di
Glenn Greenwald.
The Intercept.
The Intercept.
James Clapper, il massimo funzionario della
sicurezza nazionale di Obama e direttore della National Intelligence, chiede di
armare le forze ucraine: chi verrebbe rafforzato in realtà?
È facile dimenticare che, appena due anni
fa, il presidente Obama era deciso a bombardare la Siria e a rovesciare il
regime di Assad, e che organismi dell’establishment statunitense avevano
lavorato alla creazione delle basi su cui si fondava quella campagna. La NPR (National Public Radio) cominciò scrupolosamente a pubblicare relazioni di funzionari statunitensi anonimi secondo
cui la Siria aveva accumulato grandi quantità di armi chimiche; il New York Times riportò
che Obama stava «incrementando gli aiuti ai ribelli e raddoppiando gli sforzi
per radunare una coalizione di paesi allineati per abbattere Assad con la
forza»; il segretario di Stato John Kerry sottolineò
che la destituzione forzata di Assad era «una questione di sicurezza nazionale»
nonché «una questione di credibilità degli Stati Uniti d'America».
Coloro che si opponevano alla campagna di
bombardamenti contro il “cambiamento di regime” anti-Assad sostenevano che,
mentre alcuni ribelli erano siriani qualsiasi, i “ribelli” armati e legittimati
dagli Stati Uniti (cioè, gli unici combattenti di fatto contro Assad) erano in
realtà estremisti violenti e anche terroristi legati ad Al-Qa'ida o peggio. Coloro
che argomentavano tutto ciò venivano sistematicamente additati come sostenitori
di Assad perché si dava il caso che questo fosse lo stesso ragionamento che faceva
Assad, cioè che i combattenti più efficaci contro di lui erano jihadisti e
terroristi.
Ma nel momento in cui si è reso necessario
giustificare il coinvolgimento degli Stati Uniti in Siria, questo discorso a
Washington è stato rapidamente trasformato da tabù in saggezza popolare. Gli Stati
Uniti ora bombardano la Siria, naturalmente, ma anziché combattere contro
Assad, il dittatore siriano è (ancora una volta) alleato e partner dell'America. La base logica per la campagna di bombardamenti americana
è la stessa cui Assad si è a lungo richiamato: che quelli che combattono contro
di lui sono peggio di lui perché sono legati ad Al-Qa'ida e ISIS (anche se per
anni gli americani hanno finanziato e armato quelle fazioni e i più stretti alleati degli
USA nella regione continuano a farlo).
Una dinamica simile è in atto in Russia e
Ucraina. Ieri James Clapper − il massimo funzionario della sicurezza nazionale di
Obama e direttore della National Intelligence − ha detto in una commissione del
Senato «che sostiene l’armamento delle forze ucraine contro i separatisti filorussi»,
come ha riportato il Washington Post. Gli
USA hanno già fornito aiuti “non letali” alle forze ucraine, e Obama ha detto
che sta valutando di armarle. Chi, esattamente, verrebbe rafforzato?
Da tempo il presidente russo Vladimir Putin
ha detto che gruppi ultranazionalisti, fascisti e anche neonazisti hanno
guidato il colpo di Stato dell’anno scorso in Ucraina e il conseguente regime
di Kiev. Anche la testata giornalistica televisiva Russia Today fa spesso riferimento al «ruolo attivo che gruppi di
estrema destra hanno giocato sul versante filogovernativo in Ucraina a partire
dal violento colpo di Stato dell’anno scorso».
Per questo motivo, evidenziando che armare
il regime di Kiev rafforzerebbe i fascisti e i neonazisti, chiunque sarebbe
immediatamente accusato di essere un propagandista di Putin: esattamente come sono
stati accusati di essere propagandisti di Assad quelli che sostenevano che i
migliori combattenti contro Assad erano affiliati di Al-Qa'ida (finché questa
non è diventata la posizione ufficiale del governo degli Stati Uniti). I resoconti
dei media americani rappresentano costantemente il conflitto in Ucraina come
una nobile lotta combattuta da amanti della libertà: i democratici filooccidentali
di Kiev contro gli aggressivi oppressori separatisti dell’est “sostenuti dai
russi”.
