18 settembre 2008

Il dibattito su "ZERO" in Russia

di Pino Cabras


Aleksandr Gordon, giornalista televisivo russo

Così va il mondo. La stampa e la TV italiana hanno ignorato che il 12 settembre 2008 un film italiano, “Zero”, ha spopolato in prima serata sugli schermi televisivi di un paese di oltre 140 milioni di abitanti, la Russia.
Un simile successo non è frequente per un prodotto mediatico italiano.
Neanche il più sbrindellato manuale minimo di giornalismo lascerebbe dubbi: questa è una notizia, e anche bella grossa.
Solo che da noi non è così.
Non sia mai che si debba fare il nome degli autori, non sia mai che si sostituiscano i “reality” con la Realtà. Non sia mai che si affronti finalmente il tema posto da questo documentario.
Perciò zitti.
Guardando al panorama delle redazioni italiche, uno studioso dei media ci vedrebbe un enorme buco giornalistico. Un criminologo constaterebbe omertà. Un cremlinologo scorgerebbe disinformazione.

La BBC – invece – se n'è accorta puntualmente. Grazie al suo servizio di monitoraggio dei media ha fornito un riassunto in inglese del dibattito che ha accompagnato il film. È il primo compendio linguisticamente disponibile anche per le sguarnite antenne del nostro Occidente sempre più male informato. Ecco la versione in italiano del monitoraggio di BBC:


Thierry Meyssan.................................... Giulietto Chiesa
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Per segnare il settimo anniversario degli atti terroristici dell'11/9, il 12 settembre 2008 il Canale Uno della TV russa ha mostrato un discusso documentario, “Zero”, che confuta la versione ufficiale degli eventi. La trasmissione del film, realizzato dall'eminente giornalista ed europarlamentare Giulietto Chiesa, è stata seguita da un dibattito in studio, nel quale due gruppi di esperti – quelli che concordano con la versione di Chiesa e quelli in disaccordo con essa – hanno espresso i loro punti di vista.

«Il film che andremo a discutere stasera – giustamente o no – contesta la versione ufficiale degli eventi, ma il film – e io l'ho guardato con grande attenzione almeno due volte – non accusa mai direttamente il governo degli Stati Uniti d'America o il Congresso, né alcune forze oscure in America, né il Consiglio degli [Affari] Esteri [americano], di aver escogitato e organizzato gli atti terroristici. Perciò vi chiedo: chi li ha fatti?» ha detto il moderatore Aleksandr Gordon all'inizio del dibattito.

Secondo Alekseij Puškov, autore e presentatore del programma di attualità “Postscript” sul canale Tv russo «Centro», nonché direttore dell'Istituto di Studi
Strategici presso l'Accademia Diplomatica, gli atti terroristici di New York nel settembre 2001 furono organizzati da «un gruppo molto influente di persone che aveva bisogno di essi».

Vitalij Tret'jakov, direttore della rivista «Classe Politica» ed ex direttore del quotidiano «Nezavisimaja Gazeta», ha descritto il rapporto ufficiale USA come “fiction”. Tret'jakov ha detto che non riesce a immaginare che un piccolo gruppo di terroristi possa aver architettato gli attentati.

D'altra parte Vladimir Rubanov, ex capo del dipartimento analitico del KGB, ha detto di non aver visto chissà che di straordinario in quanto è accaduto, tanto da
ritenerlo plausibile.

Mikhail Leont'ev, presentatore televisivo del Primo Canale russo e direttore della rivista «Profil'», ha detto di non credere alla versione ufficiale degli eventi per tre ragioni. La prima, ha detto, «è che era un atto terroristico “una tantum”. Una certa organizzazione ha commesso un atto del tutto straordinario dal punto di vista del suo coordinamento. Viene presunto che questa organizzazione esista ancora, continui a combattere e uccida gente, stia vincolando l'esercito USA a stare in due paesi nel mondo, mentre non c'è stato un solo atto [terroristico] sul suolo degli Stati Uniti da allora»
«Il fatto che non ci sia stata una singola ripetizione di questo atto terroristico dimostra che il primo era falso», ha aggiunto.
Leont'ev ha continuato: «Seconda questione, perché [è stato commesso l'atto terroristico dell'11 settembre]? Gli Stati Uniti ne hanno molto beneficiato. Certi circoli che sono certamente legati all'attuale amministrazione ne hanno tratto vantaggio. Era così tanto nei loro interessi che l'atto terroristico è diventato inevitabile».
«Terzo, tutte le persone che sono state considerate come i finti o veri organizzatori di questo atto [terroristico], tutte queste persone erano controllate dai servizi speciali americani».


Aleksandr Šaravin, direttore dell'Istituto di Studi Politici e Militari, ha detto di aver trovato molti degli argomenti usati nel film di Chiesa non convincenti.

Alekseij Vvedenskij, un portavoce per conto dei progetti di costruzioni speciali di Mosca, ha detto di sostenere la versione ufficiale. Ha affermato che le torri gemelle sono crollate perché furono colpite dagli aerei, non perché fatte esplodere. Ha spiegato in dettaglio tecnico come ciò sarebbe potuto accadere.

Un altro specialista in costruzioni, il direttore del centro di ricerca su Rischi e Sicurezza degli Edifici, Ašot Tamrazijan, ha detto che la sua organizzazione aveva creato un modello e portato avanti molti test che hanno evidenziato che le torri gemelle non sarebbero potute crollare a meno che non vi avessero contribuito altri fattori.

L'architetto Mikhail Khazanov non ha potuto spiegarsi il crollo del terzo edificio.

Il regista Vladimir Khotinenko ha elogiato il film per aver sollevato domande senza emettere sentenze. Ha inoltre detto che il collasso delle torri era molto “cinematografico” nello spirito dei film hollywoodiani di migliore incasso.

Il corrispondente del Primo Canale Vladimir Sukhoj era molto vicino alle torri gemelle quando crollarono. Ha detto di essere stato testimone della tragedia e di credere alla versione ufficiale.

Robert Bridge, direttore del quotidiano in lingua inglese «The Moscow News», ha dubitato che un aereo civile Boeing abbia colpito l'edificio del Pentagono. Ha detto: «In ogni incidente aereo ci sono dei resti. Ci sono bagagli, sedili, ecc.»: «Perché questo aereo ha avuto un incidente in modo così diverso da qualsiasi altro incidente cui abbiamo assistito?» ha chiesto.


Il cosmonauta Vladimir Dežurov, che al tempo si trovava nella Stazione Spaziale Internazionale e ha visto gli eventi dell'11/9 dallo spazio, ha detto anch'egli che un incidente aereo si lascia dietro dei detriti.

Un altro testimone oculare, il corrispondente di ITAR-TASS, Jurij Kiril'čenko, ha detto che il film ha dimostrato che c'è ancora bisogno di una seria inchiesta sulla tragedia poiché molte domande sono rimaste senza risposte.


Nessuno dell'audience ha sollevato la mano quando il moderatore ha chiesto di farlo nel caso che qualcuno credesse alla versione ufficiale.


Originalmente pubblicato dal Primo Canale della TV di Stato russa, a Mosca, in russo – n. 1725 - 12 Settembre 2008.
(c) 2008
BBC Monitoring Former Soviet Union.
Fornito da ProQuest LLC. All rights Reserved.

Fonte: BBC Monitoring Former Soviet Union

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Sin qui il resoconto della BBC.
Nel dibattito russo – una discussione aperta e plurale - si sono dunque proposte tesi diverse, le stesse che si fronteggiano anche da noi (per la verità più in Rete che in TV o sui giornali).
In più ci sono state alcune sorprese nel campo della documentazione e analisi dell'11/9.
Sono una grande novità sia le rivelazioni del cosmonauta Vladimir Dežurov, che ha riferito delle sue foto dell’11/9 scattate dallo spazio, sia le dichiarazioni del professor Ašot Tamrazijan, che racconta degli esperimenti fatti per valutare i crolli delle torri, finora non conosciuti fuori dalla Russia.
Vale la pena leggere qui per intero una prima traduzione italiana degli interventi di Dežurov e Tamrazijan. Il testo dell’intero dibattito è stato trascritto sul sito del Primo Canale russo (http://www.1tv.ru/gordonkihot/pr=10025&pi=11348&ptype=video)


