22 luglio 2011

Il Pentagono guarda ai social media come a un campo di battaglia

da rawstory.com
Traduzione per Megachip a cura di Cipriano Tulli e Pino Cabras




Il Pentagono sta chiedendo agli scienziati di trovare un modo per individuare e contrastare la propaganda sui social media network a seguito del supporto fornito da Twitter e Facebook alle rivolte arabe. La divisione di ricerca sull’high-tech dei militari statunitensi, il DARPA (Agenzia dei progetti di ricerca avanzata per la Difesa), ha richiesto a degli esperti di vagliare una «nuova scienza dei social network» nel tentativo di venire a capo degli eventi in corso sui nuovi media.
Lo scopo del programma consiste nel tracciare «la messaggistica e la disinformazione intenzionalmente ingannevole» nei social network e nel praticare «il contrasto nei confronti dei messaggi legati a ben individuate operazioni di influenza del nemico», a quanto emerge dalla richiesta di obiettivi emanata dal DARPA lo scorso 14 luglio. Il progetto riflette le preoccupazione tra gli alti ufficiali militari in merito al passo fulmineo del cambiamento in Medio Oriente, dove i social network sono stati un motore delle proteste contro alcuni alleati di lunga data degli Stati Uniti.
Alcuni alti funzionari hanno parlato privatamente della necessità di monitorare meglio i disordini palesatisi nei social network e di cercare dei modi per modellare le opinioni nel mondo arabo attraverso Twitter, Facebook o YouTube.
«Eventi di rilevanza sia strategica sia tattica per le nostre Forze Armate stanno sempre più prendendo piede nell’ambito dei social media», riporta l’annuncio del DARPA.
«Dobbiamo, pertanto, essere consapevoli del modo in cui questi eventi stanno avvenendo e dobbiamo farci trovare nella giusta posizione per difenderci all’interno di quell’ambito per contrastare quanto emerga di ostile», si afferma.
Il DARPA ha previsto che i social network potrebbero avere un effetto rivoluzionario sulla guerra.
«I cambiamenti sulla natura del conflitto risultanti dall’uso dei social media sono profondi quanto quelli risultanti dalle precedenti rivoluzioni nel mondo della comunicazione» riporta l’annuncio.
A questo proposito, dai ricercatori ci si attende che portino alla luce e classifichino «la formazione, lo sviluppo e la diffusione di idee e concetti (memi)» nei social media.
Il documento ha citato un caso in cui le autorità hanno impiegato i social media per impedire una potenziale crisi, ma non ha specificato i dettagli della vicenda.
«Per esempio, in un caso specifico le voci in merito all’ubicazione di un certo individuo hanno iniziato a diffondersi nello spazio dei social media e gli appelli per assaltare la località ipotizzata si sono fatte febbrili», viene riferito.
«Per caso, le autorità responsabili che stavano monitorando i social media, hanno seguito il montare della crisi, hanno emesso dei messaggi efficaci per dissipare le voci che giravano in rete e hanno scongiurato un attacco fisico al luogo identificato da quelle voci».
Il DARPA ha pianificato una spesa di 42 milioni di dollari nel programma SMISC (Social Media nella Comunicazione Strategica), per il quale ai potenziali fornitori si richiede di testare degli algoritmi attraverso “esperimenti” con i social media, a quanto si riferisce.
Un possibile esperimento potrebbe coinvolgere un “social media network chiuso” di due o cinquemila volontari o un gioco di ruolo online con decine di migliaia di giocatori.

Fonte: www.rawstory.com, rif. AFP. 20 luglio 2011.
Traduzione per Megachip a cura di Cipriano Tulli e Pino Cabras.

Nota dei traduttori: l’articolo conferma un’analisi presente nel capitolo “Infiltrazione cognitiva” del libro-inchiesta di Giulietto Chiesa e Pino Cabras, Barack Obush (Ponte alle Grazie, 2011).

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