Ma proprio come era vero in Siria, mentre
alcuni partecipanti al colpo di Stato ucraino erano ucraini normali in lotta
contro un regime corrotto e oppressivo, le dichiarazioni sui teppisti fascisti
che capeggiano la lotta per il governo di Kiev sono in realtà vere. Lo scorso
agosto, scrivendo di politica estera dall'Ucraina orientale, Alec Luhn ha fatto queste osservazioni:
«Le forze filorusse hanno detto che stanno combattendo contro i nazionalisti e i “fascisti” ucraini, e nel caso dell’Azov e di altri battaglioni queste affermazioni sono sostanzialmente vere... Il battaglione Azov, il cui emblema comprende anche il "Sole Nero", simbolo occulto usato dalle SS naziste, è stato fondato da Andriy Biletsky, capo dei gruppi neonazisti di Assemblea Sociale Nazionale e Patrioti dell'Ucraina».
Nel mese di settembre, Shaun Walker – il
corrispondente da Mosca per il Guardian –
ha raccontato la sua esperienza di giornalista aggregato alle forze − schierate
con Kiev − del battaglione Azov, che ha definito «la forza più potente e
affidabile dell'Ucraina sul fronte contro i separatisti». Mentre ha liquidato
come “gonfiati” gli avvertimenti russi secondo cui questi gruppi cercano di fare
pulizia etnica in tutta l’Ucraina, Walker ha descritto «le tendenze di estrema
destra, anche neonaziste, di molti dei suoi membri», e ha evidenziato che «Amnesty International ha chiesto al governo ucraino di indagare sulle violazioni
dei diritti e sulle possibili esecuzioni da parte di Aidar, un altro
battaglione». La principale preoccupazione di Walker era che queste milizie
fasciste, una volta sconfitti i separatisti, intendessero mantenere il
controllo di Kiev per imporre la propria visione ultranazionalista su tutto il
paese.
Da quando è avvenuto il colpo di Stato di
Kiev, questi fatti spiacevoli riguardanti le forze filogovernative sono stati per
lo più ignorati dalla maggior parte dei resoconti dell’establishment mediatico USA,
lasciando una manciata di commentatori a rilevarli. Nel gennaio dello scorso
anno, durante il colpo di Stato, Seumas Milne del Guardian ha dichiarato che il racconto della moralità occidentale sull’Ucraina –
democrazia/combattenti contro Putin/oppressori − «riporta solamente il legame
più superficiale con la realtà» e che, invece, «i nazionalisti di estrema
destra e i fascisti sono stati al cuore delle proteste e degli attacchi contro edifici governativi». La britannica
Channel 4 ha parlato del ruolo centrale svolto da estremisti di destra ultranazionalisti in quel colpo di Stato,
rilevando che il senatore John McCain si è recato nella capitale ucraina [vedi foto sopra] e ha condiviso il
palco con i peggiori elementi fascisti. Justin Raimondo di antiwar.com da molto tempo sta denunciando «l’ascesa di un movimento di massa autenticamente fascista nei corridoi del potere a Kiev», rilevando che, lungi dall'essere un
pugno di elementi marginali, «gli attivisti dei due principali partiti fascisti
in Ucraina − Svoboda e ‘Settore Destro’ – forniscono agli insorti il nerbo necessario per prendere
il controllo di edifici governativi a Kiev e in tutta l'Ucraina occidentale».
Questi fatti sono ormai talmente evidenti
che anche le organizzazioni occidentali più mainstream
sono ora costrette a rilevarli. La scorsa settimana, Vox ha pubblicato un articolo di Amanda Taub sui «circa trenta di questi eserciti privati che
combattono dalla parte ucraina», i cui «combattenti sono accusati di gravi violazioni dei diritti umani, tra cui rapimenti, torture ed esecuzioni senza
un regolare processo». Sebbene sostenga che le milizie operino in gran parte autonomamente
rispetto al governo centrale di Kiev, Taub rileva comunque la loro progressiva
centralità nella lotta contro i separatisti e ne riconosce anche l'uso esplicito
da parte dei funzionari di Kiev:
«Le milizie hanno anche guadagnato più potere perché il governo ucraino, guidato dal nuovo presidente Petro Poroshenko, ha portato i loro amici nelle alte sfere. Per esempio, Arsen Avakov − il ministro degli Interni di Poroshenko − è stato in precedenza il leader del blocco politico dell'ex primo ministro Yulia Timoshenko in Ucraina orientale. Ha un'alleanza di lunga data con i membri del battaglione Azov, un'organizzazione di estrema destra i cui aderenti hanno una storia di propaganda antisemita e idee neonaziste. Avakov ha usato la sua posizione per sostenere il gruppo, arrivando a nominare Vadim Troyan − un vice-leader dell’Azov − capo della polizia per l'intera regione di Kiev. E anche il leader dell’Azov, Andriy Biletsky, è ora un membro del Parlamento».
