17 gennaio 2011

Il Lord che racconta riciclaggi e strani benefattori

di Pino Cabras - da Megachip.


Misteriosi miliardari salva-Stato, riciclaggio di denaro per terroristi: un bel catalogo. Era il primo giorno di novembre del 2010. Nell'aula austera della Camera dei Lord non si respirava l'aria di Halloween. Ma lì più che altrove non era un giorno come un altro. Il discorso parlamentare di tale Lord James of Blackheat, dai contenuti davvero clamorosi, è stato quasi ignorato dai media (un fugace pezzo del Guardian e poco altro). I cronisti parlamentari non credevano alle loro orecchie, e allora hanno preferito non rilanciare, né fare domande: tutto il mondo è paese. La storia è quasi dimenticata. YouTube però non faciliterà l'oblio.

Di cosa parla Lord James? Il nostro nobiluomo, in pieno ed evidente possesso delle sue facoltà, compresa una robusta dose di humour britannico, parla di una misteriosa fondazione X che ha messo a disposizione 22 miliardi di sterline senza interessi, per aiutare l'economia del Regno Unito in difficoltà.  En passant, il Lord rivela che in passato ha riciclato denaro in favore dell'IRA per miliardi di sterline. Il video con tutto il discorso è stato tradotto in italiano:



http://il.youtube.com/watch?v=jb6kaQ7LRto

La questione merita qualche riflessione e approfondimento, per usare un eufemismo. Diciamo pure che non sto credendo alle mie orecchie, ma devo proprio credere loro.
Qual è il vero nome della Fondazione X? Chi è? E' lo IOR? Oppure una superbanca che non c'entra nulla con il Vaticano? Perché il Lord parla così apertamente di argomenti così gravi? C'è qualche enorme ricatto in ballo, per condizionare comportamenti di governo? Perché i media tacciono?
Non ci sono risposte convincenti, per ora. Ci limitiamo a divulgare il caso.

Un sistema di comunicazioni in backup è stato 'miracolosamente' attivato in “modalità di esercitazione” e reso pronto all'uso per l’11 settembre

da shoestring911.blogspot.com . – con commento aggiuntivo in fondo all’articolo

Traduzione a cura di Pino Cabras per Megachip.




Una rete speciale di backup che consente alle comunicazioni tra le agenzie governative e militari di poter continuare durante le emergenze fu "miracolosamente" messa in funzione il giorno prima dell’11/9, ed era pertanto già operativa quando gli attacchi terroristici a New York e al Pentagono hanno avuto luogo. Lo Special Routing Arrangement Service (SRAS) è stato, per ragioni sconosciute, attivato in "modalità di esercitazione" il 10 settembre 2001, ed era quindi pronto per essere utilizzato il giorno seguente, quando c'è stata una emergenza nazionale del rango di quelle per cui era stato previsto.
Il sistema SRAS è sotto la responsabilità di un ente governativo poco conosciuto chiamato National Communications System (NCS), che lavora per mantenere in funzione le telecomunicazioni critiche durante le emergenze e ha svolto un ruolo cruciale nella risposta del governo agli attentati dell'11/9, contribuendo a mantenere e ripristinare le reti di comunicazione. Inoltre, il sistema SRAS è legato alla "Continuità di Governo" - un piano che è stato attivato per la prima volta durante gli attacchi.

SRAS ATTIVATO IN “MODALITÀ ESERCITAZIONE” IL 10 SETTEMBRE.
Brenton Greene, che alla data dell’11 settembre era direttore dell’NCS, dichiarò alla Commissione sull’11/9 che il 10 settembre 2001, «miracolosamente, il sistema SRAS è stato attivato in modalità di esercitazione e così è stato in grado di funzionare nel corso dell’11 settembre.»
Pertanto, quando l’NCS è stato incaricato di assistere la risposta del governo agli attacchi terroristici, il sistema «SRAS era già in modalità esercitazione e operativo». [1]
Il sistema SRAS supporta il piano supersegreto di Continuità di Governo (COG), che ha il compito di mantenere il governo funzionante nel caso di un attacco agli USA. [2]
Il coinvolgimento dell’NCS nella COG era uno dei tre programmi principali dell'agenzia. Come Greene ha riferito alla Commissione sull’11/9,
«Il principale sistema di comunicazione del Paese deve essere tenuto in funzione o nessuno potrebbe comunicare.» [3]
Il sistema SRAS fornisce «un tramite per la continuità delle operazioni, fornendo agli utilizzatori finali a livello federale e della difesa i collegamenti comunicativi in grado di sopravvivere sulla rete pubblica», a quanto si legge su una pubblicazione del Dipartimento della Sicurezza Interna. [4]
Nel descrivere presumibilmente il sistema SRAS, Greene ha dichiarato alla Commissione sull’11 settembre: «C'è una rete separata che collega il Centro di Coordinamento Nazionale e i vettori più importanti e le reti con le caratteristiche di un backup.» (Il Centro di Coordinamento Nazionale, che si trova ad Arlington, in Virginia, è il "braccio operativo" del NCS). Questa rete «ha dimostrato il suo valore di link separato alla data dell’11/9, perché ha coordinato l’uso delle reti tra i Network Operations Centers, mentre la rete [delle telecomunicazioni] era satura.»
Inoltre, descrivendo a prima vista ancora il sistema SRAS, Greene ha detto: «Nella situazione in cui la Continuità di Governo viene messa in campo» - come è avvenuto l’11 settembre - «c'è un sistema di comunicazione in cui nessuno può rintracciare il sito della chiamata su entrambi i capi del filo.» [5]

