31 maggio 2010

La strage e la guerra totale di Israele

di Pino Cabras - da Megachip.


Avete assistito al più tragico dei reality show. Una strage in diretta.
Chi ha sparato, le forze armate israeliane, sapeva che non poteva occultare quel che faceva.
Con il sangue che bagna la Freedom Flotilla vi viene mandato un duro messaggio: se vi siete immedesimati nell’impresa di chi vuole stare con i palestinesi, immedesimatevi fino in fondo con il prezzo che facciamo pagare.

Noi siamo quelli della strage di Gaza, del fosforo bianco, delle DIME. Noi siamo quelli della punizione collettiva. Noi siamo quelli che ai bambini di Gaza lasciamo pur sempre un futuro: o stare dentro la prigione più grande del mondo, o subire la pulizia etnica. Noi soprattutto non sappiamo che farcene del diritto umanitario, del diritto internazionale, né delle mediazioni. Noi non si media mai.

Il messaggio potrebbe continuare così. Prendete il leader di Hamas, Khaled Meshal. Il 30 maggio 2010 se ne esce con grandi dichiarazioni. Ha compiuto una grande operazione politica. Ha fatto capire che è disposto ad aperture diplomatiche molto duttili, spalleggiato in qualche modo dalle grandi potenze.

Ora, voi non avete proprio capito che quando un leader palestinese arriva a sfiorare i nodi grossi, quelli in cui interviene la grande politica, noi interveniamo. O ammazziamo quel leader, se ci riusciamo. Oppure facciamo qualcosa che renda insostenibile una mediazione di qualsiasi tipo. Eccovi la strage.

Certo, farete un po’ di chiasso, qualche protesta. Qualche giornale sbatterà in prima pagina la nostra carneficina, sottolineerà che noi eravamo armati e loro, voi, inermi. Mitra contro pagnotte, non c’è partita. Soldati addestrati contro capelloni che dormivano in cuccetta. Ma non pensiate che la cosa ci disturbi più di tanto. Noi guardiamo bene i siti di informazione di tutto il mondo. Ebbene, la maggior parte non la mette come prima notizia: eppure abbiamo attaccato in acque internazionali, siamo stati proprio canaglie.

Certo, poi ci sono i giornali arabi e turchi che grondano di indignazione. Ma quello ci fa gioco. Come farà ora Khaled Meshal a dire agli affamati di Gaza: con chi spara a chi vi porta i viveri si può trattare?

Il dado è tratto. Israele ragiona in termini di guerra totale. Vi osserveremo, mentre organizzerete le vostre manifestazioni, già oggi, alle 17 in piazza S. Marco a Roma, alle 16,30 nei pressi di Palazzo Nuovo a Torino, e anche tutte le altre. Volete celebrare gli eroi, i morti. Sappiamo che non dimenticherete. Perciò ci attrezziamo.

30 maggio 2010

Vasto programma: ammazzare di tasse i commensali di Soros

di Pino Cabras – da Megachip


L’accelerazione della crisi in Italia è stata davvero brusca, se persino il governo che più di tutti al mondo liscia il pelo agli evasori fiscali si è trovato costretto a proporre misure economiche detestate dal blocco dei suoi elettori. Gli Stati hanno tutti sfondato i tetti dell’indebitamento, e fra di loro si apre una lotta concorrenziale immediata per piazzare ciascuno i propri buoni del tesoro. Amputano i propri modelli sociali, i propri progetti,

le proprie clientele, con l’urgenza chirurgica di chi si sottopone a malincuore a un intervento dal risultato incerto: sempre meglio che morire certamente dissanguati. Così Berlusconi farà atti contro natura, fino a promettere di combattere l’evasione da lui finora glorificata. Questo per non perdere il regno, il cui trono traballa sopra il cumulo del terzo debito pubblico del pianeta.
La Grecia ha dimostrato quanto devastante e rapido possa essere il precipitare della crisi. Tutti i governi sono costretti a compiacere i crudeli capibranco che decidono dove far fluire l’acquisto dei titoli di Stato. Tutti cercano di riequilibrare in modo drastico entrate e spese, tanto da toccare subito interessi organizzati. In ogni singola realtà nazionale scossa dai piani di sacrifici i portatori d’interesse lotteranno in modo acceso per non rappresentare l’interesse più sacrificato.
Però, parafrasando Danny De Vito, sotto l’attacco della speculazione non ci sono vittorie, solo gradazioni di sconfitte.
L’urgenza porta a riscoprire cose dimenticate: che quelli che non pagano le imposte valgono decine di miliardi, che l’economia ha una quota troppo grande in nero, e così via. Il problema è che l’emergenza, per definizione, si concentra su certi aspetti immediati e visibili della realtà, ma trascura altri aspetti importanti. Durante l’alluvione vai a salvare chi è sul tetto di una casa, lì e allora, doverosamente, ma non stai operando la manutenzione degli argini del fiume che avrebbero evitato il debordare delle acque.
Durante l’emergenza finanziaria ci si concentra sull’evasione presente nell’economia reale, grave per le sue distorsioni, iniqua quanto si voglia, ma assai meno determinante di un’evasione molto più vasta che pure sarebbe raggiungibile dalla mano degli Stati: ossia le transazioni che avvengono sui derivati, che si compiono prevalentemente senza alcuna trasparenza, fuori dai mercati aperti al pubblico. Nel gergo finanziario, questa enorme massa di transazioni parallele, da cliente a cliente, viene definita «Over The Counter» (OTC). È il mondo ideale di chi non vuol farsi raggiungere da alcuna investigazione tributaria. In questo mondo parallelo le transazioni valgono - almeno nominalmente - decine di volte il PIL degli USA e dell’Europa.
La bolla delle moltiplicazioni del PIL è anche la bolla del connubio fra tutte le liquidità criminali, politiche e speculative. Una bolla gonfiata da operatori senza responsabilità, e perciò una bolla esentasse, del tutto priva di ricadute positive sul mondo reale. Influentissima invece in qualità di sistema bancario ombra, capace di lucrare e manovrare una contabilità devastante per chi ne subisce il flusso, fra frodi titaniche e assalti speculativi voluminosi, in mano a un clan ristretto di individui e istituti finanziari opachi.
Nonostante i membri del Superclan costituiscano una porzione così soverchiante della vera evasione fiscale, sono i primi a mettere sotto pressione “morale” gli Stati sovrani, a distribuire pagelle e ammonizioni sul debito eccessivo e i disavanzi insostenibili, da riaggiustare in qualche modo, altrimenti c’è il castigo del mancato acquisto dei bond, l’esplodere dei tassi d’interesse, infine il default.
Eppure un’imposizione fiscale su questa massa sterminata di transazioni e superprofitti parassitari – a loro modo in nero - ridimensionerebbe l’emergenza finanziaria. Si tratterebbe di ammazzare di tasse i commensali di George Soros.
L’ostacolo però è politico. Gli Stati dovrebbero mettersi d’accordo, creare il meccanismo impositivo, mettere fuori legge certe operazioni speculative, armonizzare l’estrazione di un gettito colossale dagli intermediari che trafficano con i paradisi fiscali. Riportare insomma alla luce – ecco la vera emersione dal nero – gran parte della liquidità ombra creatasi negli ultimi decenni. Vasto programma. L’amministrazione Obama e il governo britannico non faranno passare riforme di questa portata. Non osano affrontare davvero i burattinai del sistema Over The Counter. Come Berlusconi riscopre obtorto collo chi non vorrebbe scoprire, gli evasori, allo stesso modo Obama è costretto a non ignorare il problema dei Padroni del’Universo, ma lo fa con provvedimenti molto deboli, rosicchiati da aggiustamenti lobbistici che li rendono inadatti a combattere gli speculatori.
Il comportamento dei banchieri ombra è slittato via via verso una direzione paradossale. Prima spingevano la massa del debito contando sulla funzione di garante di ultima istanza da parte dello Stato, perché lo Stato non poteva fallire. Ora scommettono proprio sul default degli Stati, se non di interi continenti.
Le probabilità di collasso sistemico a questo punto si accrescono, con scarti imprevedibili e repentini. Qualsiasi gestione “nazionale” della crisi – con tutti i prevedibili scontri fra interessi “locali” – sarebbe in partenza perdente. Il bersaglio grosso, nelle sue casematte globalizzate, se ne starebbe lì, come in effetti sta, a godersi lo spettacolo degli illusi che sognano il ritorno della crescita e intanto si disputano i denari per le cambiali.

24 maggio 2010

Il 2012 post-capitalista: più che umanità, sarà apicoltura

di Richard K.Moore - Global Research, 27 febbraio 2010.



