Il tempo che trascorre prima della
probabile crisi acuta del prossimo autunno
ormai vola. I massimi responsabili della crisi non hanno un "piano B". Ma non c'è
solo l'economia: c'è la Siria, dove si
stanno concentrando le tensioni sismiche
del mondo.
Per l'economia rimane del tempo (forse) per far crescere l'opposizione nei
confronti dell'Europa dittatoriale del Fiscal Compact e dell'austerity, prima
delle fatidiche elezioni tedesche del prossimo 22 settembre, e in vista delle
elezioni europee del 2014.
Per la Siria invece, ossia per la guerra - cioè per una guerra
catastrofica - non rimane (forse) più altrettanto tempo allo scopo di scongiurarla.
Il precipitare delle cose potrà apparire improvviso e inspiegabile ai più. Abbiamo
precedenti recenti: in Libia, l'Italia si è trovata in guerra senza che milioni di persone sapessero
perché.
Le crisi avvengono in parte perché devono
avvenire (dopo che i problemi sociali e politici irrisolti si accumulano), ma in
parte si compiono perché sono pianificate. C'è chi pianifica e dosa i tempi
della crisi economica, usando l'arma dello spread e analoghe pistole
finanziarie, e c'è chi pianifica e dosa la guerra, usando anche tutte le altre
armi. Ognuna delle pianificazioni cerca di scandire i tempi, ma ora i tempi non
coincidono. I pezzi sulla scacchiera militare si stanno muovendo prima di
quelli economici.
Siamo stati purtroppo buoni profeti,
oltre un anno fa, nel descrivere dove sarebbe andata a parare la demolizione intenzionale
della Siria, quando prevedevamo l'inevitabile scenario di oggi, che comincia a
terrorizzare anche gli apprendisti stregoni che non volevano ascoltare le voci
ragionevoli.
La pianificazione bellica ricalca un
manuale, l'ormai famigerato Path To Persia (la via verso la Persia, NdT) della Brooking Institution: un
concentrato di cinismo imperialistico che spiega come si fa a destrutturare le nazioni ("quelle"
nazioni). Ovunque si possono scovare buone ragioni amiche da riempire di
bigliettoni verdi e di armi, buone ragioni nemiche viceversa da svilire e demonizzare,
o cattive ragioni da trattare come irredimibili, o normali contrasti sociali ed
etnici da rendere irrisolvibili, o compromessi da respingere rigidamente fino a
rendere normale una guerra civile fomentata sotto l'ombrello ipocrita e "umanitario"
di una No-Fly Zone.
Sulla crisi siriana si è innestata una pianificazione a tavolino che aveva
uno scopo: cacciare via la Russia dal Mediterraneo, sloggiarla dalla sua base
siriana di Tartus, una vera spina
nel fianco per gli USA e Israele in vista del controllo delle vie di comunicazione
aeree, nel momento in cui il Path To Persia
prevederà l'attacco all'Iran.
L'accordo USA-Russia per un conferenza
di pace sulla Siria a Ginevra sembra essere morto prima ancora di entrare in
fase preparatoria, grazie alla sciagurata decisione dei ministri degli esteri
dell'Unione Europea di levare l'embargo alla
fornitura di armi ai "ribelli" anti regime. La replica della Russia non si
é fatta attendere: il vice ministro degli affari esteri russo ha annunciato
che, per evitare che «alcune teste calde» immaginino di ripetere in Siria il
corridoio umanitario aereo-bombarolo delle zone di interdizione aerea sulla
Libia, prima di un intervento armato della NATO, o di alcuni suoi membri,
saranno fornite alla Siria batterie missilistiche Terra-Aria tipo S-300.
Questa misura è anche una risposta allo spiegamento di batterie di missili Patriot statunitensi e tedeschi in Turchia, ai confini della Siria.
Questa misura è anche una risposta allo spiegamento di batterie di missili Patriot statunitensi e tedeschi in Turchia, ai confini della Siria.
