29 settembre 2013

I Meeting Internazionale delle Politiche del Mediterraneo. Il responsabile Esteri di Hezbollah, Ammar Al-Mussawi e lo scrittore Giulietto Chiesa a Cagliari.



Il 4 e 5 ottobre a Cagliari, all’hotel Regina Margherita, si terrà la prima edizione del “Meeting Internazionale delle Politiche del Mediterraneo”, organizzato dal Centro Italo Arabo Assadakah, che da anni svolge attività di sensibilizzazione e comunicazione tese ad incentivare il dialogo tra i popoli e la cooperazione.
Ospiti d’eccellenza della due giorni di eventi saranno: il Responsabile Esteri di Hezbollah Ammar Al-Mussawi e il  Presidente della TV di Stato Al Manar, Abdallah Kassir, l’ex deputato egiziano Mohamad Mneib Jenedey e il deputato tunisino Abdallah Alzawari.
Durante la prima giornata del Meeting, a partire dalle ore 16:00, si terrà la conferenza dal titolo “Politica ed economia nel Mediterraneo. Nuovi orizzonti tra Africa Mediterranea, Eurasia e Occidente.

Durante il dibattito verranno affrontati i temi legati alla situazione geopolitica creatasi in Medio Oriente, in seguito al degenerare del conflitto siriano e della rivolta in Egitto. Inoltre, particolare rilevanza verrà accordata alle dinamiche che hanno condotto alla situazione di instabilità interna dei Paesi di quell’area, e alle ripercussioni che questo fenomeno ha provocato nei rapporti tra le vecchie superpotenze, Usa e Russia, e i Paesi emergenti quali Cina, Iran, Brasile e India.
Alla conferenza, moderata dal giornalista del Sole 24 ore, Alberto Negri, parteciperanno il segretario generale di Assadakah Raimondo Schiavone, che introdurrà i lavori, l’on. Salvatore Cicu, l’On. Antonello Cabras, il senatore Giorgio Tonini, il presidente del Forum Affari Esteri Giacomo Filibeck  ed il giornalista Talal Khrais.
La seconda giornata (5 ottobre) del Meeting, a partire dalle ore 09:30, sarà invece dedicata al tema dell’immigrazione: Emergenza immigrazione. Verso una nuova cultura dell’accoglienza”.
Il confronto politico tra il Paese che accoglie e il Paese da cui si emigra, per ragioni economiche, sociali e politiche, sarà al centro del dibattito, nel corso del quale di affronteranno le tematiche inerenti il tema dell’accoglienza, dell’integrazione del rispetto e del dialogo tra le diverse culture e si confronteranno esponenti del mondo accademico, della politica e delle istituzioni.
Interverranno: Gianni Loy, docente del diritto del Lavoro dell’Università degli Studi di Cagliari, Francesco Lo Sardo,direttore del Centro di Prima accoglienza di Elmas, Romina Mura deputato alla Camera del PD e Michele Piras, Deputato alla Camera di Sel, Vicepresidente di Assadakah Sardegna, Franco Murgia.

Nel pomeriggio della stessa giornata, alle ore 17:00, si terrà una tavola rotonda, dal titolo Controinformazione. Dalla Libia alla Siria, la guerra dei media, alla presenza dello scrittore e giornalista Giulietto Chiesa, del segretario di Assadakah Schiavone, autore del libro “Syria. Quello che i media non dicono”, che verrà presentato durante l’evento e degli ospiti libanesi, il Responsabile Esteri di Hezbollah Ammar Al-Mussawi e il  Presidente della TV di Stato Al Manar, Abdallah Kassir.





Crisi: crolla il capolavoro del Peggiorista. E ora?


di Pino Cabras.

La crisi di governo si incrocia da subito con una profonda crisi istituzionale. Beppe Grillo sta già chiedendo perfino le dimissioni di Giorgio Napolitano. Quando il PD e il PDL rielessero il Peggiorista del Quirinale, parlammo di «Vilipendio al Popolo Italiano». Ci risultava ben chiaro che Napolitano Due avrebbe dato vita a un governo peggiore di quello – già disastroso – di Rigor Montis (il minor economista della nostra epoca, che Napolitano Uno aveva fatto senatore a vita per poi indirizzarlo a Palazzo Chigi). Peccavamo però di ottimismo. Nemmeno certi governi balneari di Giovanni Leone o di Amintore Fanfani al suo crepuscolo avevano congelato in modo tanto miserabile la funzione di governo quanto il governo di Enrico Letta, ora al capolinea.