Un saggio

Contesto storico – L’instaurarsi della supremazia capitalista

Quando, alla fine del '700, in Gran Bretagna iniziò la Rivoluzione Industriale, si potevano fare tanti soldi investendo nelle fabbriche, aprendo nuovi mercati e ottenendo il controllo delle fonti di materie prime. Tuttavia, la gente con più soldi da investire non stava tanto in Gran Bretagna quanto in Olanda. L’Olanda era la principale potenza occidentale nel '600 ed i suoi banchieri erano i più importanti capitalisti. Alla ricerca del guadagno, nel mercato azionario britannico fluiva il capitale olandese, e fu così che gli olandesi finanziarono l’ascesa della Gran Bretagna, che successivamente eclissò l’Olanda sia economicamente sia geopoliticamente.
In questo modo, l’industrializzazione britannica arrivò a essere dominata da ricchi investitori e il capitalismo divenne il sistema economico dominante. Ciò portò ad un’importante trasformazione sociale. La Gran Bretagna, fino ad allora, era stata essenzialmente una società aristocratica dominata da famiglie di proprietari terrieri. Nel momento in cui il capitalismo divenne dominante economicamente, i capitalisti divennero dominanti politicamente. Le strutture fiscali e la politica dell’import-export furono gradualmente modificate a favore degli investitori anzichè dei proprietari terrieri.
Non fu più sostenibile economicamente mantenere una tenuta in campagna: occorreva trasformarla e svilupparla per un uso più produttivo. I drammi vittoriani sono pieni di storie di famiglie aristocratiche cadute in disgrazia, costrette a vendere le loro proprietà. Per scopi drammaturgici questo declino è tipicamente attribuito al fallimento di un qualche personaggio, un debole primogenito magari. Ma in verità, il declino dell’aristocrazia fu parte di una più grande trasformazione sociale provocata dall’ascesa del capitalismo.
L’occupazione del capitalista consiste nella gestione del capitale, e questa gestione è generalmente condotta attraverso la mediazione di banche e agenzie d’intermediazione. Non dovrebbe essere quindi sorprendente che le banche d’investimento siano arrivate a occupare il vertice della gerarchia della ricchezza e del potere capitalista. Infatti, vi è un pugno di famiglie di banchieri, tra le quali i Rothschild ed i Rockefeller, che sono giunti a dominare gli affari politici ed economici del mondo occidentale.
A differenza degli aristocratici, i capitalisti non sono legati a un luogo, o al mantenimento di un luogo. Il capitale è sleale e mobile: fluisce dove vi è la maggior crescita, com’è fluito dall’Olanda alla Gran Bretagna, dalla Gran Bretagna agli Stati Uniti e, più recentemente, da ovunque alla Cina. Così come le miniere di rame possono essere sfruttate e poi abbandonate, allo stesso modo, sotto il capitalismo, un’intera nazione può essere sfruttata e poi abbandonata, come vediamo nelle zone industriali arrugginite degli Stati Uniti e della Gran Bretagna.
Questo distacco rispetto al luogo, nel capitalismo, porta ad una diversa geopolitica in rapporto all’aristocrazia. Un re va in guerra quando vede un vantaggio per la sua nazione nel farlo. Gli storici possono “spiegare” le guerre nei giorni precapitalisti con l’obiettivo di espandere monarchi e nazioni.
Un capitalista provoca una guerra al fine di fare profitti, e difatti la nostra élite di famiglie di banchieri ha finanziato entrambi i lati della maggior parte dei conflitti militari sin dalla Prima Guerra Mondiale. Da qui, la difficoltà degli storici a “spiegare” la Prima Guerra Mondiale in termini di motivazioni e obiettivi nazionali.
Ai tempi precapitalisti, la guerra era come gli scacchi, entrambi i giocatori cercavano di vincere. Sotto il capitalismo la guerra è più come un casinò, dove i giocatori si scontrano finché possono ottenere credito per più fiches e il vero vincitore alla fine risulta sempre essere il Banco: i banchieri che finanziano la guerra e decidono chi sarà l’ultimo a restare in piedi. Non solo le guerre sono le più redditizie tra tutte le imprese capitaliste ma, nello scegliere i vincitori, e nell’amministrare la ricostruzione, l’élite delle famiglie di banchieri, alla lunga, riesce ad accordare la configurazione geopolitica ai propri interessi.
Nazioni e popolazioni non sono nient'altro che pedine dei loro giochi. Milioni di persone muoiono in guerra, le infrastrutture vengono distrutte e intanto che il mondo piange, i banchieri contano le loro vittorie e pianificano i loro investimenti per la loro ricostruzione postbellica.
Dalla sua posizione di potere, in qualità di finanziatrice dei governi, l’élite dei banchieri ha perfezionato col tempo i suoi metodi di controllo. Sempre dietro le scene, tira i fili che muovono i media, i partiti politici, le agenzie di spionaggio, i mercati azionari e gli uffici governativi.
E forse la sua più grande leva di potere è il suo controllo sulle valute. Attraverso le truffe della sua banca centrale, architetta cicli di espansione e contrazione, stampa soldi a costo zero che presta ai governi con interesse. Il potere dell’élite dei banchieri è al tempo stesso assoluto e subdolo...
«Alcuni dei grandi uomini Statunitensi hanno paura di qualcosa. Sanno che esiste da qualche parte un Potere, così organizzato, subdolo, attento, interlacciato, completo, pervasivo che non permette loro di alzare la voce quando lo condannano». Woodrow Wilson, Presidente degli Stati Uniti.

La fine della crescita – Capitalisti contro Capitalismo
È sempre stato inevitabile che, su di un pianeta finito, vi fosse un limite alla crescita economica. L’industrializzazione ci ha permesso negli ultimi due secoli di precipitarci a capofitto verso quel limite.
La produzione è diventata più efficiente che mai, i mercati sono divenuti sempre più globali, e alla fine abbiamo raggiunto il punto in cui il paradigma di crescita perpetua non può più essere sostenuto.
A dire la verità, quel punto fu raggiunto attorno al 1970. Da lì in poi, il capitale non ha cercato la crescita attraverso un aumento della produzione quanto piuttosto estraendo maggiori rendimenti da livelli di produzione relativamente piatti. Da qui la globalizzazione, che ha spostato la produzione verso aree a bassi salari, fornendo maggior margini di profitto. Da qui la privatizzazione che trasferisce i flussi di entrate a investitori che prima si rivolgevano nazionalmente al Tesoro. Da qui, i derivati e i mercati valutari che creano l’illusione elettronica della crescita economica, senza effettivamente produrre nulla nel mondo reale.
Se uno studia il collasso delle civiltà impara che l’incapacità d’adattamento è fatale. Continuare sulla via della ricerca della crescita si presenterebbe proprio come una tale incapacità ad adattarsi. E se uno, adesso, legge le pagine della finanza, si rende conto che sono piene di profeti di sventura. Leggiamo che l’Eurozona è fallita, e che la Grecia è solo la prima vittima. Leggiamo che i pacchetti di stimolo non funzionano, la disoccupazione sta crescendo, il dollaro è in seri guai, la crescita continua a stagnare, quella immobiliare sarà la prossima bolla a scoppiare etc. È facile avere l’impressione che il capitalismo non stia riuscendo ad adattarsi e che le nostre società siano in pericolo di collassare nel caos.
Una tale impressione sarebbe in parte giusta e in parte sbagliata. Per capire veramente la reale situazione dobbiamo fare una chiara distinzione tra l’élite capitalista e il capitalismo in sé.
Il capitalismo è un sistema economico guidato dalla crescita; l’élite capitalista rappresenta coloro che hanno fatto in modo di ottenere il controllo del Mondo Occidentale mentre il capitalismo operava negli ultimi due secoli.
Il sistema capitalista ha oltrepassato la sua data di scadenza, l’élite dei banchieri ne è pienamente consapevole, e si sta adattando.
Il capitalismo è un veicolo che ha aiutato i banchieri a raggiungere il potere assoluto, ma essi non hanno verso questo sistema più lealtà di quanta ne abbiano verso un luogo o qualsiasi cosa o qualsiasi persona. Come in precedenza menzionato, pensano su una scala globale, con le nazioni e le popolazioni come pedine. Loro decidono che cosa sia la moneta e la emettono, proprio come il Banco nel gioco del Monopoli. Possono anche creare un nuovo gioco con un nuovo tipo di soldi. Da tempo hanno superato qualunque tipo di dipendenza da un particolare sistema economico per mantenere il loro potere. Il capitalismo era utile in un’era di rapida crescita. Per un’era di “non-crescita”, viene preparato un gioco diverso.
Così, al capitalismo non è stato permesso di morire di morte naturale. Prima, è stato sottoposto a un sistema “salvavita”, come precedentemente accennato, con la globalizzazione, la privatizzazione, i mercati dei derivati etc. Poi gli è stato iniettato un farmaco letale da eutanasia, in forma di derivati tossici. E quando è avvenuto il collasso pianificato, anziché salvare il capitalismo industriale, è stata salvata l’élite dei banchieri. Non si tratta tanto del fatto che le banche fossero troppo grandi per fallire, quanto piuttosto del fatto che i banchieri erano troppo politicamente potenti per fallire.
Hanno fatto ai governi un’offerta che non potevano rifiutare.
Il risultato dei “bailout” da trilioni di dollari era facilmente prevedibile, non però leggendo le pagine finanziarie dei giornali. I bilanci nazionali erano già stiracchiati e non avevano certamente riserve disponibili per finanziare i piani di salvataggio. Perciò i bailout equivalevano a nient’altro che all’accollarsi immensi nuovi debiti da parte dei governi. Per poter venire incontro agl’impegni dei “piani di salvataggio”, i soldi dovevano essere presi in prestito dalle stesse istituzioni finanziarie che ricevevano il bailout .
Con i "piani di salvataggio” i governi hanno consegnato le loro nazioni in mano ai banchieri. I governi sono ora in una perpetua schiavitù di debito verso i banchieri. Anziché essere le banche sotto amministrazione controllata, sono ora i governi ad essere sotto amministrazione controllata. Il governo e i consiglieri di Obama sono quasi tutti provenienti da Wall Street; sono alla Casa Bianca per poter seguire da vicino la loro nuova acquisizione, quella che un tempo era una nazione sovrana: gli USA. Può darsi che presto presiederanno alla sua liquidazione.
I banchieri hanno ora il controllo dei bilanci nazionali. Sono loro a dire ciò che può e ciò che non può essere finanziato. Quando si tratta di finanziare le loro guerre e la produzione di armi, non sono fissati limiti. Quando si tratta di finanziare i servizi pubblici, allora ci viene detto che i debiti devono essere tenuti sotto controllo. La situazione è stata chiaramente espressa dal capo del governo irlandese, Brian Cowan. Nella stessa settimana in cui l’Irlanda s’impegnava nel piano di salvataggio da 200 miliardi di Euro per le banche, gli è stato chiesto come mai tagliasse qualche milione di Euro dai bilanci dei servizi critici. Così ha risposto: «Mi dispiace, ma i fondi proprio non ci sono.» Certo che non ci sono! Il Tesoro è stato dato via. La dispensa è vuota.
Come possiamo immaginarci, la massima priorità per i bilanci è ripagare il debito alle banche. Proprio come tutto il terzo mondo è in schiavitù di debito verso il FMI, così oggi il mondo Occidentale è in schiavitù di debito verso le sue proprie banche centrali. La Grecia è l’avanguardia di quel che sta per succedere ovunque.

