21 marzo 2008

Il collasso della potenza americana

di Paul Craig Roberts.

Titolo originale:
A Bankrupt Superpower
The Collapse of American Power
pubblicato su «counterpunch»
il 18 marzo 2008.
Traduzione di Pino Cabras


Il dollaro oggi [fonte: http://www.worldproutassembly.org]

Nel suo famoso libro intitolato The Collapse of British Power [Il collasso della potenza britannica] (1972), Correlli Barnett racconta che nei primi giorni della Seconda Guerra Mondiale alla Gran Bretagna l'oro e la valuta straniera necessari a finanziare le spese di guerra bastavano per appena pochi mesi.
I britannici si rivolsero agli americani per finanziare la loro capacità di portare avanti la guerra. Barnett scrive che questa dipendenza segnò la fine della potenza britannica.

Fin dal loro inizio, le guerre americane del XXI secolo contro l’Afghanistan e l’Iraq sono state delle guerre “in rosso” finanziate da stranieri, soprattutto cinesi e giapponesi, che acquistano i buoni del tesoro che il governo USA emette per coprire i suoi bilanci in rosso.

L’amministrazione Bush prevede un deficit di bilancio federale pari a 410 miliardi di dollari per quest’anno, il che indica che, siccome il saggio di risparmio USA è circa zero, gli USA dipendono dagli stranieri non solo per finanziare le loro guerre ma anche per finanziare parte della spesa pubblica interna. I prestatori stranieri stanno pagando gli stipendi statali USA – forse quello dello stesso presidente – o stanno finanziando le spese dei vari ministeri. Dal punto di vista finanziario, gli Stati Uniti non sono una nazione indipendente.

La previsione del deficit da 410 milioni di dollari dell’amministrazione Bush si basa sul presupposto irrealistico di una crescita del PIL del 2,7% nel 2008, mentre di fatto l’economia USA è caduta in una recessione che potrebbe essere grave. Non ci sarà alcuna crescita del 2,7%, per cui il vero deficit si dilaterà ben oltre i 410 miliardi di dollari.
Così come il bilancio pubblico è in confusione, altrettanto lo è il dollaro USA che continua a vedere declinare il suo valore rispetto alle altre valute. Il dollaro è sotto pressione non solo per via dei deficit di bilancio, ma anche a causa degli immani deficit commerciali e delle aspettative d’inflazione che derivano dallo sforzo della Federal Reserve volto a stabilizzare il perturbatissimo sistema finanziario con grandi iniezioni di liquidità.

Un sistema monetario e finanziario sconvolto e grandi deficit di bilancio e commerciali non mostrano un bel viso ai creditori, eppure Washington nella sua sfacciataggine sembra credere che gli USA possano contare per sempre sui cinesi, i giapponesi e i sauditi per finanziare il tenore di vita dell’America oltre i suoi mezzi. Immaginate lo sgomento quando arriva il giorno in cui un’asta del Tesoro USA sui nuovi strumenti di debito non risulta interamente sottoscritta.
Gli USA hanno gettato al vento 500 miliardi di dollari in una guerra che non serve ad alcuno scopo americano, Inoltre quei 500 miliardi sono soltanto le spese vive. Non includono i costi di sostituzione degli equipaggiamenti distrutti, né i futuri costi previdenziali per i veterani, né il costo degli interessi da pagare sui prestiti che hanno finanziato la guerra, né il PIL statunitense perso per aver deviato delle risorse scarse sulla guerra. Gli esperti che non fanno parte degli ingranaggi di governo calcolano che il costo della guerra irachena raggiunga i 3mila miliardi di dollari.

Il candidato alla presidenza repubblicano ha detto che sarebbe lieto di continuare la guerra per 100 anni. Con quali risorse? Quando i creditori dell’America considerano il nostro comportamento vedono una totale irresponsabilità fiscale. Vedono una nazione ingannata che crede che gli stranieri continueranno ad accumulare il debito USA fino alla fine dei tempi.
La questione vera è che gli USA sono in bancarotta. David M. Walzer, il Comptroller General degli USA nonché capo del GAO (Government Accountability Office, una funzione paragonabile alla nostra Corte dei Conti, NdT), nel suo rapporto del 17 dicembre 2007 al Congresso sul rendiconto finanziario del governo USA ha annotato che “il governo federale non ha mantenuto un controllo interno efficace sulla rendicontazione finanziaria (comprese le attività di salvaguardia) né ha ottemperato a importanti leggi e regolamenti alla data del 30 settembre”. Detto nel linguaggio di tutti i giorni: il governo USA non passerebbe una revisione di bilancio.
Come se non bastasse, il rapporto GAO ha indicato che le passività accumulate del governo federale “assommavano a circa 53mila miliardi di dollari al 30 settembre 2007”. Nessun fondo è stato messo da parte per coprire questo sconvolgente passivo.

