Illustrazione di Victor Juhasz
I professionisti dell’ottimismo cercano di scorgere una ripresa, una luce in fondo al tunnel della Grande Crisi. Noi, che pure non siamo professionisti del pessimismo, ci limitiamo a osservare sgomenti l’inanità degli sforzi dell’amministrazione Obama, tesa a salvare il sistema senza avere soluzioni. Ancora dollari, migliaia di miliardi (ossia milioni di milioni) sono iniettati nel sistema finanziario in un’operazione disperata di costosissimo “mesmerismo”. Come il signor Valdemar descritto da Edgar Allan Poe, il sistema è morto ma la trance degli infiniti “salvataggi” in limine mortis ci fa giungere ancora le sue voci aspre e spezzate, mentre la decomposizione avanza. Il racconto di Poe si conclude così: «di fronte a tutti i presenti, non rimase che una massa quasi liquida di putridume ributtante, spaventoso.» Chiameremo così anche l’inflazione?
Nel giro di pochi mesi, gli Stati Uniti hanno incenerito il denaro di un po’ di generazioni a venire. Il problema della solvibilità dell’Impero più potente della Storia si presenterà ormai con un rendiconto ineludibile. A breve.
L’economista Paul Krugman, ancora fresco di Nobel, è sempre più sconfortato, di fronte alla coazione a ripetere del Tesoro USA. Uno dopo l’altro, i “bailout” senza fondo vanno a beneficio delle banche e delle assicurazioni. I cinesi cominciano a porre come un’urgenza assoluta la questione della valuta di riferimento mondiale. Il dollaro così com’è non ha più credibilità. Gli USA non puntano nemmeno ai prestiti, come hanno fatto nell’ultimo scellerato decennio. Pensano solo a oliare bene le stampatrici della zecca.
Per la Grande Depressione degli anni trenta la soluzione adottata dagli USA fu il “New Deal”, che fece riacquistare fiducia e speranza al grande malato, con un forte ancoraggio a Main Street anziché a Wall Street. Oggi si punta sulla finanza, nell’idea che ripristinando il credito privato tutta la macchina economica ripartirà. Si tratterebbe di bonificare dai veleni i bilanci delle banche, sgonfiare fino in fondo la bolla dei debiti di chi vive al di sopra dei propri mezzi nella classe media, e lasciare però le banche così come sono, perché presto o tardi riattiveranno il credito. Una cifra pari al PIL degli USA è già stata stanziata allo scopo, un quarto di essa è già stato speso, eppure il credito non riparte. La strategia non serve dunque a questo scopo.
Oggi c’è invece una sorta di «decumulazione originaria», un crollo che non tutti affronteranno con gli stessi mezzi. La Superclasse sta già profittando della sua forza extraeconomica per decidere chi salvare e chi sommergere. Non si vuole salvare l’economia. Si vogliono strappare al tracollo – costi quel che costi – rapporti di forza e di potere. Come si tradurrà una parola come democrazia nel linguaggio delle locuste? Il verso che emettono, per ora, è sempre uno: “bonus”, a dispetto di tutto. Continuano così la loro vita da nababbi a spese anche dei nostri futuri nipoti, in nome della legalità contrattuale, difesa da squadre di avvocati e da terrificanti giornalisti economici, proprio mentre moltitudini di lavoratori rivedono i contratti e accettano decurtazioni per la dura congiuntura. Per essi, per i loro contratti da onorare, i milioni di milioni non ci sono.
La Superclasse ha stracciato qualsiasi contratto sociale e parla ancora di legalità, intanto che giustifica lo scandalo del permanere dei propri folli status e stili di vita. Il prossimo passo sarà abbattere anche questo ultimo ridicolo paravento. È vero sì che ci sono già un po’ di rivolte. In Europa dell’Est (l’effimera Nuova Europa decantata da Rumsfeld) son già caduti i governi di tre paesi. Ma non è che si parli troppo di queste ribellioni. Il mainstream informativo tronca e sopisce, e comunque le agitazioni non sono ancora all’altezza della crisi. Di questa crisi.
Così come pochi sanno che i primi 25 manager di hedge fund del mondo, nel 2008, alla facciaccia di tutti, hanno incamerato profitti per oltre 11 miliardi di dollari scommettendo sui disastri di questa o quella economia nazionale. Fra gli scommettitori troviamo il solito George Soros, con 1,1 miliardi di profitti in un anno. Equivalgono a 35mila dollari al secondo, anche il sabato e la domenica, anche quando dorme. Buonanotte.