L’economia del carbonio - Controllare i consumi
In un’economia della “non crescita”, i meccanismi della produzione diventeranno relativamente statici. Anziché aziende che competono tra loro per innovare, avremo delle burocrazie di produzione. Saranno delle burocrazie semi-pubbliche e semi-private, preoccupate dei bilanci e delle quote più che della crescita, qualcosa di analogo alle linee del modello sovietico. Questo tipo di ambiente non è guidato dal bisogno di aumentare il capitale e non consente un gioco proficuo a Monopoli.
Possiamo già intravedere che sono intrapresi dei passi per spostare il modello aziendale verso il modello burocratico, attraverso un aumento dell’intervento governativo nella sfera economica. Con i piani di salvataggio di Wall Street, la forzata ristrutturazione della General Motors, il richiamo a una microgestione centralizzata nella finanza e nelle industrie, nell'assicurazione sanitaria obbligatoria, il Governo sta dicendo che il mercato viene sostituito dalle direttive governative.
Non che dobbiamo compiangere il decesso del capitalismo sfruttatore ma, prima di festeggiare, dobbiamo capire con che cosa lo stia sostituendo.
In un’epoca di capitalismo e crescita, il fulcro del gioco è sempre stato sul lato produttivo dell’economia. Il gioco puntava a controllare i mezzi di tale crescita: l’accesso al capitale. Il motore di crescita del capitalismo creava la domanda per il capitale; i banchieri controllavano l’offerta. Le tasse erano principalmente basate sul reddito, una volta ancora legato al lato di produzione dell’economia.
In un’epoca di “non crescita”, il fulcro del gioco sarà sul lato consumistico dell’economia. Il gioco punterà a controllare le necessità della vita: l’accesso agli alimenti e all’energia.
La popolazione crea la domanda per le necessità vitali; i banchieri vogliono controllarne l’offerta. Le tasse saranno basate sul consumo, principalmente di energia. Sta tutta in questo la gran paura del riscaldamento globale, con le sue tasse sul carbonio e i crediti di carbonio.
In Gran Bretagna ci sono già voci di “quote di carbonio”, come il razionamento del carburante durante i tempi di guerra. Non è che dovrai soltanto pagare le tasse sull’energia, ma saranno le direttive governative a determinare lo stesso ammontare del tuo consumo di energia.
I “carbon credits” ti verranno assegnati e tu potrai usarli per guidare, per il riscaldamento ed occasionalmente per volare. Inoltre, in Gran Bretagna le autostrade vengono cablate per poter tener traccia di quanti kilometri fai, tassarti proporzionalmente e penalizzarti se guidi oltre il limite stabilito.
Possiamo aspettarci che questo tipo di cose si diffondano in Occidente dato che sono gli stessi banchieri internazionali a essere al potere ovunque.
In termini di propaganda, questo controllo sul consumo viene venduto come una soluzione al riscaldamento globale e al picco nella produzione del petrolio. Questa campagna propagandistica ha avuto molto successo e si è accattivata tutto il movimento ambientalista.
A Copenhagen, i manifestanti si sono scontrati con la polizia, esibendo cartelloni a sostegno delle tasse sul carbonio e ai crediti del carbonio. Ma in verità il regime del carbonio non ha niente a che vedere con l’ambiente o la sostenibilità. Consiste interamente nel microgestire ogni aspetto delle nostre vite, così come ogni aspetto dell’economia.
Se coloro che stanno conducendo il tutto fossero genuinamente interessati alla sostenibilità, a quest’ora starebbero investendo in trasporti di massa efficienti, e starebbero convertendo l’agricoltura da metodi “petrolio-intensivi” e “acqua-intensivi” a metodi sostenibili. Al contrario, stanno imponendo i biocarburanti e ci stanno vendendo le auto elettriche, che non sono più sostenibili o carbonio-efficienti delle auto ordinarie. Infatti, il vero scopo dei biocarburanti è il genocidio.
Con i prezzi alimentari legati a quelli dell’energia, e con i terreni agricoli convertiti dalla produzione alimentare alla produzione di carburante, il risultato non può che essere un’enorme crescita della fame nel terzo mondo.
Lo spopolamento è da tempo un obiettivo dichiarato dei circoli dell’élite, e la dinastia dei Rockefeller è stata più volte implicata in progetti di eugenetica di vario tipo.

“La Guerra al Terrorismo” – Preparare la via alla transizione
La cosiddetta “Guerra al terrorismo” si divide in due parti. La prima parte è un pretesto per l’abuso arbitrario dei diritti dei cittadini, in qualsiasi istante in cui la Sicurezza Nazionale sostenga che per ragioni di sicurezza un’azione sia necessaria. La seconda parte è un pretesto per l’aggressione militare statunitense in qualsiasi parte del mondo, ogni qualvolta la Casa Bianca pretenda che Al-Qa‛ida sia attiva in quel luogo.
Qui sopra ho enfatizzato la parola “pretenda”, perché il pretesto del terrorismo viene usato per giustificare poteri arbitrari, a livello sia interno sia globale. Nessun tipo di prova concreta deve essere presentata al Congresso, né all’ONU né a nessun altro, prima che una nazione sia invasa, qualcuno sia rapito e torturato in quanto “sospetto terrorista”, o prima che qualche nuova misura di sicurezza venga applicata. Quando il Potere è arbitrario, a quel punto, non stiamo più vivendo sotto il governo della Legge, né internamente né globalmente. Stiamo vivendo sotto il dominio dell’uomo, come uno si attenderebbe in una dittatura o in un arcaico regno o impero.

Parte Prima: Preparare la via per un nuovo ordine sociale
In un senso molto autentico, il pretesto del terrorismo viene usato per disfare tutto ciò che l’Illuminismo e le rivoluzioni repubblicane hanno costruito due secoli fa. Il nucleo vero del Bill of Rights – il giusto processo - è stato abbandonato. I gulag, i campi di concentramento, gli arresti segreti di notte - ciò che abbiamo sempre associato alle dittature fasciste e comuniste - ora funzionano sotto la giurisdizione statunitense e vengono pubblicamente giustificate dallo stesso presidente.
Esiste veramente una minaccia terroristica alla nazione, e queste misure sono una risposta sensibile a tale minaccia? La gente è fortemente divisa nelle risposte a tali domande. Sono venute alla luce abbastanza prove concrete, inclusi legami tra agenzie di spionaggio, e a mio avviso i più drammatici eventi “terroristici” negli Stati Uniti, in Gran Bretagna ed Europa sono stati operazioni coperte false flag [“sotto falsa bandiera” n.d.t.].
Da una prospettiva storica questo non sarebbe assolutamente sorprendente. Tali operazioni sono state pratica corrente - modus operandi - in molte nazioni solo che, generalmente, non ne abbiamo le prove fino a molti anni dopo. Per esempio, ogni guerra in cui hanno partecipato gli Stati Uniti ha avuto il suo specifico fasullo “Incidente del Golfo del Tonchino” o il suo inganno sulle armi di distruzione di massa, in una forma o in un’altra. È una formula che funziona. Mobilitazione istantanea dell’opinione pubblica, approvazione immediata senza dibattito di risoluzioni e leggi autorizzative. Perché la Guerra al Terrorismo dovrebbe esser in qualche modo diversa?
Riguardo al movente: mentre i musulmani, come conseguenza di tutti questi drammatici eventi hanno solo sofferto, la nostra élite di banchieri è stata capace di creare un’infrastruttura di “stato di polizia” che può essere usata per affrontare qualsiasi prevedibile resistenza della popolazione o caos civico che possa insorgere mentre essi preparano la via del loro futuro post-capitalista.
Con il crollo, i piani di salvataggio e il fallimento totale nel raggiungere qualsiasi tipo di effettiva strategia di ripresa, i segnali sono molto chiari: al sistema sarà permesso di crollare totalmente, ripulendo quindi il suolo per una “soluzione” pre architettata. Ground Zero può essere vista come una metafora, con l’economia capitalista come le Torri Gemelle. Mentre i derivati tossici illustrano il fatto che il collasso sia in realtà una demolizione controllata.
A me pare inevitabile, dati i molti segnali, che la legge marziale sarà parte del processo di transizione, presumibilmente per affrontare i problemi del collasso economico. Magari un crollo nella catena dell’offerta alimentare dovuto a un crollo nella catena d’offerta dell’energia. Le risposte d’emergenza degli Stati Uniti a New Orleans e poi ad Haiti ci offrono ulteriori segnali, vere e proprie sperimentazioni, del tipo di “risposta d’emergenza” che possiamo aspettarci.
Prima e innanzitutto viene la sicurezza delle forze d’occupazione. Quelli che soffrono durante un’emergenza vengono trattati più come ribelli che come vittime bisognose di soccorsi. Nel caso di Haiti, la risposta degli Stati Uniti può solamente essere descritta come un progetto di genocidio intenzionale. Quando la gente è bloccata sotto le macerie durante un terremoto, le prime 48-72 ore sono assolutamente cruciali, per quanto riguarda i tassi di sopravvivenza. Quando i militari USA hanno sistematicamente bloccato gli aiuti entranti in quelli ore cruciali, rimandando indietro medici e squadre di pronto soccorso, hanno anche determinato il destino di migliaia di persone che potevano essere salvate.
Si possono immaginare parecchi scenari da incubo, dati tutti questi vari segnali, questi sinistri segnali. La Prima e la Seconda Guerra Mondiale sono incubi realmente avvenuti, con milioni di morti, e queste stesse dinastie di banchieri hanno orchestrato tali scenari e coperto le tracce. Dobbiamo anche tenere in mente la Dottrina dello Shock”, dove la catastrofe è vista come un’opportunità – quando «possono essere fatte cose che in altri modi non sarebbero mai realizzabili.» Stiamo ancora venendo colpiti dalle onde d’urto emesse l’11 Settembre e di nuovo quando il sistema finanziario è collassato. Ma il vero grande urto, il collasso generale della società, deve ancora giungere. L’ultima versione della “Dottrina dello Shock” suona così: «se il collasso è totale, qualsiasi dannata cosa vogliamo ottenere possiamo ottenerla.»
Non mi azzarderò a indovinare in che modo questo processo di transizione avrà luogo, ma mi aspetto un incubo di un genere o di un altro. La crescente popolazione di disoccupati sta già vivendo un incubo, secondo qualunque standard di civilizzazione. Un giorno vivi in una casa il cui valore continua a crescere, fai il pendolare per un buon lavoro e il giorno dopo ti trovi per strada con tutta la famiglia. Questo è un incubo. L’epoca della transizione sarà un’era difficile, ma sarà una transizione, sarà temporanea, come una guerra. E come una guerra, permetterà la ricostruzione sociale ed economica nel dopoguerra.
Osservate come il Giappone e la Germania siano state trasformati politicamente e socialmente dal processo di ricostruzione postbellico. Quelli furono esercizi d’ingegneria sociale, come lo furono le trasformazioni precedenti sotto Mussolini e Hitler.
Nonostante i risultati fossero piuttosto diversi, in tutti i casi il tracollo totale è stato il preambolo per la ricostruzione. Il collasso totale dell’economia capitalista è semplicemente l’applicazione di una formula collaudata. La seconda parte della formula sarà un qualche nuovo ordine sociale o chissà qualche vecchio ordine sociale o una miscela dei due. Qualcosa di adatto a un’economia di non-crescita e controllo.
Questa è la parte prima della Guerra al Terrorismo: ha permesso la creazione delle infrastrutture dello Stato di polizia necessario ad affrontare il collasso della società e a fornire la sicurezza per il processo di ricostruzione.