Perciò la crisi rivela bene quanto siano cadute in basso le cupole delle “larghe intese”. Al minimo di azione di governo (un minimo sotto zero), è corrisposto il massimo di fuga in avanti per stravolgere l'assetto della Repubblica. Nonostante la paralisi lettiana, gli “strateghi” del PD e del PDL, rifugiati sotto le vecchie ali del Peggiorista, pensavano infatti di cambiare metà della Costituzione, cioè distruggerla, proprio come piace a JP Morgan. Hanno preso il piede di porco (anzi, un piede di porcellum) e hanno iniziato a scardinare l'articolo 138, cioè la saracinesca che protegge la Carta dalle manomissioni improvvisate. Tra le cose buone della crisi c'è questa: forse il processo di revisione che insidia la Costituzione si interrompe. Magari l'assalto alla saracinesca muore lì, e quei “saggi” che fanno da palo potranno allegramente trovarsi una diversa collocazione per il piede di porco. Qualche suggerimento in proposito glielo possiamo comunque dare, il 12 ottobre.

Il PD ha già messo in fuga due terzi dei suoi iscritti, eppure i suoi dirigenti non se ne curano. Anche se sapevano che il Caimandrillo era vicino a subire inevitabili condanne nei suoi processi, lo hanno abbracciato, con una pulsione conservatrice che si è rivelata una pulsione suicida. Me lo ricordo bene il TG3 del 20 aprile 2013, quando Giorgio Napolitano era stato appena rieletto. Si vedeva il Caimandrillo felice. Più che rettile, era erettile. Ma non era l'unico. Enrico Letta parlava con un'insolita spavalderia, e dichiarava che per il PD era il «momento di ricostruire», mentre commentava sui dissensi con un «faremo pulizia», cioè epurazioni. Letta era ormai il premier in pectore, e pensava di durare, di poter sopportare qualsiasi prezzo. Calcolo infondato.

Molti critici insistono dicendo: “hanno sbagliato tutto”. Ma questi non sono soltanto sbagli di calcolo e di prospettiva. Il fatto è che PD e PDL sono i prodotti finali della cosiddetta Seconda Repubblica, un composto bipartitico instabile e degenerato, che ammette una competizione per contendere le cariche, ma che in realtà non affronta mai l'ingombro delinquenziale dei ricatti e degli scambi. La Seconda Repubblica è nata infatti ammazzando Falcone e Borsellino, e ha vegetato nascondendone con ogni mezzo il perché. Sotto la copertura della trattativa tra lo “Stato profondo” e la mafia, tante altre negoziazioni hanno trasformato le classi dirigenti italiane in un ceto affaristico-politico criminale fra i più avidi e parassitari del pianeta: un sistema senza progetto, se non quello di arraffare, e durare fra le zuffe. Il garante costituzionale di tutta questa poltiglia non può più tenerla insieme. Ci vorrebbe un progetto, ma Napolitano non ha altro progetto che conservarla. Solo che ormai questa poltiglia è polvere da sparo.

C'era un'altra cosa che teneva insieme gli ingredienti dell'ultimo esperimento del dott. Napolitanstein: era la situazione internazionale, cioè quel che i giornaloni italiani trascurano sempre di considerare. Fino alle elezioni tedesche del 22 settembre occorreva un po' di formaldeide che imbalsamasse l'Italia e lo spread senza far scatenare prima di allora una crisi incontrollabile. E fino a pochi giorni fa la i comandanti atlantici della Portaerei Italia non gradivano scazzi fra i suoi ufficiali perché c'era una guerra da fare subito, quella alla Siria. Prima della guerra del Kossovo, intorno al governo erano riusciti a mettere insieme perfino Cossiga e Cossutta, e prima dell'aggressione alla Libia avevano beneficiato dell'improvviso rientro di quasi tutti i fuoriusciti dalla maggioranza di Berlusconi. Quel minimo di stabilità atlantista serviva anche stavolta, ma poi l'attacco aereo USA alla Siria ha avuto lo stop che sappiamo. Sono cambiati gli equilibri, dopo che son cambiati i papi, e i BRICS. Nella Portaerei Italia si può riprendere a disfare i governi.

