5 agosto 2008

James Quintiere: mazzate di un super esperto sulla versione ufficiale

di Pino Cabras


James Quintiere

Aggiornamento del 6 agosto 2008:

Il presente articolo è stato ripreso dal sito «Zerofilm»


Lo specialista e il NIST

Pochi in Italia sanno del dottor James Quintiere, una delle personalità più lucide e titolate che si sono impegnate a criticare – da un versante particolare - la versione ufficiale sui crolli del World Trade Center. Proprio Quintiere, ex capo della divisione Scienza degli incendi presso il NIST (l’agenzia che ha prodotto la più voluminosa versione ufficiale) - e ben coperto dalle credenziali di scienziato che ha a lungo lavorato con i governi - ha fatto appello a una revisione indipendente dell’inchiesta sui crolli dell’11 settembre 2001.

Ci sono al mondo ben poche persone che possano vantare l’esperienza scientifica di Quintiere nel valutare gli effetti di un incendio su un edificio. Tra l’altro fu Quintiere a dare ragione alla versione del governo federale in occasione della controversa tragedia di Waco. Perciò le sue severe domande al NIST suonano come altrettante mazzate sulla versione ufficiale.

Le sue domande aleggiano ancora, in attesa di risposte.

Chi può dare queste risposte sarà solo un’inchiesta di vasta portata.

Non le ha date il NIST.

Tanto meno sono in grado di darle gli zelanti censori che pure pretendono di surrogarsi come depositari di una verità irrevisionabile.

Chi ha affrontato la sconfinata materia dell’11 settembre sa che una delle inchieste ufficiali più importanti è stata svolta proprio dal NIST (National Institute of Standards and Technology), l’agenzia governativa USA per la normazione e la tecnologia, un'emanazione del Dipartimento del Commercio che si raccorda con l'industria per sviluppare standard, tecnologie e metodi miranti a favorire la produzione e il commercio, ma il cui budget è alimentato soprattutto dalla sfera pubblica.

È del 2005 la versione conclusiva del Rapporto Finale del NIST sulle cause del crollo delle Torri Gemelle del World Trade Center. L’indagine era durata tre anni. I risultati del NIST hanno in qualche misura il rango di fonte ‘ufficiale’ della teoria per la quale gli impatti degli aeroplani, unitamente agli incendi, avrebbero cagionato i crolli dei grattacieli. Il rapporto del NIST è accompagnato da 43 volumi di documentazione e ricerca. I volumi sono noti collettivamente come NIST NCSTAR, e sono tutti scaricabili da wtc.nist.gov.

Sin da subito, chi ha criticato il rapporto ha fatto notare che i test del NIST sui materiali veri sono surclassati da modellizzazioni virtuali – perfette, ma arbitrarie, nei parametri usati – per cui i risultati s’inoltrano per certe vie e non per altre.

Il subisso di dati e immagini virtuali del NIST mira a puntellare questa spiegazione di fondo: gli aerei, nell’impatto, avrebbero asportato il rivestimento antincendio dall’acciaio esponendo quest’ultimo direttamente all’azione devastatrice del fuoco; le travature a ponte del WTC su cui facevano base i piani, nel piegarsi per effetto del calore, avrebbero tirato all’interno i muri perimetrali provocando una «propagazione dell’instabilità» lungo le colonne perimetrali e stressando maggiormente le colonne centrali del nucleo, già rese meno resistenti dagli incendi; l’energia dei piani posti sopra la zona dell’incendio avrebbe innescato il «collasso globale».

Il NIST tende a suggerire che i collassi totali di grattacieli siano abbastanza “normali”, anche se di norma questi eventi si presentano in modo meno subitaneo e meno catastrofico. Non c’è alcun esempio di “collassi progressivi TOTALI” di edifici in acciaio al di fuori dell’11 settembre 2001.

Fra chi non è rimasto convinto dalle conclusioni del NIST, c’è chi ha anche provato a ipotizzare possibili scenari alternativi, fatti di demolizioni intenzionali, la cui attuabilità non potrebbe che dipendere da drammatiche complicità all’interno delle organizzazioni che gestivano la sicurezza dei grattacieli. A scavare in quella direzione le sorprese sarebbero tante, ma in questa sede, oggi, ci porterebbero lontano.