Parte Seconda: Preparare la via alla dominazione globale
La parte seconda della Guerra al Terrorismo riguarda le dimensioni geopolitiche di un’economia globale basata sulla non-crescita. Prima suggerivo che la geopolitica è diversa nel capitalismo rispetto a quel che era sotto le monarchie sovrane. L’intera dinamica era diversa, e i risultati erano misurati su una scala differente. Analogamente, molte cose si sposteranno da un capitalismo caotico e orientato alla crescita verso un regime economico centralizzato e micro-amministrato.
Considerate, per esempio, l’importanza del controllo delle riserve di petrolio. In un’economia di crescita, i profitti erano il premio, e controllare i mercati e i canali di distribuzione equivaleva a una mano vincente al gioco. I dittatori locali potevano amministrare le cose a loro comodo e prendere la loro fetta dei profitti del petrolio, finché onoravano i loro contratti con le major petrolifere, liete di vendere al maggior offerente.
In un’economia di non-crescita, focalizzata sul controllo diretto sull’offerta e la distribuzione delle risorse, diventa necessario proteggere, nel senso militare, le fonti del petrolio e le vie per la sua distribuzione. Non è più sufficiente generare semplicemente un profitto da operazioni disordinate. Mettere in sicurezza le fonti e allocare direttamente la distribuzione è la base per la micro-gestione dell’economia della non-crescita. Questo vale anche per altre fonti critiche, come l’uranio e i minerali rari necessari alla “Difesa” e alle industrie elettroniche.
Infatti, siamo nel mezzo di una guerra “afferra-risorse”, con la Cina e la Russia che firmano accordi energetici a lungo termine con l’Iran ed il Venezuela, con la Cina che compra terreni agricoli in Africa, e Washington che stringe accordi a lungo termine per i biocarburanti brasiliani e cosi molti altri esempi. In molti sensi, l’imperialismo sta ritornando ai tempi coloniali, quando, anziché il modello capitalista, il modello era la diretta amministrazione: trarre profitto da investimenti aziendali sotto dittatori che opprimono le loro popolazioni.
Vi è una regressione naturale alle dinamiche “dei buon vecchi giorni dell’Impero” quando le Grandi Potenze d’Europa concentravano le loro attività economiche entro le loro sfere esclusive d’influenza. Tutti sanno che i limiti delle risorse globali stanno per essere raggiunti, in parte per via delle pressioni della popolazione, in parte a cauda delle pratiche di sfruttamento delle risorse. Per questa sola ragione, abbiamo la parte pacifica della guerra “afferra-risorse”.
In Iraq, Afghanistan, e ora in Pachistan e nello Yemen, gli USA, con l’appoggio della NATO, stanno giocando una mano alquanto non-pacifica nella Guerra “afferra-risorse.” E’ la mano di un bullo, «Ho la pistola più grande e perciò prenderò ciò che voglio». Queste azioni aggressive sono molto provocatorie nei confronti di Russia e Cina e minacciano i loro vitali interessi economici. Un attacco all’Iran sarebbe ben oltre una provocazione, sarebbe uno schiaffo in faccia, una sfida: «Combatti ora o rassegnati ad essere sottomesso pezzo a pezzo».
Oltre a tutto questo accaparramento del petrolio, gli Stati Uniti stanno circondando Russia e Cina con basi militari e hanno recentemente accelerato le installazioni di sistemi anti-missile lungo i loro confini, nonostante le forti obiezioni di Russia e Cina. Gli USA stanno intenzionalmente provocando e minacciano interessi vitali di questi potenziali avversari.
In risposta si stanno formando delle alleanze, su una base bilaterale e nella forma dello SCO (Shanghai Cooperation Organization). La Cina e la Russia sono molto vicine nella loro cooperazione militare e nel condividere le tecnologie. Il loro piano strategico è basato sull’aspettativa di un attacco statunitense e la loro risposta strategica si basa sul principio della guerra asimmetrica. Per esempio, un missile da un milione di dollari capace di distruggere una portaerei di svariati miliardi di dollari. O magari una manciata di missili capaci di disattivare i sistemi satellitari di comando e controllo del Pentagono.
Nel contempo, gli Stati Uniti stanno spendendo somme astronomiche per sviluppare una capacità di primo colpo, con sistemi d’armi basati nello Spazio, capacità di controllo del teatro di guerra, armi nucleari “tattiche” a proiezione avanzata.
I nuovi sistemi anti-missile sono una parte importante della strategia di “primo colpo”, volta a ridurre la capacità vendicativa di Russia e Cina. Questi sistemi sono più che semplicemente provocatori. Sono l’equivalente moderno dell’avanzare le tue truppe fino al confine del tuo avversario.
Se vi è uno scambio nucleare tra le maggiori potenze, gli storici citeranno tutte le cose che ho richiamato come “i chiari segnali” che la guerra si preannunciava. Paragonabile allo scenario precedente la Prima Guerra Mondiale quando la Germania stava economicamente eclissando la Gran Bretagna, così come la Cina sta eclissando gli USA adesso. In entrambi i casi, “un disperato tentativo di mantenere l’egemonia” sarebbe visto come la causa della guerra.
Potrebbe esserci o non esserci una Terza Guerra Mondiale, ma tutti questi preparativi mostrano chiaramente che la nostra élite di banchieri intende essere a capo diun sistema globale, in un modo o nell’altro. Se avessero voluto un accordo pacifico, una divisione della fetta di torta del terzo mondo, per così dire, si sarebbe potuto stipulare in qualsiasi momento, insieme al sostanziale disarmo nucleare. La Cina e la Russia vorrebbero vedere uno mondo stabile e multi-polare; è solo la nostra élite di banchieri che è ossessionata con la dominazione mondiale.
È possibile che la guerra nucleare sia un “risultato voluto”, per conseguire lo spopolamento e permettere un collasso ancora più totale. O forse a Cina e Russia verrà fatta un’offerta che non potranno rifiutare: «cedere la vostra sovranità economica al nostro sistema globale o affrontatene le conseguenze».
In un modo o nell’altro, l’élite dei banchieri, i padroni dell’universo, intende presiedere un sistema globale micro amministrato. Il progetto del collasso è oramai in fase avanzata e il progetto “circonda il tuo nemico” sembra più o meno completo. Da una prospettiva strategica vi sarà un punto d’innesco, uno stadio nello scenario del collasso economico quando il confronto geopolitico verrà giudicato essere più vantaggioso. È una scacchiera multi-dimensionale, e con una posta in palio cosi alta, si può esser certi che il tempismo delle varie mosse sarà attentamente coordinato. E dalla forma complessiva della scacchiera, sembra che ci avviciniamo alla fine del gioco.