Grillo chiede le dimissioni del Peggiorista, ma chiede anche le elezioni politiche subito. Istituzionalmente, però, non può funzionare così. Se le dimissioni ci fossero, il collegio dei grandi elettori richiederebbe i suoi tempi per ricostituirsi, e poi per eleggere – con altri tempi imprevedibili - il nuovo Presidente della Repubblica. E anche se il nuovo inquilino del Quirinale decidesse di sciogliere le Camere, il processo appena descritto non sarebbe da “elezioni subito”.
I padroni dello spread nel frattempo ci tratterebero da puntaspilli.
Il fondatore del Movimento Cinque Stelle coglie tuttavia il fatto che quella di adesso non è una crisi di governo come le tante altre fin qui conosciute. La crisi politica si salda con la crisi economica e sociale più vasta, e segna un punto di non ritorno per la Seconda Repubblica. «Rien ne va plus», avverte Grillo.

Il blocco raccolto da Napolitano per salvare il ceto politico-affaristico è dunque crollato. Potrebbe ricostruirsi solo snaturando più a fondo i riferimenti costituzionali e i valori delle sue componenti. È un'opera superiore alle forze dell'anziano protettore, ma non a quelle di esponenti più giovani e spregiudicati di quel ceto. Renzi è il punto di convergenza naturale, ma non gli sarà facile fare il Tony Blair di un paese in bancarotta.

Beppe Grillo ora non può ripetere la stessa identica campagna che pure ha portato grandi numeri al M5S. A suo tempo chiese consigli e da qui ne partì uno:
Diventa cruciale, nel brevissimo tempo che rimane da qui alle elezioni, presentare liste migliori di quelle varate con la consultazione infra-partitica delle «parlamentarie». Non c'è tempo per fare una grande selezione di massa. C'è tempo invece per guardarsi intorno fra «rappresentanti di tante liste civiche, movimenti di gente perbene. Ragazzi, professori, esperti» (riuso le parole di Beppe). I Cinquestelle li conoscono già: «I No-Tav, quelli dell'acqua pubblica, dei beni comuni, gli altri referendari.» Scelga Grillo alcune decine di «saggi» indipendenti da presentare in vista delle elezioni in aggiunta al quadro delle liste attuali: alcuni da candidare come parlamentari, altri come possibili ministri, altri come autorevoli garanti. L'esposizione di Grillo sarebbe calibrata e cesserebbe di essere una sovraesposizione. La presenza di parlamentari indipendenti e non trasformisti sarebbe il seme di una nuova democrazia. Diventerebbe il punto di confluenza di una forza popolare in grado di dirigere e riformare profondamente la Repubblica. Troverebbe un'Italia disposta a una reale alternativa. Darebbe una prospettiva a milioni di elettori altrimenti portati ad astenersi.

Grillo scelse diversamente. Il M5S ottenne un risultato impressionante, ma certo non lo proiettava in una dimensione pronta al governo. Ultimamente invece il problema del governo possibile Grillo se lo pone, eccome. Dopo il governo fantasma di Letta, Beppe Grillo può delineare un governo ombra: troverebbe poi la luce alle elezioni.


23 settembre 2013

Il Papa della Crisi nel giorno della Merkel

di Pino Cabras. - da Megachip.



CAGLIARI - Sì, la notizia del giorno era la riconferma della cancelliera Angela Merkel. Ma mi son distratto. Ieri la mia città, Cagliari, ospitava papa Francesco. C'erano quasi quattrocentomila persone a salutarlo in piazza, con un entusiasmo popolare palpabile (e papabile). Si è riversato in poche vie un quarto della popolazione sarda.

