19 maggio 2013

La crisi europea: il sonno prima della rapina.

Strana e intorpidita atmosfera di maggio. Lo spread dorme, e gli allarmi non suonano. Ma nessuno è davvero tranquillo. Finché il 22 settembre in Germania si vota...

di Pino Cabras e Carlo Tia - da Megachip.

 
Strana e intorpidita atmosfera di maggio. Il grande spauracchio dello spread sembra assopito, abbastanza da non far suonare gli allarmi. Eppure nessuno è veramente tranquillo. Le banche non erogano quasi nulla, il senso di strozzamento dell'economia c'è ancora, e gli annunci di Beppe Grillo sul crollo che ci aspetta in autunno prendono consistenza. Sull'autunno si concentrano tante ansie. Quello che inizierà il 22 settembre non sarà il solito autunno. Quel giorno il popolo tedesco voterà.
Dopo di allora, chiarita la direzione che prenderà la Germania, la crisi si scongelerà pienamente in tutta Europa.
È perciò importante capire quali sono la vera faccia, la vera natura, gli attori principali, i mezzi utilizzati, il disegno ultimo di coloro che stanno demolendo l'Europa, la sua identità e i suoi popoli.
Occorre che afferriamo senza indugio il senso di tutto questo, pronti a trarne le conseguenze.
Ai piani alti non sono fermi. Stanno preparando progetti operativi che proseguiranno la destabilizzazione su scala continentale. Dovremo essere pronti a elaborare politiche e progetti alternativi per impedire alla Troika (composta da Banca centrale europea, Commissione europea e Fondo monetario internazionale) di proseguire nel suo cammino dittatoriale e, contemporaneamente, lanciare un concreto messaggio di speranza a milioni di Europei già in miseria o - come nel caso dell'Italia, della Francia, e, più tardi perfino della Germania - sul procinto di esserlo.
Molti obietteranno: anche la Germania? La Germania no. E invece sì. Il suo debito pubblico supera i 2 trilioni di Euro, molte casse di risparmio di proprietà pubblica sono da tempo in bancarotta tecnica, la Kommerzbank é sta già salvata più volte. Ma queste sono noccioline, in confronto ai numeri di un altro baratro. La Deutsche Bank, ossia il maggiore azionista della Bundesbank e della BCE, ha un record mondiale poco invidiabile: è la prima banca al mondo nella classifica esplosiva del rischio derivati (seguita dalla JPMorgan). L'istituto germanico ha in pancia oltre 55 trilioni di derivati a rischio "subprime". Detta in un'altra maniera, sono più di 55 milioni di milioni di euro, qualcosa come 35 volte il PIL dell'Italia.

È pur vero che il rischio è compensato in parte da posizioni di copertura per 23 trilioni di Euro presso altri grandi istituti bancari. Ma in momenti di crisi acuta un'assicurazione come questa è solo teorica, perché si basa su equilibri da catena di Sant'Antonio.
«Ma niente paura», ironizza Zero Hedge, «questi quasi 56 trilioni di euro di esposizione, se tutto dovesse andare davvero malissimo, sono coperti dai bilanciatissimi volumi di 575,2 miliardi di depositi, ossia appena 100 volte di meno. Naturalmente, nel caso di Deutsche Bank sarebbe a quel punto richiesto un prelievo un pochino più aggressivo del normale, seguendo le orme di Cipro».

I numeri sono da brivido, e gli equilibri fragilissimi, retti su meccanismi di fiducia sempre più volatili. Basta che una sola maglia di questa catena truffaldina si spezzi, e tutto il sistema mondiale salta in aria. A quel punto non ci sarà nessun "Quantitative Easing" o nessuna convulsa stampa di moneta elettronica o cartacea - da parte della FED,della BCE, della Banca del Giappone o della Banca d'Inghilterra, o di una Banca d'Italia rifondata a tempo di record - che potrà salvarci nell'immediato. L'atterraggio non è morbido.

