di Thierry Meyssan - Réseau Voltaire.
Tratto da Megachip.info.
Per una volta, Thierry Meyssan non ci fornisce una fredda analisi di evoluzioni geopolitiche. Riferisce i fatti di cui è testimone: la storia di un suo amico, l’ingegnere Khaled K. Al-Hamedi. Una storia fatta di orrore e di sangue nella quale la NATO incarna il ritorno della barbarie.
Tripoli (Libia), 1° Luglio 2011 - Era una festa di famiglia alla libica. Tutti avevano appena celebrato il terzo compleanno del piccolo Al-Khweldy. I nonni, i fratelli e le sorelle, i cugini e le cugine gremivano la tenuta familiare di Sorman, settanta chilometri a ovest della capitale, un grande parco entro cui sono state costruite le villette degli uni e degli altri, delle sobrie case a un piano.
Nessuno sfarzo, ma la semplicità delle genti del deserto. Un ambiente pacifico e unito. Il nonno, il maresciallo Al-Khweldy Al-Hamedi, vi allevava uccelli - È un eroe della Rivoluzione che ha partecipato al rovesciamento della monarchia e alla liberazione del Paese dallo sfruttamento coloniale. Tutti sono fieri di lui -. Il figlio, Khaled Al-Hamedi, Presidente dell’IOPCR, una delle più importanti associazioni umanitarie arabe, vi allevava cervi. Una trentina bambini scorrazzavano verso ogni dove in mezzo agli animali. Si preparava anche il matrimonio di suo fratello Mohammed, partito per il fronte a combattere i mercenari stranieri inquadrati dalla NATO. La cerimonia doveva aver luogo qui, tra pochi giorni. La sua sposa era già radiosa.
Nessuno si era accorto che tra gli ospiti si era infiltrata una spia. Faceva finta di mandare dei twitter ai suoi amici. In realtà, aveva appena deposto dei radiofari e li connetteva con la rete sociale del quartier generale della NATO.
All’indomani, nella notte fra il 19 e il 20 giugno 2011, intorno alle ore 2:30, Khaled torna a casa dopo aver visitato e salvato dei connazionali sfuggiti ai bombardamenti dell’Alleanza. È abbastanza vicino a casa sua per sentire il sibilo dei missili e le loro esplosioni.
La NATO ne spara otto, da 900 chili ciascuno. La spia aveva piazzato i radiofari nelle varie ville. Nelle camere da letto dei bambini. I missili sono caduti a pochi secondi di intervallo. I nonni hanno avuto il tempo di uscire di casa prima che fosse distrutta. Era già troppo tardi per salvare figli e nipoti. Quando l’ultimo missile ha colpito la loro villa, il maresciallo ha avuto il riflesso di proteggere la moglie con il suo corpo. Erano appena usciti dalla porta e sono stati proiettati dall’onda d’urto dell’esplosione una quindicina di metri più in là. Sono sopravvissuti.
Quando Khalid arriva, c’è soltanto desolazione. Sua moglie, che aveva tanto amato e il bimbo non ancora nato sono scomparsi. I suoi figli per i quali avrebbe dato tutto, sono stati schiantati dalle esplosioni e dal crollo dei soffitti.
Le ville sono una rovina. Dodici corpi smembrati giacciono sotto le macerie. Dei cervi colpiti dalle schegge agonizzano nel loro recinto.
I vicini lì affluiti cercano in silenzio segni di vita fra i detriti. Ma non c’è nessuna speranza. I bambini non avevano alcuna possibilità di sfuggire ai missili. Si estrae il cadavere decapitato di un bambino. Il nonno recita versetti del Corano. La sua voce è ferma. Non piange, il dolore è troppo forte.
A Bruxelles, il portavoce della NATO ha dichiarato di aver bombardato la sede di una milizia pro-Gheddafi, al fine proteggere la popolazione civile dal tiranno che la reprime.
Nessuno sa come la cosa sia stata progettata dal comitato degli obiettivi, o come lo stato maggiore abbia seguito gli sviluppi dell’operazione. L’Alleanza Atlantica, i suoi generali tirati a lucido e i suoi diplomatici benpensanti, hanno deciso di assassinare i bambini delle famiglie dei leader libici per troncare la loro resistenza psicologica.
Dal XIII secolo, i teologi e i giuristi europei proibiscono l’assassinio delle famiglie. Questo è uno dei fondamenti stessi della civiltà cristiana. Non c’è altro che la mafia per oltrepassare questo tabù assoluto. La mafia, e ora la NATO.
Il 1° luglio, intanto che un milione e settecentomila persone manifestavano a Tripoli per difendere il proprio paese contro l’aggressione straniera, Khaled è andato al fronte, a fornire aiuti ai rifugiati e ai feriti. Dei cecchini lo stavano aspettando.
Hanno cercato di sparargli. E’ stato gravemente ferito, ma secondo i medici se la caverà.
La NATO non ha finito il suo sporco lavoro.
Fonte: http://www.voltairenet.org/Le-massacre-de-Sorman.
Traduzione per Megachip a cura di Maria Antonietta Giumon
Tratto da: http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/6419-il-massacro-di-sorman.html.
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