Previsione 2012- una neo Epoca Buia
Il 2012 potrebbe non essere l’anno esatto, ma è difficile vedere il gioco andar avanti molto più lontano, e poi i padroni dell’Universo amano il simbolismo, come il 911 (sia in Cile che a Manhattan), KLA007, e altri.
Il 2012 è colmo di simbolismi come il calendario dei Maya, e poi internet è oramai stracolma di varie profezie legate al 2012, strategie di sopravvivenza, previsti interventi degli alieni, allineamenti con campi di radiazioni galattiche, etc...
E poi c’è anche il film di Hollywood, “2012”, che ritrae esplicitamente la scomparsa della maggioranza dell’umanità e la salvezza pre-pianificata dei pochi selezionati. Uno non sa mai con le produzioni di Hollywood, cosa sia fantasia d’evasione e cosa abbia l’obiettivo di preparare simbolicamente la mente pubblica per ciò che sta per arrivare.
Qualunque sia la data esatta, tutti i fili verranno insieme, geopoliticamente e a livello interno, e il mondo cambierà. Sarà una nuova era, proprio come il capitalismo è stata l’era dopo l’aristocrazia, e gli Anni Bui seguirono l’epoca dell’Impero romano. Ogni era ha le sue proprie strutture, la sua propria economia, le sue proprie forme sociali e le sue proprie mitologie. Queste cose devono relazionarsi l’un l’altra in maniera coerente e la loro natura segue dalle fondamentali relazioni di potere e circostanze economiche del sistema.
Nel nostro mondo post-2012, abbiamo per la prima volta un governo globale centralizzato, e una cricca dell’élite dirigente, una specie di famiglia reale estesa, i lord della finanza. Come possiamo vedere con il FMI, l’OMC e l’OMS e le altre parti dell’embrionico governo mondiale, le istituzioni di governo non avranno alcuna ambizione di rappresentanza popolare né di responsabilità democratica.
L’ordinamento sarà raggiunto attraverso burocrazie autocratiche globali, che seguono gli ordini della famiglia reale. Questo modello è già stato operante per un certo lasso di tempo, entro le sue varie sfere d’influenza, come per i programmi di ristrutturazione nel Terzo Mondo, quale condizione per ottenere finanziamenti.
Ogni volta che vi è un cambio di era, quella precedente viene demonizzata nella mitologia. Nella storia del Giardino dell’Eden, il serpente è demonizzato- un simbolo riverito del paganesimo, predecessore del Cristianesimo. Quando giunsero le Repubbliche, la demonizzazione dei Monarchi fu un’importante parte del processo. Nel mondo post-2012, la democrazia e la sovranità nazionale saranno demonizzate. Questo risulterà essenziale, nel far sì che la gente accetti la regola totalitaria, e la mitologia conterrà molto del vero...
In quei terribili giorni bui, precedenti la beata unificazione dell’umanità, nel mondo regnava l’anarchia. Una nazione ne attaccava un’altra, niente di diverso dai predatori nella giungla. Le nazioni non avevano politiche coerenti, gli elettori passavano da un partito ad un altro, lasciando i governi in perenne transizione e confusione. Come hanno mai potuto pensare che masse di persone semi-educate potessero governarsi da sé, e dirigere una complessa società? La democrazia è stata un esperimento mal concepito che ha portato solo alla corruzione e a un sistema di governo caotico. Che fortunati siamo a far parte di questo mondo ben organizzato, dove l’umanità è finalmente cresciuta e quelli con la maggior esperienza prendono le decisioni.
La scienza economica della non-crescita è radicalmente diversa dall’economia capitalista.
L’unità di scambio probabilmente sarà un credito del carbonio che ti darà diritto a consumare l’equivalente di un kilo di carburante. Tutto avrà un valore in carbonio, presumibilmente basato sulla quantità di energia necessaria per produrlo e trasportarlo nel mercato. “la coscienza verde” sarà un’etica primaria, insegnata prestissimo ai bambini. Cavarsela con meno è una virtù; consumare energia è anti-sociale; l’austerità una condizione responsabile e necessaria.
Come con tutte le monete, i banchieri vorranno amministrare la scarsità di crediti di carbonio e questo è il punto dove l’allarmismo sul riscaldamento globale diventa importante. Senza guardare alla disponibilità delle risorse, i carbon credits possono essere mantenuti arbitrariamente scarsi, semplicemente imponendo dei budget del carbonio, basati sulle direttive dell’IPCC, un’altra delle unità emergenti della governance burocratica globale. Tali direttive dell’IPCC equivarranno a quelle della Federal Reserve quando annuncia un cambio nei tassi d’interesse. Questi budget fissano la scala dell’attività economica.
Presumibilmente le nazioni continueranno ad esistere, come unità ufficiali di governo. Tuttavia, la sicurezza e il mantenimento dell’ordine pubblico saranno fortemente centralizzati e privatizzati. Come le legioni romane, l’apparato di dicurezza sarà leale al cuore dell’Impero, non al luogo dove a qualcuno capiti di essere assegnato.
Abbiamo già visto questa tendenza negli Stati Uniti, con i mercenari entrati nel giro grosso degli affari, e le forze di polizia sempre più federalizzate, militarizzate e alienate dalla sfera pubblica generale.
Cosi come gli aeroporti sono stati ora federalizzati, tutti i sistemi di trasporto saranno sotto la giurisdizione dell’apparato di sicurezza. Il terrorismo continuerà a essere un ricorrente spauracchio, giustificando qualsiasi tipo di procedura di sicurezza ritenuta desiderabile per scopi di controllo sociale. L’intero apparato di sicurezza avrà una qualità monolitica, una similarità di carattere nonostante specifici incarichi di sicurezza o posizionamenti. Tutti vestiti negli stessi completi neri dell’Impero del Male, con grandi lettere fosforescenti sulla schiena dei loro giubbotti anti proiettile. In sostanza, l’apparato di Sicurezza sarà un esercito d’occupazione, la guarnigione dell’imperatore nelle province.
Su una base giornaliera, dovrai passare attraverso sistemi di controllo di vari tipi, con vari livelli di requisiti di sicurezza. Qui è dove la biometrica diventa importante. Se alla gente possono essere impiantati chip, a quel punto gran parte della sicurezza può essere automatizzata e tutti possono essere rintracciati in qualsiasi istante e le loro azioni passate recuperate. Il chip si collega al tuo bilancio di crediti, così che hai sempre con te tutti i tuoi soldi, insieme alle tue schede mediche e tante altre cose di cui non sai niente.
Rimane ben poco che pertenga alla sovranità nazionale. Assai poco della politica estera avrà un qualche significato. Con la sicurezza marciante al passo della sua propria legge e del suo lontano batterista, il ruolo principale del cosiddetto “governo” sarà quello di allocare ed amministrare il budget dei crediti del carbone che riceve dall’IPCC. L’IPCC decide quanta ricchezza una nazione riceverà in un determinato anno, in seguito il governo deciderà come distribuire tale ricchezza nella forma di servizi pubblici e diritti. La ricchezza misurata in base al diritto di consumo dell’energia.
In un senso basilare, le cose sono già così, in seguito al collasso e ai piani di salvataggio.
Poiché i governi sono cosi profondamente in crisi, i banchieri possono dettare i termini dei bilanci nazionali, come condizione per mantenere aperte le linee di credito. L’economia del carbonio, con i suoi bilanci fissati in modo centralizzato, offre una via più diretta e semplice per micro-amministrare l’attività economica e distribuire le risorse ovunque sul globo.
Per potere spianare la strada all’economia dei crediti di carbonio, sarà necessario il collasso della valuta occidentale, perché diventi senza valore, mentre le nazioni diventano via via più insolventi e il sistema finanziario globale continui a essere sistematicamente smantellato. La valuta del carbonio sarà introdotta come una “soluzione” illuminata e progressista alla crisi, una valuta legata a qualcosa di reale, alla sostenibilità. Il vecchio sistema monetario sarà demonizzato e ancora una volta la mitologia racconterà molto del vero...
La ricerca del guadagno è la radice del male e il sistema capitalista era intrinsecamente malvagio. Incoraggiava l’avidità ed il consumo e se ne fregava dello sprecare risorse. La gente pensava che più soldi aveva, meglio stava. Quanto siamo più saggi ora che viviamo entro i nostri mezzi e che capiamo che un credito è un buono per beni da preservare.
Culturalmente, l’era post capitalista sarà un po’ come quella medievale, con gli aristocratici e i Lord in cima ed il resto contadini e servi. Un ceto alto e uno basso ben definiti. Cosi come soltanto la vecchia classe elevata aveva cavalli e carrozze, cosi solo la nuova classe altolocata avrà diritto a considerevoli crediti di carbonio. La ricchezza sarà misurata in base ai diritti, più che dagli acquisti o dai guadagni. Quelli fuori dalle gerarchie burocratiche sono i servi, con diritti di sussistenza. Entro le burocrazie, i diritti saranno legati al rango nella gerarchia. Quelli che operano nelle istituzioni globali centrali sono i Lord dell’Impero, con accesso illimitato ai crediti.
Ma al di fuori delle strutture delle burocrazie designate, non vi è l’accaparramento della ricchezza, o la costruzione di imperi economici. I privilegi consistono nell’accesso alle risorse e alle strutture di servizio, che possono essere usate o meno ma non detenute né capitalizzate. Il flusso dei privilegi va verso il basso, micro amministrarlo dall’alto. È un’economia basata sulla distribuzione per quote (“dole economy”, nell’orig., Ndt), a tutti i livelli, per la gente e il governo allo stesso modo – la regimentazione globale del consumo. Per quanto riguarda la regimentazione, la cultura post-capitalista sarà piuttosto simile a quella del sistema sovietico. Eccoti qua la tua carta dei diritti cui hai titolo, qua la tua mansione lavorativa, e qua è dove vivrai.
Con il pervasivo apparato di sicurezza, e la micro-gestione dell’attività economica, lo scenario è chiaramente quello di un minuzioso controllo sociale, in base a linee guida e direttive centralizzate. Presumibilmente i media verranno attentamente programmati, con dettagli diversivi di evasione, e una sofisticata versione delle pseudo informazioni propagandische per un sistema di pensiero conformistico di gruppo in stile 1984, che è più o meno ciò che già abbiamo oggi. La parte di internet non commerciale, se ve ne sarà una, sarà limitata a siti chat monitorati e approvati ufficialmente e altri tipi di forum sterilizzati.
Con tale focalizzazione sulla micro-gestione sociale, non mi aspetto che la cellula famigliare sopravviva nella nuova era e mi aspetto che l’allarmismo sull’abuso dei minori sarà la leva usata per destabilizzare la famiglia. Il palcoscenico è stato montato con tutte le rivelazioni sulla Chiesa e l’abuso sessuale istituzionale sui bambini. Tali rivelazioni sarebbero potute essere rese note in qualsiasi momento del secolo passato ma sono venute fuori in un certo momento, proprio mentre tutte queste altre transizioni hanno avuto corso. La gente è ora consapevole dell’esistenza di diffusi abusi sui minori ed è stata condizionata a sostenere forti misure per prevenirlo.
Ogni volta che accendo la TV, vedo almeno una pubblicità istituzionale con immagini scioccanti di bambini che a casa vengono fisicamente o sessualmente abusati o criminalmente trascurati e vi è un numero verde che i bambini possono chiamare. È facile immaginare come la categoria degli abusi può essere estesa, includendo i genitori che non seguono i piani delle vaccinazioni, quelli i cui schedari d’acquisto non includono alimenti salutari, o con profili psicologici dubbi, etc...
Lo stato di povertà potrebbe essere considerato come crudele trascuratezza.
Con la giusta presentazione dei media, l’allarmismo sugli abusi sarà facile da aizzare. Alla fine, un movimento sui “diritti dei bambini” diventa un movimento contro la famiglia. Lo Stato deve proteggere direttamente il bambino fin dalla nascita. La famiglia è demonizzata...
Quanto erano terribili i vecchi tempi, quando delle coppie non autorizzate e non addestrate avevano il controllo totale su bambini vulnerabili, a porte chiuse, qualsiasi fossero le nevrosi, dipendenze o perversioni che avessero i genitori. Come ha potuto questo vestigio di schiavitù patriarcale, questa tana sicura d’abuso continuare a esistere così a lungo senza essere riconosciuta per quel che era? Come stiamo meglio ora, coi bambini allevati scientificamente, da uno staff addestrato che insegna loro valori sani.
Da quando l’educazione pubblica è stata introdotta, lo stato e la famiglia sono stati in competizione per il controllo del condizionamento infantile. Nelle famiglie religiose, la Chiesa ha portato il suo contributo al condizionamento. Nel futuro post-capitalista micro-amministrato, con il suo scenario di nascita della Dottrina dello Shock, avrebbe senso sfruttare l’opportunità per mettere in atto la “soluzione finale” del controllo sociale, ovvero il monopolio dello Stato nell’educazione dei bambini. Questo eliminerebbe dalla società il legame genitore-figlio e di conseguenza i legami famigliari in generale.
Non vi è più un concetto di famigliari. Solo api lavoratrici, api della sicurezza ed api regine che redistribuiscono il miele.