Lo scandalo dei bonus, però, è solo la bistecchina sapientemente usata per ammansire i frodati e sviare la questione vera. I sovrani della grassazione finanziaria, aggrappati al loro «diritto» ai premi, e ululanti contro la “caccia alle streghe”, dovrebbero subire ben altro che la perdita dei bonus, perché gli impegni che avevano assunto non avevano copertura e quindi violavano eccome il diritto. Ma per ora in galera c’è solo il capro espiatorio, un caprone bello grosso per la verità, di nome Bernard Madoff.
Giusto scandalizzarci, insomma, ma non perdiamo di vista il fatto che il sistema non è stato riformato. Sebbene banche e assicurazioni importantissime siano ormai a tutti gli effetti nazionalizzate, sono tuttavia dominate dagli stessi soggetti privati che le avevano guidate fin qui e che continuano a ridistribuirsi cifre immani, lasciando che industrie e società intere vadano in malora. La AIG – la grande assicurazione che prima dei tanti salvataggi consecutivi non aveva copertura per le scommesse perdute dalle banche - ha trasferito denaro pubblico per oltre 150 miliardi a banche del calibro di Goldman Sachs, Société Générale, Deutsche Bank, Barclays, HSBC e cosi via. Si tratta di rimborsi integrali, 100 centesimi per un dollaro.
Rendiamoci conto dell’abominio: quel che viene pagato a spese della collettività non sono attivi di bilancio, bensì debiti di gioco. Naturalmente molti hanno perso tutto. Ma non certe banche. AIG è il signor Valdemar dei nostri giorni, non muore ma è morto, perché Goldman Sachs non può morire. Si va oltre il mesmerismo.
Vi aspettereste che aumenti la velocità di circolazione della moneta, che si dia respiro alle industrie e ai mutuatari strangolati. Illusi. Ecco invece Goldman Sachs lanciarsi nelle scommesse del momento, speculazioni letali contro alcune monete, riassicurazioni contro il rischio paese di certe economie nazionali. Ecco i banchieri puntare su aspettative di crolli che si autoadempiono, tutto come prima, per spolpare ancora quel che c’è da spolpare.
Obama ha minacciato fuoco e fiamme contro i bonus. Ma non ha reso illegali i terribili meccanismi della speculazione. Quelli rimangono tutti. Per i pescecani della finanza è un’amnistia di fatto, e la festa continua.
Il senatore indipendente Bernie Sanders, del Vermont, si è accorto dell’assurdità di avere parlamenti che si scannano per giorni nel discutere provvedimenti da qualche decina di milioni, rispettando le delicatezze dei bilanciamenti dei poteri, quando invece la Federal Reserve si inventa in un baleno stanziamenti da trilioni di dollari senza far sapere i destinatari. Il sistema bancario ombra beneficia di un vero e proprio governo ombra con un budget di gran lunga superiore a quello amministrato dai poteri costituzionali, ed è gestito con poteri dittatoriali e meccanismi segreti.
Il collasso globale e i piani di salvataggio hanno gli effetti di un golpe rivoluzionario senza precedenti. Sulle istituzioni si forma una banchisa polare che segue alla lentissima nevicata che pian piano, per decenni, ha tolto loro qualsiasi calore democratico: oggi – scrive Matt Taibbi su «Rolling Stone» - trova la sua consistenza finale «la conquista graduale del governo da parte di una ristretta classe di complici, che usavano il denaro per controllare le elezioni, comprare capacità d’influenza, e indebolire sistematicamente le regole e i limiti per la finanza». Il re è nudo, e se ne frega. L’usura sta compiendo la sua rivoluzione con ingordigia suicida.
Edgar Allan Poe non avrebbe potuto immaginare un “personaggio” altrettanto inquietante, così avido, incapace, sconsiderato e criminale quanto il capitalismo terminale. Un capitalismo così mortifero e ghiacciato da non poterlo ancora fissare in un concetto di “normalizzazione”, perché ci introduce comunque a un’epoca di pericolosa instabilità.
In che mani siamo, dunque? Taibbi è drastico: « Queste persone non sono altro che tizi che trasformano i soldi in soldi, al fine di fare più soldi ancora; tutto sommato sono assimilabili alle persone assuefatte al crack o ai maniaci sessuali che ti entrano in casa per rubare le mutande. Eppure è questa la gente nelle cui mani ora riposa l’intero nostro futuro politico.»
2 commenti:
Istimadu Pino,
ti iscrio pro ti narrere chi custu "post" a su "blog" este forzis su prusu bellu. Unu appellu accoradu a s'umanidade. Asa sas ideas craras supra su rischiu chi semus currende, asa sas ideas craras supra su sequestru de sa Democrazia...o menzus torrende a Alan Poe, sequestru de su cadavere de sa Democrazia.
