29 agosto 2011

Oslo. “Lo stragista non era solo”. Un’inchiesta

da Megachip.


L’inchiesta di «Aftenposten», il maggiore quotidiano norvegese, sui retroscena della strage di Oslo continua con clamorose rivelazioni. Dopo l’articolo che confermava l’esistenza di esercitazioni delle forze speciali della polizia a ridosso degli eventi con uno scenario terroristico identico (una circostanza che si è verificata nei maggiori attentati, incluso l’11/9 e il 7/7), un nuovo reportage pubblicato il 28 agosto 2011 conferma che le testimonianze sulla presenza di più killer sull’isola di Utøya il 22 luglio sono state numerose e insistenti. Il caso sembra in grado di riservare ulteriori sorprese, ricche di implicazioni.
Vi proponiamo qui di seguito la traduzione dell’ultimo articolo di «Aftenposten».

I testimoni hanno descritto svariati terroristi dopo che Breivik fu arrestato.
Dopo l’arresto di Anders Behring Breivik, la polizia ha ricevuto diverse relazioni su una pluralità di esecutori presenti a Utøya.
aftenposten01di Hans O. Torgersen, Andreas Bakke Foss, Eivind Sørlie – «Aftenposten».
«Da tre a cinque terroristi con pistole e fucili. Ci potrebbero essere esplosivi nell’isola.» Questo è il modo in cui la situazione veniva descritta dagli agenti della polizia di Northern Buskerud e dagli ufficiali delle squadre di emergenza mentre si stavano dirigendo all’isola di Utøya lo scorso 22 luglio.
Emerge ora che la polizia riteneva che questa fosse la situazione non solo mentre era lungo la sua rotta per Utøya ma anche un bel po’ di tempo dopo che Anders Behring Breivik è stato arrestato.

Dettagli
Quando i primi gruppi delle squadre di emergenza sono sbarcati a Utøya alle ore 18:25, furono accolti, stando alle fonti della centrale di polizia di Oslo, da diversi giovani che produssero descrizioni dettagliate di coloro che avevano percepito come svariati esecutori.
I testimoni descrissero le sembianze e l’abbigliamento dei presunti killer.
Due minuti dopo, Anders Behring Breivik fu arrestato.
Ma anche se il rumore degli spari cessò dopo il suo arresto, il personale delle squadre di emergenza a Utøya ricevette ancora nuove concrete descrizioni da parte dei testimoni sulla presenza di complici
Gli fu detto che le sembianze e i vestiti osservati dai testimoni non corrispondevano a quelli della persona arrestata, Behring Breivik.

L’abbigliamento
Durante i minuti seguiti al suo arresto, continuarono a giungere numerose descrizioni dei presunti esecutori, intanto che Behring Breivik era condotto al caseggiato di Utøya sotto stretta sorveglianza.
Le squadre d’emergenza cominciarono gli interventi di pronto soccorso, ma contemporaneamente proseguirono la ricerca di ulteriori killer.
«Ci furono molti messaggi sulla connessione di varie osservazioni degli esecutori e su come si vestivano e su quale aspetto avevano», ha dichiarato una fonte interna alla polizia che intende mantenere l’anonimato.
In base a fonti attendibili, ci sono volute «ore» prima che la polizia decidesse di «abbassare la guardia» in merito al numero di terroristi che potevano essere nell’isola.

L’arresto di un diciassettenne innocente
La polizia ha arrestato a un certo punto un militante diciassettenne movimento giovanile laburista Arbeidernes Ungdomsfylking (AUF), apparentemente perché aveva dato risposte “anomale” sul massacro, divergenti da quelle della maggioranza dei sopravvissuti.
La polizia sospettò pertanto che potesse essere un potenziale colpevole.
Il diciassettenne venne trattenuto presso il principale caseggiato di Utøya per molte ore prima di essere rilasciato e non ebbe alcuna occasione di avvisare i familiari che era ancora vivo.
Nemmeno la polizia avvisò la famiglia del diciassettenne. La fotografia qua sotto fu scattata alle ore 21:40 e mostra il giovane militante dell’AUF mentre viene scortato fuori della casa dalla polizia.



Difficoltà
Magne Rustad, il capo del Distretto di Polizia di Nordre Buskerud, ha dichiarato che gli agenti avevano presunto che tutto fosse possibile e che l’eventualità che ci fossero da due a cinque terroristi si basava su dichiarazioni provenienti dalle persone che si trovavano a Utøya o da persone che erano state in contatto con loro.
«Non era un quadro sicuro e chiaro della situazione , bensì la nostra migliore valutazione possibile, derivante dalle molte e complesse informazioni raccolte nel corso di una situazione concitata e difficile», ha affermato.
Rustad ha confermato che la polizia, perfino dopo l’arresto, riteneva che ci fosse ragione di credere che potessero essere implicati più terroristi e forse degli esplosivi.
«In base alla situazione affrontata nell’isola dalla polizia, non potevamo tuttavia scartare che ci fosse questa ipotesi. Su queste considerazioni si sono basate ulteriori operazioni della polizia in relazione a Utøya nelle ore successive», ha dichiarato.

Da solo
Finora, nessuna indagine della polizia ha rivelato la presenza di vari terroristi a Utøya o nell’area dei ministeri, come invece immaginava la polizia a Utøya nelle primissime ore.
«Confermiamo che non abbiamo alcuna prova che Behring Breivik dovesse avere dei complici», dichiara Christian Hatlo, procuratore per l’accusa presso la polizia di Oslo.
C’è ancora qualche testimone che negli interrogatori mantenga ferma la posizione che a Utøya c’erano diversi esecutori?
«Non abbiamo fatto commenti su questo e non intendiamo dire nulla di più in merito al momento», ha affermato Hatlo.

Traduzione dal norvegese (bokmål) a cura di Pino Cabras.

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