L’NCS ERA COINVOLTO IN UN ESERCITAZIONE ADDESTRATIVA IN PIENO 11 SETTEMBRE?
Greene a quanto pare non ha detto alla Commissione sull’11/9 perché il sistema SRAS fosse stato attivato nella modalità "esercitazione" il 10 settembre. Ma una possibile spiegazione che deve essere indagata è che l’NCS fosse stato programmato per partecipare a un'attività di formazione per l’11 settembre. Sappiamo che l’NCS era, nel 2001, parte del Dipartimento della Difesa. [6]
E si sa che diverse agenzie militari statunitensi stavano conducendo esercitazioni la mattina dell’11 settembre. Per esempio, il North American Aerospace Defense Command (NORAD) stava conducendo la sua esercitazione annuale, "Vigilant Guardian," [7] mentre il Comando Strategico degli Stati Uniti (Stratcom), stava tenendo la sua esercitazione annuale "Global Guardian". [8] Può essere che l’NCS abbia partecipato a una di queste, o ad altre esercitazioni?
Inoltre, merita una menzione il fatto che con inizio alle ore 08:00 dell’11 settembre, alcuni rappresentanti della CIA tennero una conferenza informativa in favore dell’NCS presso «una struttura sicura fuori Washington, DC», dove discussero la minaccia che i terroristi internazionali ponevano all’infrastruttura delle telecomunicazioni dell’America. Assieme a Brenton Greene, al briefing erano presenti i rappresentanti di altre sette agenzie federali e più di 40 società tecnologiche e delle telecomunicazioni. I rappresentanti del settore privato erano tutti «dirigenti di primo piano delle rispettive società, e tutti avevano i nulla osta di sicurezza del governo che garantiva loro l'accesso ai dati di intelligence più sensibili» relativi a minacce alle infrastrutture di telecomunicazioni della nazione, secondo il giornalista e scrittore Dan Verton.
Gli argomenti trattati durante il briefing comprendevano la crescente minaccia terroristica alle infrastrutture delle telecomunicazioni, le capacità di guerra informatica delle nazioni straniere, e la possibilità di un cyber-attacco strategico su infrastrutture critiche degli Stati Uniti, commesso da una nazione straniera o da un gruppo terroristico. [9]
Considerando che lo Special Routing Arrangement Service dell’NCS era stato attivato in modalità "esercitazione" il giorno precedente, e considerando gli argomenti che furono discussi, questo briefing potrebbe essere stato un'introduzione a un esercitazione di addestramento, che forse preparava i partecipanti a uno scenario basato su un attacco simulato contro la rete delle telecomunicazioni?

LA CONTINUITÀ DI GOVERNO È STATA ATTIVATA PER LA PRIMA VOLTA L'11 SETTEMBRE.
La Continuità di Governo è un programma che risale alla guerra fredda, e mira a garantire che il governo continui a funzionare in caso di un attacco contro gli Stati Uniti. Durante gli anni ottanta era organizzato per un possibile attacco nucleare da parte dell'Unione Sovietica, ma nel corso degli anni novanta si è focalizzato invece sulla possibilità di un attacco terroristico negli Stati Uniti
Considerando che il sistema SRAS supporta la COG attraverso «la fornitura di collegamenti di comunicazione in grado di sopravvivere agli utilizzatori finali a livello federale e della difesa», vale la pena notare che sofisticati metodi di comunicazione hanno svolto un ruolo importante nel programma COG. Negli anni ottanta, per esempio, gran parte del suo bilancio di centinaia di milioni di dollari «veniva speso per avanzatissimi apparati di comunicazione che avrebbero consentito alle squadre [coinvolte nella COG] di avere conversazioni sicure con i comandanti militari statunitensi», a quanto afferma il giornalista e scrittore James Mann.
Per di più, tre delle figure chiave del programma durante gli anni ottanta e novanta ricoprivano posizioni critiche nel governo USA, l'11 settembre. Questi individui - Dick Cheney, Donald Rumsfeld, e Richard Clarke - erano rispettivamente il vice presidente, il segretario della difesa, e il consigliere antiterrorismo della Casa Bianca, al momento in cui gli attentati si verificavano. [10]
David Addington, consigliere legale di Cheney nel 2001, era anche coinvolto nel programma COG. [11]
Va anche notato che il piano COG è stato attivato, di fatto per la prima volta, nel corso degli attentati dell’11/9. Richard Clarke ha affermato di aver dato l'ordine di attivarlo all’incirca alle ore 09:45 dell’11 settembre, o poco dopo.[12]
Ha dichiarato alla ABC News: «La mattina dell’11/9, l’intero programma di Continuità di Governo è stato attivato. A ogni agenzia federale è stato ordinato ... di attivare una postazione alternativa di comando, una sede alternativa al di fuori di Washington, DC,. e di dotarla di personale non appena possibile». [13]
Considerando che il sistema SRAS è destinato a sostenere il programma COG, era comodo - per non dire altro - che esso risultasse già operativo alla data dell’11 settembre e quindi immediatamente pronto per essere utilizzato da coloro che risultavano coinvolti nella COG al momento in cui il piano veniva attivato.

LA RISPOSTA CRITICA DELL'NCS AGLI ATTENTATI DELL'11/9.
Il National Communications System, che è responsabile per lo Special Routing Arrangement Service, è un'agenzia di dimensioni relativamente piccole, istituita nel 1963 al fine di fornire un migliore supporto del sistema delle comunicazioni alle funzioni governative cruciali durante le emergenze. [14]
Intorno al momento degli attentati dell’11/9, contava su 22 agenzie federali, 100 addetti civili a tempo pieno, e 10 addetti militari. [15]
L’NCS ha svolto un ruolo fondamentale a seguito degli attentati dell’11/9, quando la distruzione causata da questi attacchi divenne quel che Brenton Greene ha definito «la sfida più significativa che il National Communications System avesse mai affrontato.» [16] In collaborazione con aziende private, che «hanno rapidamente assemblato un livello senza precedenti di risorse a livello nazionale, statale e locale a sostegno degli sforzi di risposta e di soccorso.»
Presumibilmente, le opere di emergenza dell’NCS hanno beneficiato del fatto che il sistema SRAS fosse già operativo quando gli attentati hanno avuto luogo.
Come delineato in precedenza, il sistema SRAS è legato al piano di Continuità del Governo. In particolare, in risposta agli attentati, il Centro di Coordinamento Nazionale dell'NCS operò in quattro siti, che comprendevano un «sito di continuità delle operazioni a distanza». [17] E Greene ha dichiarato di essersi recato al suo «sito di Continuità di Governo», dove il personale operò tutto il giorno per monitorare lo stato della rete di telecomunicazioni, e coordinare le priorità e le riparazioni.» [18]

