25 settembre 2010

Ahmadinejād e l'11/9

di Pino Cabras –da Megachip.


In qualche modo è giunta a tutti la notizia che il 24 settembre 2010 il presidente iraniano Mahmūd Ahmadinejād ha posto la questione della verità sull’11 settembre 2001 in una sede solenne, l’Assemblea Generale dell’Onu. Sia lo speaker sia l’argomento sono fra i più difficili da trattare nella sfera del pubblico dibattito in Occidente, perché quando si parla di loro i media si mettono l’elmetto in testa, dentro una logica militarizzata, la stessa che ha portato in altre circostanze - che so, «La Repubblica», «Le Monde» - a chiudere un occhio sulle menzogne che poi sostennero l’Occidente nel dare inizio ai massacri iracheni. Sfumature, concessioni, parziali apprezzamenti, atteggiamenti spassionati, sono tutte cose scoraggiate, quando si va come alla guerra.
Gli ostacoli alla guerra diventano altrettanti nuovi Hitler, anche quando dicono cose comprensibilmente politiche, ragionevoli, discutibili, controverse, ma ancora perfettamente dentro il campo del razionale. I nostri giornali non hanno quasi più corrispondenti in Medio Oriente, e al nostro pubblico (ma ho l’impressione anche alle élite) rimangono idee vaghe delle ragioni politiche di quelle comunità. Se dovesse servire lo ribadisco ancora, per capire come la penso: Ahmadinejād non mi piace, così come non mi piace il suo sottostare a quella specie di Vaticano moltiplicato per dieci che condiziona clericalmente la vivace e dialettica vita politica iraniana. Penso che la società e la repubblica iraniana debbano e possano trovare un modo per “costituzionalizzare” la forte opposizione interna al regime politico degli ayatollah dentro un nuovo compromesso che garantisca certo la sovranità nazionale dell’Iran, ma nei termini di una società con istituti democratici più solidi.
Tuttavia guardo freddamente a come in Occidente viene affrontato Ahmadinejād e scopro abnormi distorsioni del suo pensiero. Vorrei poterlo leggere senza i troppi aggettivi con cui viene filtrato. Magari leggendo il testo autentico e criticarlo con il mio giudizio. Non voglio capitolare davanti all’istupidimento della propaganda di ogni risma, voglio vedere le carte.

[Lo faccio spesso su Ahmadinejād e pertanto, per non farla lunga qui, vi propongo di leggere, quando vi va bene, altri articoli in cui analizzavo i meccanismi con cui sono manipolati i suoi discorsi (QUI e QUI), o alcune considerazioni sull’uso della recente vicenda Sakineh (QUI).]
Il discorso al Palazzo di Vetro è stato presentato dai media più importanti secondo la linea poi riassunta da Obama: parole «odiose e offensive».
Per chi voglia leggersi l’intero discorso, c’è invece la traduzione di Massimo Mazzucco.
Per quel che in particolare riguarda il ragionamento del presidente iraniano sull’11 settembre, vi proponiamo qui direttamente gli estratti da noi tradotti. Come potrete vedere, non si tratta di parole «odiose e offensive». Riportano un dubbio che si fa strada sempre di più in merito alle verità correnti della vicenda 11/9 proposte da governi e media occidentali. Sappiamo che questo dubbio può essere utilizzato da Ahmadinejād per criticare l’impianto delle guerre volute dai paesi che hanno invaso i paesi confinanti al suo.
Ma occorre andare oltre i suoi interessi. Porre fine a quei massacri e pericoli è interesse suo come nostro. La guerra afghana e quella irachena non sono risolte. L’evento fondante della Guerra Infinita, la rappresentazione mitologica dell’11/9, va rivisto, senza fermarsi alle verità fin qui ufficializzate. Per fare un esempio storico: in Italia si tentò di ragionare sulla Strategia della tensione che coinvolse nello stragismo pezzi importanti degli apparati statali in un disegno politico dagli effetti duraturi: parlare di settori deviati e complici con coperture statali fu il primo passo di un'ipotesi investigativa seria, anche nel caso delle stragi del 1992-1993. Sono segreti difficili da scardinare. Pensate cosa ha detto il procuratore Roberto Scarpinato in un'intervista a Marco Travaglio in merito alle complicità dello stragismo italiano: «Molte stragi d’Italia nascondono retroscena che coinvolgono decine, se non centinaia di persone. Pensi a Portella della Ginestra: la banda Giuliano, i mafiosi, i servizi segreti, esponenti delle Forze dell’ordine, il ministero dell’Interno. Pensi alle stragi della destra eversiva. Così quelle politico-mafiose del 1992-93. La storia insegna che quando un segreto dura nel tempo sebbene condiviso da decine e decine di persone, è il segno che su quel segreto è impresso il sigillo del potere. Un potere che cavalca la storia riproducendosi nelle sue componenti fondamentali e che eleva intorno al proprio operato un muro invalicabile di omertà, perché è così forte da poter depistare le indagini, alimentare la disinformazione, distruggere la vita delle persone».
Per molti versi è anche il ritratto dello stragismo globale conosciuto a partire dalla fase inaugurata l'11 settembre 2001 (si pensi al 7 luglio 2005 londinese).
Nell'intrico bellico mediorientale non potranno mai funzionare delle "exit strategy" che vogliano fare a meno di questi elementi: 1) un coinvolgimento politico dell'Iran; 2) una revisione delle ragioni fondanti della "guerra al terrorismo", ossia una seria inchiesta; 3) un piano di lungo termine per la questione della Terra Santa.
L'alternativa è più guerra ancora. In quest'ottica, le parole che seguono non appaiono affatto gli insulti del pazzo che qualcuno dipinge, bensì i ragionamenti di un uomo politico con cui converrà parlare.