Vladimir Dežurov

Vladimir Dežurov, pilota cosmonauta, colonnello dell’Aeronautica Militare russa, pilota di caccia, ingegnere areonautico: «in quei momenti a bordo ci trovavamo in un qualche istante nel bel mezzo della giornata, intorno all’ora di pranzo della Stazione Spaziale, quando vedemmo del fumo nero. Sembrava come un vento che soffiava sulla costa atlantica. Naturalmente abbiamo subito scattato un’enorme quantità di fotografie, girato dei video, e tutta questa informazione, ebbene, forse in non più di cinque minuti fu trasmessa ai Centri di Controllo della Missione di Mosca e di Houston. Era tutto a conoscenza di entrambe le parti, e in grande dettaglio. Vorrei dire, essendo io stesso un pilota di caccia, ho avuto modo di assistere a disastri di grandi jet e di caccia. In qualunque modo si sia schiantato questo aereo, a qualunque velocità sia andato incontro all’ostacolo, sempre – dipendendo solo dalla velocità il raggio di diffusione dei detriti – senza eccezione ci sarebbero tanti frammenti metallici sul terreno. Non accade mai che brucino. E, ovviamente, se ci fossero vittime si troverebbero. Necessariamente. Non possono esservi dubbi.»

A. Gordon
: Questa parte ti ha convinto?


Vladimir Dežurov:
Certo. Sì. È semplice. Si basa su tutta la prassi dell’aviazione.
Sarà interessante, un giorno, poter vedere le foto dall’alto annunciate da Dežurov.



Ašot Tamrazijan

Ed ecco l’intervento di Ašot Tamrazijan:

Ašot Tamrazijan, ingegnere, professore all’Università degli studi di ingegneria civile (MGSU), direttore del centro scientifico e tecnologico “Rischi e installazioni di sicurezza”: «Tutto è stato ben spiegato tranne che per le cose essenziali. Andiamo indietro al 2003, l’anno in cui un gruppo di lavoro dell’MGSU, assieme ad altre istituzioni dell’Accademia Russa delle Scienze e alle istituzioni ricomprese, ha condotto numerosi studi sulle cause di crollo dei grattacieli. Dopo i nostri calcoli preliminari ho espresso dei dubbi sul fatto che il solo impatto degli aeroplani possa aver fatto cadere gli edifici. Abbiamo eseguito molti test. Ne risultavano sì dei collassi progressivi, ma non come quelli del WTC, perché il World Trade Center è collassato non secondo lo scenario “progressivo”, oggi termine in voga, bensì un collasso per crolli locali. Cosa abbiamo in realtà? Ci sono foto del crollo, che tutti abbiamo visto, e ci sono degli aerei. La maggior parte delle cose non l’abbiamo vista, nei fatti. Così, l’aereo si è scagliato su un fascio di colonne, ha tagliato queste colonne, poi c’e stata l’esplosione, l’incendio. Abbiamo esaminato la resistenza al fuoco di queste colonne, i nostri specialisti hanno condotto degli studi sugli incendi, in particolare Vladimir Mironovič Rojtman, un eminente specialista, e abbiamo così determinato che dopo circa 50 minuti avrebbero perso la resistenza al fuoco, portando a perdere stabilità, così che un crollo sarebbe avvenuto in corrispondenza dei piani successivi di sopra e di sotto. Ma questo è insufficiente per completare il crollo dell’edificio. Non basterebbe una componente. E allora, cos’era, se non si trattava solo di aerei? Cosa accadeva, per dire, se negli schemi costruttivi degli edifici ci fossero anche dei danni localizzati? Non parliamo di esplosioni, stiamo parlando di danni agli schemi costruttivi. Noi conosciamo anche gli schemi costruttivi. Perciò abbiamo concluso che l’impatto degli aerei più la presenza di ulteriori vari crolli locali potrebbe risultare in quel tipo di crollo mostrato nel film. Questo è ammissibile.»

A. Gordon: Così avete creato un modello, tenuto una serie di test, e ottenuto dei risultati per cui senza ulteriori ...

A. Tamrazijan: Abbiamo ottenuto che questo tipo di edificio non sarebbe crollato per il solo impatto degli aerei, bensì con dei crolli aggiuntivi, alti 8-10 piani.

Aggiornamento del 2 ottobre 2008:
Il presente articolo è stato ripreso da
«ZeroFilm» [QUI] e da «Megachip» [QUI].

Aggiornamento del 26 febbraio 2009: Il presente articolo è stato tradotto in francese sul sito «ReOpen911» [QUI].

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