di Pino Cabras – da Megachip.
Il 25 agosto 2010, in una piazza storicamente importante per la difesa dei diritti umani e la resistenza alle persecuzioni, Plaza de Mayo, a Buenos Aires, esponenti di primo piano della società civile argentina hanno promosso una raccolta di firme in favore di Kurt Sonnenfeld, il cameraman di Ground Zero coinvolto in un’assurda vicenda giudiziaria.
In prima fila, a incontrare le sensibilità di cittadini e intellettuali argentini è Luis D’Elia, un dirigente politico combattivo che sin dagli inizi ha preso a cuore la sorte di Sonnenfeld, attualmente rifugiato in Argentina. È nel paese che lo ospita e dove si è rifatto una vita che Sonnenfeld ha raccontato in un libro, El Perseguido, la sua sorte di cittadino statunitense nel mirino del Governo di Washington, con gravissime accuse a suo carico in relazione alla morte della prima moglie, apparse in concomitanza del suo possesso degli scottanti filmati che raccontano un post 11 settembre diverso da quello ufficiale.
Come testimone diretto della tragedia dell’11/9, il suo resoconto contraddice molti punti delle verità divulgate dalle autorità USA.
«Gli Stati Uniti continuano a minacciare l’integrità della mi famiglia e pretendono di farsi beffe della sovranità argentina. Hanno incrementato le loro molestie e la loro aggressività, hanno hackerato il nostro sito web, ci contattano delle presunte persone le cui e-mail provengono dal Dipartimento della Difesa e ad oggi abbiamo preso conoscenza del fatto che hanno introdotto documenti falsi per ingannare le autorità argentine e sottoporle a pressioni», ha precisato Kurt Sonnenfeld.
Paula, la moglie argentina dell’uomo che è stato il vero occhio di Ground Zero, una giurista esperta di leggi di immigrazione, spiega la spettacolare irritualità delle azioni provenienti sul caso dal Nord America: «L’Interpol di Washington ha inviato un documento alla giustizia argentina carico di informazioni “inesatte”, nel quale si cerca di mettere in moto e dirigere il processo di estradizione, e nel quale si prega che li si informi “se si possono prendere delle misure” su mio marito. È degno di nota che, in base al proprio statuto e alle disposizioni generali di Interpol, è tassativamente vietato il suo intervento nei procedimenti giudiziari e politici.»
L’invito a firmare a sostegno di Sonnenfeld è rivolto «a tutte le persone di buona volontà» e mira a fargli ottenere il Rifugio Definitivo o l’Asilo Permanente in Argentina. Paula Sonnenfeld ricorda che «gli Stati Uniti hanno già tentato di disumanizzare e silenziare Kurt definitivamente; è stato torturato e incarcerato falsamente nel suo paese».
Kurt Sonnenfeld chiede di «lavorare insieme per salvare l'integrità della nostra famiglia e la mia vita. È angosciante l’incertezza e il disagio che colpisce le nostre vite e cosa questo significhi per le nostre piccole figlie».
Sonnenfeld ha ricevuto in tutti questi anni il soccorso e l'impegno delle più importanti organizzazioni sociali e dei diritti umani a livello mondiale.
Tra le iniziative di sostegno alla battaglia di Sonnenfeld nell’ottobre 2009 ci fu una conferenza di Giulietto Chiesa a Buenos Aires. Chiesa ricorda bene il clima emozionante di quell’incontro. E oggi? «È una vicenda ancora attuale e in corso di definizione – spiega Chiesa – e richiede il massimo di attenzione affinché non sia spenta una voce così importante: Sonnenfeld ha già pagato un tributo personale pesantissimo.» Il destino di chi rivela cose scomode per l’Impero, come dimostra la recente vicenda di Julian Assange di Wikileaks, trova subito canali di persecuzione molto insidiosi.
È necessario più che mai essere solidali con chi è “perseguido”.
Per maggiori dettagli si veda il sito: http://elperseguido.wordpress.com/como-ayudar.
Nessun commento:
Posta un commento