Sono numeri che dovrebbero fare notizia, perché sono destinati a ripetersi in tante altre realtà che vivranno la Grande Crisi in questi anni. Quel che ho visto ieri a Cagliari - in una regione in cui metà dei giovani non hanno lavoro - lo vedranno in tanti anche altrove. Ho visto un'infinità di disoccupati commossi fino alle lacrime dalle parole del papa. Mentre il mondo politico che un tempo parlava alle masse non ha più il polso né dei lavoratori né dei poveri, accade invece che il più originale prodotto del peronismo argentino, Jorge Bergoglio, stia entrando nei loro cuori.

Sì, sì, c'è la Merkel, certo. A Berlino si risolve ora una delle incognite nella grande partita europea. Perfino lo spread era stato congelato per mesi, in attesa di capire dove sarebbe andata la guida del paese protagonista nell'Europa degli squilibri. Con un simile risultato elettorale, possiamo già sapere che una classe dirigente come quella italiana, al pari dei maggiordomi di altri paesi, sarà travolta e commissariata, con costi sociali enormi e senza un personale politico che abbia un piano B o un piano C.

Ecco il papa, allora. Un recente articolo di Andrea Virga sottolinea che l'idea di economia di Bergoglio, sin dagli anni della sua attività pastorale argentina, è stata «caratterizzata da una forte critica al capitalismo e alle sue strutture d'ingiustizia, sfruttamento e oppressione sociale.» Il socialismo rimaneva fuori da questo discorso, certo. Come quando Juan Domingo Peron vinceva le sue prime elezioni con lo slogan «Dios, Patria y Justicia Social». Era un piano C, una terza via.

Nell'Europa dello spread e nel mondo delle ondate distruttive di Wall Street e dell'austerity, assodato il silenzio mortale della sinistra europea, la voce di papa Francesco peserà dunque in modo naturale. È un leader, non un maggiordomo, e lo abbiamo visto anche nei giorni in cui ha trascinato il no all'attacco USA alla Siria. Se qualche forza politica in Europa vorrà guidare una riscossa sociale negli anni terribili che ci attendono, entrerà inevitabilmente nel campo gravitazionale dell'unica forza che oggi riesca a proporre una narrazione alternativa su larga scala. Siamo solo agli inizi, né possiamo azzardare altre previsioni. Non basta un leader spirituale e spetterà ad altri agire.

Intanto, ieri, a Cagliari, ho udito queste parole:

«Vorrei condividere con voi tre punti semplici ma decisivi. Il primo: rimettere al centro la persona e il lavoro. La crisi economica ha una dimensione europea e globale; ma la crisi non è solo economica, è anche etica, spirituale e umana. Alla radice c'è un tradimento del bene comune, sia da parte di singoli che di gruppi di potere. È necessario quindi togliere centralità alla legge del profitto e della rendita e ricollocare al centro la persona e il bene comune.»

Bergoglio non è un lettore di suggeritori elettronici, non legge nel gobbo quel che gli scrivono i ghostwriter nel 100% delle occasioni, come fa Obama.
Il Papa a un certo punto ha piegato il foglio del testo scritto, ha pronunciato dapprima un'esortazione e poi ha improvvisato una preghiera, con cui, fra le altre cose, ha ribadito ancora che «in questo momento, nel nostro sistema economico, nel nostro sistema proposto globalizzato di vita, al centro c'è un idolo» e aggiungeva, sempre in preghiera:
«Gli idoli vogliono rubarci la dignità. I sistemi ingiusti vogliono rubarci la speranza. Signore, non ci lasciare soli. Aiutaci ad aiutarci fra noi; che dimentichiamo un po' l'egoismo e sentiamo nel cuore il "noi", noi popolo che vuole andare avanti. Signore Gesù, a Te non mancò il lavoro, dacci lavoro e insegnaci a lottare per il lavoro e benedici tutti noi.»

Curioso quell'«insegnaci a lottare per il lavoro».
Il Papa, un papa della Crisi, ha capito per tempo che ci sarà lotta, in questi anni. La Chiesa è già in campo e non sarà ininfluente. Bergoglio aveva già lasciato ai bigotti (quelli religiosi, ma anche quelli del campo laico) la "centralità" della questione gay. La Chiesa si occuperà d'altro, e ieri ne abbiamo avuto un assaggio.






