10 febbraio 2010

Iran e ultrà

di Pino Cabras – da Megachip.



Centinaia di tifosi assaltano il centro sportivo della Lazio. Decine di militanti basiji manifestano ostilmente davanti all'ambasciata italiana in Iran. A Formello tre ultrà feriti e diversi poliziotti contusi. A Teheran il bilancio è un'insegna stradale divelta. Questi gli scarni resoconti che potremmo fare per una giornata di relativamente modeste agitazioni.

Però i facinorosi laziali rimangono consegnati nella cronaca. Gli esagitati iraniani salgono su fino ai titoli di apertura dei tg e delle edizioni on line dei principali quotidiani, che parlano addirittura, esagerando, di “Assalto all'ambasciata italiana”.

Questi titoli agitati fanno da innesco per gli altri titoli e articoli che si fanno partecipi di una escalation allarmistica e sempre più isterica che vorrebbe metterci in guardia dalla presunta e imminente “minaccia iraniana”. È quel genere di isteria che abbiamo visto sperimentare altre volte in vista di azioni militari importanti a carico di altri paesi (e altre popolazioni), un'agitazione terrorizzante da cucinare tempestivamente con continui sollevamenti di tono e un sapiente controllo delle paure collettive, per mesi e mesi, fino al parossismo.

In queste situazioni chi, come noi, vorrebbe fare da ponte fra culture, civiltà, nazioni, interessi in contrasto, deve sapere una cosa molto triste: in guerra i ponti sono la prima cosa che salta. Cercheremo di resistere al martellamento della propaganda, che ora crescerà.

Il clima di guerra si sviluppa proprio nel distruggere le possibili mediazioni, le soluzioni politiche, i passi commisurati agli interessi e i pericoli presenti e futuri, le corrette valutazioni delle posizioni altrui.

Lungi dall'essere un monolito totalitario, l'Iran ha delle classi dirigenti fin troppo rissose al loro interno, incapaci di costituzionalizzare stabilmente le spinte contrastanti. Fughe in avanti e pressioni politiche, slanci nazionalistici e manifestazioni ostili: sono sintomi di una difficoltà del sistema a trovare un suo equilibrio. Ma altra cosa è collegare tutto ciò a una volontà di aggressione contro altri paesi, per giunta vicina nel tempo. Da questo punto di vista la cronaca della stampa mainstream è totalmente falsata. Il compito numero uno di chi ha a cuore le sorti della pace in questa fase è scongiurare la crescita dell'esaltazione bellicista sulla questione iraniana. Significa che il fronte ora è l'informazione.


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