Post Scriptum
Questa è stata una previsione estesa e alquanto dettagliata, riguardante l’architettura del regime post-capitalista e il processo di transizione occorrente per farlo avverare. Il termine “nuovo ordine mondiale” è una definizione troppo debole per caratterizzare la natura radicale della trasformazione sociale anticipata nella predizione.
Una classificazione più appropriata sarebbe quella di “un salto quantistico nella domesticazione della specie umana”.
Vite micro-amministrate e credi e pensieri micro-programmati. Una specie di primati un tempo selvatici trasformata in qualcosa alquanto somigliante a un’apicoltura. Inutile dire che l’uso regolare di droghe psicotrope sarebbe incoraggiato, in modo che la gente riesca a reggere emotivamente un ambiente così tanto sterile e disumano.
Perché tale trasformazione sia possibile, è facile capire che un fortissimo shock è necessario, sulla scala del collasso e del caos sociale e possibilmente sulla scala di uno scambio nucleare. Deve esserci un implicito mandato a «fare qualsiasi cosa sia necessaria a riavviare la società».
A questo urto occorre che si lasci la gente in una condizione di totale impotenza paraganabile ai sopravvissuti tra le macerie bombardate della Germania e del Giappone dopo la seconda Guerra Mondiale. Niente di meno sarà sufficiente.
L’accuratezza del pronostico, come predizione, è naturalmente impossibile conoscerla in anticipo. Tuttavia, ogni parte della previsione si è basata su precedenti stabiliti, modi operandi osservati, tendenze già avviate, sentimenti che sono stati espressi, segnali che sono stati indirizzati, nonché azioni intraprese le cui conseguenze possono essere predette con una certa sicurezza.
Inoltre, guardando tutti questi indicatori nell’insieme, si nota un certo tipo di impostazione mentale, un’assoluta determinazione nel metere in pratica la “soluzione ideale” senza compromessi, usare mezzi estremi e con un’audacia priva di remore. Le Guerre mondiali sono state propedeutiche a questo momento storico. L’infrastruttura dello Stato di polizia è in campo ed è stata testata. L’economia è lungo il processo del crollo. Il nemico è circondato da missili. Sono stati assunti dei poteri arbitrari. Se non ora, il premio finale, quando vi sarà una migliore opportunità?
I nostri pianificatori di élite sono spalleggiati da dei thin tank competenti e sanno che la nuova società deve registrare una coerenza di vari tipi. Hanno avuto non poca esperienza con l’ingegneria sociale, alimentando l’ascesa del fascismo e poi l’ingegneria dei regimi del dopoguerra. Capiscono l’importanza della mitologia.
Per esempio, vi è la mitologia dell’Olocausto dove la storia è tutta sullo sterminio in sé, mentre non è raccontata la storia della missione principale dei campi di concentramento, che consisteva nel fornire lavoro schiavistico per la produzione bellica. E alcune delle società che sfruttavano il lavoro schiavistico erano di proprietà americana ed erano fornitrici della macchina da guerra germanica. Così la mitologia, nonostante contenga anche la verità, riesce a nascondere le tracce e i crimini perpetrati dall’élite, lasciando a carico di altri il fardello della demonizzazione storica.
Così, penso che vi sia una solida base per anticipare i tipi di mitologia che verranno concepiti per lasciarsi alle spalle e rigettare quelli vecchi, e per vedere i nuovi come la salvezza. Vi è una lunga serie di precedenti storico di cambi di era legati a cambi mitologici, spesso presentati in termini religiosi. Vi sarà un cerchio familiare nella nuova mitologia, un rimescolamento e una nuova scala delle priorità dei valori familiari e delle assunzioni, per entrare in sintonia con le dinamiche del nuovo regime.
La natura dell’economia del carbonio è stata in qualche modo chiaramente indicata. Budget di carbonio e crediti del carbonio sono chiaramente destinati a diventare componenti primari dell’economia. Come abbiamo visto con il movimento per il riscaldamento globale sostenuto dall’élite ed da gente comune, la scarsità arbitraria dei crediti del carbonio può essere facilmente regolata col pretesto dell’ambientalismo. E l’allarmismo sul picco del petrolio è sempre disponibile come piano di rinforzo. Come hanno spesso dichiarato molti portavoce dell’élite, quando il tempo verrà le masse richiederanno il nuovo ordine mondiale.
La focalizzazione sul controllo del consumo, delle risorse, e della distribuzione è implicita nell'enfasi sui limiti dell’energia, è latente nella situazione geopolitica in merito all’impoverimento delle risorse globali ed è indicata dal bisogno di un nuovo paradigma unificante, poiché il paradigma di crescita non è più sostenibile.
La natura dell’apparato di sicurezza è stata chiaramente indicata dalle risposte alle dimostrazioni sin dal 1998 a Seattle, dal crescente uso di spietati killer mercenari a livello interno come all’estero, dall’eccessivo e brutale comportamento della polizia, dalle procedure di sicurezza negli aeroporti, da Guantamo e dagli arresti extragiudiziali, dalla creazione di un ramo interno dell’esercito, dedicato alla risposta a emergenze civili, e dal modo in cui sono state affrontate le emergenze Katrina e Haiti.
Sarebbe un enorme sbaglio pensare a quest’ultime due come se fossero state operazioni malaccorte. Erano esercitazioni in un certo tipo di gestione del collasso, applicate a certe popolazioni dove l’addestramento e l’attrezzatura adeguata al combattimento in Afghanistan sono visti come appropriati per amministrare l’aiuto alle vittime di un disastro civile. Queste selezionate vittime di disastri saranno viste principalmente come minacce all’ordine civico o magari come indesiderabili da incarcerare e poi eliminare. Saranno demonizzati come dimostranti e saccheggiatori. L’assistenza arriverà in seguito, se arriverà. E il tutto può essere trasmesso in TV, e visto in qualche misura come il giusto modo in cui devono andare le cose. Queste due esercitazioni non erano per nulla malaccorte. Sono state allarmantemente di successo, Soprattutto nel caso delle public relations della mitologia in tempo reale.
Il ruolo limitato dei governi nazionali, essendo principalmente allocatori dei budget a essi assegnati, è stato chiaramente rivelato dalle prolungate politiche del FMI nel Terzo Mondo e dal modo in cui i banchieri hanno dettato legge ai governi, sulla scia degli impegni sovradimensionati del piano di bailout. Il paradigma della messa a bilancio dei titoli del carbonio realizza la stessa micro gestione in una maniera molto più diretta, ed è il risultato naturale della spinta verso più duri limiti sul carbonio.

Titolo originale: "Prognosis 2012: Towards a New World Social Order"
Fonte: http://www.globalresearch.ca/
Link

Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras: QUI.

22 maggio 2010

Santoro, sei pronto per un'altra tv?

di Giulietto Chiesa - Megachip.




Tra le molte cose giuste e vere che Santoro ha detto nella sua autodifesa di fronte al pubblico di Annozero e ai lettori del «Fatto» del 22 maggio, c’è qualche importante “interstizio” su cui riflettere. Interstizi, tuttavia, rivelatori. Credo inoltre di avere titolo per replicare anch’io alle sue parole, nella mia qualità di autore di una lettera (inviata al «Manifesto» e al «Fatto», ma che solo il «Fatto» ha pubblicato) in cui, in sostanza, invitavo Santoro, e tutti coloro che lo hanno sostenuto nella sua battaglia per una televisione migliore, a prendere atto che la battaglia interna alla televisione berlusconiana non era più praticabile e che bisognava dichiarargli guerra dall’esterno, trasformando Raiperunanotte una tantum in Raiperunanotte tutti i giorni.

Ci fu un grande silenzio, a sinistra. Anche Santoro tacque. Infatti la mia proposta era stata già fatta un anno prima, con il lancio di Pandora TV, che era stato ignorato da tutte le forze democratiche, i movimenti, i partiti semidefunti della sinistra.
Adesso Santoro scrive, testualmente, che «Raiperunanotte insegna che, se il contenuto è forte, i contenitori si trovano, e con ascolti da grande tv generalista. Senza che nessuno ti possa bloccare o condizionare. La sfida è trasferire l’esperienza di quella serata unica nelle forme più efficaci per fare di Raiperunanotte qualcosa di non episodico, stabile».
È esattamente la mia proposta. A Santoro dico soltanto una cosa (ma la dico anche a tutti gl’intellettuali, agli uomini di spettacolo che hanno traccheggiato in tutti questi anni, e la dico anch’io, come Santoro, ai direttori dei grandi giornali di opposizione, come «la Repubblica» e «il Manifesto», e non parliamo de «l’Unità» perché altrimenti ci viene da piangere): perché non l’avete detto, e fatto, prima?
E dico a Santoro: per ragioni storiche perfettamente chiare tu sei l’unico che può capitanare questa squadra di combattimento, l’unico che può trascinare ascolti da grande tv generalista, perché sappiamo che anche il pubblico democratico conosce solo questa televisione “progressista” - la tua – tutta interna, come forma, alla tv che manipola, ma (ed è tuo merito), molto esterna come contenuti al mainstream mentitore.
Perché non lo fai?
Hai dichiarato guerra, dagli schermi della televisione del nemico. Non tutta la tua dichiarazione di guerra ci è piaciuta, ma la sostanza sì, ci è piaciuta. Adesso dichiarala tutti i giorni: dal di fuori. Puoi farlo. Ti sosterremo come possiamo. I soldi si troveranno perché milioni di persone, in Italia, vogliono sapere di più e di diverso. Basta chiederglieli e dare loro, in cambio, un pezzo di verità. Naturalmente purché non si continui a stare dentro un teatrino, con gli stessi rituali, le stesse facce della politica della casta, magari esposte sapientemente (come sai ben fare) al ludibrio della loro stessa esibita sconcezza.
Ovvio che l’obiettivo dovrà essere la riconquista democratica della tv pubblica, non la creazione di un nuovo canale privato multimediale.
E qui sono già entrato negl’interstizi cui ho accennato sopra. Sono almeno due. Ti dipingi troppo ingenuo (e ingenuo non sei) quando dici che aspettavi dal Partito Democratico, dai suoi membri nel Consiglio di Amministrazione, dai suoi deputati nella cosiddetta Commissione Parlamentare di Vigilanza, un qualche segnale di soccorso.
Suvvia! Non hai visto tu stesso, in questi anni, come quella gente ha tenuto bordone a Berlusconi, gli ha lasciato tutto in mano?
Hai atteso, certo non invano, perché hai rafforzato la tua posizione di gladiatore isolato dentro un cerchio di nemici. Il pubblico te ne è grato. Io anche. Ma tu ci devi, adesso, una parte della tua popolarità.
Adesso dici che «è il momento di liberarsi dei grandi gruppi editoriali e di fare da soli». Anch’io lo penso. Da anni penso che l’emergenza informativa e democratica si è trasformata in un attacco campale alla democrazia. Fallo, facciamolo. Ci sono decine di giornalisti, di uomini di cultura, direi il fior fiore del giornalismo italiano che ancora resiste, che non aspetterebbero altro; che, se vedessero alzarsi una bandiera, una decente, darebbero non una ma tutte e due le mani per sostenerla.
Solo che, fuori dalla gabbia, il compito è ben più difficile. Questo è l’altro  interstizio. Tu parli di “pubblico”. È una parola che non si attaglia al compito. Gli spettatori di Raiperunanotte tutti i giorni, non sono più un “pubblico”, sono cittadini. E lo studio non può essere quello di una tv generalista.
Avrai bisogno di quei cittadini per costruire una piattaforma multimediale capace di raggiungere milioni di occhi e orecchie. Il palcoscenico, lo studio, sarà la democrazia. La ricerca di cui parli, giustamente, prevede che anche tu debba cambiare professione. Il tempo lo richiede. Ma non si tratta di rinunciare al giornalismo, tanto meno al giornalismo di battaglia.
Questo non è ciò che occorre. Occorre capire – e tu lo sai bene – che non c’è più una politica e una democrazia senza la televisione. E un’altra televisione significa un’altra politica.


Link: http://www.megachipdue.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/3761-santoro-sei-pronto-per-unaltra-tv.html.

Fiamma Nirenstein e la censura planetaria

di Miguel Martinez.




Questo è un post lungo, noioso e imperfetto, nel senso che ci sono molte cose ancora da capire e chiarire. Un mese fa, il 22 aprile, è stata ufficialmente lanciata una campagna per bandire per legge e in tutto il mondo ogni critica all'unico stato mediorientale a possedere armi nucleari. Il 22 aprile scorso, infatti, la Commissione Affari costituzionali della Presidenza del Consiglio e Interni e Affari esteri e comunitari della Camera ha tenuto una breve audizione, presieduta dall'onorevole berlusconiana Fiamma Nirenstein, con alcuni "esperti".

Mettiamo tra virgolette la qualifica, non per sottovalutare le loro competenze in altri campi, ma perché nessuno di loro era un addetto a questioni di diritto internazionale o di libertà di stampa.
E' banale ricordare che lo scopo di una riunione di una commissione parlamentare non è quello di aprire una discussione accademica, ma di studiare nuovi divieti e nuovi motivi per mettere la gente in carcere.
La tecnica per imporre il controllo sulla rete è sempre quella, usata anche in ambiti assai diversi.
Si parte dall'inevitabile rumore di sottofondo che la libertà di pensiero comporta. In questo caso, si segnala un sito assolutamente demenziale, ma proprio per questo innocuo, in cui qualche individuo disturbato e razzista lancia insulti collettivi contro tutti gli ebrei, per dire che c'è nel mondo una "emergenza antisemitismo" addirittura paragonabile a quella appena prima dell'avvento di Hitler.