Fidi istadu utile dae parte tua una analisi supra sa situazione politica (argumentu inuve ses unu maestru) internazionale.
Provo a mi ispiegare menzus:
si andas a annottare sas previsione de su deficit pubblicu americanu (previsiones guvernativasa) ides chi finzas a su 2020 e finzas dopo, su bilanciu federale este in forte passivu. Apparede evidente chi sas ispesas militares in gradu de muntenner s'America comente unica super potenza sunu sustenibilese solu, sicundu me, i sos prossimos 5 annos (forzis prus pagu).
Duncas, sigundu me, este abbastanza probabile chi custa forza pozzada esser usada como o a su massimu i sos prossimos 3 annos, pro muntennere sas potenziasa emergentes a debita distanzia.
De su restu, itte sensu ada a muntennere una forza militare gai manna, si poi i s'ora de su bisonzu no benidi usada?
T'ammento chi sos Europeos sun dende sintomos de insubordinazione, e sos Cinesos addirittura ana pedidu uffizialmente una moneta noa a su postu de su dollaru comente moneta de usare i sos iscambios internazionales....
Tue itte n'de pessas?
Poded essere unu ragionamentu zustu?
Un urtima cosa, chi mi permitto de ti narrere, in amicizia (istu chi lezzo su blog tou dae meses e meses): No appo gradidu su appoggiu chi as dadu a Renato Soru pro sas eleziones regionales sardas. Pesso chi Soru in sos urtimos 2 annos de guvernu appada fattu errores gravissimos.
Ma custa cosa riguarda su passadu....su futuru apparid assolutamente prus preoccupante.
Chin'istima assoluta
Zuseppe M.
Grazias pro primu cosa de tottus sos foeddos bonos chi has imperadu. S’isperu meu est chi deo sia dinnu nessi de una parte de issos.
Su chi times de sa potenzia de sos Istados Unidos est chi su chi si gastan in medios de morte non siat pro de badas, e ca sicomente sa “ventana de s’opportunidade” (pro la narrer a maner’issoro) est in puntu de si serrare pro sempere, tando hana vollere sa gherra in pacu tempus, gasi andana a serrare su contu pro galu unu seculu chin sos chi li poden facher umbra.
Deo puru timo chi tottu custu siat periculosu chi suzedat. L’app’iscrittu puru in su libru meu, chi non pro nudda finzas in su titulu chistionat de una gherra mundiale.
Calicunos espertos russos, giai sett’annos fachet, bidiant chi sos meres de s’America furint brigande tra issos pro dezider una vorta pro tottus ite facher de sa forza manna chi tenian a manizu. Sos ‘neocon’ han chircadu sos medios de su Dottore Amoreistranu (naramus), sos ‘realistas’ han chircadu de los firmare.
Sa Russia est sighinde a narrer a sos americanos chi cumbenit a tottus un accordu chi duret, in manera de non comandare solu sos Istados Unidos. Unu de sos problemas prus mannos est chi propriu sos realistas de s’America sunt troppu chi sa conca galu firma a su tempus de sa Gherra Fritta, e tenen su malu pensamentu de poder accabbare sa Russia, una die o s’attera. E issos puru sun de s’idea chi est pro venner su tempus de istrumpare a Beijing.
Non si poden facher previsiones e analisis chi nos lassen zertos de calicuna cosa. Su chi isco est chi una bollonca de 1,5 quadriliones de dollaros (gasi est su contu fattu dae James K. Galbraith pro sa finanzia derivada) a su mundu connuttu lu cambiat abberu, e in peius.
Cando tiran bentos gasi fortes, sas brigas de domo paren cosa minoredda, e lu naras tue puru in sa chistione de Renato Soru.
Finzas deo pesso chi Soru appat faddidu cosas medas, e non in sos urtimos duos annos ebbia, ma dae cuminzu. Prus a mancu so de accordu chin s’analisi fatta in custu situ: http://www.insardegna.eu/opinioni/societa/il-ping-pong-degli-elettori/view.
Pesso su matessi chi Soru, mancari appet faddidu e difettadu medas vortas, si lu vidimus tott’in d’una, teniat a modu suo un’idea de su bene comunu prus prezisa e prus pratica de su restu de sa “classe dirigente” sarda, chi est male posta abberu.
Chene entusiasmu, ma lu vido menzus de tziu “Malasberrittas”, e pro s’Irs non fu galu tempus.
A menzus viere,
Pino
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