Le indagini e il
veto alla divulgazione delle notizie
Il
30 agosto 2014 Giulietto Chiesa e Pino Cabras hanno rivelato su Megachip
e su Pandora TV
l'esistenza di un accordo dell'8 agosto 2014 fra i quattro Stati
(Paesi Bassi, Ucraina, Australia e Belgio) che compongono il JIT
(Joint Investigation Team), la squadra che conduce le indagini
sull'abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines, avvenuto il
17 luglio 2014. In base a tale accordo, questi Stati avrebbero un
diritto
di veto sulla divulgazione delle notizie e dei risultati delle
indagini.
È il primo tassello giuridico del diritto all'omissis
sulla
«Ustica
ucraina». I grandi media occidentali non ne hanno parlato.
A
metà novembre il
Ministero della giustizia olandese, in risposta a una specifica
interpellanza, si è rifiutato di rivelare il contenuto dell'accordo
per «preservare
la stabilità delle relazioni internazionali».
Risposta reticente, da cui è nata un'interrogazione parlamentare, la
n. 2014D47806, firmata da due giovani parlamentari della Camera Bassa
degli Stati Generali dell'Aia: il cristiano-democratico Pieter
Omtzigt
e il social-liberale Sjoerd
Wiemer Sjoerdsma
(del partito D66). Sono quattordici domande incalzanti. Il 22
dicembre 2014 arrivano le risposte del governo, con le firme
congiunte di ben tre ministri:
Ivo Opstelten (sicurezza e giustizia), Bert Koenders (esteri),
Jeanine Hennis-Plasschaert (difesa). Il testo è scaricabile
dal sito istituzionale della Camera bassa.
La
domanda n. 3 dell'interrogazione chiedeva se
l'Ucraina disponga di un diritto di veto nell'ambito dell'indagine
penale.
I ministri rispondono che
i
membri del JIT si sono reciprocamente impegnati ad astenersi dal
fornire informazioni investigative all'esterno, salvo che ci sia il
consenso sul fatto che la divulgazione non pregiudichi l'inchiesta. I
tre ministri concludono affermando che «il
consenso fra i partner del JIT non equivale al veto di uno di loro»
(“Consensus
onder de JIT-partners is iets anders dan een vetorecht van een van
hen").
Un giro di parole che in realtà non cambia la sostanza: è
sufficiente che ci sia il dissenso di uno solo degli Stati membri del
JIT per fare in modo che le notizie non vengano rese pubbliche. Il
diritto di veto per esistere non ha bisogno di essere esplicitato. È
così anche per il Consiglio di Sicurezza dell'ONU: infatti il
diritto di veto non è esplicitamente formulato nello Statuto delle
Nazioni Unite (art. 27 c.3), il quale recita che «le
decisioni del Consiglio di Sicurezza su ogni altra questione sono
prese con un voto favorevole di nove Membri, nel quale siano compresi
i voti dei Membri permanenti».
Siccome nel voto ci devono essere tutti e cinque i Membri
permanenti, se uno di loro fa mancare il suo voto, giocoforza scatta
un veto. Stesso meccanismo nel caso dell'inchiesta sul Volo MH17.
Abbiamo dunque la prima conferma ufficiale di quanto si diceva nella
rivelazione dell'agosto scorso: «le
chiavi del mistero della 'Ustica ucraina' sono saldamente nelle mani
del governo di Kiev, che potrà decidere se tenerle per sé».
Contraerea del
Donbass, anzi no...
Nelle settimane
precedenti all'abbattimento del volo MH17 il governo di Kiev aveva
lanciato di volta in volta, puntualmente, pesanti accuse ai "ribelli"
del Donbass, dichiarandoli colpevoli dell'abbattimento di aerei ed
elicotteri militari, con una correlata presunta complicità della
Russia come fornitrice degli armamenti. Per esempio, sono ancora
consultabili sul web le notizie di varie agenzie di stampa per
constatare che il governo ucraino aveva incolpato esplicitamente i
miliziani del Donbass per l'abbattimento di questi mezzi aerei
dell'esercito ucraino:
- il 26 aprile 2014
un elicottero;
-
il 2 maggio 2014 quattro elicotteri;
- il 29 maggio 2014
un elicottero;
- il 6 giugno 2014
un aereo da ricognizione;
- il 14 giugno 2014
un aereo militare che trasportava 49 soldati;
- il 14 luglio 2014
un aereo cargo Antonov 26, proprio tre giorni prima della tragedia
del volo MH17 della Malaysia Airlines.
Nonostante
questi eventi, l'Ucraina
non aveva chiuso lo spazio aereo
sopra una ragionevole quota di sicurezza. Tale omissione
configurerebbe necessariamente una forma
di responsabilità,
sia pure indiretta, dell'Ucraina per il disastro dell'MH17. Ma ecco
il colpo di scena, a distanza di circa 5 mesi dal tragico evento. In una lettera del 18 dicembre 2014 indirizzata al Presidente della
Camera bassa, i tre ministri olandesi hanno presentato un riepilogo
aggiornato di alcune criticità delle indagini relative al volo
abbattuto, anch'essa scaricabile
dal sito istituzionale della Camera bassa olandese.
In particolare, in
risposta a una specifica interpellanza - sempre del parlamentare Omtzigt, a pag. 6 del documento i tre
ministri affermano che nel periodo dal 15 aprile al 17 luglio 2014
nella zona orientale dell’Ucraina sono caduti undici aerei e otto
elicotteri. Tuttavia - e questa è la clamorosa novità –
precisano che:
- il numero non è
sicuro;
- in alcuni casi i
separatisti hanno rivendicato l’abbattimento, ma i filmati che
costituirebbero la prova risultano essere stati manipolati;
- probabilmente i
velivoli non stati abbattuti;
- le cause degli
incidenti non sono chiare, ma probabilmente risiedono
nell’inesperienza degli equipaggi e nel cattivo stato di
manutenzione.
Ma
allora, se tutte le accuse
per gli abbattimenti di mezzi aerei
rivolte per mesi dal governo ucraino ai "ribelli" del
Donbass (e di volta in volta indirettamente alla Russia, che avrebbe
fornito i missili) non
sono più completamente valide
per stessa ammissione di chi conduce le indagini (e molto
probabilmente della stessa Ucraina, che ha interesse così a
sottrarsi alla responsabilità di non aver chiuso lo spazio aereo),
quale
credibilità possono ancora avere le restanti accuse di Kiev per
l'abbattimento del Boeing della Malaysia Airlines?
Ma per avere la
risposta non c'è fretta. Infatti, come annunciato a dicembre dal
procuratore capo olandese Fred Westerbeke in una lettera indirizzata
ai familiari delle vittime, le indagini dureranno ancora molti mesi
e, soprattutto, non sarà facile individuare i responsabili del
tragico evento. La verità può attendere.
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