8 dicembre 2014

'Un’altra guerra in Europa? Non in nostro nome!'


di Pino Cabras.


In Germania decine di grandi intellettuali, politici di tante tendenze, ex presidenti della Repubblica, giornalisti, esponenti religiosi con ruoli mondiali, ecc., hanno lanciato un appello drammatico in favore della distensione e per non demonizzare la Russia. L'appello s'intitola “Un’altra guerra in Europa? Non in nostro nome!”.
Ormai interi settori delle classi dirigenti tedesche vedono profilarsi il rischio sempre più concreto di una guerra mondiale.
Assistono sgomenti alle campagne di isteria anti-russa sui media e notano la subalternità dei governanti tedeschi ed europei che, come un gregge suicida, obbediscono ai cattivi pastori egemonizzati dai neocon di Washington. Le menti più aperte della Germania indicano le gravi responsabilità dei media, infestati da editorialisti e commentatori che «demonizzano intere nazioni, senza dare sufficiente credito alle loro storie». Ricordano le lezioni micidiali della storia, che vedono nella Russia una potenza con una funzione dirigente inaggirabile per la vita politica europea. E sebbene le eminenti personalità tedesche richiamino anche le classi dirigenti russe alla legalità internazionale, il loro dito è puntato contro un tentativo folle e fallimentare, il terzo dopo Napoleone e Hitler, volto a sloggiare la Russia dall'Europa. Lo dicono personalità che si sono sempre espresse con toni molto moderati.
Pochi mesi fa avevamo tradotto un bellissimo saggio di Gabor Steingart, il direttore editoriale del più importante quotidiano economico tedesco, Handelsblatt, L'Occidente sulla strada sbagliata. Avevamo colto nel segno, al momento di diffonderlo, nel pensare che riflettesse un'inquietudine molto più estesa presso le classi dirigenti tedesche. L'appello che pubblichiamo ora conferma in pieno quanto questo sentimento sia esteso, dagli artisti ai capitani d'industria. Naturalmente i grandi organi di informazione italiani nascondono vergognosamente tutto questo.
Per capire infatti quanto sia messa male la Repubblica Italiana non basta indignarsi per l'ultimo scandalo di mafia e appalti a Roma (una storia infinita e sempre uguale). Occorre constatare invece quanto le (presunte) classi dirigenti italiote ignorino la portata e le implicazioni della crisi europea in atto. Mentre il fior fiore degli artisti, degli scienziati, dei politici germanici ha voluto conoscere tutto quel che conta della nuova Guerra Fredda, e dopo averlo capito ed essere inorriditi hanno lanciato un allarme fortissimo e clamoroso, da noi - presso intellettuali e politici più eminenti - non si profila ancora nulla di simile. Abbiamo ormai un ceto intellettuale narcotizzato; artisti, registi, intellettuali con l'elettroencefalogramma piatto, specie a sinistra; e abbiamo politici vicini all'analfabetismo in materia di politica internazionale. Leggono pessimi giornali, li scrivono, li credono e perciò non capiscono più niente. Pertanto qui ripetono come pappagalli le veline di John McCain e parlano di un inesistente Adolf Putin. I loro colleghi tedeschi dicono l'esatto contrario: è questo Occidente ad agire come Hitler. Infatti Kiev dà carta bianca alla manovalanza con le svastiche, possiamo aggiungere.
Non solo raccomandiamo ai nostri lettori di leggere l'appello, ma li invitiamo a darne la massima diffusione attraverso tutti i canali di cui dispongono. Venerdì 12 dicembre, nel simposio internazionale Global WARning, in una sala della Camera die Deputati, intendiamo dare il massimo risalto a queste riflessioni.
Di seguito, la traduzione del testo pubblicato sul quotidiano tedesco Zeit Online. Buona lettura!

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Roman Herzog, Antje Vollmer, Wim Wenders, Gerhard Schröder e molti altri chiedono il dialogo con la Russia. ZEIT ONLINE documenta questo appello.

Più di 60 personalità provenienti dalle fila della politica, dell’economia, della cultura e dei media ci mettono in guardia verso un’imminente guerra con la Russia e si appellano a una politica di distensione per tutta l’Europa. Il loro appello si rivolge al governo federale, ai membri del parlamento e ai media.
In origine, l’appello è partito dall’ex segretario di cancelleria Horst Teltschik (CDU), dall’ex segretario di stato alla difesa Walter Stützle (SPD), cosi’ come dall’ex vicepresidente del Bundestag Antje Vollmer (Verdi).
Spiegando le motivazioni che hanno spinto all’appello, Teltschik dichiara: «a noi preme dare un segnale politico, di modo che la legittima critica alla politica russa nei confronti dell’Ucraina non porti a vanificare i progressi raggiunti in 25 anni di relazioni con la Russia».
Hanno firmato il testo, tra gli altri, gli ex capi dei governi regionali di Amburgo, Berlino e Brandeburgo, Klaus von Dohnanyi, Eberhard Diepgen e Manfred Stolpe, l'ex presidente dell'SPD Hans-Jochen Vogel, l'ex cancelliere federale Gerhard Schröder, l'ex Presidente della Repubblica Roman Herzog e l'attore Mario Adorf.