AGENZIE GOVERNATIVE HANNO INCONTRATO PROBLEMI DI COMUNICAZIONE DURANTE L’11 SETTEMBRE
È stato riferito così poco in merito al National Communications System e allo Special Routing Arrangement Service, e sul ruolo svolto da ciascuno di essi durante l’11 settembre, che molte questioni cruciali rimangono senza risposta. Ad esempio, quali capacità fu in grado di consentire il sistema SRAS? E che uso se ne è fatto in data 11 settembre, prima, durante e dopo che gli attentati ebbero luogo? Perché il sistema SRAS fu messo in funzione nella modalità di esercitazione il giorno prima dell’11/9?
La necessità di una indagine sui ruoli dell’NCS e del sistema SRAS appare sempre più urgente alla luce del fatto che le difficoltà di comunicazione furono un problema significativo per le agenzie governative che rispondevano agli attentati dell’11/9.
In effetti, una relazione secretata sul dopo-azione «non dipinge un quadro favorevole sulle capacità globali del governo in materia di gestione delle crisi», secondo Dan Verton.
Un funzionario del governo ha affermato che «la nazione era “sorda, muta e cieca” per gran parte di quell’orribile giorno di settembre.» [19]
NOTE [1] "Memorandum for the Record: Interview of Brenton C. Greene." 9/11 Commission, March 16, 2004.
[2] House Select Committee on Homeland Security, The Department of Homeland Security's Information Analysis and Infrastructure Protection Budget Proposal for Fiscal Year 2005: Prepared Opening Statement of General Frank Libutti, Under Secretary for Information Analysis and Infrastructure Protection, Department of Homeland Security. 108th Cong., 2nd sess., March 4, 2004.
[3] "Memorandum for the Record: Interview of Brenton C. Greene."
[4] David M. Barron, J. M. Hickey, and Dan Bart, Communications: Critical Infrastructure and Key Resources Sector-Specific Plan as Input to the National Infrastructure Protection Plan. Washington, DC: Department of Homeland Security, May 2007, p. 106.
[5] "Memorandum for the Record: Interview of Brenton C. Greene."
[6] Ibid.
[7] "Conversation With Major General Larry Arnold, Commander, 1st Air Force, Tyndall AFB, Florida." Code One, January 2002; 9/11 Commission, The 9/11 Commission Report: Final Report of the National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States. New York: W. W. Norton & Company, 2004, p. 458; William M. Arkin, Code Names: Deciphering U.S. Military Plans, Programs, and Operations in the 9/11 World. Hanover, NH: Steerforth Press, 2005, p. 545.
[8] Joe Dejka, "Inside Stratcom on Sept. 11 Offutt Exercise Took Real-Life Twist." Omaha World-Herald, February 27, 2002; Joe Dejka, "When Bush Arrived, Offutt Sensed History in the Making." Omaha World-Herald, September 8, 2002.
[9] Dan Verton, Black Ice: The Invisible Threat of Cyber-Terrorism. Emeryville, CA: McGraw-Hill/Osborne, 2003, pp. 135-139.
[10] CBS News, September 11, 2001; James Mann, "The Armageddon Plan." The Atlantic, March 2004; Howard Kurtz, "'Armageddon' Plan Was Put Into Action on 9/11, Clarke Says." Washington Post, April 7, 2004; "Worst Case Scenario: Secret Plan to Control U.S. Government After an Attack Went Into Motion on 9/11." ABC News, April 25, 2004; Andrew Cockburn, Rumsfeld: His Rise, Fall, and Catastrophic Legacy. New York: Scribner, 2007, pp. 84-88.
[11] Jane Mayer, "The Hidden Power." New Yorker, July 3, 2006; Jane Mayer, The Dark Side: The Inside Story of How the War on Terror Turned Into a War on American Ideals. New York: Doubleday, 2008, p. 49.
[12] Richard Clarke, Against All Enemies: Inside America's War on Terror. New York: Free Press, 2004, p. 8; 9/11 Commission, The 9/11 Commission Report, p. 38.
[13] "Worst Case Scenario: Secret Plan to Control U.S. Government After an Attack Went Into Motion on 9/11."
[14] Dan Verton, Black Ice, p. 136; "Background and History of the NCS." National Communications System, n.d.
[15] Dan Verton, "At NCS, the Focus is on Telecom Preparedness." Computerworld, November 7, 2002.
[16] Dan Verton, Black Ice, p. 151.
[17] 40th Anniversary: Forty Years of Service to the Nation: 1963-2003. National Communications System, 2004, p. 56.
[18] "Memorandum for the Record: Interview of Brenton C. Greene."
[19] Dan Verton, Black Ice, pp. 150-151; see also "'Deaf, Dumb, and Blind': Were Communications Sabotaged on 9/11?" Shoestring 9/11, October 19, 2007.


