di Pino Cabras.
Matteo
Renzi è un mentitore pericoloso. Ha illuso milioni di elettori con
la narrazione del Rottamatore, ma ha rottamato solo chi gli si
opponeva, imbarcando ogni genere di boss e sotto-boss nella sua
scalata (ai suoi comizi li trovi in prima fila).
Ha
dichiarato solennemente di non voler andare a Palazzo Chigi senza
legittimazione popolare, e intanto disegna ogni possibile scenario –
incluso Palazzo Chigi - con un parlamento eletto con una legge
incostituzionale, che Renzi vuole peraltro peggiorare con l'aiuto del
Caimandrillo (con il quale – altra bugia per prendere i voti –
diceva che non si potevano mai fare accordi).
Ogni
linea di fiducia da lui ricevuta viene piegata verso il suo
contrario.
Certo,
Renzi ha un disegno. Ma questo disegno non è nelle mani di alcuno
che gli abbia dato fiducia dal basso. È nelle mani dei veri potenti
che detengono le cambiali politiche che Renzi ha firmato durante la
fase ascendente della sua parabola.
In
Sardegna qualche giorno fa il segretario del PD ha chiesto di dargli
credito anche qui, candidando un renziano della prima ora come
presidente della Regione. Dove finirebbe questo voto? Dove mai andrà
il “voto utile” in mano a Renzi? In quale manovra di palazzo, in
quale strategia dell'alta finanza verrebbe bruciato? In quale
menzogna da Piano di rinascita democratica? Ogni complicità con il
nuovo Sovversore dall'alto diventa intollerabile ogni minuto di più.
In tanti saranno costretti ad aprire gli occhi, e a comprendere la
differenza fra militanti e militonti. Ma hanno riflessi troppo lenti.
La riscossa – a trent'anni dalla morte di Enrico Berlinguer -
passerà da altre parti.
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