Il testo dell'appello:
«Un’altra guerra in Europa? Non in nostro nome!»
Nessuno vuole la guerra. Ma il Nord America, l'Unione europea e la Russia vi si stanno dirigendo senza scampo se non si adopereranno per porre fine alla deleteria spirale di minacce e controminacce.
Tutti gli europei, inclusa la Russia, condividono la responsabilità per la pace e la sicurezza. Solo chi non perde di vista questo obiettivo può evitare di imboccare la strada sbagliata.
Il conflitto in Ucraina dimostra che la sete di potere e di dominio non sono problemi superati. Nel 1990, alla fine della Guerra Fredda, ci avevamo tutti sperato. Ma il successo della politica di distensione e delle rivoluzioni pacifiche ci hanno reso incauti e sonnolenti. A Est come a Ovest.
Sia fra gli americani, che fra gli europei e i russi, si è perso il principio guida di bandire definitivamente la guerra dai loro rapporti.
Non si spiega altrimenti l'allargamento occidentale verso Est, minaccioso per la Russia in assenza di un contestuale approfondimento dei rapporti di collaborazione con Mosca, così come l’annessione della Crimea da parte di Putin, contraria al diritto internazionale.
In un momento di grande pericolo per il continente come quello che stiamo vivendo adesso, la Germania ha responsabilità particolari per il mantenimento della pace.
Senza la volontà di riconciliazione del popolo della Russia, senza la lungimiranza di Mikhail Gorbaciov, senza il sostegno dei nostri alleati occidentali e senza l'azione prudente da parte del governo federale di allora, non si sarebbe mai superata la frattura dell’Europa. Rendere possibile la riunificazione pacifica della Germania è stato un grande e ragionevole gesto delle potenze vincitrici. Una decisione di dimensioni storiche. Dal superamento di questa separazione doveva nascere un duraturo ordine europeo di pace e di sicurezza, esteso da Vancouver a Vladivostok, come stabilito nel novembre 1990 da tutti i capi di Stato e di governo dei 35 stati membri dell'OSCE nella “Carta di Parigi per una nuova Europa".
Sulla base di principi concordati e delle prime concrete misure attuative bisognava costruire una "casa comune europea", in cui ciascuno Stato membro avrebbe potuto godere dello stesso livello di sicurezza. Questo fondamentale obiettivo della politica del dopoguerra fino ad oggi non è stato raggiunto. Gli europei hanno ancora da temere.

Noi, i firmatari, ci appelliamo al governo federale, affinché tenga fede alle sue responsabilità per la pace in Europa. Abbiamo bisogno di una nuova politica di distensione per l'Europa. Questa ci può essere solo sulla base di un'eguale sicurezza per tutti e fra partner con eguali diritti e rispetto reciproco. Il governo tedesco non fa nulla di strano, se in questa situazione di stallo lancia appelli alla calma e al dialogo con la Russia. Il bisogno di sicurezza dei russi è legittimo e ampio quanto quello dei tedeschi, dei polacchi, dei baltici e degli ucraini.
Non possiamo scacciare via la Russia dall’Europa. Sarebbe antistorico, irrazionale e pericoloso per la pace. Fin dal Congresso di Vienna già nel 1814, la Russia è riconosciuta come una delle potenze dirigenti dell’azione politica in Europa. Tutti quelli che hanno cercato di cambiare questo stato delle cose con la violenza, si sono scontrati con un sanguinoso fallimento, come da ultimo il tentativo omicida e megalomane della Germania di Hitler che si spinse oltre i propri confini per soggiogare anche la Russia al proprio regime.
Ci appelliamo ai deputati del Bundestag tedesco, in quanto delegati del popolo, affinché si facciano degni della gravità della situazione, e si facciano anche guardia degli l'obblighi di pace del governo federale. Chi costruisce solo immagini del nemico e manipola i fatti con attribuzioni di colpa unilaterali, esacerba le tensioni in un momento in cui devono invece prevalere i segnali della distensione. Incorporare (legare a sé, legare a noi), non escludere, deve essere il leitmotiv dei politici tedeschi.

Facciamo appello ai media, affinché assolvano in modo più convincente al loro obbligo di riportare i fatti senza pregiudizi. Editorialisti e commentatori demonizzano intere nazioni, senza dare sufficiente credito alle loro storie. Qualsiasi giornalista esperto di politica estera comprenderà i timori dei russi, da quando fin dal 2008 i membri della NATO invitano Georgia e Ucraina ad associarsi all'alleanza. Non si tratta di Putin. I Capi di Stato vanno e vengono. Si tratta dell’Europa. Si tratta di togliere di nuovo alla gente la paura della guerra. A questo scopo, un cronaca dei fatti responsabile, basata su solide ricerche, può aiutare molto.
Il 3 ottobre 1990, il Giorno dell'Unità tedesca, il presidente tedesco Richard von Weizsäcker ha detto: «La guerra fredda è superata, Libertà e democrazia sono state rapidamente applicate in tutti gli Stati ... Ora essi possono tanto intensificare i loro rapporti e cementarli istituzionalmente, che da essi per la prima volta potrà formarsi un comune ordine di vita e di pace..
Per i popoli europei inizia così un nuovo capitolo nella loro storia. Il suo obiettivo è un’unione pan-europea. Si tratta di un traguardo formidabile. Possiamo raggiungerlo, ma possiamo anche mancarlo. Siamo di fronte alla chiara alternativa, unire l’Europa oppure ricadere in conflitti nazionalistici sull’onda di dolorosi esempi storici».
Fino al conflitto ucraino in Europa abbiamo pensato di essere sulla strada giusta. Il promemoria di Richard von Weizsäcker è oggi, un quarto di secolo dopo, più attuale che mai.