Poi, di slittamento semantico in slittamento semantico, si arriva al vero obiettivo: i siti che portano aiuti concreti ai palestinesi o che denunciano i crimini commessi dallo Stato d'Israele. Così, per escogitare qualcosa per mettere al bando il sito Infopal, che si dedica esclusivamente a riportare notizie su ciò che avviene in Palestina, uno degli auditi, Stefano Gatti, dice che in quel sito "non c'è un utilizzo di stereotipi anti-ebraici classici, ma attraverso la demonizzazione dello stato ebraico, si trasforma Israele in una sorta di ebreo delle nazioni".[1]

Siti citati per nome o - più tardi, in un retorico programma su Rainews che ha fatto seguito all'incontro - per immagini.
Fiamma Nirenstein è però riuscita a superare ogni livello precedente di foga repressiva: dopo aver denunciato come "antisemiti" anche i siti che dicono che Israele attua politiche "naziste", perché "banalizzerebbero l'Olocausto" [2] , afferma testualmente che bisogna agire contro un negazionismo "terribile" quanto quello dell'Olocausto - il "negazionismo archeologico" che metterebbe in dubbio il "legame eterno" che unirebbe gli ebrei alla Terra Santa.

Detto in un'audizione parlamentare che mira a introdurre leggi repressive, significa mettere al bando tutta la nuova archeologia e storiografia, di origine quasi esclusivamente israeliana, che mette in dubbio i racconti biblici e la pura discendenza da Giacobbe degli attuali cittadini israeliani; nonché chi, come Shlomo Sand, afferma che il sionismo è un costrutto del tutto moderno, nato nel solco dei nazionalismi europei ottocenteschi.
"Smascherare il terrorista Obama e deportare i palestinesi"
Per dare un'idea dell'estremismo di Fiamma Nirenstein, la signora ha da poco lanciato un appello intitolato "CON ISRAELE, CON LA RAGIONE", dove si attaccano violentemente due storici sostenitori di Israele, i francesi Alain Finkelkraut e Bernard-Henri Levy, rei di aver criticato alcune politiche del governo di estrema destra di Binyamin Netanyahu.[3]

Il principale audito dalla commissione era un certo Andre Oboler, arrivato per l'occasione dagli antipodi, che di mestiere fa il "chief executive officer di Zionism on the Web" e collabora con la commissione per le scuole della B'nai B'rith Anti-Defamation League. Una nota curiosa: Andre Oboler, pur essendo cittadino australiano, fu il delegato del Ministero degli Affari Esteri israeliani per il Regno Unito al Young Jewish Diplomatic Leadership Seminar. [4]

Se digitate Oboler e JIDF su Google (4.240 risultati), troverete che Andre Oboler collabora in maniera molto intensa con un'organizzazione chiamata Jewish Internet Defense Force o JIDF. La JIDF, sul proprio sito, dice di fornire "cutting edge pro-Israel advocacy" e si occupa di monitorare con ogni mezzo Wikipedia, Facebook e Youtube.


Alan D. Abbey, fondatore dell'importante agenzia israeliana Ynetnews ha pubblicato, per conto dello Shalom Hartman institute (un'associazione parareligiosa e di destra, con sede a Gerusalemme) un'interessante intervista con un dirigente della JIDF.

Dall'intervista, apprendiamo che il nome JIDF ricalca volutamente quello delle "Forze israeliane di difesa" (IDF in inglese). Ma anche:

"Quali sono gli obiettivi a breve e lungo termine della JIDF?"

"Uno dei nostri obiettivi a breve termine è quello di smascherare Barack Obama
[allora ancora candidato alla presidenza degli Stati Uniti] e impedirgli di vincere le elezioni presidenziali. A lungo termine, speriamo di smascherare e combattere l'antisemitismo e le tendenze filojihadiste in rete, tra cui - ma non solo - la vasta serie di questioni che ci sono su Facebook, Google/Youtube, Google- Earth eWikipedia."
"Cosa volete fare per smascherare Barack Obama?"
"Vogliamo continuare a tenere sotto i riflettori le questioni che riguardano i suoi legami con il terrorismo e la sua chiesa razzista e antisemita che ha sostenuto Hamas e il Reverendo Louis Farrakhan."
"Qual è la posizione della JIDF sulla "Questione palestinese" riguardante le dispute su terre occupate?"

"I palestinesi dovrebbero essere trasferiti fuori dai territori israeliani
["Palestinians should be transferred out of Israeli territories"]. Possono vivere in uno qualunque dei tanti altri stati arabi. Siamo contro ogni concessione di terre ai nostri nemici. Siamo contro il rilascio dei prigionieri terroristi dalle carceri israeliane. Siamo contrari ad armare e finanziare i nostri nemici e a negoziare con loro. Siamo per la morale, l'etica e il buon senso e crediamo che Israele dovrebbe agire davvero come una "luce per le nazioni" perché il mondo sia al sicuro e sentiamo che Israele è davvero in prima linea nella guerra che l'Islam ci ha dichiarato."
Gli altri personaggi presenti all'audizione erano figure decisamente di secondo piano, e hanno tutti parlato in maniera decisamente confusa e inconcludente.
A partire da Stefano Gatti, la cui organizzazione, il CDEC, ha appena ricevuto un finanziamento statale di 300 mila euro grazie all'interessamento di un deputato di destra, Alessandro Ruben.
L'Agente Betulla e la guerra ai motori di ricerca e all'archeologia
Eccitatissimo come sempre quando si tratta di reprimere qualcuno, uno degli auditi era Renato Farina, ormai forse più noto come Agente Betulla nel suo ruolo di collaboratore illegale dei Servizi Segreti. Un signore che persino secondo Il Giornale, scriveva su Israele ciò che gli dettava il signor Pio Pompa.
Poi c'era il segretario dei Seniores - gli ultrasessantacinquenni - di Forza Italia, Enrico Pianetta, presidente dell'Associazione Parlamentare di Amicizia Italia Israele (e dell'Associazione Amici del Lambro), firmatario a suo tempo della caligoliana proposta di nominare Oriana Fallaci senatore a vita [5]

Gli intervenuti di sinistra - indistinguibili comunque da quelli di destra per tono - erano probabilmente presenti per cooptazione politica:

- Francesco Tempestini, ex-socialista passato poi a lavorare con Piero Fassino, uno dei promotori della "fiaccolata per il diritto di Israele a esistere" organizzata da Giuliano Ferrara;
- l'ex-militante del PCI Pierangelo Ferrari, molto impegnato nella difesa della letteratura italiana contro "l'esterofilia" ("mancano solo i capolavori della letteratura lappone," si lamenta);

- Paolo Corsini, ex-sindaco di Brescia.
L'agenda comunque è stata chiaramente dettata da Oboler. Che ha spiegato che occorre imporre nuove leggi repressive e a livello globale, perché Internet è impossibile da controllare in un solo paese.
Stefano Gatti, partendo dallo stravagante sito Holywar, è arrivato poi ad attaccare siti ben più seri, dicendo che "non è accettabile che siti di questo genere possano insultare o propagare tesi di questo genere": tra le tesi da vietare anche quella che afferma che i neocon sarebbero stati coinvolti nell'attentato dell'11 settembre.[6]

Pierangelo Ferrari parlava di "pericolosità estrema", invocava "accordi su scala internazionale tra stati" e accennava confusamente al Venezuela di Hugo Chávez come possibile sede di siti malvagi difficili da chiudere.

Renato Farina citava felice la sentenza di condanna contro Google del tribunale di Milano, unicamente per contenuti ospitati all'insaputa della società. Occorre colpire i "grandi motori di ricerca", incitava l'Agente Betulla, dicendo che è ora di finirla con il concetto di "libertà indifferenziata".
Per Paolo Corsini, invece bisogna smetterla con il "presunto problema del rispetto della libertà di pensiero" che "è in realtà licenza", ma invitava anche a fare "controinformazione" contro i siti "antisionisti, revisionisti, negazionisti e cospirativisti", tutti messi nello stesso calderone, secondo la ricetta indicata da Fiamma Nirenstein.
La Fiamma Nirenstein poi sottolineava ciò che forse più la preoccupava: il "negazionismo terribile", "pesante altrettanto quanto della Shoa", che è, come abbiamo visto, quello archeologico. Senza citare nomi, se la prende così con Asher Silberman, Israel Finkelstein e Shlomo Sand.

Gatti rincara la dose, attaccando chi sostiene che la maggior parte degli ebrei ashkenaziti sarebbero discendenti dei convertiti khazari e non degli antichi abitanti della Terra Santa.[7]

Bisogna dire che per totale ignoranza in questa e molte altre materie, nessuno degli altri auditi ha ripreso il tema del Negazionismo Archeologico; ma crediamo che se ne riparlerà presto.

Chiunque non legga alla lettera il cosiddetto Antico Testamento è avvisato.
Nota

[1] Uno splendido esempio di slittamento semantico per arrivare dove si vuole arrivare. Un documento di qualcosa che si chiama "Osservatorio di Politica Internazionale", intitolato "Nuove forme di antisemitismo e mezzi di contrasto dice testualmente:
"Le nuove forme di antisemitismo, infatti, spesso non sono antisemite nel loro intento bensì nei loro effetti. Si pensi ad esempio alla negazione del diritto dello Stato di Israele all’autodeterminazione: l’intento in sé non è antisemita, ma gli effetti lo sono senz’altro, se si pensa alle tensioni in Medio Oriente."
E conclude sostenendo che l'antisemitismo - appena definito così come critica a Israele - dovrebbe essere definito dal diritto internazionale "come un crimine contro l’umanità".

Ma la stessa Fiamma Nirenstein fa fatica a distinguere esseri umani e stati mediorientali, come ha dimostrato in una surreale audizione parlamentare intitolata Indagine conoscitiva sull'antisemitismo (27 gennaio 2010, collegata all'intervento di Eli Wiesel in parlamento), dove commenta così il banale fatto che dopo la strage israeliana a Gaza, ci sono state molte manifestazioni di protesta nel mondo:
"Si tratta di episodi pesantissimi, che in gran parte riguardano l'esistenza stessa dello Stato di Israele, inteso come ebreo collettivo".
[2] Esistono indubbiamente paralleli tra certi aspetti della politica della Germania nazionalsocialista e quella israeliana, che hanno le loro radici in un comune retroterra di nazionalismo estremista centroeuropeo; ma la generalizzazione è indubbiamente ridicola, e finisce solo per alimentare le fantasie astoriche di nazismo come entità metafisica o come puro insulto. Però è evidente che chi accusa Israele di essere "nazista" è antinazista lui stesso e quindi antirazzista.
[3] La petizione della Nirenstein - l'equivalente di una petizione in difesa di Calderoli contro le critiche di Gianfranco Fini - è firmata da una sfilza di estremisti di destra, come Giuliano Ferrara, Magdi Allam, Alessandro Pagano (militante di Alleanza Cattolica e amico di Totò Cuffaro), Giulio Meotti (quello della guerra a Darwin) e Riccardo Pacifici, ma anche da Paolo Mieli, presidente Rcs Libri, ex direttore del Corriere della Sera. Una firma che ci aiuta a capire la mentalità che c'era dietro la decisione di lanciare il Prodotto Oriana Fallaci nel 2001.

