di Pino Cabras.
Più si è avvicinata la data delle
elezioni europee del 2014, più è cresciuta l'evocazione di Enrico
Berlinguer. È davvero curiosa questa presenza così forte ancora
oggi, in queste elezioni, trent'anni dopo quelle segnate da quel suo
funerale che portò in piazza due milioni di persone, un'emozione
popolare che fece del PCI primo partito, prima e ultima volta. È
cambiato tutto, dal 1984, e non sto a riepilogarvelo. E siccome è
cambiato tutto, cambia anche l'emozione evocata da Berlinguer. Non
essendoci più l'universo che faceva brillare la sua stella, ora la
sua luce arriva colorandosi di altri spettri, con deviazioni che
riflettono distanze politiche siderali.
Ma succede così. Ti distrai un
istante e passano trent'anni.
Trent'anni sono abbastanza pochi da non
annullare e da far sentire ancora le continuità con il passato, le
tradizioni e – per chi ha l'età – i ricordi. Ma sono sufficienti
anche a rendere quasi irriconoscibile l'evoluzione del meme
di partenza. E il “meme Berlinguer” si è ricombinato con altri
memi, persino opposti, lontani.
La storia è
ricca di queste figure, come Berlinguer, sovraccariche di senso. Quel
sovraccarico è talmente affascinante e attraente che si sente il
bisogno di possederlo per intrecciare comunque i suoi lunghi fili nel
proprio tessuto, nel proprio sistema di senso, anche nei casi in cui
in realtà si agisce e si trama in un senso opposto. Tante volte
abbiamo visto gli esiti totalmente divergenti di scuole di pensiero,
di religioni o regimi politici, che si combattono fra di loro mentre
proclamano la fedeltà più autentica alle stesse fonti.
Se certi
uccidono in nome della misericordia divina, non c'è da meravigliarsi
che ci siano quelli che pregano san Berlinguer
mentre recitano il rosario di Margareth
Thatcher.
Il PD oggi in mano a
Matteo Renzi ha ereditato più di altri una continuità
formale con le sedi del partito di Berlinguer, ma è il partito della
legge elettorale Italicum, del Jobs Act, e di altre decine di
caratteristiche che descrivono un progetto mirante a compattare il
blocco sociale di una delle classi dirigenti più predatrici e
criminali del mondo. Un blocco che mette sotto lo stesso meccanismo
perfino il Caimandrillo, dal quale ha preso tutto l'armamentario
piduista: l'intenzione di snaturare la Costituzione, la
preferenza per sistemi elettorali sempre meno democratici, una
progressiva distruzione neoliberista del mondo del lavoro e del
potere residuo dei lavoratori. Quel nucleo di continuità con il
partito che fu è tuttavia sufficiente a far rivendicare a Renzi il
“possesso” del meme. Naturalmente non può convincere
tutti. Perché ancora milioni di persone rileggono quelle due
parole-chiave del meme Belinguer - “questione morale” - e
le raffrontano alle odierne cupole e cupolette d'affari del PD. Molti
leggono anche la versione più estesa. In un tweet quelle parole non
ci stanno, ma sono ancora una sintesi breve e potente, che stride con
il PD di questi tempi:
«La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche.»
Nel comizio finale in piazza San
Giovanni (la stessa piazza che diede l'estremo saluto al leader del
PCI), uno dei due dioscuri del M5S, Gianroberto Casaleggio, ha
ridato una veste al meme Berlinguer, chiamando tutti ad applaudirlo.
La piazza, con molti che avevano meno di trent'anni, ha rimbombato –
come trent'anni prima – con quel nome, scandito con affetto.
In casa PD si sono meravigliati fino
allo scandalo, perché sono convinti – anche quando votano le leggi
con una Mussolini – che il M5S non sia altro che un movimento
fascistoide, perfino quando si oppone con l'ostruzionismo alle
manomissioni della Costituzione nata dalla Resistenza.
In casa mia nessuna meraviglia e
tantomeno scandalo. Un anno fa, proprio in
un mio articolo che criticava la "democrazia elettronica"
di Casaleggio, citavo Berlinguer come elemento chiave per
l'evoluzione del M5S e per il superamento dei suoi limiti, che
accompagnano pesantemente ancora adesso i suoi successi.
I Cinquestelle saranno da oggi
un'opzione possibile in mano a una porzione del popolo
ancora più vasta, quella stessa porzione che ha miracolosamente
conservato il meme Berlinguer. È come se lì comunque si debba
ritornare, per una riforma morale, politica e intellettuale di
massa.
Non può restare solo un meme, dovrà
essere un elemento di riflessione popolare, quanto mai attuale.
Anche Alexis Tsipras ha
immancabilmente citato Berlinguer fin dall'inizio della sua corsa
elettorale appoggiata sulla piccola aggregazione di sinistra. Lo ha
citato con più congruità e coerenza degli altri leader politici, ma
ha scontato i perduranti effetti di trent'anni di pessime classi
dirigenti della sinistra italiana. Voterò M5S, in questa tornata,
ma auguro comunque a Tsipras un buon risultato in tutta Europa. Così come
mi auguro che gli eurodeputati cinquestelle possano convergere con i
suoi deputati per una forte aggregazione che si opponga all'attuale
potere europeo.
Nel pieno dell'austerity imposta
dalla dittatura europea, l'idea dell'austerità elaborata da
Berlinguer potrebbe essere riscoperta come un'alternativa democratica
di straordinaria attualità.
3 commenti:
Salve, Alexis Tsipras è stato il primo a citare Berlinguer in questa campagna elettorale, e , a mio avviso, l'unico che lo può fare a proposito, senza rischiare di essere ipocrita come il duo Grillo/Casaleggio.
In questo periodo ho potuto notare come giornalisti/bloggher si preoccupano di far sapere che votano M5S; ; sarà forse perchè lì il "mercato" è più abbondante e si possono aumentare le visite?
Magari si può anche ambire di arrivare al blog di Grillo con un'intervista al "Passaparola"; allora sì che si fa il colpaccio.
Cordiali saluti.
Rosanna Gava
Salve, Alexis Tsipras è stato il primo a citare Berlinguer in questa campagna elettorale, e , a mio avviso, l'unico che lo può fare a proposito, senza rischiare di essere ipocrita come il duo Grillo/Casaleggio.
In questo periodo ho potuto notare come giornalisti/bloggher si preoccupano di far sapere che votano M5S; ; sarà forse perchè lì il "mercato" è più abbondante e si possono aumentare le visite?
Magari si può anche ambire di arrivare al blog di Grillo con un'intervista al "Passaparola"; allora sì che si fa il colpaccio.
Cordiali saluti.
Rosanna Gava
Rosanna, lei è molto veloce nei processi alle intenzioni. Se si fosse presa la briga di leggere almeno le mie note biografiche, avrebbe visto che ho pubblicato un libro su Berlinguer nel 1995, quando nemmeno esisteva il concetto di blogger. E in tutto quel che ho scritto dopo di allora ho preso posizione senza inseguire mode né picchi di lettura, compresa l'analisi del fenomeno Grillo in tempi non sospetti. Poi arrivano quelli che cadono dal pero, e giudicano.
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