23 agosto 2011

Nebbia di guerra

di Pino Cabras - da Megachip.

Siamo in piena nebbia di guerra. Circolano immagini di Gheddafi morto, che sono evidenti falsi, ma molti siti dei giornali le presentano lo stesso con il dubbio, e intanto colpiscono l'immaginario collettivo e lo predispongono al parossismo della battaglia finale. Era accaduto così anche per quell'incredibile farsa dell'uccisione di Bin Laden. Poi che succede? Annunciano la cattura del figlio di Gheddafi, i media la amplificano in mondovisione, ma Seif el Islam in persona si incarica di smentirla pomposamente. La Repubblica scrive nei titoli che il rais ha ordinato di sparare ai bambini, cosa falsa, ma nasconde che ospedali e obitori sono al collasso per i morti causati dai bombardamenti NATO. Molti i bambini.
Si nasconde da parte di tutta la fabbrica della menzogna mondiale che sono presenti in forze a Tripoli le truppe speciali dei paesi NATO, in spregio perfino della vergognosa risoluzione 1973 che ha ucciso l'ONU prima della Libia. Il mainstream è totalmente inattendibile.
Le poche voci indipendenti fanno un lavoro impossibile, svuotano uno tsunami con i cucchiaini.
La portata delle falsità e delle complicità delle redazioni dei giornali non ha forse precedenti altrettanto clamorosi. Di fronte a una simile mole di operazioni psicologiche, menzogne, annunci inattendibili, foto false, in queste ore concitate - per chi non ha mezzi redazionali sufficienti - è un ottimo modo di cominciare il lavoro fare una piccola operazione preliminare: non credere per principio ai grandi media e ai governi. Chi si fida ancora di Al Jazeera e CNN? Sono enormi strutture embedded.
Il corollario è che occorre cercare fonti alternative, che possono però fuorviare o essere soggette anch'esse all'influenza di false notizie, imbeccate in modo funzionale all'operazione propagandistica nel suo insieme.
Ma deve essere chiaro che il livello di manipolazione è tale che occorre apertamente ipotizzare che esistano interi set allestiti per creare una narrazione totalmente inventata. In Qatar esistono: ufficialmente per addestrare soldati alla guerriglia urbana, ma adatti a creare – perché no? – lo sfondo per qualche abile video, o qualche foto glamour sui ribelli eroici. I precedenti abbondano.
Circola anche un raffronto fra le immagini mostrate dalle TV della Piazza Verde - dove la sera della "spallata" a Tripoli si sarebbero radunate decine di migliaia di persone che festeggiavano "la fine del regime" - con immagini precedenti di quella piazza senza i "ribelli".
Mi appello con urgenza a fotografi esperti che valutino prospettive e parallassi, trovino immagini recenti della piazza. E che analizzino eventuali ristrutturazioni, modifiche, ecc. Sul web circola infatti un accostamento fra le immagini della manifestazione anti-Gheddafi (le migliaia di persone temerariamente festanti nel pieno di un bombardamento) e le immagini degli edifici visibili, in particolare la porta di Bab al-Azizya.
Come nel “trova le differenze” dei settimanali enigmistici, si notano alberi e lampioni che mancano, difformità negli intonaci e nei fregi, ecc.
Non sto annunciando uno scoop. Non cerco scoop. Non c’è tempo. Ma possiamo sfruttare la rete, le competenze collettive per capire se queste immagini sono vere, visto l’accumulo rapido di falsità che via via hanno reso non credibile la narrazione del mainstream mediatico.
Il sospetto non è complottismo: è sfiducia nel lavoro del grande giornalismo, grande solo nei mezzi soverchianti. Faccio appello ai lettori per capire se non siamo dentro il set di una guerra mondiale, posto che siamo dentro la nebbia di guerra.


Nessun commento: