Il
dolore atroce che si rovescia sulla vita civile del nostro Paese, nel
giorno dell’attentato che ha profanato la gioventù di Brindisi, è ancora
una volta l’ingrediente sanguinario che puntualmente si inserisce
dall’ombra nei momenti cruciali della storia nazionale.
Le
bombe che scoppiano fra la gente hanno sempre favorito lo stesso
obiettivo: convalidare un restringimento della libertà in nome della
sicurezza e disinnescare le possibilità di cambiamento democratico
mentre si approntano nuovi equilibri.
L’attentato
di Brindisi, un episodio che si aggiunge alla lunga serie del
terrorismo stragista italiano, emerge come un evento di grande
importanza perché si affaccia tragicamente in un crocevia di crisi
politiche ed economiche che stanno ridisegnando la sovranità, i rapporti
sociali e di potere, la forma stessa del sistema politico: esattamente
come accadde in questi stessi giorni vent’anni fa, quando la strage di
Capaci fu un fatto decisivo nel passaggio drammatico della nostra storia
in cui crollava la cosiddetta Prima Repubblica, un momento di crisi che
travolse vite, carriere, movimenti politici e speranze di rinnovamento,
il tutto in mezzo a stragi, tensioni, ricatti, messaggi trasversali e
misteri mai risolti, che hanno pregiudicato la vita democratica italiana
nei vent’anni successivi.
Alla
vigilia di un netto peggioramento della crisi, al quale la tragedia
economica della Grecia sta per fare da innesco, l’entrata in scena di
questa forma di violenza deve suscitare il massimo allarme democratico.
Non
sfugge a nessuno il fatto che l’attentato stragista è perpetrato
davanti a una scuola intitolata proprio a una delle vittime della strage
di Capaci, Francesca Morvillo Falcone.
Così
come non ci sfugge un’altra singolare coincidenza: è colpita per prima
la città portuale italiana che funge da “porta della Grecia”, quasi ad
aprire simbolicamente una nuova fase in cui convergeranno tutti i
fattori di crisi.
Il
governo Monti-Napolitano, che si è costituito per un grave deficit di
democrazia e ha continuato ad agire su quella strada, appare come il più pericoloso e il
meno adatto a gestire questa fase di crisi:
recentemente, di fronte al crescere delle tensioni sociali aggravate
dalle loro scelte politiche, i governanti hanno fatto presagire una
militarizzazione della loro risposta, accompagnata da indiscriminati
allarmi antiterrorismo.
Il
laboratorio politico Alternativa fa appello ai movimenti, ai cittadini,
a tutte le forze popolari che hanno a cuore la difesa della
Costituzione, affinché vigilino e non cedano sulla difesa delle libertà
fondamentali. Con l’obiettivo di avere un governo che non sia gravato
dal deficit di democrazia.
Ufficio Centrale di Alternativa
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