19 marzo 2010

11/9: aerei tutti a terra, tranne il volo El Al

di Wayne Madsen - waynemadsenreport.com (WMR).
Traduzione per Megachip a cura di Bonaria Todima.



WMR apprende da due fonti della El Al che lavoravano per la compagnia aerea israeliana all'aeroporto newyorkese JFK che l'11 settembre - ore dopo che la Federal Aviation Administration (FAA) aveva fatto restare a terra tutti i voli sia interni che internazionali, in arrivo e in partenza da e per gli Stati Uniti - un Boeing 747 della El Al a pieno carico decollò da JFK con destinazione l'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv.

I due dipendenti della El Al nostre fonti non sono cittadini israeliani ma immigrati regolari dell'Ecuador che lavoravano per la compagnia aerea negli Stati Uniti. Il volo decollò da JFK alle 16.11 e la sua partenza fu autorizzata, secondo le fonti El Al, dal diretto intervento del Dipartimento della Difesa USA. Ufficiali militari USA erano presenti al JFK e si attivarono di persona nei confronti delle autorità aeroportuali e del traffico aereo per consentire il decollo.
Secondo il rapporto della Commissione sull'11/9, il Segretario ai Trasporti Norman Mineta ordinò che tutti i voli civili restassero a terra alle 9,45 dell'11 settembre.
I nastri audio del centro di controllo del Traffico Aereo di New York con la registrazione delle comunicazioni dei controllori di volo a partire da un'ora e mezzo dopo gli attacchi dell'11/9 sono stati distrutti da un funzionario del controllo del traffico aereo che non subì alcuna imputazione per aver distrutto prove tangibili del peggiore attacco terroristico mai subito nella storia americana. Il Dipartimento dei Trasporti in seguitò affermò che la distruzione del nastro era da addebitare a una banale «scarsa avvedutezza».
Il volo El Al decollò due giorni primi che ai voli commerciali fosse consentito di riprendere il traffico, il 13 settembre. Ai voli privati fu permesso il traffico il 14 settembre. Il giorno 13 di settembre un Learjet trasportò tre sauditi, fra i quali un membro della famiglia reale saudita, da Tampa (Florida) a Lexington (Kentucky). Il giorno 14 settembre un charter Northstar Aviation trasportò quattro sauditi da Providence (Rhode Island) a Parigi.

Il 22 agosto 2005, WMR riportava: «Quattro americani hanno accompagnato su un volo della ‘Air Bin Laden’ membri della famiglia Bin Laden in Arabia Saudita e in Europa nove giorni dopo l'11/9. I voli interni post 11/9 di membri della famiglia Bin Laden fuori dagli Stati Uniti con il permesso dell'amministrazione Bush, non sono gli unici esempi in cui cittadini statunitensi hanno volato con la famiglia che ha covato il leader di “al-Qa'ida” Osama Bin Laden. WMR ha ottenuto una lista di passeggeri da un charter privato Aero Services del 20 settembre 2001 dall'aeroporto Le Bourget, a nord di Parigi, a Ginevra e quindi a Jeddah, Arabia Saudita, (Aeroporto Internazionale Re Abdulaziz - OEJN). Nella lista ci sono diversi Bin Laden oltre che quattro statunitensi, fra cui un funzionario del Dipartimento di Polizia di Los Angeles di nome Jason Blum che ha viaggiato a Le Bourget da Los Angeles.
Una lista precedentemente pervenuta al senatore Frank Lautenberg mostrava che Blum partì dal “Bin Laden party” di Boston. La lista appena ottenuta dimostra che egli accompagnò i Bin Laden a Parigi Le Bourget. Gli altri tre statunitensi sulla lista passeggeri sono J.P. Buonono, Joseph Allen Wyka e Ricardo V. Pascetta.»
Nonostante parecchio sia stato scritto circa i voli "Bin Laden" e gli altri voli sauditi nei giorni successivi all'11/9, il volo El Al del pomeriggio dell'11/9 è il primo caso di israeliani in partenza dagli Stati Uniti durante lo stop ai voli civili e commerciali.
Esistono inoltre documenti che dimostrano come l'FBI sequestrò le registrazioni della FAA relative agli eventi dell'11/9 dal Centro di Controllo di New York del traffico aereo (ARTCC) presso Islip, Long Island. L' ARTCC ha la responsabilità dei voli in partenza dall'aeroporto JFK.

Link: http://onlinejournal.com/artman/publish/article_5691.shtml.



Nota
Wayne Madsen, ex analista della National Security Agency (NSA), è ora un giornalista investigativo con molte fonti interne all'intelligence statunitense. Cura il «Wayne Madsen Report» (WMR)

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