di Pino Cabras - da Megachip.
Chi vuole illudersi ancora con la crescita si goda il "Decreto sviluppo" del governo Monti (via Passera), uno spottone assiduamente pompato da una sfiorita gazzetta conservatrice, la Repubblica.
E da altri giornali a rimorchio. Corrado Passera, uno dei banchieri
più in vista (di quest’epoca di banchieri) ha promesso che il
provvedimento del governo «mobiliterà risorse sino a 80 miliardi di euro», sempre che qualcuno abbia la bontà di spiegarci cosa significa in concreto quel «mobiliterà».
Il
ministro sembra alludere a un’apertura di forzieri, a un pompaggio di
moneta sonante da erogare per lo sviluppo e la crescita, qualcosa di
simile ai soldi iniettati nelle grandi banche a cui ci hanno abituati
negli ultimi quattro anni, ma questa volta in un’altra direzione.
Il suono allusivo della parola magica («mobiliterà») dovrebbe sottintendere a un governo che finalmente trasfonde denaro vero nel circuito economico a rischio necrosi. E per giunta con volumi che al confronto il Piano Marshall è una spesuccia.
Niente
di tutto questo. Il decreto ricomincia con i soliti sistemi disorganici
delle agevolazioni fiscali e degli incentivi alle imprese: sono
cucchiaini che non fermano lo tsunami della lunga recessione né il
processo di deindustrializzazione dell’Italia. Non mancano le promesse
per le solite Grandi Opere.
Hanno
sbagliato i conti sulle entrate fiscali? Posto che pretendevano
un’assurdità (aumentare le imposte e non attendersi un crollo della
domanda), hanno pronto il rimedio che già intuivamo per la copertura
finanziaria: svendere asset pubblici costruiti in
generazioni. E poi sforbiciare nel settore della pubblica
amministrazione. La chiamano pomposamente “spending review”. Saranno, in
realtà, stipendi in meno e disoccupati in più.
Gli 80 miliardi non sono dunque moneta viva, bensì, al contrario, un vago programma di sottrazione dalla ricchezza della nazione.
Tanto vago da non avere tempi definiti: ammesso che il decreto-fuffa
abbia effetti, li avrà dopo anni. E chissà come sarà, dopo anni, perfino
un mercato ignobile come quello che si accaparra i beni di tutti. Si
tratta di tempi lunghi e indistinti, mentre l’incalzare della
speculazione e dei crolli bancari sono eventi brevi e impellenti, oltre
che capaci di prosciugare multipli delle risorse “mobilitate” dal
governo dei presunti tecnici. Per un governo che misura i miliardi a
“paccate” (scuola Fornero), nulla di più patetico e cialtronescamente
virtuale delle risorse evocate per l’economia reale.
Al
partito della suddetta gazzetta conservatrice ciò basterà per
cinguettare che questa è una svolta. Idem il Pd. Ma sono bugie senza
futuro. Non possono promettere arrosti dopo che il fumo dura troppo
mentre il governo del “risanamento” ci porta ormai alla soglia dei due trilioni di euro di debito.
Come stupirsi che ci sia una corsa all’afferra afferra? Chi ha soldi li
porta altrove, sempre di più, a finanziare i già ricchi (zona Berlino e
Francoforte), o a tentare un ulteriore giro nella giostra folle dei
derivati e della finanza criminale (zona Londra e Wall Street). Una
finanza talmente criminale che mai si meriterà un monito di Giorgio
Napolitano, il king maker dei bancocrati pasticcioni.
Se
si guarda in modo spassionato all’assoluta inutilità del "Decreto
sviluppo", si comprende la gravità delle prospettive per i decenni a
venire. E chi regge il sacco a questi personaggi sarà da considerare
pienamente corresponsabile.
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