James Quintiere, prima di concentrarsi sulle domande, prova anche lui a fare delle ipotesi. Non fa parte del ‘partito della termite’, e quindi non punta il dito sulla miscela incendiaria che secondo certe ipotesi avrebbe tagliato il nodo dell’equilibrio delle torri.

Tuttavia Quintiere contraddice con forza il rapporto del NIST. Rispetto al rapporto ufficiale ipotizza una diversa causa per i crolli, ossia l’applicazione di un’insufficiente isolamento antincendio delle travature a ponte delle Torri Gemelle. «Suggerisco che ci sia una teoria ugualmente giustificabile e cioè che le travature cadono allorché sono riscaldate dall’incendio con l’isolamento intatto. Queste sono due diverse conclusioni, e la responsabilità per ciascuna di esse è tremendamente diversa», ha detto.

In sostanza, Quintiere – a differenza del NIST - non è per nulla convinto che sia dimostrabile che ci sia stata una rimozione 'localizzata' delle protezioni antincendio né che essa abbia causato danni così gravi. Ritiene più verosimile una ‘magagna’ più generale e diffusa, che ha reso più vulnerabili le strutture. Altri che chiedono di indagare sull'ipotesi di demolizione sospettano che la cattiva performance della struttura sia derivata da un'azione intenzionale su di essa. Quintiere sospetta invece una carenza costitutiva delle torri. Ma è comunque un'ipotesi lontana dalla versione del NIST. È un’ipotesi di lavoro -chiamiamola così - che sceglie di non varcare la soglia delle complicità più altolocate: si entrerebbe in un paradigma operativo che coinvolgerebbe ben di più che al-Qā‘ida.

Il super esperto non lancia comunque scomuniche ‘anticomplottiste’. Anzi, al cospetto di una platea mondiale di colleghi scienziati e ingegneri della sicurezza, li esorta tutti ironicamente affinché riesaminino i crolli del WTC: «Spero di convincervi a diventare dei ‘cospirazionisti’, ma in un modo più adeguato».

Quintiere ha pronunciato questo suo appello nel 2007 durante una sua presentazione, intitolata “Questions on the WTC Investigations”, illustrata per un’ora davanti a un congresso di livello mondiale sulla sicurezza antincendio (World Fire Safety Conference).

«Mi piacerebbe che ci fosse una revisione paritaria dell’inchiesta NIST», ha detto. «Credo che tutti i dati assemblati dal NIST debbano essere archiviati. Vorrei davvero vedere qualcun altro dare uno sguardo a quanto il NIST ha fatto, sia dal punto di vista strutturistico sia da quello dell’analisi degli incendi».


NIST: conclusioni discutibili

«Ritengo che le conclusioni ufficiali cui è giunto il NIST siano discutibili», ha spiegato Quintiere.

«Dunque si guardi a delle reali cause alternative in grado di spiegare il crollo delle torri del WTC e si osservi come si pongono di fronte alla causa ufficiale e quale sia la rilevanza di ciascuna causa rispetto a un’altra».

L’atteggiamento è aperto, proprio come ci aspetteremmo da uno dei più eminenti scienziati al mondo nel settore dell’analisi scientifica degli incendi e dell’ingegneria della sicurezza. Se le conclusioni del NIST sono «discutibili», allora vanno indagate con un confronto vero le possibili «cause alternative».

Nella sua presentazione Quintiere ha anche criticato la ripetuta incapacità del NIST di rispondere alle serie domande sollevate in merito alle sue conclusioni circa i crolli degli edifici del WTC e in merito al processo da esso utilizzato per giungere a tali conclusioni. Parla a ragion veduta.

«Mi son sorbito tutte le audizioni del NIST. Sono andato a tutte le riunioni del loro comitato consultivo, in veste di osservatore. Ho fatto commenti su tutto.»