Ecco gli estratti sull’11 settembre del discorso di Mahmūd Ahmadinejād all’Assemblea Generale dell’Onu:
L’evento dell’11 settembre (…) ha condizionato il mondo intero per circa un decennio.
Tutto ad un tratto, le notizie dell’attacco alle torri gemelle sono state trasmesse utilizzando numerosi filmati dell’incidente.
Quasi tutti i governi e i personaggi noti condannarono duramente questo incidente.
Ma poi si attivò una macchina della propaganda in tutta la sua potenza; si considerò implicito che tutto il mondo fosse esposto a un grandissimo pericolo, chiamato terrorismo, e che l’unico modo per salvare il mondo fosse quello di dispiegare delle forze in Afghanistan.
Alla fine l’Afghanistan, e subito dopo l’Iraq, sono stati occupati.
Prego prendete nota:
È stato detto che circa tremila persone sono state uccise l’11 Settembre e per questo tutti noi ci siamo tutti molto rattristati. Come, fino ad oggi, in Afghanistan e in Iraq centinaia di migliaia di persone sono state uccise, ci sono milioni di feriti e sfollati, e il conflitto è ancora in atto e si sta espandendo.
Nell’identificare quei responsabili degli attacchi, ci sono state tre versioni.
1) Che un potentissimo e complesso gruppo terroristico, capace di raggirare con successo tutti i livelli dell’intelligence e della sicurezza americana, effettuò l’attacco. Questa è la versione ufficiale sostenuta dagli statisti americani.
2) Che qualche segmento all’interno del governo USA ha orchestrato l’attacco per invertire il declino dell’economia americana e la sua influenza in Medio Oriente con lo scopo di salvare il regime sionista. La maggioranza del popolo americano così come delle altre nazioni e politici concordano con questa versione.
3) E’ stato commesso da un gruppo terroristico, ma il governo americano lo ha supportato e ha approfittato dalla situazione. Apparentemente, questa versione ha pochi sostenitori.
La prova principale di colpevolezza che viene collegata all’incidente erano alcuni passaporti trovati in mezzo a un’enorme massa di detriti e un video di un individuo il cui domicilio era sconosciuto ma era noto che fosse coinvolto in affari petroliferi con alcuni funzionari americani. È stato anche omesso e detto che, a causa dell’esplosione e del fuoco, nessuna traccia degli attentatori suicidi è stata trovata.
Rimangono, comunque, alcune questioni a cui occorre rispondere:
1) Non sarebbe stato ragionevole che una prima indagine approfondita fosse condotta da gruppi indipendenti per identificare definitivamente gli elementi coinvolti nell’attacco e poi elaborare un piano razionale per prendere dei provvedimenti contro di loro?
2) Prendendo per buona la versione del governo americano, è razionale scatenare una guerra classica con un amplissimo dispiego di truppe che ha provocato la morte di centinaia di migliaia di persone per combattere un gruppo terroristico?
3) Non è stato possibile agire nel modo in cui l’Iran ha combattuto il gruppo terroristico Riggi che ha ucciso e ferito 400 persone innocenti in Iran? Nell’operazione iraniana a nessun innocente è stato fatto del male.
Si propone che le Nazioni Unite istituiscano una commissione d’inchiesta indipendente sugli eventi dell’11 settembre affinché in futuro non sia proibito esporre punti di vista sulla questione.
Desidero annunciare qui che l’anno prossimo la Repubblica Islamica dell’Iran ospiterà una conferenza di studio sul terrorismo e sui mezzi per affrontarlo. Invito funzionari, studenti, intellettuali, ricercatori e istituti di ricerca di tutti i paesi a partecipare a questa conferenza.

Traduzione per Megachip a cura di Cipriano Tulli

Il testo completo del discorso di Ahmadinejad all’Onu: IRNA.
La traduzione per luogocomune.net a cura di Massimo Mazzucco: (QUI)
La traduzione e trasmissione curata da Russia Today:



2 commenti:

The Q. ha detto...

Ce ne fossero di Teocrazie come quella Iraniana, sarebbe molto meglio il mondo.


Speriamo che i politici italiani copino presto questo grande leader che va al parlamento europeo ed ha il coraggio di dire le cose come stanno sull'olocausto, sull'11 settembre 2001, su come gli arabi considerano la bibbia ecc...

Pino, ma se Ahmadinejad fosse un politico italiano lo voteresti?

pino cabras ha detto...

The Q., non ho idea di chi tu sia, ma ho la nettissima impressione che tu commenti senza leggere quel che scrivo (nella migliore delle ipotesi), o che sia un provocatore.
Altrimenti come ti verrebbe in mente di scrivere "Pino, ma se Ahmadinejad fosse un politico italiano lo voteresti?". Mi pare che questo articolo e altri precedenti non raccontino una mia propensione a "votare" Ahmadinejād, tutt'altro, bensì una mia attenzione politica a collocare la sua figura nelle giuste proporzioni, perché le demonizzazioni in corso sono pericolosamente utilizzate per giustificare una possibile guerra, che sarebbe catastrofica.
In questo senso valuto molto laicamente Ahmadinejād: come un leader politico con i difetti degli uomini politici che si barcamenano nella lotta politica proclamando slogan roboanti che non vanno confusi con piani di invasione militare.
E poi, cosa c'entrano gli arabi con il presidente iraniano? Il parlamento europeo? Di che parli?