di Pino Cabras - da Megachip.
Quasi alla vigilia dell'anniversario della strage di Gaza, una figura istituzionale nuova e importante ha parlato. Nessun rilievo presso i media più forti, almeno in Italia. Eppure i primi passi dell'Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell'Unione europea, Lady Catherine Ashton, sarebbero stati interessanti, per capire, per giudicare.
Il fatto è che la Ashton ha espresso una posizione dura verso Israele, che continua a imprigionare Gaza. Ma la donna politica britannica ha esteso la sua critica anche al Muro di separazione e alle continue espulsioni delle famiglie palestinesi dalle loro abitazioni a Geruslemme Est, nonché alla politica di colonizzazione.
Ashton, a nome della UE, ha ricordato che «Gerusalemme Est è un territorio occupato, unitamente alla Cisgiordania», il che implica l'obbligo di rispettare convenzioni internazionali che stabiliscono precise responsabilità in capo all’occupante nei confronti della popolazione soggetta all'occupazione. Tanto più forte e rilevante è apparsa la presa di posizione della laburista britannica, quanto più sbucciava come una banana il compagno di partito Tony Blair, che ricopre il ruolo di inviato speciale del «Quartetto» (UE, USA, ONU e Russia), la debole camera di compensazione diplomatica sul conflitto israelo-palestinese.
«Ho ricordato personalmente a Tony Blair che il Quartetto deve dimostrare di valere i soldi che costa, e che può essere rafforzato». Dopo anni in cui l'Europa ha taciuto, alla prima occasione, la prima persona che assume la carica di ministro degli Esteri europeo ha riaffermato la posizione che precedeva il silenzio, dieci anni orsono: soluzione a due stati, Gerusalemme capitale condivisa, confini stabiliti decenni fa dalle Nazioni Unite.
La cosa non è piaciuta affatto al governo d'Israele e a significativi esponenti di spicco della società israeliana. Portavoce politici, ministri, propagandisti, giornalisti si sono lamentati con forza. Compreso il ministro degli Esteri Avigdor Liberman, notoriamente un oltranzista e un falco.
Lady Ashton è stata presentata come un'aristocratica razzista e antisemita, a dispetto di anni e anni di sua militanza per i diritti umani. Eppure quelle della Ashton non erano opinioni personali, ma la posizione ufficiale della UE. Gli ultrà filo-israeliani - a Gerusalemme e nel mondo - hanno invece spinto per la personalizzazione. Sorte simile era toccata anche al presidente USA, Barack Obama, quando aveva blandamente richiesto di congelare i nuovi insediamenti. E' stato irriso a parole e nei fatti. Business as usual, come ai tempi di Bush: gli anni d'oro per il Sionismo Reale, che ha potuto devastare il Libano, fare di Gaza una prigione e un tiro al bersaglio, aumentare i coloni in Cisgiordania da poche migliaia a mezzo milione, creare un sistema di muri, checkpoint, autostrade riservate, leggi razziali. Negli anni di Bush si è perfezionato un sistema spesso paragonato, per difetto, all'apartheid sudafricano.
La strage di Gaza (operazione Piombo Fuso) nacque anche da motivazioni e spinte elettoralistiche. Un primo ministro screditato, Ehud Olmert, e una ministra ambiziosa ma in calo di consensi, Tzipi Livni, contando su un nuovo diffuso senso comune nazionalistico che approvava massicciamente la guerra, cercarono di portarsi avanti il lavoro. Gli fu lo stesso preferita l'estrema destra.
L'uso del fosforo bianco, dei DIME, così come le crudeli pratiche belliche inflitte a una popolazione tenuta in sostanziale stato di detenzione, erano un crimine di guerra, evidente anche prima che la commissione ONU guidata da Richard Goldstone concludesse in tal senso.
Una simile verità è inaccetabile per Israele, che rigetta in toto il rapporto della commissione e rifiuta altre indagini. Anche dopo che la fase intensa dell'operazione Piombo Fuso si era conclusa, Israele ha continuato a vietare a Gaza l'ingresso di materiali che ne consentissero la ricostruzione. L'assedio continua tuttora. Include beni e servizi essenziali e strangola l'economia.
L'obiettivo di disarticolare Hamas si è dimostrato peraltro irrealistico.
Le concessioni ora prospettate da Israele potrebbero accontentare però solo un'entità governativa palestinese collaborazionista. Nemmeno gli screditatissimi esponenti dell'Autorità Nazionale Palestinese arrivano a tanto.
Senza Bush, mentre Obama tace, l'Unione Europea ha così qualcosa da dire sul rispetto dei diritti umani e dei trattati violati dalla potenza occupante. E lo fa criticando il principale alleato europeo di George W. Bush, quel Tony Blair che pure aveva puntato a diventare il presidente della UE, lui, complice di troppe guerre e troppo sbagliate, per poter godere ancora di una qualche fiducia, perfino nel suo partito, il Labour.
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