29 maggio 2013

Un governo ombra contro la nuova guerra fredda

di Pino Cabras e Carlo Tia - da Megachip

Il tempo che trascorre prima della probabile crisi acuta del prossimo autunno ormai vola. I massimi responsabili della crisi non hanno un "piano B". Ma non c'è solo l'economia: c'è la Siria, dove si stanno concentrando le tensioni sismiche del mondo.
Per l'economia rimane del tempo (forse) per far crescere l'opposizione nei confronti dell'Europa dittatoriale del Fiscal Compact e dell'austerity, prima delle fatidiche elezioni tedesche del prossimo 22 settembre, e in vista delle elezioni europee del 2014.
Per la Siria invece, ossia per la guerra - cioè per una guerra catastrofica - non rimane (forse) più altrettanto tempo allo scopo di scongiurarla. Il precipitare delle cose potrà apparire improvviso e inspiegabile ai più. Abbiamo precedenti recenti: in Libia, l'Italia si è trovata in guerra senza che milioni di persone sapessero perché.
Le crisi avvengono in parte perché devono avvenire (dopo che i problemi sociali e politici irrisolti si accumulano), ma in parte si compiono perché sono pianificate. C'è chi pianifica e dosa i tempi della crisi economica, usando l'arma dello spread e analoghe pistole finanziarie, e c'è chi pianifica e dosa la guerra, usando anche tutte le altre armi. Ognuna delle pianificazioni cerca di scandire i tempi, ma ora i tempi non coincidono. I pezzi sulla scacchiera militare si stanno muovendo prima di quelli economici.
Siamo stati purtroppo buoni profeti, oltre un anno fa, nel descrivere dove sarebbe andata a parare la demolizione intenzionale della Siria, quando prevedevamo l'inevitabile scenario di oggi, che comincia a terrorizzare anche gli apprendisti stregoni che non volevano ascoltare le voci ragionevoli.
La pianificazione bellica ricalca un manuale, l'ormai famigerato Path To Persia (la via verso la Persia, NdT) della Brooking Institution: un concentrato di cinismo imperialistico che spiega come si fa a destrutturare le nazioni ("quelle" nazioni). Ovunque si possono scovare buone ragioni amiche da riempire di bigliettoni verdi e di armi, buone ragioni nemiche viceversa da svilire e demonizzare, o cattive ragioni da trattare come irredimibili, o normali contrasti sociali ed etnici da rendere irrisolvibili, o compromessi da respingere rigidamente fino a rendere normale una guerra civile fomentata sotto l'ombrello ipocrita e "umanitario" di una No-Fly Zone.
Sulla crisi siriana si è innestata una pianificazione a tavolino che aveva uno scopo: cacciare via la Russia dal Mediterraneo, sloggiarla dalla sua base siriana di Tartus, una vera spina nel fianco per gli USA e Israele in vista del controllo delle vie di comunicazione aeree, nel momento in cui il Path To Persia prevederà l'attacco all'Iran.
L'accordo USA-Russia per un conferenza di pace sulla Siria a Ginevra sembra essere morto prima ancora di entrare in fase preparatoria, grazie alla sciagurata decisione dei ministri degli esteri dell'Unione Europea di levare l'embargo alla fornitura di armi ai "ribelli" anti regime. La replica della Russia non si é fatta attendere: il vice ministro degli affari esteri russo ha annunciato che, per evitare che «alcune teste calde» immaginino di ripetere in Siria il corridoio umanitario aereo-bombarolo delle zone di interdizione aerea sulla Libia, prima di un intervento armato della NATO, o di alcuni suoi membri, saranno fornite alla Siria batterie missilistiche Terra-Aria tipo S-300.



