27 novembre 2010

Usi inattesi del brand Saviano

di Pino Cabras - da Megachip.


Quando Andrea, uno degli studenti di Galileo, lamenta nel dramma di Bertolt Brecht: «Sfortunato il Paese che non ha eroi», Galileo replica: «No, sfortunato il Paese che ha bisogno di eroi». Oggi non so se abbiamo gli eroi. Di sicuro abbiamo i “personaggi” degli eroi. Ad averli, a maggior ragione, non si aggiunge fortuna al nostro popolo: perché chiediamo comunque troppo a loro, e troppo poco a noi, cosicché loro non cambiano le cose e neanche noi. Considerate il personaggio Saviano. Vi faremo leggere due critiche spietate alle sue recenti prestazioni televisive.
Forse queste critiche hanno il difetto di trarre ruvide conclusioni – su di lui e su altri personaggi richiamati - dove invece non basterebbero gli elementi. Ma hanno il pregio di farci ascoltare suoni che il rumore di fondo dei media non fa sentire, nella sua incessante produzione di personaggi levigati e vendibili. Queste critiche ci aiutano a vedere le cose in tre dimensioni laddove lo schermo televisivo appiattisce a due dimensioni, se non a una, quella del “brand”. E nel lancio del brand-Saviano, lo ricordava qualche mese fa Federica Sgaggio, «siamo dentro a uno show; non altrove. Dentro uno spettacolo che, grazie all’epifania-esposizione del testimonial-personaggio mobilita risorse emotive, senso e spirito di appartenenza, sogno. Ci può stare, mica dico di no. Però direi che a questo punto non sarebbe privo di senso domandarci a che gioco stiamo giocando, e soprattutto chi sta dando le carte; chi tiene il banco. Chi è il mazziere. E magari, se avanza tempo, anche di domandarci chi potrebbe vincere, e per fare che.»
I due articoli che seguono hanno provato a farsi questo tipo di domande scomode, come vedrete. Scorticano la pretesa del personaggio di turno di offrire la propria santità da «Venerato Maestro» (cito Berselli) quando sponsorizza un modello di organizzazione sociale in realtà discutibilissimo, dove il mazziere che tiene banco non è riducibile alla camorra o alla ‘ndrangheta, manco per sogno.
Il territorio, questo suolo italiano avvelenato, bombardato, cementificato, capannonizzato, saccheggiato, è la preda di poteri forti e semiforti, per lo più criminali, e di certo più vasti e articolati delle rampanti borghesie mafiose di Gomorra e dintorni.
Tra i poteri forti – come ci ricorda il primo dei due articoli - ci sono i comitati d’affari che osteggiano l’obiettivo dei rifiuti zero e alimentano il business degli inceneritori. L’importanza degli inceneritori e dei miliardi che si portano dietro con sé è così grande che ormai traballano i governi nazionali (la Carfagna che sbatte la porta), scatenano lotte politiche furibonde a livello regionale (come in Sicilia) e regalano comode non-belligeranze (la Marcegaglia dei termovalorizzatori pugliesi che in Vendola vede «il miglior governatore del Mezzogiorno»).
Oppure troviamo il business nucleare, con l’altro «Venerato Maestro» Umberto Veronesi che fa la madonna pellegrina dell’atomo.
Trai poteri che condizionano l’uso del territorio ci sono poi quelli connessi alle attività militari. Intere regioni sono ormai condizionate da un reticolo di vincoli in cui la sovranità nazionale è andata a farsi benedire. Mentre molti paesi negli ultimi anni hanno colto l’occasione del declino USA per recuperare sovranità e riavere leve politiche e risorse proprie, il peso statunitense e israeliano sull’intelligence e le forze armate italiane - e quindi sulla gestione del territorio - si è accresciuto, con pessimi effetti sulla tenuta del nostro paese. Il Roberto Saviano che di recente ha esaltato Israele come un modello di tolleranza politica fa sorgere domande e diffidenze nuove sulla sua visione delle cose. Il secondo articolo di seguito proposto, scritto dagli anarchici di Comidad, critica Saviano sui retroscena israeliani. Il pezzo allunga troppo la catena delle congetture, ma ci spinge verso uno sguardo a tutto campo, che ci serve per non farci avvincere dalle polemiche diversive, né dalle polarizzazioni scelte sul terreno di lorsignori, quelle che intanto vogliono farci accettare un modello di sviluppo senza futuro che non contempla alternative.

Gli articoli:

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Perché Beppe Grillo si tiene alla larga da Roberto Saviano?

http://tnepd.blogspot.com/2010/11/perche-beppe-grillo-si-tiene-alla-larga.html

TNEPD

Davide. ha detto...

Condivido in toto lo spirito di quest'articolo. Bel pezzo.
E' vero: povero è il paese che ha bisogno d'eroi.

Tnepd: ho letto il pezzo del tuo blog è condivido le tue perplessità. Ma non è anche Beppe un altro Saviano: almeno dal punto di vista della presunta eroicità?

Anonimo ha detto...

Puo' darsi, come sapere di chi fidarsi?
Servirebbe un sistema in cui ci si possa e ci si debba fidare solo di se' stessi.

E' una responsabilita', pochi sono pronti a farsene carico e nel frattempo tutto scorre...

:-)