di Pino Cabras – da Megachip.
Ascoltate bene i commenti a caldo di Chicco Fukushima Testa, l’alfiere del ritorno al nucleare in Italia, la sera in cui la catastrofe tsunami iniziava a diventare catastrofe atomica. Sono 102 secondi che potremo proporre agli storici per descrivere con un esempio lampante l’inadeguatezza delle classi dirigenti italiane, la loro piccineria irresponsabile, l’arroganza con cui trattano problemi che non hanno nessuna capacità né intenzione di affrontare: problemi che hanno a che fare con la vita e la salute di milioni di persone. Non finisce mica qui.
Se nel frattempo riuscite a diradare la nube di cesio e plutonio, troverete che non erano malaccio, a risentirli oggi, neanche i commenti di quell’altra madonna pellegrina dell’atomo, Umberto Fukushima Veronesi, quando si sperticava in elogi per l’assoluta sicurezza del nucleare. Forse era inconsapevole di un anagramma di Umberto Veronesi: “tumori: ve ne serbo?”.
Lo so che non c’è due senza tre. Godetevi perciò lo slogan di Pierfukushima Casini: «Ripercorrere la via del nucleare»:
Ed è solo per completezza che vi lascio alle «centrali assolutamente sicure» vantate davanti a Sarkozy da Silvio Beluskushima:
C'è un referendum che ci aspetta. Cerchiamo di vincerlo.
15 marzo 2011
Chicco Fukushima Testa e i suoi fratelli
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