Israele ha già dichiarato che se Mosca
agirà come preannunciato, Gerusalemme non resterà con le mani in mano. In
termini geostrategici-diplomatici, tutto ciò significa che è già partito un
braccio di ferro fra Russia, Cina, Iran, Siria, da una parte, e un blocco
composito formato dagli USA, da Israele, Regno Unito, Francia, Turchia e le petromonarchie
feudali, dall'altra parte.
Sappiamo che la decisione dei ministri
UE è stata estremamente sofferta, poiché molti responsabili degli affari esteri
si sono detti preoccupati per un fatto fondamentale: comunque vadano le cose
sul terreno siriano, la decisione di levare l'embargo alle forniture di armi
agli "insorti" equivale a seppellire ogni residua speranza di soluzione
politica, come invece faceva sperare l'accordo USA-Russia.
Ma c'è stato di più: qualcuno ha avuto
il coraggio di dire che questa decisione suona la campana d'avvio ufficiale della Seconda Guerra
Fredda. Tutto un bel programma, con la gioiosa partecipazione di Emma Bonino: in rappresentanza dell'Italia
(poco, assai poco) e, soprattutto, del Gruppo Bilderberg.
I tempi di questa seconda e ben più
pericolosa crisi, sono dunque più ristretti rispetto alla crisi dell'Europa,
che - al di là delle fiammate repentine che pure vediamo - ci sta cuocendo a
fuoco lento.
È vero che c'è una lotta durissima all'interno
dell'establishment statunitense e finanche in seno alle classi dirigenti
israeliane sui tempi e i modi del confronto con l'Iran: l'ala "realista" non
manca di far sentire la sua voce contro un attacco a Teheran. Lo fa da anni e
ha segnato anche dei punti importanti per non far precipitare precocemente le
cose. Ma tutti gli attori dello scenario internazionale ormai agiscono
ritenendo che USA e Israele abbiano un calendario
di guerra (uno scadenzario concordato a Gerusalemme nel corso dell'ultima
visita di Obama a Netanyahu) e che intendano rispettarlo, costi quel che costi.
Nel corso dell'estate 2013 entreremo in
un azzardato crescendo di tensioni
dagli esiti imprevedibili, nei quali, come da copione, all'Italia non resterà che
subire passivamente le decisioni degli altri.
Non
ci sono più scuse per nessuno. Il pericolo di guerra cresce e bisogna proporre un'alternativa. Serve un
progetto, di cui possa farsi carico un Governo
Ombra italiano che cominci a lavorare subito e che si faccia conoscere con
tutti i mezzi disponibili, insieme ad un progetto di respiro europeo, che, a
sua volta, dia origine a un Governo
Ombra Europeo, con una rappresentanza che sia la più allargata possibile a livello
UE.
Non
mancherebbero a tal fine le personalità autorevoli con esperienza, prestigio, convinzione,
potenziale seguito presso l'opinione pubblica. Chi se ne fa carico in Italia? Il tempo non lavora a favore dell'opposizione,
come ingenuamente crede Grillo. Il Movimento Cinque Stelle non può rimanere
disinnescato, privo di incisività politica, esposto al farsi ulteriormente
disinnescare, né può pensare di bastare a se stesso, davanti ai tanti elettori traditi
dai partiti tradizionali o perplessi dai primi passi del M5S in questa
legislatura. Il vero governo ombra che decide le sorti dell'Italia sta già
agendo come se avesse scongiurato il "pericolo Grillo" ed è pronto a tutto pur di mantenere al potere
i burattini di Palazzo Chigi e del Colle. Farli stare lì è condizione della continuazione
delle politiche di austerità UE e garanzia di allineamento automatico al
calendario di guerre già programmate.
Non ci saranno quindi prossime elezioni
anticipate, né in autunno, né sino a quando non sarà terminato il capitolo "eliminazione
Siria- Iran". Un'emergenza e uno "stato d'eccezione" potrebbero proiettare la
crisi verso scenari più lunghi, interconnessi con una crisi mondiale più vasta.
Per chi voglia determinare altri scenari
il momento per agire è dunque ora. Ripetiamo: chi se ne fa carico?
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