[Foto di Vito Biolchini]

16 settembre 2013

La VERA dimensione del pericolo di Fukushima

da Washington's Blog
Tradotto da Pino Cabras per Megachip.
 

Il vero problema…


Il fatto che i reattori di Fukushima abbiano avuto perdite di enormi quantità di acqua radioattiva già sin dal terremoto del 2011 è certamente degno di nota. Così come lo sono i seguenti fatti:
    La Tepco non sa come fermare le perdite.
    Gli scienziati non hanno alcuna idea di come siano messi i nuclei dei reattori nucleari.
    Le radiazioni potrebbero colpire la Corea, la Cina e la costa occidentale del Nord America in modo piuttosto pesante.
Ma il vero problema è che gli idioti che hanno causato questo pasticcio stanno probabilmente per causare un problema molto più grande.
In particolare, la più grande minaccia a breve termine per l'umanità proviene dai bacini del combustibile di Fukushima.
Se uno dei bacini crollasse o si incendiasse, questo potrebbe avere gravi effetti negativi non solo sul Giappone... ma sul resto del mondo, compresi gli Stati Uniti. In effetti, un senatore lo ha definito come un problema di sicurezza nazionale per gli USA:
    «Le radiazioni causate dai guasti dei bacini di combustibile esaurito in caso di un altro sisma potrebbero raggiungere la West Coast in pochi giorni. Il che fa sì assolutamente che il contenimento sicuro e la protezione di questo combustibile esaurito sia un problema di sicurezza per gli Stati Uniti.»
L'esperto nucleare Arnie Gundersen e il medico Helen Caldicott hanno entrambi affermato che la gente dovrebbe evacuare l'Emisfero Settentrionale del pianeta, se una delle piscine di stoccaggio del combustibile di Fukushima dovesse collassare. Gundersen ha dichiarato:
    «Spostarsi a sud dell'equatore, se questo dovesse mai succedere, ritengo che sia la lezione che ne ricaviamo».
L'ex consulente dell'ONU Akio Matsumura definisce la rimozione dei materiali radioattivi dai bacini del combustibile di Fukushima “una questione di sopravvivenza umana”.

Pertanto, la posta in gioco dello smantellamento dei bacini del combustibile è piùttosto elevata.

Ma in 2 mesi, la Tepco – ossia i babbei che hanno causato l'incidente - stanno per iniziare a condurre questa difficilissima operazione per conto proprio.

Il New York Times riferisce:
    «Migliaia di lavoratori e una piccola flotta di gru stanno preparandosi per uno degli ultimi sforzi volti a evitare un disastro ambientale ancora più profondo, che ha già reso la Cina e gli altri paesi vicini sempre più preoccupati: si tratta della rimozione delle barre di combustibile esaurito dall'edificio del reattore n. 4 danneggiato e il loro stoccaggio in un posto più sicuro».

Il Telegraph osserva:
    «Tom Snitch, un anziano professore presso l'Università del Maryland che vanta oltre 30 anni di esperienza in questioni nucleari, ha affermato che "[i funzionari giapponesi] hanno bisogno di affrontare i veri problemi, le barre di combustibile esaurito presso l'Unità 4 e i recipienti a pressione che perdono materiale". E ha aggiunto che"c'è stato troppo lavoro per pulire le pareti e nei condotti dei reattori che è stato fatto solo pur di fare qualcosa .... Questa è invece una questione cruciale di portata globale e il Giappone deve fare molto di più"».