In risposta a un'osservazione di un rappresentante del NIST presente fra il pubblico, Quintiere ha puntualizzato:

«Ho constatato che lungo tutta la vostra inchiesta era difficilissimo ottenere una risposta chiara. E quando qualcuno è andato alle vostre riunioni o audizioni del comitato, gli venivano concessi cinque minuti per fare una dichiarazione, e non poteva mai fare domande. Con tutti i commenti che ho apportato, e ho passato molte ore a scrivere delle cose - mentre vi tedierei a riversarvele qui - non ho ricevuto, mai, una risposta formale che fosse una».

Arriva la prima grande anomalia investigativa individuata da Quintiere:

«In ogni inchiesta cui ho partecipato, la chiave consisteva nello stabilire una tabella temporale. E tale tabella si compone di testimonianze, informazioni ricavate dai sistemi di allarme, da qualsiasi video che possiate avere dell’evento, e infine di calcoli. E poi cercate di mettere insieme tutto ciò. E se i vostri calcoli sono coerenti con alcuni dei fatti di un certo peso, allora forse potete trovare un qualche conforto nei risultati dei vostri conteggi. Non ho visto alcuna tabella temporale disposta nella relazione del NIST.»

Quintiere ha poi manifestato la propria frustrazione di fronte a un’altra macroscopica anomalia: l’incapacità del NIST di fornire un rapporto sul terzo grattacielo crollato l’11/9, l’Edificio 7 del WTC. «E questo edificio non venne colpito da alcunché», ha sottolineato Quintiere. «È più importante dare uno sguardo a questo. Forse hanno giocato un ruolo importante i danni causati dalle macerie precipitate. Ma oltre a questo avete assistito a degli incendi che bruciavano a lungo senza l’intervento del dipartimento dei vigili del fuoco. E i pompieri erano dentro questo edificio. Devo ancora vedere un qualsiasi tipo di resoconto in merito a quanto hanno visto. Che cosa stava bruciando?»

Guarda caso, il sistema di monitoraggio antincendio del WTC 7 quel giorno mandò alla società di sorveglianza un solo segnale, subito dopo il crollo del WTC2, senza informazioni specifiche su dove si sviluppava l’incendio. Il sistema di allarme era stato messo in modalità test “per lavori di manutenzione” proprio quella mattina. L’ennesima coincidenza dell’11/9, giorno in cui su ognuna delle vicende chiave si sono concentrati gli effetti di decine di esercitazioni, manutenzioni, e war games che alteravano puntualmente la scenda del crimine. In questo caso il risultato fu che per 8 ore qualunque allarme d'incendio ricevuto dal sistema veniva comunque ignorato.

L’Edificio 7 del World Trade Center non era un grattacielo così banale, anche se il crollo delle Twin Towers ne ha offuscato la memoria. Negli USA sarebbe stato comunque l’edificio più alto in 33 su 50 stati. Sebbene l’11 settembre non fosse stato colpito da alcun velivolo, alle ore 17,20 crollò integralmente riducendosi a una magra pila di detriti, in una manciata di secondi. Negli anni successivi il NIST non è riuscito a offrire alcuna spiegazione del crollo. A questa momentanea rinuncia del NIST, si aggiunge l’assoluta mancanza di menzione del crollo dell’Edificio 7 nel rapporto della Commissione d’inchiesta sull’11/9, che pure si autodefiniva, meno male, «il pieno e completo resoconto delle circostanze che contornano gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001.»


Un’inchiesta impedita

Quintiere spiega bene la sua delusione rispetto ai risultati del NIST. In origine riponeva «grandi speranze» sul fatto che il NIST avrebbe fatto un buon lavoro nell’inchiesta.

«Rappresentano il laboratorio governativo centrale in materia d’incendi. Ci sono ottime persone in grado di fare un buon lavoro.» Fin qui, bene.

