19 settembre 2011

Silvio e la Prostituzione Universale

Vi ripropongo questo pezzo pubblicato lo scorso gennaio, su un libro del 1993 che ci spiegava già tutto l'oggi. Si mantiene tremendamente attuale. Quella italiana è un'agonia. La pagheremo carissima.

di Pino Cabras – da Megachip.

prostituniversTutti a chiedersi come siamo arrivati alla situazione di oggi, quando lo sputtanamento del Caimandrillo rivela Urbi et Orbi le sue ossessioni dissipate con prostitute recapitategli come pornopizze.
Nei primi anni novanta, prima ancora che il Caimandrillo entrasse direttamente in politica, un romanzo aveva già delineato il ritratto sputato della sua essenza. Il libro, scritto da Lorenzo Miglioli, uno dei pionieri di internet in Italia, è intitolato “Berlusconi è un retrovirus: la fine dell’investimento” (Castelvecchi, 1993). Di seguito vi riportiamo alcuni estratti molto lungimiranti di cui vi raccomandiamo la lettura.

I nomi di Noemi Letizia e Ruby Rubacuori - che negli anni novanta erano due neonate - per molti evocano una sorta di deriva recente e senile di un malvissuto. Miglioli intuiva invece già un ventennio fa che il Caimandrillo voleva «diventare il Pappone Universale di quella Prostituzione Universale che Sade auspicava come campo della liberazione assoluta dell’uomo». Non ci credete? Tarate la vostra mente al 1993, e buona lettura.

Estratto N° 1
«Bene... dunque, la mia tesi è quella che quest’uomo non è una canaglia, almeno non in primis, non è demoniaco. Lui ha un altro problema: non è normale, in tutti i sensi, ossia è a modo suo straordinario, extra-ordinario, eccedente in tutto e onnivoro nel suo desiderio, ma completamente dominato da questa debordanza ipocondriaca. È un quasi-psicopatico che vuole, oppure è costretto a prendere alla lettera le sue ossessioni metaforiche. Ricordate il serial killer che squarta le sue vittime una dopo l’altra, perché deve prendere il loro cuore, letteralmente, deve dare carne alla sua fantasia desiderante...
anzi, no, meglio... peggio... dare fantasia alla carne desiderante, a tutta la carne desiderante, tutta quella che lo desidera, che vuole andare a letto con lui e ancora non lo sa.
Io vi dimostrerò che quest’uomo, se ancora si può parlare di uomo (io ormai lo definirei la visione delle sue visioni, il fantasma dei fantasmi) è al limite di quello che si può definire un essere umano: sostiene già ritmi poco umani, si dice che dorma pochissime ore, vola in continuazione.
Mi dicono che scopa come un grillo, che regala numeri di telefono di grandiosi puttanoni ai suoi pargoletti rossoneri. Sono pettegolezzi, ma importanti a far capire che ormai la sua biografia sta diventando una mitografia, quell’essere sta diventando una leggenda.
Sta per trasformarsi in qualcosa di altro. In cosa non si sa, ma come dice ancora una volta Baudrillard: “Quale seduzione è più avvincente che quella di cambiare specie?”. Lui vuole essere il primo di qualcosa di oltre-umano, oltre-se stesso, che è l’unico modello umano a cui i suoi sensi siano compatibili. Lui sta togliendo finalità alle cose umane, che non siano le sue finalità. E, lo sapete anche voi, se non c’è finalità tutto è mutazione continua, metamorfosi inarrestabile. E lui può esistere ed espandersi e proliferare soltanto in quella condizione: se si ferma è perduto».
«Vieni al sodo... argomentazioni?».
«Bene, cosa ne dite di un uomo che replica i valori della propria infanzia e giovinezza nel mondo mercato, letteralmente fino all’ultima molecola, fino al punto che, corrompendo anime di qua e di là e corpi, menti e cervelli, non ha replicato altro che quell’infanzia come mercato-mondo? Fino a che non ha dato vita ad un teatrino della propria giovinezza in senso industriale, una ricerca del tempo perduto come tempo realizzato?
Praticamente un alchimista pazzo, che ha deciso di inventare la macchina del tempo.
Lui non ha fatto altro che vendere se stesso come originale di un seriale senza fine: tutti quelli che lavorano con lui devono assomigliare a lui, clonarlo, lui è il trionfo dell’individuo e dell’individualismo come ossessione del vendere, e quindi del vendersi come atto di accettazione totale, come identità di quell’essere nel vendere.
Prostituzione universale realizzata. Incarnazione psicopatica del capitalismo come estinzione di tutto quello che capitalismo non è. Come estinzione professionale di tutto ciò che limita il vendere, di tutto ciò che diventa concorrenza reale. Tutto sotto controllo, tutto nelle mani di chi controlla. Lui desidera la tolleranza per vendere la sua tolleranza, la democrazia per vendere la sua democrazia, il sociale per vendere il suo modello di sociale... eccetera, fino al mondo e forse a Dio stesso. Silvio non è in grado di partecipare delle idee collettive, vuole rendere collettive le proprie. Se fosse un computer, sarebbe incompatibile con ogni altro computer».

Estratto N° 2
«C’è chi ha detto: “Se controlli la mutazione controlli anche la morte”. Infatti cos’è la morte, se non una forma molto radicale di mutazione e metamorfosi?
Forse è questo il suo motore segreto, ma per ottenere questo premio psichico, per godere lui deve vendere, vendere anche il vendere: questa è la sua ossessione, la sua professionalità, il suo credo. Silvio ha un esercito di venditori, lui trasforma gli attori in venditori, i calciatori in venditori, i giornalisti in venditori, le ragazzine in venditrici, le mamme in venditrici, i politici in venditori e i venditori in politici.»

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Torniamo a settembre 2011.
E i suoi presunti avversari che facevano, mentre tutto questo accadeva? Se lo chiede un bell'articolo di Alessio Mannino, intitolato "Contro il Berlusconi che è in noi". Le domande spaziano su un drammatico autoritratto di una nazione.

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