scongiura, per ora, un attacco all’Iran.

Un manuale ricco di citazioni, fonti e riferimenti, che va ad aggiungersi alla già nutrita schiera di volumi e ricerche affini. Un ulteriore strumento che può aiutare qualcuno a non trovarsi inerme di fronte al cupo panorama mondiale ben riassunto dall’altra delle due epigrafi del libro, ancora tratta da “1984” di George Orwell: “L’atmosfera sociale è quella di una città assediata... E allo stesso tempo la consapevolezza di essere in guerra, e perciò in pericolo, fa sì che il trasferimento di tutto il potere a una piccola casta sembri la naturale, inevitabile condizione di sopravvivenza.” […]

Paolo Maccioni


Le altre recensioni:
Undici Settembre: la verità (forse) ha le gambe lunghe,
La recensione su Luogocomune.net

2 commenti:

Elsa ha detto...

se ti va passa dal mio blog a leggere una storia di Sardegna

ciao

Anonimo ha detto...

Da leggere. E far leggere.
Bel lavoro, Pino!
MammaTigre