«Ma ho anche pensato che quel che dovrebbero fare sarebbe di coinvolgere il servizio dell’ATF (l’ufficio che si occupa di alcol, tabacco, armi da fuoco ed esplosivi), il quale ha una squadra investigativa e un laboratorio per proprio conto in materia d’incendi. E ho pensato che dovrebbero far scendere la loro gente per strada per procacciarsi informazioni con il metodo dei detective. Che cosa ha impedito tutto ciò? Ritengo che sia stata la struttura legale che avviluppa il Dipartimento del commercio e di conseguenza il NIST. Pertanto, invece di agire come dei legali impegnati in una causa civile tesi a raccogliere deposizioni e informazioni tramite atti di citazione, questi legali hanno fatto l’esatto contrario e hanno bloccato tutto.»

Le parole, adesso, sono felpate, ma le conclusioni sono gravissime: esistono condizioni strutturali e vincoli pesanti che impediscono un’inchiesta vera e attendibile.

La presentazione di Quintiere alla World Fire Safety Conference ha echeggiato la sua prima dichiarazione alla commissione parlamentare sulle scienze della Camera dei Rappresentanti, il 26 ottobre 2005, durante un’audizione per la “Inchiesta sul crollo del World Trade Center: risultati, raccomandazioni, e prossimi passi”, quando disse:

«A mio parere, l’inchiesta sul WTC del NIST delude le aspettative per non riuscire sicuramente a trovare una causa, per non collegare sufficientemente raccomandazioni specifiche alla causa, per non invocare pienamente tutta la propria autorità nel cercare i fatti nell'inchiesta, e per l'indirizzo dei legali di parte governativa mirante a scoraggiare anziché sviluppare la ricerca dei fatti.»

Queste le prime mazzate di Quintiere, ma poi arrivano le altre, sempre più incalzanti e micidiali.


Le domande senza risposta

«Io ho oltre 35 anni di esperienza nella ricerca sugli incendi. Ho lavorato nel programma sugli incendi del NIST per 19 anni come capo della divisione. Da allora sono stato alla University of Maryland. Sono un membro fondatore ed ex presidente della International Association for Fire Safety Science, il principale forum mondiale per la ricerca sugli incendi...». Premessa necessaria prima di snocciolare l’elenco delle domande ignorate dal NIST.

«1. Perché il processo di progettazione dell'applicazione della protezione antincendio alle torri del WTC non è stato pienamente richiamato per determinare le colpe?»

«2. Perché non sono state indagate e discusse delle ipotesi alternative sui crolli visto che il NIST ha dichiarato ripetutamente che lo sarebbero state?»

«3. La spoliazione di un luogo in cui si sia svolto un incendio è la base per distruggere una prova legale in un'inchiesta. La maggior parte dell'acciaio è stata rimossa, benché gli elementi chiave dell'acciaio presente nel ‘core’ fossero stati catalogati. Un'attenta lettura del rapporto del NIST mostra che non hanno alcuna prova che le temperature da loro previste come necessarie per le rotture siano corroborate da parte dei risultati dei minuscoli detriti in acciaio in loro possesso. Perché il NIST non ha dichiarato che questa spoliazione dell'acciaio fu un errore sesquipedale?»

«4. Il NIST ha usato modelli computerizzati che a loro dire non avevano mai usato prima in una simile applicazione e che sono i più avanzati. Per questo motivo le loro competenze andrebbero encomiate. Ma è la validazione di questa modellizzazione ad essere in questione. Altri hanno calcolato degli aspetti con diverse conclusioni circa il meccanismo che ha causato il crollo. Per di più, è cosa comune nelle indagini sugli incendi calcolare una linea temporale e confrontarla con eventi conosciuti. Il NIST non lo ha fatto.»

«5. I test del NIST sono stati inconcludenti. Sebbene abbiano fatto dei test sugli incendi nella scala di diverse postazioni di lavoro, un test replicato sulla scala di almeno un piano del WTC sarebbe stato di considerevole valore. Perché non è stato fatto questo?»

«6. Il critico crollo del WTC 7 è relegato in un ruolo secondario, poiché i suoi risultati non saranno completi per un altro anno ancora. Era chiaro durante la riunione del comitato consultivo del NIST nel settembre 2005 che questa data non sarebbe stata realistica, giacché il NIST non vi ha dimostrato progressi. Perché il NIST ha rinviato questa indagine importante?»