Nota di Pino Cabras.

wargame11settIl promemoria qui sopra riportato in materia di esercitazioni legate all’11/9 si aggiunge ad altri numerosi casi di «war games» e simulazioni grandi e piccole condotte dalle agenzie di sicurezza statunitensi a ridosso dei mega-attentati: in genere sono state simulazioni ricchissime di punti di contatto con gli eventi in corso, al punto da interferire con essi. Ne abbiamo parlato più volte: una navigazione nella sezione “Zero 11 settembre” del sito Megachip offre molti esempi lampanti di questa complicata scena del crimine in cui si intrecciano giganteschi giochi di ruolo di interi apparati. Scena complicata sì, ma non incomprensibile, soprattutto se ci si inizia a fare domande sulla somiglianza dei «games» con quel che accadeva realmente. Si tratta di interrogativi che la maggior parte dei media ha sistematicamente evitato. La maggior parte dei grandi organi di informazione scongiura ogni minima luce su certe zone grigie, specie nel caso di importanti apparati governativi di cui traspare un ruolo nella macchina del caos e delle stragi. Il silenzio arriva fino a trascurare notizie eclatanti.
Spesso queste notizie hanno a che fare con la gestione delle linee su cui transitano i messaggi del potere, come nel caso analizzato da “Shoestring 911”.
Non dovremmo essere sorpresi di queste stranezze, né del silenzio che le circonda. Si prenda ad esempio un altro caso di stragismo, quello italiano, che chiamava in causa le risposte operative degli apparati investigativi e le risposte istituzionali delle più alte cariche dello Stato.
Uno dei fatti meno noti legati alla strage di Via Fani e al rapimento di Aldo Moro avviene il giorno prima, il 15 marzo 1978. La struttura dell’allora monopolista telefonico Sip, al tempo diretta dal piduista Michele Principe, fu posta in stato di allarme. Magistrati e dirigenti della Digos lamentarono una «totale non collaborazione» della Sip durante il sequestro e la prigionia di Moro. L’area di via Fani, mentre veniva trucidata la scorta di Moro, era in pieno blackout. Nessuno poteva segnalare al telefono nulla di quanto accadeva. Decisivi tentativi di intercettazione telefonica predisposti durante i 55 giorni della prigionia di Moro furono bloccati con pretesti tecnici.
Come si scoprì quasi trent’anni dopo, la principale azienda telefonica italiana si è dotata di una struttura spionistica parallela che ha agito per decenni contra legem senza lasciare traccia, in stretto raccordo con strutture extralegali dei servizi segreti.
Di recente Carlo Azeglio Ciampi ha fatto una rivelazione subito svaporata nell’oblio dei media. Ciampi era presidente del Consiglio durante la primavera-estate 1993, quando ci fu una serie di attentati a Roma, Milano e Firenze.
Il 27 luglio 1993, notte delle esplosioni presso le basiliche a Roma e a via Palestro a Milano, Ciampi rivela che ci fu un puntuale blackout nei palazzi più importanti delle istituzioni italiane, e aggiunge: «ero a Santa Severa in vacanza, rientrai con urgenza a Roma di notte, accadevano strane cose: io parlavo al telefono con un mio collaboratore a Roma e cadeva la linea. Poi trovarono a Palazzo Chigi il mio apparecchio manomesso, mancava una piastra».
Tutte le accelerazioni recenti delle inchieste italiane sul 1992-1993 identificano precisi passaggi di copertura “statale” nell’esecuzione e depistaggio delle stragi. Il dirottamento delle inchieste passa spesso per l’uso accorto delle telecomunicazioni.
Lo scenario delle Telecom parallele, già gravissimo e sottovalutato in Italia, nel caso dell’enorme apparato “securitario” statunitense va moltiplicato per molti ordini di grandezza. Strutture opache, semiprivate ma coperte da strati di legittimazione (e ingenti fondi) pubblici, sono diventate via via più importanti, costose e letteralmente “incontrollabili”, come ha rivelato l’inchiesta “Top Secret America” pubblicata nel 2010 dal «Washington Post».
L’11 settembre 2001 questa entità esisteva già nel corpo degli apparati USA. Fu quel giorno che decise di diventare una metastasi.

16 gennaio 2011

Questo No è una grande forza

di Pino Cabras – da Megachip. Con videoeditoriale di Giulietto Chiesa.




