di Enrica
Perucchietti.
Con nota di Pino
Cabras in coda all’articolo.
La caccia alle streghe continua. Il mio nome
è finito nell'elenco dell'Osservatorio sull'Antisemitismo in quanto sarei
"complottista". Sarei inoltre antisemita a causa del mio saggio False Flag (non se ne capisce il motivo).
È evidente che è in atto ed è sempre più
violenta una campagna denigratoria e
censoria volta a denigrare, censurare, distruggere, piegare chiunque non si
allinei con il pensiero unico, il politicamente corretto e soprattutto il
potere.
Io non ho mai parlato di "ebrei",
semmai ho parlato di personaggi come Soros, o dinastie come i Rothschild non in
quanto ebrei ma in quanto addentro a certe dinamiche di potere, dove troviamo
molti eminenti cristiani e musulmani loro pari. Se parlo di Soros non è perché
ebreo ma in quanto speculatore finanziario. Se non concordo con alcune
politiche di Israele, ciò non avviene in virtù di qualche mio spirito
antisemita o perché io sia fascista (cosa che tra l'altro, a differenza di
personaggi ben più famosi di me, non sono).
Di fatto non dovrei nemmeno stare qui a
giustificarmi di non essere qualcosa che non sono, se non fosse che il mio nome
è stato messo senza senso in mezzo a quello di altri colleghi. Ed è inoltre un
danno all'immagine, soprattutto ora che viviamo in una società sempre più
fondata sull'immagine, sulla forma, sullo spettacolo. È sempre più evidente che
sta operando alla luce del sole la psicopolizia in stile orwelliano: ti spiano,
leggono quello che scrivi o che pubblichi per poi metterti alla berlina.
Aspettano un tuo passo falso per screditarti come dei parassiti che si nutrono
del sangue altrui. E se il passo falso non c’è, pazienza, basta accusare gli
altri di “fake news” facendosi coprire le spalle dai potenti.
Se parli di gender sei omofobo, se contesti
la maternità surrogata sei nazista, se attacchi Soros sei antisemita.
Praticamente non siamo più liberi nemmeno di pensare.
Si svuotano inoltre i termini e li si
riempiono con quello che vuole il Potere. Potere che vuole subissare ogni testa con i suoi
contenuti. Devi dire fare e pensare quello che il Potere vuole e illuderti di
essere libero. Altrimenti dovrai vergognarti di esistere e verrai processato,
additato, perseguitato e magari bruciato in pubblica piazza.
Siamo dentro la distopia di “1984” e forse ben oltre.
NOTA DI PINO CABRAS
Ho scritto la prefazione di False Flag di Enrica Perucchietti, il
libro che le ha guadagnato l’inserimento maccartista nell’indice dei libri
proibiti dell’Osservatorio sull’Antisemitismo, un’organizzazione non
governativa che tuttavia agisce come se fosse una organizzazione
ipergovernativa di emanazione israeliana. Né in questo libro, né in tutta la pubblicistica
di Enrica ho letto un solo rigo che sia classificabile come antisemitismo. In
altri suoi libri in qualche passaggio ha parlato del Mossad, certo. Ma un
osservatore dei fenomeni politici internazionali contemporanei che non parlasse
delle grandi agenzie di intelligence e delle loro sinistre strategie sarebbe
come uno studioso di fauna africana che non nominasse mai un elefante. L’accusa
di antisemitismo è un silenziatore usato con zelo implacabile per intimidire anche
la minima critica a Israele, anche quella solo potenziale, evidentemente. Più
realisti del re.
Il dramma è che questa pratica maccartista ha poi un’eco sui
grandi gruppi editoriali, sempre più infastiditi dal fatto che stanno perdendo influenza rispetto alle nuove
fonti di cultura e informazione, e dunque pronti a ogni più vigliacca “character
assassination”. E questo deve preoccupare. La mia è una solidarietà piena e convinta a un’intellettuale
brava e onesta. Ed è anche un invito a non lasciar passare nessuna
intimidazione di questo tipo. Ne va della libertà di parola di tutti.
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