Non c'è mossa politica, anche quelle di chi come noi vuole difendersi, che possa ignorare questa spada di Damocle che pende sulla condizione, già tragica, o sul punto di esserlo, di gran parte dell'Europa.
A Bruxelles sanno benissimo che molti degli istituti finanziari dell'Eurozona navigano in pessime acque. Seguire «le orme di Cipro» è più che un'opzione sul tavolo. La "Direttiva Barnier" sulla regolamentazione dei casi di insolvenza, in corso di preparazione, prevede in ultima istanza la "confisca" - parziale o totale - dei depositi e crediti correlati.
In altre parole,una spoliazione del risparmio dei depositanti.

Naturalmente ,dopo la maxirapina di Cipro,molti cittadini di Eurolandia disertano le banche, o, se già clienti, riducono al minimo i loro depositi. Perciò lo stesso commissario europeo Michel Barnier ha anticipato un provvedimento per far sì che - lo vogliano o no - i 59 milioni di cittadini che non tengono ancora il loro denaro in banca, vadano a depositarlo.
La crisi non è più solo una questione di solvibilità, ma di fiducia nel sistema politico-istituzionale che ci governa dai tempi della rimozione del Muro di Berlino. Un sistema che aumenta via via il tasso di illegalità e illegittimità dei suoi provvedimenti.
La "Direttiva Barnier" è ancora in corso di riservata gestazione. Ma l'impianto é ormai delineato. In pratica, il "salvataggio" di una banca di Eurolandia ricadrà in buona parte sui depositanti-risparmiatori.
Le linee fondamentali della direttiva sono state preannunciate dallo stesso Barnier, durante una recente conferenza stampa. Il testo finale dovrà essere approvato dal Consiglio Europeo del 27/28 Giugno 2013. Non sono da escludere importanti sviluppi che potranno influenzare nel frattempo la stesura finale. Il 18 maggio è la data limite del superamento del tetto del debito USA, inevitabile. Come reagiranno quelle entità impropriamente definite "mercati", ossia gli speculatori finanziari, comprese le grandi banche?

Il tema dei prelievi forzosi dal risparmio depositato in banca non si ferma qui. Il Consiglio europeo del 22 Maggio ha all'ordine del giorno una normativa di coordinamento delle politiche fiscali. Oltre alle misure di armonizzazione fiscale, è prevista la tassazione dei depositi di risparmio: ad esempio, in Francia, i depositi sul "Livret A" - sino ad ora esenti e con un tetto massimo di 25mila Euro - cadranno non solo sotto la scure invisibile dell'inflazione reale (Istat ed Eurostat non calcolano tassi attendibili), ma anche sotto la tassazione imposta ope legis dall'Unione Europea.
Se i depositi verranno confiscati, in tutto o in parte, in caso di insolvenza, e a questo si unirà la tassazione forzosa dei risparmi, queste saranno altrettante scintille che faranno esplodere la polveriera dell'Euro moneta privata.

Niente di nuovo sotto il sole quel che ne conseguirà: il ritiro in massa dai depositi bancari prima, il crollo sistemico delle banche poi, una depressione terrificante infine, dagli esiti imprevedibili.
Quel che resterà dell'Europa potrà soltanto ricorrere alle riserve auree e a quelle in divise straniere "solide": fra queste, data la situazione finanziaria USA, non rientra il dollaro.
Ora come ora non dobbiamo aspettarci nulla da un governo Letta-Berlusconi ad alto tasso Bilderberg. Fin qui il governo si regge e rimane in campo con lo spread basso per consentire ad Angela Merkel di arrivare al 22 settembre, senza aggiungere altri incontrollabili guai ai già troppi disordini, al netto della capacità dei maggiordomi italiani di crearne maldestramente comunque.

Come difendersi, allora? Il tempo è scaduto, e l'opposizione deve crescere molto in fretta. Dovrà elaborare in fretta un piano B, visto che Draghi e soci non lo contemplano neppure. E far diventare quel piano materia di schieramento politico che faccia l'opposto di quel che si è fatto finora. 
 

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