I sottoscrittori
Mario Adorf, attore
Robert Antretter (ex parlamentare del Bundestag)
Prof. Dr. Wilfried Bergmann (Vice - Presidente della Alma Mater Europaea)
Luitpold Prinz von Bayern (Königliche Holding und Lizenz KG, manifatture della porcellana di Nymphenburg)
Achim von Borries (regista e sceneggiatore)
Klaus Maria Brandauer (attore, regista)
Dr. Eckhard Cordes (presidente della commissione per le relazioni economiche con l'Europa orientale)
Prof. Dr. Herta Däubler-Gmelin (ex Ministra della Giustizia)
Eberhard Diepgen (ex sindaco di Berlino)
Dr. Klaus von Dohnanyi (sindaco della Città Libera e Anseatica di Amburgo)
Alexander van Dülmen (Consigliere di amministrazione della A-Company Filmed Entertainment AG)
Stefan Dürr (Managing Partner e Amministratore delegato della Ekosem-Agrar GmbH)
Dr. Erhard Eppler (ex ministro federale per lo sviluppo e la cooperazione)
Prof. Dr. Heino Falcke (Rettore)
Prof. Hans-Joachim Frey (Presidente del CdA della Semper Opernball di Dresda)
Padre Anselm Grün (frate)
Sibylle Havemann (Berlino)
Dr. Roman Herzog (ex presidente federale)
Christoph Hein (sceneggiatore)
Dr. Dr. H. C. Burkhard Hirsch (ex Vice Presidente del Bundestag)
Volker Hörner (Rettore)
Josef Jacobi (agricoltore biologico)
Dr. Sigmund Jähn (ex astronauta)
Uli Jörges (giornalista)
Prof. Dr. H. C. Dr. Margot Käßmann (ex presidente del Consiglio Protestante tedesco e vescova)
Dr. Andrea von Knoop (Mosca)
Prof. Dr. Gabriele Krone-Schmalz (ex corrispondente del canale tv ARD da Mosca)
Friedrich Küppersbusch (giornalista)
Vera von Lehndorff Gräfin (artista)
Irina Liebmann (sceneggiatrice)
Dr. H. C. Lothar de Maizière (ex primo ministro della RDT, ex ministro della RFT)
Stephan Märki (direttore del Teatro di Berna)
Prof. Dr. Klaus Mangold (presidente Mangold Consulting GmbH)
Reinhard e Hella Mey (cantautori)
Ruth Misselwitz (pastore protestante di Pankow)
Klaus Prömpers (giornalista)
Prof. Dr. Konrad Raiser (ex Segretario Generale del Consiglio ecumenico mondiale delle Chiese)
Jim Rakete (fotografo)
Gerhard Rein (giornalista)
Michael Röskau (ex dirigente ministeriale)
Eugen Ruge (sceneggiatore)
Dr. H. C. Otto Schily (ex ministro federale degli Interni)
Dr. H. C. Friedrich Schorlemmer (teologo, attivista per i diritti civili)
Georg Schramm (comico)
Gerhard Schröder (ex Cancelliere federale)
Philipp von Schulthess (attore)
Ingo Schulze (sceneggiatore)
Hanna Schygulla (attrice, cantante)
Dr. Dieter Spöri (ex ministro degli Affari economici)
Prof. Dr. Fulbert Steffensky (teologo cattolico)
Dr. Wolf-D. Stelzner (Managing Partner: WDS-Institut für Analysen in Kulturen mbH)
Dr. Manfred Stolpe (ex ministro federale, ex governatore del Brandeburgo)
Dr. Ernst-Jörg von Studnitz (ex ambasciatore)
Prof. Dr. Walther Stützle (ex segretario di Stato della Difesa)
Prof. Dr. Christian R. Supthut (ex Consigliere Direttivo)
Prof. Dr. H. C. Horst Teltschik (ex consigliere presso l'Ufficio federale per la sicurezza e la politica estera)
Andres Veiel (regista)
Dr. Hans-Jochen Vogel (ex ministro federale della Giustizia)
Dr. Antje Vollmer (ex Vice-Presidente del Bundestag)
Bärbel Wartenberg-Potter (vescova emerita di Lubecca)
Dr. Ernst Ulrich von Weizsäcker (scienziato)
Wim Wenders (regista)
Hans-Eckardt Wenzel (cantautore)
Gerhard Wolf (scrittore, editore)



Traduzione a cura di Roberto Quaglia e Alessandra Secci, con revisione di Pino Cabras.

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