Questa misura è anche una risposta allo spiegamento di batterie di missili Patriot statunitensi e tedeschi in Turchia, ai confini della Siria.
Israele ha già dichiarato che se Mosca agirà come preannunciato, Gerusalemme non resterà con le mani in mano. In termini geostrategici-diplomatici, tutto ciò significa che è già partito un braccio di ferro fra Russia, Cina, Iran, Siria, da una parte, e un blocco composito formato dagli USA, da Israele, Regno Unito, Francia, Turchia e le petromonarchie feudali, dall'altra parte.
Sappiamo che la decisione dei ministri UE è stata estremamente sofferta, poiché molti responsabili degli affari esteri si sono detti preoccupati per un fatto fondamentale: comunque vadano le cose sul terreno siriano, la decisione di levare l'embargo alle forniture di armi agli "insorti" equivale a seppellire ogni residua speranza di soluzione politica, come invece faceva sperare l'accordo USA-Russia.
Ma c'è stato di più: qualcuno ha avuto il coraggio di dire che questa decisione suona la campana d'avvio ufficiale della Seconda Guerra Fredda. Tutto un bel programma, con la gioiosa partecipazione di Emma Bonino: in rappresentanza dell'Italia (poco, assai poco) e, soprattutto, del Gruppo Bilderberg.
I tempi di questa seconda e ben più pericolosa crisi, sono dunque più ristretti rispetto alla crisi dell'Europa, che - al di là delle fiammate repentine che pure vediamo - ci sta cuocendo a fuoco lento.
È vero che c'è una lotta durissima all'interno dell'establishment statunitense e finanche in seno alle classi dirigenti israeliane sui tempi e i modi del confronto con l'Iran: l'ala "realista" non manca di far sentire la sua voce contro un attacco a Teheran. Lo fa da anni e ha segnato anche dei punti importanti per non far precipitare precocemente le cose. Ma tutti gli attori dello scenario internazionale ormai agiscono ritenendo che USA e Israele abbiano un calendario di guerra (uno scadenzario concordato a Gerusalemme nel corso dell'ultima visita di Obama a Netanyahu) e che intendano rispettarlo, costi quel che costi.
Nel corso dell'estate 2013 entreremo in un azzardato crescendo di tensioni dagli esiti imprevedibili, nei quali, come da copione, all'Italia non resterà che subire passivamente le decisioni degli altri.
Non ci sono più scuse per nessuno. Il pericolo di guerra cresce e bisogna proporre un'alternativa. Serve un progetto, di cui possa farsi carico un Governo Ombra italiano che cominci a lavorare subito e che si faccia conoscere con tutti i mezzi disponibili, insieme ad un progetto di respiro europeo, che, a sua volta, dia origine a un Governo Ombra Europeo, con una rappresentanza che sia la più allargata possibile a livello UE.
Non mancherebbero a tal fine le personalità autorevoli con esperienza, prestigio, convinzione, potenziale seguito presso l'opinione pubblica. Chi se ne fa carico in Italia? Il tempo non lavora a favore dell'opposizione, come ingenuamente crede Grillo. Il Movimento Cinque Stelle non può rimanere disinnescato, privo di incisività politica, esposto al farsi ulteriormente disinnescare, né può pensare di bastare a se stesso, davanti ai tanti elettori traditi dai partiti tradizionali o perplessi dai primi passi del M5S in questa legislatura. Il vero governo ombra che decide le sorti dell'Italia sta già agendo come se avesse scongiurato il "pericolo Grillo" ed è pronto a tutto pur di mantenere al potere i burattini di Palazzo Chigi e del Colle. Farli stare lì è condizione della continuazione delle politiche di austerità UE e garanzia di allineamento automatico al calendario di guerre già programmate.
Non ci saranno quindi prossime elezioni anticipate, né in autunno, né sino a quando non sarà terminato il capitolo "eliminazione Siria- Iran". Un'emergenza e uno "stato d'eccezione" potrebbero proiettare la crisi verso scenari più lunghi, interconnessi con una crisi mondiale più vasta.
Per chi voglia determinare altri scenari il momento per agire è dunque ora. Ripetiamo: chi se ne fa carico?

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