[4] Un incontro annuale dedicato tra l'altro a cercare soluzione alla "questione demografica": i 750.000 cittadini israeliani che vivono saggiamente all'estero e la pericolosa tendenza delle donne arabe di fare figli.

[5] Enrico Pianetta ha fatto da padrino nel PDL per Destra Libertaria, un pittoresco gruppo di dissidenti della Destra di Storace, diretto da Luciano Buonocore, il padre dell'infausta "Maggioranza silenziosa" del 1969. I collezionisti del genere possono godersi l'Inno di Destra Libertaria "O aquila bicipite, del mondo tu sei il cuor", che fa rima con Buonocor.
[6] Notoriamente noi non condiviamo le tesi cosiddette "complottistiche" sull'11 settembre, che riteniamo un'ipotesi perfettamente legittima ma con ogni probabilità sbagliata. Però ci vuole una dose notevole di malafede per mettere sullo stesso piano un'accusa a uomini politici statunitensi, come il Wasp George Bush, e il razzismo antiebraico.

[7] Il parlamento italiano viene così investito di una questione assai controversa e che ovviamente è del tutto irrilevante per chiunque non creda che il sangue segni il nostro destino. Ma evidentemente è un serio problema per certi sionisti.


Fonte: http://kelebek.splinder.com/post/22757503/fiamma-nirenstein-e-la-censura-planetaria.

20 maggio 2010

MegaTerrorismo - La paura artificiale post 11/9

 Il web al cinema.
Il 27 maggio 2010 alle 21 analizzeremo criticamente numerosi filmati sull'11 settembre e dintorni.
Una serata con Megachip al cinema Detour, in via Urbana 107 a Roma. Con Pino Cabras e Giulietto Chiesa.


Prosegue il ciclo di serate al cinema con MEGACHIP, nell’intento di mostrare sul grande schermo filmati rari o mai visti rinvenibili in Rete.
Nel corso di ogni incontro gli spettatori assisteranno, per circa due ore, alla proiezione di videoclip di breve e media durata, che affrontano argomenti rilevanti, selezionati per la formazione di un’opinione equilibrata e attenta ai temi globali.
In sala, un esperto conduttore-opinion maker che avrà il ruolo di introdurre i temi e armonizzare i commenti. Un progetto a sostegno della Democrazia e della Cultura Digitale.

Decostruzione dei miti sull’11/9 attraverso materiali video a disposizione sul web e in libreria: il mito della Spectre-alQa’ida, le inchieste con il baco, gli integralisti impossibili, le esercitazioni militari in contemporanea, gli scenari alternativi, il mito fondante della Guerra Infinita.


Conducono

Pino Cabras


direttore editoriale di megachip.info e autore del libro sull'11/9 Strategie per una guerra mondiale.


Giulietto Chiesa


giornalista, fondatore di Alternativa, autore di Zero - Inchiesta sull'11 settembre.


CINEMA DETOUR / OASI URBANA
Via Urbana 107 (nuova sede) - ROMA

Ingresso 7 €
(per chi è già tesserato al cinema Detour il prezzo è 4 €)

mappaviaurbana



14 maggio 2010

Después del eurobailout

por Pino Cabras - Megachip.



Quien sabe porqué las bolsas se han alegrado tanto después del anuncio de los 750 mil millones de euros aprobados en plena emergencia de la especulación.
Quien sabe porqué los títulos de los bancos se apreciaban más que los otros.
Será porque los bancos ya tenían a alguien que se comprometía a comprar sus créditos incobrables. El Banco Central Europeo ahora está dispuesto a crear moneda de la nada con reglas nuevas con tal de salvarles, bancos y banquitos.

El aumento de la alarma sobre las deudas soberanas tiene una base auténtica, de seguro. Esas deudas anómalas existen porque los Estados se han sobrecargado de cometidos a menudo contradictorios, insostenibles, gravados por la corrupción y clientelas que son inducidas a consumir hoy los recursos del mañana.
Es menos auténtico el momento en el que se dispara la alarma. Han sido los especuladores los que han elegido el momento y el modo: las hienas asaltaban a los ñúes más aislados y más pequeños, haciendo un favor a las bestias más grandes y enfermas, pero que todavía son capaces de esconder el estado en que se encuentran. Dosificando las alarmas donde querían los depredadores, los tipos de interés por los títulos de estado griegos debían de subir vertiginosamente y su rating precipitarse hasta que queda apenas por encima del valor de papel usado: de esta manera resultaba fácil comprarlos a precios bajos, con la conveniencia a medio plazo de lucrar intereses dobles o triples respecto a hace pocos meses. El mismo mecanismo contra Portugal y España: profecías que amenazaban con auto cumplirse, en el frágil juego de la finanza siempre basada sobre las expectativas.
Ahora, para tapar las aventuras riesgosas de los corsarios globales, ha sido definitivamente arrastrada la construcción europea en su conjunto.
En teoría la finanza debería lubricar la economía subyacente, ahí tendría su justificación de más. Sin embargo la “economía de la estafa” en la que estamos cada vez más atornillados ha cambiado desde hace mucho tiempo y razón social. La finanza es completamente “antieconómica”, chupa recursos de la economía real, esquila más allá de lo intolerable a los contribuyentes, es una bomba de tiempo contra cualquier infraestructura de la vida civil de pueblos enteros. El círculo de amigos de siempre que comprende Goldman Sachs y otros lobos que están de guardia en el corral se beneficia de este ulterior salto de la deuda y consolida su dictadura sobre las linfas financieras del mundo.
Los Estados han sido empujados en los últimos dos años hacia los límites extremos de su capacidad de endeudarse y de derrochar los balances. En los ejemplos más vistosos, como la deuda norteamericana o la británica (precisamente en casa de quien nos insulta como PIGS) es evidente que las deudas están por encima del umbral de la posibilidad de pagarlas. Se pueden inventar enroscamientos de la espiral cada vez más sofisticados, se puede hacer por ejemplo este “upgrade” europeo, con la BCE que compra lo que no se puede comprar, pero alguien pagará.
Dada la dimensión de la deuda que resultará, se pagará durante décadas. Mientras que los sistemas políticos y los mundos sindicales – dado que no cuentan con un pensamiento alternativo a la altura de la situación, – evocarán por largo tiempo como un mantra el miraje del crecimiento, en cambio pronto deberán hacer las cuentas con su parte opuesta, el decrecimiento.
El decrecimiento ya está en el campo. Pero ahora está congelado, lo bastante como para dar respiro también a los depredadores financieros, listos para aprovechar dentro de poco la nueva carrera a los diferenciales de tipo de interés entre economías irremediablemente atascadas y economías apenas un poco más saludables.
Las lágrimas y la sangre impuestas por los banqueros degradarán la base contributiva y por lo tanto las finanzas públicas, cada vez menos capaces de afrontar el aumento de la desocupación y de la integración de los réditos de quien se ve obligado a suspender el trabajo.
Los 750 mil millones de “bailout” al euro son una cifra enorme, decidida en un fin de semana. Debería valer la pena asignarlos para un objetivo capaz de coincidir con intereses profundos de las poblaciones involucradas. Pero pensándolo bien, esta cantidad servirá solo para mantener en pie un sistema que tendría sentido si hiciese su labor, es decir, dar créditos a quien se ocupa de una empresa, pero que en cambio se ocupa de otra cosa: seleccionar recursos en favor de un grupo de criminales legalizados. Ellos, los protagonistas principales de la crisis de las finanzas privadas, han pasado el timón a las finanzas públicas. El sistema bancario en las sombras no se recorta nada. Los Estados reducirán sueldos y escuelas, como ya están haciendo, y mucho mucho más.
De vez en cuando un Obama, una Merkel o un Sarkozy prometen desastres contra los patrones de Wall Street. Pero poco tiempo después ceden y ofrecen más liquidez, en cantidades de cientos de miles de millones. Serán repagados con una ingratitud total por Soros y los demás filántropos de su calibre.
Porque éstos primero se hacen salvar, después –autodefiniéndose como “los Mercados”- pretenderán que los Estados demuestren que son menos cigarras y más hormigas, con los habituales recortes y las habituales recetas de masacre social que funcionarán como las patologías iatrogénicas, enfermedades para las que ellos creen que son el tratamiento. El erario disminuirá hasta que proporcione el pretexto para renovadas alarmas de insolvencia.
A ese punto, el tratamiento propuesto para el desastre provocado por los bancos y por las tecnocracias financieras será: más bancos y más tecnocracias.
Ellos en efecto no se exponen y no aparecerán. La cara que quedará expuesta a la rabia de los defraudados será la de los Papandreu de turno, de los políticos cada vez menos votados y menos legitimados (ya cunde el abstencionismo en las urnas), mientras las caras de bronce, las lenguas de madera y los culos de piedra de los Goldman Draghi, irradiarán la tranquilizadora tibieza de la tecnofinanza.
Esos 750 mil millones decididos en el fin de semana por el Consejo Economía y Finanza de la Unión Europea no sirven por lo tanto a los intereses profundos de las poblaciones involucradas. Para poder servir tendrían que haber sido acompañados por medidas drásticas de otro tenor: abolir los derivados, castigar con órdenes de captura internacional para quien practica técnicas bajistas, que usa los algoritmos para las especulaciones que se realizan en fracciones de segundo y todo el casino de las sutilezas tecno financieras que usurpan la palabra “mercados”.
Europa simplemente tenía que colocar todo ello bajo la denominación “estafa”.
No hubiera sido un escándalo nacionalizar los bancos. Y en vez de prometer, en caso de necesidad, la compra de bonos bancarios, los Estados hubieran debido dotarse de la posibilidad de adquirirlos directamente. El jefe de la Goldman Sachs, el señor Lloyd Blankfein, hubiera de esta manera agachado la cresta, sobretodo si le hubiese llegado también un simpático aviso que le explicase que no meta un pie en Europa por los próximos 50 años.
La globalización habría dado un cambio equilibrador. Pero no ha sido así.
El rey neoliberal está desnudo. Y tenemos que gritarlo fuerte. Sus recetas no son legítimas, ni pueden proclamarse ya más con el “There Is No Alternative”. La “TINA” se acabó. Cuanto antes la política lo entienda, mejor será. Los partidos que en estos años han intentado solo templar con retórica compasiva la agenda neoliberal no lo han entendido todavía. Pero por alrededor se mueven muchos espectros, que hablan de otra política y de otra economía.

Artículo en italiano: Aquí