L’energia del braccio Fiat è ancora abbastanza forte da non farsi fermare il bastone che impugna. Ha inflitto un’altra randellata, a Mirafiori dopo Pomigliano. Vittime i lavoratori sotto ricatto, quelli che hanno avuto lo straordinario coraggio di votare No all’«accordo estorsivo», così come quelli che hanno votato Sì a malincuore. Però, però... Il numero di chi resiste alla cancellazione dei diritti sta crescendo, e sta trovando alleanze sociali forti. Molti dirigenti del PD si erano già dichiarati pronti a salire sulla vettura del vincitore annunciato, intanto che presumevano di mettere il loro cappello su percentuali elevate del Sì. Da buoni Re Mida all’incontrario, finanche in questa votazione sono stati brutalmente ridimensionati. Il No, seppure sconfitto nell’urna, ha una forza cospicua, che darà un grande sostegno alla FIOM in vista dei prossimi appuntamenti, a partire dalla mobilitazione del 28 gennaio.
Diceva bene Giulietto Chiesa, mentre a notte fonda, durante lo spoglio, commentava a caldo i primi segnali della forza di questo No nei seggi collocati presso i reparti più esposti ai lavori usuranti: «quale che sia il risultato finale, ormai è chiaro che i lavoratori di Mirafiori ci dicono che l’Italia non è mai stata quella che ci hanno raccontato». Giorgio Meletti sul suo blog sembra condividere: «la classe dirigente di questo Paese, tutta insieme (locale e nazionale, politica e sindacale, di destra e di sinistra, di governo e opposizione, e naturalmente con Sergio Marchionne per l’occasione alla sua testa, non ha capito niente di che cosa hanno in testa gli italiani. La rumorosa minoranza Fiom si è trasformata di colpo, a mezzanotte, in una quasi maggioranza.» Ecco, una «quasi maggioranza» non è una maggioranza, innegabilmente. Però è una base su cui si può mettere valore aggiunto, in forma di due componenti essenziali: la prima – non sembri una categoria prepolitica - è la componente morale del coraggio e della dignità, che può abbattere persino le pavidità e i tradimenti degli ex referenti politici e sindacali fuggiti nel loro nulla; la seconda componente è quella della visione dei problemi economici globali, la sola dimensione che consentirà un’alternativa alla distruzione delle relazioni industriali e degli istituti democratici anche nella provincia italica.
Paolo Barnard scrive in proposito un articolo duro e visionario, un’invettiva disperata ancorché documentata, in cui dà dei polli anche agli operai e alla FIOM, perché si beccano su aspetti che ritiene marginali, mentre la sostanza della battaglia si gioca su altri tavoli: «Cosa dicono a voi le sigle QNX, Nvidia, Entune, Prius V hybrid, Microsoft Bing app, BlueLink in-car, Moustick, In-dash navigation? Vi dicono che fra una manciata di anni le Fiat saranno 80% Information Computer Technology e 20% metalmeccanica da far sbrigare a qualche robot. Riga. Voi, quelli con la tuta e due braccia e due gambe? Un ricordo della preistoria.» A queste condizioni - ricorda Barnard a chi crede a Marchionne e ai suoi bluff (buoni per qualche speculazione in borsa e non per improbabili espansioni del settore auto) - «voi perderete ogni singolo posto di lavoro, è già deciso ma non ve lo dicono». E invita a lottare per recuperare sovranità monetaria, come altri hanno fatto di fronte a queste sfide, perché è lì che si sposta il potere, il lavoro, la base economica delle formazioni sociali.
Al di là dei toni duri, l’invito di Barnard ad aggiornare la battaglia ha una sua verità interna che va colta per non sprecare proprio una cosa che invece lui sottovaluta: ossia l’esistenza, la consistenza e – prevedo – la persistenza di una grande forza sindacale, politica e morale, quella che si è cementata intorno alla FIOM e le più piccole entità sindacali resistenti, che diventa maggioranza fra chi manovra i macchinari.
marchionneapeNon c’è da aspettarsi nulla da Marchionne che, secondo Chiesa, è il «rappresentante della scimmia che pilota l'aereo verso il disastro.»
E intanto tremano le vene ai polsi di fronte al compito di FIOM, che fa il mestiere del sindacato, ma che per poterlo fare bene si trova nella necessità di dover pensare in grande, anche se non è attrezzato per una supplenza : gli scenari finanziari, la fine della crescita, la divisione internazionale del lavoro, le alleanze sociali, i referenti politici.
Assisteremo a questo sforzo di aggiornamento. Ma nel frattempo si parte dalla speranza. Dalle fabbriche torinesi hanno preso il via in altri momenti della storia italiana alcuni segnali molto forti. Nel marzo 1943, in piena guerra, con la polizia segreta di Mussolini e i soli sindacati fascisti dentro le fabbriche, esplosero a sorpresa grandi scioperi contro le condizioni di lavoro e di salario che andavano peggiorando. Non c’era ancora nessuna vittoria sindacale, la guerra sarebbe durata oltre due anni ancora, fra lutti e tempi di ferro e fuoco. Però si segnò un passaggio politico e morale che infuse coraggio a molti, fino a combattere contro chi, anche allora, diceva che non c’erano alternative.
Chi proponeva un’altra politica era ancora debole e disperso, ma poi si trovò nelle condizioni storiche per costruire una nuova stagione politica.
Oggi – di fronte alla battaglia nei luoghi di lavoro - emerge l’incapacità di poter dire alcunché di utile da parte dell’attuale sistema dei partiti. Le risposte verranno da soggetti nuovi.
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unitifiom

IL VIDEOEDITORIALE DI GIULIETTO CHIESA:



5 gennaio 2011

Quirra, Sardegna. Vicino ai war games, due su tre hanno la leucemia.

di Pino Cabras - da Megachip. VIDEO in coda all'articolo.


Vi riportiamo un articolo comparso su L'Unione Sarda del 4 gennaio 2011 su una vicenda terribile, un disastro militare-ambientale che si consuma nella terra che accoglie la stragrande maggioranza delle esercitazioni militari italiane, una piccola Chernobyl che finora i grandi organi di stampa non avevano saputo affrontare, con la lodevole eccezione di un'inchiesta peraltro poco divulgata di RaiNews24 e di una dimenticata puntata di Report. Come spesso accade, sono stati gli scrittori i primi a perforare le bugie di governi e generali, in mezzo ai silenzi dei media e dei politici pavidi. La "sindrome di Quirra" è stata raccontata ad esempio in due romanzi, quello di Massimo Carlotto e Mama Sabot (Perdas de fogu), e quello di Eugenio Campus (Il pettine senza denti). Ora però tutto il disastro emerge nei tabulati di una Asl. Gli irrisi, i "complottisti", quelli che non accettavano le verità ufficiali, avevano ragione. Il caso, scommetteteci, ora non potrà più essere insabbiato.

Rapporto choc sul poligono di Quirra
L'Asl: negli ovili agnelli deformi e pastori con la leucemia


di Paolo Carta - L'Unione Sarda.


Rapporto Quirra: quasi in ogni ovile agnelli nati malformati e pastori ammalati di tumore. Le indagini dei veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari, su incarico del Comitato di indirizzo territoriale che segue il controllo ambientale del poligono, sono arrivati a risultati choc. I dati raccolti a ridosso della zona militare sono assolutamente fuori dalla norma.
Addirittura, secondo la verifica dei veterinari Giorgio Melis e Sandro Lorrai, esiste un collegamento tra le deformazioni congenite genetiche degli agnelli e i tumori che hanno colpito gli allevatori. Quasi una strage: il 65 per cento dei pastori che abita e lavora a Quirra si è ammalato di leucemia.

