di Pino Cabras.
Nei giorni in cui è finalmente diventato senso comune il fatto che la guerra di aggressione mossa alla Libia nel 2011 dai paesi Nato e dalle petromonarchie arabe sia stata un disastro geopolitico, l'ex presidente della repubblica Napolitano rilascia un'intervista per dire che in quella guerra lui non c'entrava mica, era quasi un passante.
Lui non c'era e se c'era dormiva.
Eppure gli archivi sono ancora lì a ricordarci che il Peggiorista nel 2011 usava tutta la sua influenza per fare appelli alle «decisioni difficili» (cioè la guerra) e strillava «non lasciamo calpestare il Risorgimento arabo» (si è visto che bel Risorgimento, come no).
Il 26 aprile 2011 Napolitano dichiarava: «L'ulteriore impegno dell'Italia in Libia costituisce il naturale sviluppo della scelta compiuta dall'Italia a marzo, secondo la linea fissata nel Consiglio supremo di difesa da me presieduto e quindi confortata da ampio consenso in Parlamento».
Prima mettono le premesse per tragedie immani, poi fischiettano allegramente come se niente fosse.
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