La necessità di un’inchiesta nuova

Già nel settembre 2006 era apparsa un’intervista di James Quintiere sull’edizione norvegese di «Le Monde Diplomatique». Alla domanda «C'è un bisogno di una nuova inchiesta sul crollo degli edifici?», lo scienziato statunitense rispose affermativamente:

«Credo che ci dovrebbe essere una piena pubblicazione delle analisi e dei risultati del NIST, con la possibilità per il pubblico di fare domande di fronte a una commissione imparziale capace di garantire la determinatezza e accuratezza dei risultati. […]. La commissione dovrebbe stabilire se sono necessarie ulteriori indagini. Un evento di questa scala continuerà ad essere oggetto di inchieste, e dato che i calcoli tendono a essere più precisi per questo scenario, credo che assisteremo a un miglioramento dei risultati. La cosa può richiedere decenni.»

La nostra memoria della strategia della tensione e degli anni di piombo non ci fa stupire di questo lungo arco temporale, previsto con lucido realismo da Quintiere. E questa stessa memoria non ci fa stupire della fretta con cui altri invece ci vogliono rivendere le soluzioni dei gialli politici fornite in quattr’e quattr’otto da certi apparati dello Stato: in genere si tratta di soluzioni piatte, senza profondità, riduttive, banalizzanti, fatte di killer solitari e di gruppi isolati, senza scabrose complicità fra chi potrebbe fermarli. È la fretta dei depistatori.

Di certo servono nuove risorse investigative, inquirenti indipendenti, possibilmente a livello internazionale, con poteri d’indagine penetranti, con dei “mastini” che raccolgano deposizioni e notizie tramite atti di citazione. Fino ad oggi le inchieste ufficiali sono state segnate dall’imprinting della 9/11 Commission, la quale dichiarava candidamente nel suo rapporto che il suo scopo «non è stato di assegnare colpe individuali». Fino alla farsa delle deposizioni di Bush e Cheney, in seduta segreta, senza giuramento e senza la possibilità di prendere appunti.

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Il dottor Quintiere è una delle figure più eminenti al mondo fra i ricercatori in scienza degli incendi e fra gli ingegneri della sicurezza. Ha lavorato presso la divisione Fire Science and Engineering del NIST per 19 anni, fino a ricoprire la posizione di capo della divisione. Ha lasciato il NIST nel 1990 per entrare alla facoltà di ingegneria della protezione dagli incendi alla University of Maryland, dove opera tuttora.

Quintiere è un membro fondatore ed ex presidente della International Association for Fire Safety Science (IAFSS). È anche Fellow presso l'American Society of Mechanical Engineers (ASME). Ha ricevuto numerosi premi per i suoi contributi alla ricerca sulla scienza e l'ingegneria degli incendi, tra cui:

La medaglia di bronzo e quella d'argento del Dipartimento del Commercio (rispettivamente 1976 e 1982);

La Howard W. Emmons Lecture Award insignito da IAFSS nel 1986

Il Sjölin Award del 2002 per il rilevante contributo alla scienza della sicurezza dagli incendi, insignito dal forum internazionale dei direttori della scienza degli incendi, NIST

La Guise Medal del 2006, insignita da parte della National Fire Protection Association

La sua presentazione intitolata “Questions on the WTC Investigations” è stata illustrata due volte, alla World Fire Safety Conference del 2007. Le registrazioni delle presentazioni possono essere acquistate dalla National Fire Protection Association presso il sito http://www.fleetwoodonsite.com/index.php?cPath=.

2 commenti:

stuarthwyman ha detto...

le domande senza risposta, sono un ottimo inizio...

Ciò che rende ancor più basiti è il fatto che il NIST si sia limitato a studiare il "momento" fino all'inizio del crollo, lavorando su ricostruzioni virtuali...

Siamo in Agosto 2008 e in luglio doveva esserci la prima pubblicazione del NIST in merito al WTC7: http://wtc.nist.gov/

Qualcuno l'ha vista???

Anonimo ha detto...

Ancora una volta un post interessante, un'analisi approfondita e documentata.
Ottimo lavoro.
Toiva