MONITORAGGIO
Il rapporto è stato spedito a metà dicembre ai responsabili del Comitato d'indagine territoriale che si sta occupando del monitoraggio ambientale della zona del poligono interforze tra le colline di Perdasdefogu e lo specchio di mare di Capo San Lorenzo. È soltanto una prima stesura del lavoro che verrà ultimato entro gennaio con il controllo degli allevamenti presenti nelle campagne di Perdasdefogu.
E probabilmente, per una ancora più compiuta analisi, sarà necessario attendere l'esito degli esami di laboratorio in corso sugli ovini e sui bovini prelevati negli allevamenti, sui vermi, sulle cozze e su parte della flora già selezionati dagli esperti.
Ma un dato già oggi è certo. Cioè che il lavoro ovile per ovile dei veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari ha confermato quel che da tempo sostengono pacifisti e antimilitaristi riuniti in diversi comitati: ciò che sta accadendo a Quirra è un fatto assolutamente eccezionale.

I TUMORI
L'indagine dei veterinari (arrivata dieci anni dopo le richieste ufficiali dei pacifisti alle istituzioni) ha analizzato soltanto gli allevamenti. Invece il bilancio dei decessi per tumori aggiornato in un registro a cura del comitato pacifista "Gettiamo le Basi" è ancora più grave: 23 militari e 40 persone tra i civili che pascolano, coltivano, abitano o lavorano nei pressi della zona militare.
E finisce per mettere sotto accusa le attività del poligono interforze, anche se nella loro relazione i veterinari effettuano soltanto una fotografia (inquietante) dell'esistente, senza lasciarsi andare nella spiegazione scientifica delle cause di tutto ciò, che dovrà venire dal comitato scientifico responsabile del monitoraggio ambientale sul poligono interforze di Quirra.

LE NANOPARTICELLE
In attesa dei riscontri ufficiali del controllo del territorio, che doveva concludersi entro il 2009 ma che non è ancora terminato, quel che è emerso dai primi riscontri trapelati alimenta il dibattito intorno al poligono interforze e più in generale sugli effetti che producono tutti i campi di addestramento bellico sardi (anche quelli di Capo Frasca e Teulada) nel territorio.
La dottoressa Maria Antonietta Gatti dell'Università di Modena (consulente del ministero della Difesa nella commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito) ha riscontato nanoparticelle di metalli pesanti, ribattezzate polveri di guerra (perché in quelle dimensioni e forme possono essere causate soltanto da esplosioni a temperature raggiungibili solo con l'utilizzo di proiettili arricchiti) persino a Baunei, parecchio a nord rispetto al poligono del Salto di Quirra.
E adesso i riscontri dei veterinari che hanno battuto palmo a palmo la zona mettono in correlazione l'alta incidenza dei tumori negli allevatori con i casi di agnelli nati con due teste o sei zampe oppure addirittura sventrati.
NEGLI ALLEVAMENTI La ricerca palmo a palmo ha coinvolto tutti gli ovili di Quirra ed è stata confrontata con i dati raccolti in un'altra zona della Sardegna, non troppo lontana, quella di Villagrande. Qualche esempio. In un allevamento a San Lorenzo, sorto 25 anni fa, i veterinari sono venuti a conoscenza di un elevatissimo numero di aborti tra il 1985 e il 1990 e negli ultimi cinque anni sono nati capretti senza organi genitali.
Il figlio del titolare dell'allevamento si è ammalato di tumore nel febbraio del 1997 ed è morto nel novembre del 2004.
A Tintinau, l'ultimo agnello nato con gli occhi dietro le orecchie risale al dicembre del 2009 e due fratelli allevatori che accudivano il bestiame sono morti di tumore a distanza di otto mesi uno dall'altro tra il 2003 e il 2004.
Un terzo fratello è in cura per la stessa patologia dal giugno scorso a Milano. E questi sono soltanto alcuni passi della relazione di 43 pagine firmata dai veterinari Giorgio Mellis e Sandro Lorrai. Una novità per certi versi clamorosa destinata a riscrivere la storia sanitaria del Salto di Quirra e ad aprire nuovi scenari sui tumori nei pastori.
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Claudia Zuncheddu : «Vogliamo sapere la verità»


Claudia Zuncheddu, consigliere regionale dei Rossomori e da sempre in prima fila nella battaglia per la riduzione delle servitù militari e per conoscere la verità su ciò che avviene nei poligoni sardi di Quirra, Capo Frasca e Teulada, presenterà un'interrogazione all'assessore alla Sanità, Antonello Liori.
«La relazione dei veterinari delle Als di Lanusei e Cagliari - spiega Claudia Zuncheddu - squarcia il velo del silenzio su quando avviene attorno ai poligoni sardi. Ma di un fatto sono certa: le popolazioni che abitano a ridosso delle basi militari conoscevano benissimo questa situazione, per aver visto tanti familiari uccisi dai tumori e dalle leucemie in un numero assolutamente superiore ai dati standard. Perché noi tante volte parliamo di incidenza dei tumori, di numero dei casi di leucemie registrate a Quirra, spesso dimenticando che questi fatti sono riferiti a persone che si sono ammalate, che hanno sofferto, che hanno lottato contro il male. Un vero e proprio dramma per tanti».
Secondo Claudia Zuncheddu, spetta alle istituzioni intervenire: «Servono maggiori controlli, è necessario un sostegno alle popolazioni che pagano a caro prezzo, in termini economici e di salute, la vicinanza con le basi militari. La gente da sola può far poco o niente, spetta ai politici dimostrare di essere davvero vicini alle esigenze dei sardi, soprattutto di quelli che soffrono». Alcuni indagini del passato avevano avanzato l'ipotesi, smentita da più parti, che la stretta consanguineità presente in zone molto chiuse come Quirra potesse favorire l'insorgenza delle malattie.
Una tesi confutata anche da Claudia Zuncheddu (che è un medico): «Non è vero che i sardi siano più predisposti di altre popolazioni ad ammalarsi di tumore. Lo dimostrano anche gli studi sulla longevità. È invece provato che nelle zone più inquinate, attorno ai nuclei industriali come Porto Torres e Sarroch e come i poligoni, l'incidenza sia più alta proprio in relazione alle emissioni delle fabbriche e ai danni causati al territorio dai test bellici». E l'argomento inevitabilmente si sposta sulle servitù militari: «Il popolo sardo paga un prezzo troppo alto. Il 66 per cento dei poligoni italiani è ospitato in Sardegna». (p.c.)


