di Pino Cabras – da Megachip.
Porter Goss l’11 settembre è presidente della Commissione parlamentare permanente sull’Intelligence, e in quella veste concede un’intervista a caldo, a Washington. La scioccante tragedia globale è ancora in pieno svolgimento. Durante le riprese televisive si ode un fortissimo scoppio, non sappiamo se un bang supersonico o proprio l’incidente del Pentagono. Il cuore dell’intervista è una dichiarazione molto netta di Goss: l’eminente parlamentare conferma che da anni erano già stati considerati scenari di aerei dirottati usati come armi terroristiche, e che erano state prese delle misure difensive. George W. Bush e Condoleezza Rice negli anni a seguire avevano invece definito «inimmaginabile» l’accaduto.
Segue un servizio della ABC che racconta la portata delle esercitazioni in cui si simulava uno scenario affine all’11 settembre.
Proprio in quella giornata si stavano svolgendo numerosi giochi di guerra che hanno confuso i radar, come abbiamo visto anche di recente.
Porter Goss merita qualche cenno di più. La sua biografia e i suoi incontri ci dicono che il mondo è piccolo e il mondo del potere ancora più piccolo, tanto da generare frequenti coincidenze e cortocircuiti di legami pericolosi.
Innanzitutto il parlamentare repubblicano era già stato in passato un importante quadro della CIA, specializzato in operazioni coperte in America Latina, coordinate dalla Florida. Tra i suoi lavoretti il reclutamento dei mercenari per il fallito sbarco cubano nella Baia dei Porci, l’addestramento di squadroni della morte in Centro America, nonché la formazione della banda che catturò e uccise Ernesto Che Guevara in Bolivia. È il sottobosco di quei personaggi che troviamo nelle inchieste sui soggetti con base in Florida a vario titolo coinvolti nell’omicidio del presidente Kennedy.
L’11 settembre 2001 chi era a capo della commissione parlamentare che vigilava sulla spina dorsale del potere invisibile americano era dunque una figura organica a quel potere. Tanto organica che dal 2004 al 2006 Goss ascese perfino all’incarico di direttore della CIA, su nomina di George W. Bush.
Prima di coronare così ad alto livello la sua carriera, il post 11 settembre vedeva Goss combattere su tutti i fronti in cui si lottava per trasformare la costituzione materiale degli USA.
Goss è stato ad esempio uno dei massimi sponsor dello USA Patriot Act, una legge che ha assegnato nuovi, vasti e penetranti poteri sia alle forze di sicurezza sul suolo americano – inaugurando pesanti limitazioni e patenti violazioni delle libertà civili – sia alle agenzie di intelligence all’estero. Ed è stato uno strenuo oppositore rispetto alla creazione di un qualsivoglia organo d’inchiesta sull’11/9, finché non è stato egli stesso co-presidente di un comitato ad hoc, quello che congiungeva le commissioni parlamentari sull’intelligence dei due rami del parlamento USA. Goss chiarì subito che l’obiettivo non era individuare specifici reati, fino ad affermare: «Questa non è una di quelle indagini tipo “chi impicchiamo?”. L’indagine è semmai su quali siano le lacune della difesa dell'America e su cosa possiamo fare per rimediare». I paletti da lui posti non potevano che convogliare le 832 pagine del rapporto verso un bell’insabbiamento, come tutte le altre fabbriche delle versioni ufficiali, finora.
È soprattutto degno di nota che, proprio la mattina dell'11/9, Goss si era incontrato a colazione con Mahmud Ahmed, il capo dell'ISI, il servizio segreto pakistano, ossia l'uomo che qualche giorno prima degli attentati avrebbe autorizzato un pagamento di centomila dollari a favore di Mohammed Atta, il presunto capo dei dirottatori. Dell'incontro con Ahmed parla anche il «Washington Post». L'incontro era un "follow up" di altri incontri avuti anche in Pakistan nei mesi precedenti.
Possiamo dire che Goss era ed è diviso da una sola stretta di mano da Osama bin Laden. La rete di Ahmed aveva infatti legami con Osama, oltre che finanziare, sostenere e addestrare direttamente i talibani.
Nel territorio della circoscrizione elettorale parlamentare di Goss era ricompresa la base in Florida dei presunti dirottatori dell’11 settembre, incluse le loro scuole di volo. Il proprietario ombra di una di queste scuole di volo era un repubblicano molto ammanicato in Florida e a Washington, Wally Hilliard, il quale l’aveva acquistata appena pochi mesi prima che Atta e gli altri allegri dirottatori iniziassero ad arrivare. Prima del suo acquisto, la scuola di volo ospitava in prevalenza allievi americani. Dopo, il corpo studentesco divenne all’80% straniero, per la maggior parte mediorientale. Yeslam bin Laden, fratello di Osama, vi spedì degli allievi per il suo business.
Hilliard non era stato nel business delle scuole di volo prima che facesse il suo acquisto. Pagò un prezzo esagerato per la scuola, e non fece istruttorie né accertamenti prima di comprare. Perse milioni, ma non sembrava che lo considerasse un problema. I suoi aerei facevano frequentissimi voli in Venezuela, e il denaro che stava dietro questi traffici non aveva urgenza di mostrarsi in contabilità. Hilliard aveva coperture altolocate, e la narcotici non gli stava certo con il fiato sul collo.
L’allora governatore della Florida Jeb Bush, fratello del presidente George W., si scomodò ad accompagnare personalmente l’FBI quando rimosse i registri della scuola di volo all’alba del 12 Settembre, e li fece volare fino a Washington.
Jeb Bush e Katherine Harris hanno volato più volte sul vettore aereo di Hilliard e lo hanno favorito. La Harris era all’epoca Segretario di Stato della Florida poi è succeduta a Porter Goss nella Camera dei Rappresentanti, una volta eletta in quella circoscrizione. Non va dimenticato che Katherine Harris è una figura chiave per la sconfitta a tavolino di Al Gore alle elezioni presidenziali del 2000.
Nei giorni seguenti l’11 settembre, un certo numero di sauditi espatriò partendo dalla Florida. Volarono su charter di Wally Hilliard verso le piste private del fornitore militare Raytheon, e partirono su un Boeing 747. Un’eccezione rispetto ai rigidi divieti di volo dei giorni successivi agli attentati.
Che il superlobbysta repubblicano Jack Abramoff, caduto in disgrazia nel 2005 per vari scandali politici e finanziari assieme al capogruppo dei repubblicani Tom DeLay, abbia avuto per anni come socio in alcuni loschi affari di casinò galleggianti Wally Hilliard, dimostra solo che la frequenza delle connessioni fra Washington, la Florida e certi repubblicani ha una sorta di singolare favore statistico.
Di certo il giro di contatti legati all’11/9 è rimasto troppo in ombra. Come si addice a certi santuari del potere.
Nessun commento:
Posta un commento