Ieri The
Intercept ha pubblicato il reportage di Marcin Mamon sul ruolo che gli jihadisti stanno giocando nel conflitto
per conto del governo di Kiev.
La propaganda mediatica statunitense ha
cercato non solo di glorificare il regime di Kiev sopprimendo tutti questi
elementi, ma ha anche attivamente demonizzato i separatisti come poco più che
pedine controllate da Putin. Infatti, come Max Seddon del sito web
d’informazione BuzzFeed descrive in un eccellente articolo da una roccaforte separatista in Ucraina orientale,
quelli che combattono contro Kiev hanno una serie di considerevoli rimostranze
contro il governo ucraino abbastanza indipendenti da qualsiasi agenda di Putin,
compresa la violenza contro i civili e l’antico disprezzo per gli abitanti dell’est
del paese:
«Proprio in quelle aree in cui l’Ucraina sta lottando per riconquistarle, il pressoché costante bombardamento dell’artiglieria e un blocco economico paralizzante hanno irrigidito gli atteggiamenti a un punto di non ritorno. Quasi ogni giorno un bombardamento esige la vita di civili: la madre di qualcuno, un marito, un figlio. E ogni giorno la riconciliazione tra i milioni di cittadini ucraini di qui e il governo ucraino appare sempre più lontana».
A prescindere da qualsiasi altra cosa,
questo è l'ennesimo caso in cui il governo USA − seguito come sempre dal suo
supporto mediatico − fabbrica un racconto morale manicheo per giustificare il proprio
coinvolgimento e il militarismo. Così mentre gli Stati Uniti hanno passato anni
a finanziare e armare esattamente gli elementi estremisti che dichiarano di
voler combattere − in Libia, in Siria, e molto prima di questo in Afghanistan –
attrezzando militarmente le forze ucraine, hanno dato potere a una squadra
mostruosa di fascisti ed espliciti simpatizzanti nazisti. Il colpo di stato in
sé, che il governo degli Stati Uniti ha sostenuto, quasi certamente ha fatto
esattamente questo.
Si può discutere se conferire forza a
questi delinquenti sia una qualità o un errore: non è certo raro per gli Stati
Uniti il fatto di armare e sostenere deliberatamente elementi fascisti e altri
tiranni assortiti che si pensa possano favorire gli interessi americani (si veda l’articolo odierno di David Ignatius in cui sostiene che il dittatore egiziano,
il generale Abdel Fata Sisi, è malvagio come Mubarak quando si tratta di
violazioni dei diritti umani, tuttavia gli Stati Uniti devono continuare fermamente
a sostenerlo affinché conservi la "stabilità"). Ma almeno, quando gli
Stati Uniti vanno a letto con regimi come quello saudita o quello egiziano, la
maggior parte delle persone capisce il tipo di alleato che ha abbracciato. Nel caso dell'Ucraina, questi fatti sono stati quasi del
tutto esclusi dal discorso principale. Ora che il funzionario capo della
sicurezza nazionale di Obama chiede espressamente di armare tali forze, è
vitale che si capisca la vera natura degli alleati dell'America in questo
conflitto.
Foto: Sergei
Chuzavkov/AP, via The Intercept
Email dell’autore:
glenn.greenwald@theintercept.com
Traduzione per Megachip a cura di Emilio
Marco Piano.
Link alla versione italiana: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=116784&typeb=0&Le-armi-USA-e-l-ascesa-nazista-in-Ucraina.
Link alla versione italiana: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=116784&typeb=0&Le-armi-USA-e-l-ascesa-nazista-in-Ucraina.
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