Mariella Cao (Comitato Gettiamo le Basi): «Dati parziali ma tragici»
Il monitoraggio ambientale della zona del poligono di Quirra comprende anche l'esame della radioattività diffusa, delle onde elettromagnetiche emesse dai radar e delle nanoparticelle di metalli pesanti prodotte dai test bellici. Ma è un controllo che non convince i pacifisti.
«Forze armate, Ministero della Difesa e Nato - spiega Mariella Cao, portavoce del comitato “Gettiamo le basi” - mantengono saldo il doppio ruolo di controllore e controllato, di giudice e imputato. Hanno predisposto loro stessi il piano di monitoraggio, di fatto soltnato l'acquisto di strumenti per esami che non possono dare risposte sulla cosiddetta “sindrome di Quirra”, come ammettono le stesse Forze armate e le ditte che si sono aggiudicate l'appalto. Inoltre i risultati, previsti per l'autunno del 2009 e in eterno slittamento, sono scontati, cioè daranno il marchio di qualità ambientale al poligono. In linea con quanto prevede lo stesso obiettivo iniziale: tranquillizzare la popolazione locale nonché il personale del poligono e acquisire la certificazione ambientale ».
Mariella Cao addirittura ha il sospetto che al termine del monitoraggio, «il Ministero dalla Difesa si sentirà autorizzato a respingere le richieste di risarcimento dei danni sollecitate dai familiari di chi si è ammalato di tumore a Quirra e dintorni, malgrado l'epidemia di leucemie e alterazioni genetiche provate anche dall'esame dei veterinari Asl. Se è tutto in regola, significa che non ci sono danni da pagare, può essere il risultato finale. Scandaloso». Mariella Cao osserva comunque con favore i dati parziali trapelati dai primi esami: «Evidentemente il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. La ditta che deve controllare l'inquinamento dell'aria ha affidato gli esami alla dottoressa Gatti che ha trovato nanoparticelle di metalli pesanti cause di tumori addirittura a Baunei. E l'indagine veterinaria sollecitata da noi pacifisti (ed effettuata con un ritardo grottesco di 10 anni), ha fornito dati agghiaccianti sul rapporto tra malformazioni genetiche degli agnelli e i tumori negli allevatori».
I pacifisti chiedono poi che fine abbia fatto l'indagine epidemiologica sulle persone residenti prevista dall'appalto del monitoraggio ambientale e poi cancellata. «Vogliamo la verità su Quirra», chiude Mariella Cao. (p.c.)