Tanto perché il lettore capisca, 53mila miliardi di dollari sono 53 milioni di milioni di dollari.
Stanco di parlare a delle orecchie sorde, Walzer si è recentemente dimesso dalla carica di capo del Government Accountability Office.

Al 17 marzo 2008, un franco svizzero valeva più di un dollaro. Nel 1970 il tasso di cambio era di 4,2 franchi svizzeri per un dollaro. Nel 1970 un dollaro comprava 360 yen giapponesi. Oggi un dollaro compra meno di 100 yen.

Se tu fossi un creditore, vorresti tenerti un debito in una valuta che registra prestazioni così scarse rispetto a quelle di una moneta di una piccola nazione isolana che venne colpita atomicamente e sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale, o rispetto a una piccola nazione europea senza sbocchi al mare abbarbicata alla sua indipendenza e che non fa parte dell’Unione europea?

Ti terresti il debito di un paese le cui importazioni eccedono la sua produzione industriale? Secondo le ultime statistiche USA riportate il 28 febbraio 2008 su «Manufacturing and Technology News», nel 2007 le importazioni erano il 14% del PIL statunitense mentre la produzione manifatturiera USA comprendeva il 12% del PIL. Un paese le cui importazioni eccedano la sua produzione industriale non può chiudere il suo deficit commerciale esportando di più.

Il dollaro ha anche visto crollare il suo valore rispetto all’Euro, la moneta di una nazione immaginaria che non esiste: l’Unione europea. La Francia, la Germania, l’Italia, l’Inghilterra e altri membri della Ue esistono ancora come nazioni sovrane. L’Inghilterra conserva addirittura la propria moneta. Eppure l’Euro batte nuovi primati ogni giorno contro il dollaro.
Noam Chomsky recentemente ha scritto che l’America pensa di “possedere” IL mondo. Questa è decisamente la visione dell’amministrazione Bush egemonizzata dai neocon. Ma la realtà effettuale è che gli USA “devono” AL mondo. La “superpotenza” USA non può nemmeno finanziare le proprie operazioni interne, tanto meno le sue guerre gratuite, se non attraverso l’accondiscendenza di stranieri a voler prestare denaro che non potrà essere ripagato.
Gli Stati Uniti non ripagheranno mai i prestiti. L’economia americana è stata devastata dalle delocalizzazioni, dalla concorrenza straniera e dall’immigrazione di stranieri con il permesso di lavoro, mentre si aggrappa a un’ideologia di libero scambio che avvantaggia i pesci grossi delle multinazionali e gli azionisti a spese della forza lavoro americana. Il dollaro sta fallendo nella sua funzione di moneta di riserva e sarà presto abbandonato.

Quando il dollaro smetterà di essere la valuta di riserva, gli USA non saranno più capaci di pagare i propri conti facendosi prestare più denaro dagli stranieri.
A volte mi chiedo se la “superpotenza” fallita riuscirà a raggranellare le risorse per riportare a casa i soldati posizionati nelle sue centinaia di basi oltremare, o se costoro saranno semplicemente abbandonati.

Paul Craig Roberts è stato sottosegretario al Tesoro nell'amministrazione Reagan. E' stato commentatore sulle pagine del «Wall Street Journal» e collaboratore della «National Review».
È coautore di
The Tyranny of Good Intentions
Gli si può scrivere su PaulCraigRoberts, at, yahoo, punto, com.
Si veda sul tema anche un interessante video olandese:

2 commenti:

Rolando Martins ha detto...

La verita' e' una sola: quanto tutti starebbero bene nel mondo se non ci fosse l'America. L'America e gli ebrei che la pilotano sono il cancro del mondo: dissesti finanziari, invasioni e guerre inutili giustificati da menzogne, massacri di gente innocente, torture di prigionieri, armi vietate, bambini deformi per l'uranio impoverito... e tutto questo basato sulla superbia, sull'arroganza, e sull'ignoranza...

pino cabras ha detto...

Non mi piacciono le metafore sanitarie applicate a un gruppo umano (l'America, gli ebrei, gli italiani, i musulmani, ecc.), da definire con tanta leggerezza come un "cancro", una volta estirpato il quale si starebbe bene. No, vanno fatte analisi molto più spassionate e capaci di distinguere, e meno riduzionistiche.
Il cumulo di potere in mano alle classi dirigenti che gravitano su Washington, Londra, New York e Gerusalemme attira la nostra critica e l'impegno per cambiarlo, perché quel potere ha più diretta responsabilità per quanto accade nel mondo.
Però credo che tutti i gruppi umani, le culture, i popoli, siano chiamati a svolgere un ruolo essenziale, ognuno con il suo contributo per un grande ripensamento delle sfide inedite della nostra epoca, ora che ha superato il crinale dell'Apocalisse possibile (ambiente, guerre, vita delle masse di miliardi di esseri umani). Non credo proprio che il mondo possa sopravvivere senza l'apporto di tutti, compresi coloro più addentro alle responsabilità dei grandi guai planetari.