di Pino Cabras – da Megachip.
Nello
stesso giorno in cui a Washington tutte le massime cariche statali
denunciano un «complotto» (dicono proprio così, e i media clonano la
definizione all’infinito), ossia una cospirazione terroristica con base a
Teheran perpetrata sul suolo americano, anche a Baghdad le stragi si
sono intensificate ad opera di terroristi suicidi. Una giornata simile
merita di essere accostata a un fatto accaduto qualche anno fa e passato
quasi sotto silenzio. Si tratta di una dichiarazione eclatante resa da Zbignew Brzezinski
alla Commissione Esteri del Senato USA il 1° febbraio 2007, quando
paventava un «plausibile scenario per una collisione militare con
l’Iran».
E cosa prevedeva questo scenario?
Guarda
guarda, includeva «il fallimento [del governo] iracheno nell’adempiere
ai requisiti [stabiliti dall’amministrazione statunitense], con il
seguito di accuse all’Iran di essere responsabile del fallimento, e poi,
una qualche provocazione in Iraq o un atto terroristico negli Stati Uniti che sarà attribuito all’Iran, [il tutto] culminante in un’azione militare “difensiva” degli Stati Uniti contro l’Iran»[1].
Brzezinski,
Segretario alla Sicurezza Nazionale con Jimmy Carter, è uno dei
maggiori esperti e consiglieri di politica estera di numerose
Amministrazioni americane, e appartiene a un’ala dell’establishment, che
– pur conservando una visione imperiale della missione americana –
negli ultimi anni ha teso tuttavia a mettere in guardia rispetto alla
deriva bellica imposta dall’ala più ‘avventurista’, chiamiamola così,
dell’establishment.
Nel
2007 la critica di Brzezinski puntava molto in alto, lamentando,
sull’Iraq, «il fatto che le principali decisioni strategiche vengono
prese in un circolo assai ristretto di persone, forse non più delle dita
della mia mano. E sono questi individui che hanno preso la decisione
iniziale di andare alla guerra». E nel caso dell’atto terroristico
ipotizzato, era la prima volta che una voce americana di così
straordinaria autorevolezza, considerava "plausibile" che qualcuno, in
seno agli apparati di governo statunitensi, potesse organizzare un
attacco contro gli Stati Uniti, in modo da attribuire poi il tutto a
qualche nemico esterno e provocare una guerra.
Nel
decennio post 11/9 sono ormai innumerevoli i casi di “attentati
sventati” in cui la manovalanza terrorista era gestita da agenti
provocatori dell’FBI. Il “complotto” dell’ultim’ora non fa eccezione.
Intanto,
il club ristretto ed esclusivo dei decisori dell’Impero in crisi sta
già tirando fuori anche oggi la vecchia macabra formula che recita che
«tutte le opzioni sono sul tavolo», accompagnata dal mantra sull’Iran
«principale sponsor mondiale del terrorismo». Le autorità iraniane, in
risposta, hanno recitato un lungo rosario di nomi, i tanti scienziati
nucleari uccisi in attentati da due anni in qua.
L’apertura
di un nuovo teatro bellico sarebbe l’incubo di molti generali
statunitensi. Non è un caso che fra i più recalcitranti rispetto
all’opzione bellica ci sia il Pentagono, che si affretta a precisare, per bocca del portavoce John Kirby, che si tratta solo «di una questione giudiziaria e diplomatica».
Ultime
resistenze dell’ala realista, che non pensa che la soluzione al
logoramento delle forze armate segnate da dieci anni di guerre risieda
nell’appiccare l’incendio di una guerra più grande ancora.
Il
vicepresidente Joe Biden e il segretario di Stato Hillary Clinton
invece prefigurano già una nuova escalation di sanzioni e misure
militari, spalleggiati oltreoceano dal primo ministro britannico David
Cameron e dalla petromonarchia dei piranha sauditi.
Brzezinski, se ci sei, batti un colpo.
********
Il testo integrale dell'audizione di Zbignew Brzezinski del 1° febbraio 2007 (in formato pdf):
[1]
Zbig censuré, «Dedefensa», 3 febbraio 2007.
http://www.dedefensa.org/article.php?art_id=3664
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