Comunicato del Comitato Gettiamo le Basi
Monitoraggio del Poligono Interforze Salto di Quirra (PISQ)
Le pentole e i coperchi
Il pesante travisamento delle  posizioni del comitato Gettiamo le Basi apparso su L’Unione Sarda (“Quirra  in ritardo l’esame ambientale”20/12/2010)  impone di precisare e fare il punto.
RIEPILOGO
1 Forze Armate,  ministero della Difesa e Nato si sono arrogati e mantengono saldo il doppio ruolo, scandalosamente  inossidabile, di controllore e controllato, giudice e parte in causa. Loro hanno predisposto e gestiscono il Piano di Monitoraggio, di fatto un piano d’acquisto di strumentazioni e connessi  servizi di esame ambientale, un esame che  non può dare risposte alla “sindrome Quirra-Escalaplano” come ammettono le stesse forze armate e le  cinque ditte che si sono aggiudicate l’appalto Nato
2 I risultati del monitoraggio-placebo sono scontati, sono stati  anticipati fin dal momento dell’avvio (febbraio ’08). L’obiettivo è stato esplicitato con incredibile candore o tracotanza: “Tranquillizzare (alias sedare, narcotizzare) la popolazione locale, nonché il personale del Pisq (..) acquisire la Certificazione ambientale”, cioè dimostrare che il poligono della morte è un gioiellino ecologico, di conseguenza eludere anche l’obbligo di risarcire le vittime dell’epidemia di leucemie e alterazioni genetiche che ha come epicentro l’insediamento militare Quirra-Perdasdefogu.  Decreti del 2010 hanno già provveduto ad esonerare le forze armate dalle responsabilità penali, una sorta di  lodo Alfano pro Stati Maggiori passato sotto indecente silenzio
3  Per salvare le apparenze  si è assegnato il ruolo di controllore di facciata a una Commissione Tecnica Mista di Esperti,  nominata a cose fatte, senza possibilità d’intervento sostanziale su metodologie e tecniche disposte dai contratti appaltati. La componente civile (cinque persone prive dell’indispensabile strumentazione tecnica e di supporti finanziari) ha rifiutato il ruolo di notaio compiacente
e ha respinto al mittente l’incarico di validazione di servizi e forniture delle cinque ditte,. La patata bollente è passata alla riluttante ARPAS, l’agglomerato di pezzi e funzionari delle ASL responsabili di 50 anni di mancati controlli, sponsor delle più cervellotiche teorie “scientifiche” salvabasimilitari, dall’asineria dell’arsenico killer di Quirra (Asl 8) alle alghe insaziabili mangiatrici del torio radioattivo, rigorosamente “naturale”, che abbonda nell’arcipelago maddalenino, base atomica Usa fino al 2008 (Asl 1).
Il diavolo fa le pentole non i coperchi
Qualcosa non è andata per il verso agognato e predisposto da ministri e generali.
1 Veleni del poligono a Baunei. La ditta che si è aggiudicato il lotto “ Determinazione  radioattività aerodispersa” ha affidato la rilevazione delle nanoparticelle alla dott.ssa M.Antonietta Gatti che sa usare egregiamente i microscopi atti a ingrandire a 120.000 e le ha trovate persino a Baunei prescelta come “bianco”, punto di riferimento-comparazione dati in quanto si presupponeva totalmente esente da inquinamento.  Non trova nanoparticelle, invece, la multinazionale vincitrice del lotto più consistente e nevralgico (la SGS, una partecipata Fiat l’affittuaria stabile del poligono da mezzo secolo, presumibile corresponsabile della contaminazione), le cerca come da contratto con microscopi giocattolo che ingrandiscono solo a 8.000. Parrebbe che l’Arpas si sia ancora accorta dell’inghippo.
2 L’indagine anamnestica. L’esame delle matrici biologiche, ostinatamente voluto da Gettiamo le Basi, nonostante sia stato recepito in modo talmente limitato e inadeguato da sprofondare nel grottesco, ha fornito informazioni agghiaccianti. L’Asl 4, andando oltre il ristretto compito assegnatole di mera manovalanza a costo zero per la Difesa, ha svolto la fondamentale indagine anamnestica su greggi e pastori. I dati  emersi rendono ancora più tetro il quadro della devastazione ambientale e sanitaria che denunciamo dall’ormai lontano 2001.
Il merito dell’Asl, però, non attenua ma rafforza l’inquietante interrogativo sul perché si sia aspettato 10 anni per effettuare questa imprescindibile e doverosa raccolta dati e perché si eviti accuratamente l’indagine sanitaria delle popolazioni residenti, peraltro prevista nel decreto attuativo del Piano  e “opportunamente” evasa. Non conosciamo il costo dell’indagine anamnestica, riteniamo che non superi di molto il costo della benzina necessaria per un giro tra gli ovili. Perchè per dieci anni non si è voluto e ancora non si vuole estenderla almeno alle altre categorie a rischio (agricoltori, dipendenti civili del Pisq, militari e famiglie residenti,ecc.) e alla popolazione di Quirra?
Lo slittamento continuo della presentazione dei risultati – programmato per l’autunno 2009 -  può spiegarsi con il surplus di lavoraccio per mettere un coperchio sui dati  inopinatamente emersi?
..… e non cessa di fare nuove pentole
1 “Il primo passo”. Hanno preso a  raccontarci che  il monitoraggio in corso sarebbe il primo passo per l’accertamento della verità, però non dicono che il fantomatico passo successivo implica un costo almeno non inferiore a quello del “primo passo” in atto, € 2,5 milioni. Chi e quando lo finanzierebbe? Non risultano progetti e tantomeno impegni di spesa delle Amministrazioni competenti.
L’escamotage del “primo passo” è stato usato e abusato a partire dal 2001 nel tentativo, vano, di tranquillizzarci rimandando eternamente al futuro l’ora della verità e rendere digeribili le varie indagini, 7 su 8 respinte al mittente da Gettiamo le Basi e dall’opinione pubblica. L’indagine in corso è il passo numero nove, la nona puntata della cinica ricerca infinita mirata a NON TROVARE quello che si vuole NON TROVARE, dilazionare all’infinito l’unico intervento razionale possibile imposto dalle norme italiane e internazionali: sospensione di tutte le attività del poligono, bonifica delle terre e del mare avvelenati.
2 Deportazione o diaspora. La soluzione al problema creato dal poligono della morte è ventilata a mezza voce. Impone cautela l’eclatante effetto boomerang della proposta avanzata nel 2004 ai pescatori di Teulada del trasferimento a vita in Tunisia in graziose villette gentilmente regalate dall’Esercito Italiano e dal ministero della Difesa.  Per la popolazione del Sarrabus, Gerrei, Ogliastra si punta all’allontanamento volontario, l’auto deportazione “senza oneri per la Difesa”.
3  Uranio impoverito, Commissione Parlamentare d’Inchiesta N° 3. Il presidente dell’attuale  Commissione, Rosario Costa, asserisce: ”La problematica vaccini rappresenta uno dei filoni più rilevanti e innovativi dell’inchiesta”. Con scarsa fantasia si  ripropone il vecchio depistaggio, tentato  e fallito nel 2001, vaccini,  stress da guerra, benzene e quant'altro serva ad assolvere ministri della Difesa e Stati Maggiori. Coerentemente la Commissione  ha scelto come consulente scientifico  Franco Nobile,  membro del Comitato Nazionale Scientifico di Legambiente. Il suo studio “Prevenzione oncologica nei reduci dei Balcani” ha individuato i principali fattori di rischio della sindrome Golfo-Balcani:  vaccini e costumi patogeni dei soldati come l’uso di zampironi e insetticidi vari, sigarette,  tatuaggi, cellulari  e –  abiezione massima -  “Sia pure con una certa reticenza, diversi soggetti hanno dichiarato di assumere superalcolici”  alcuni persino una volta alla settimana,  molti una  volta al mese (pag 41). 
Ci ostiniamo a credere che il popolo sardo abbia uno scatto di dignità e indirizzi la sua volontà e le sue energie per espellere il tumore della colonizzazione militare, per liberare la Sardegna dal ruolo infamante di paradiso della guerra, vittima e complice silente di tutte le guerre di rapina sedicenti umanitarie e democratiche. Ne ha la capacità, con le sue sole forze ha costretto a fuggire da La Maddalena la potente Marina di Guerra USA.