Il Japan Times scrive:
    «Nel mese di novembre , Tepco prevede di iniziare la delicata operazione di rimozione del combustibile esaurito dei reattori numero 4 [con] radiazioni equivalenti a 14.000 volte la quantità rilasciata dalla bomba atomica di Hiroshima. .... Rimane vulnerabile a eventuali ulteriori shock , ed è anche a rischio di liquefazione del suolo. Rimuovere il suo combustibile esaurito, che contiene plutonio micidiale, è un compito urgente .... Le conseguenze potrebbero essere di gran lunga più gravi di qualsiasi incidente nucleare che il mondo abbia mai visto. Se una barra di combustibile cadesse, si rompesse o si impigliasse mentre viene rimossa, i possibili peggiori scenari includono una grande esplosione, una fusione nel bacino, o un grande incendio. Ognuna di queste situazioni potrebbe portare a massicci rilasci di radionuclidi mortali nell'atmosfera, mettendo gran parte del Giappone - compresi Tokyo e Yokohama - e anche i paesi vicini in grave rischio.»

La CNBC sottolinea:
    «La fuga radioattiva della centrale nucleare giapponese di Fukushima è tutt'altro che sotto controllo e potrebbe finire molto peggio, come mette in guardia un esperto di energia nucleare, che compila il “World Nuclear Industry Status Report” (Rapporto sulla situazione dell'industria nucleare mondiale, NdT) su base annuale.
    ***
    Il grande pericolo – così come è stato identificato dalla commissione per l'energia atomica del Giappone - è nel fatto che si possa perdere l'acqua in uno dei bacini del combustibile esaurito e che si causi un incendio di tale combustibile.»

La CNN riferisce:
    [Mycle Schneider, consulente nucleare:] «La situazione potrebbe finire molto peggio ancora. Un enorme incendio del combustibile esaurito probabilmente farebbe apparire poca cosa le attuali dimensioni della catastrofe e potrebbe superare le emissioni di radioattività di Chernobyl di decine di volte. In primo luogo, le pareti della piscina potrebbero avere perdite al di là della capacità di fornire acqua di raffreddamento, o un edificio del reattore potrebbe crollare in seguito una delle centinaia di scosse di assestamento. Poi, il rivestimento del combustibile potrebbe incendiarsi spontaneamente emettendo il suo intero accumulo radioattivo.»

L'agenzia Reuters osserva:
    «L'operatore della centrale nucleare giapponese lesionata di Fukushima si prepara a rimuovere 400 tonnellate di combustibile esaurito altamente irradiato da un edificio del reattore danneggiato, un'operazione pericolosa che non è mai stata tentata prima su questa scala.
Si tratta di contenere radiazioni equivalenti a 14.000 volte la quantità rilasciata durante l'attacco con la bomba atomica su Hiroshima di 68 anni fa, oltre 1.300 gruppi di barre di combustibile usato compattate insieme hanno bisogno di essere rimosse da un edificio che è vulnerabile al crollo, qualora un altro grande terremoto colpisse l'area.
    La Tokyo Electric Power Co (Tepco) è già impegnata in una battaglia persa per fermare l'acqua radioattiva che trabocca da un'altra parte della struttura, e gli esperti mettono in dubbio che sia in grado di asportare con successo tutti i materiali compattati.
    "Stanno per avere difficoltà nella rimozione di un numero significativo delle barre", ha dichiarato Arnie Gundersen, un ingegnere nucleare di grande esperienza statunitense nonché direttore di Fairewinds Energy Education, che ha a lungo costruito assemblaggi per il combustibile.
    L'operazione, a cominciare da novembre presso il reattore numero 4 della centrale, è piena di pericoli, compresa la possibilità di un grande rilascio di radiazioni se si rompe un assemblaggio di combustibile, o se rimane incastrato o si avvicina troppo a un fascio adiacente, hanno affermato Gundersen e altri esperti nucleari.
Tutto ciò potrebbe portare a un disastro peggiore della crisi nucleare di marzo 2011 presso l'impianto di Fukushima, il più grave al mondo accaduto dopo quello di Chernobyl nel 1986.
    Nessuno sa quanto male potrebbero andare le cose, ma i consulenti indipendenti Mycle Schneider e Antony Froggatt hanno affermato recentemente nel loro World Nuclear Industry Status Report 2013: "Il pieno rilascio proveniente dal bacino del combustibile esaurito dell'Unità 4, senza alcun contenimento o controllo, potrebbe causare di gran lunga il più grave disastro radiologico mai visto fino ad oggi”.
    ***
    La società di utility afferma di riconoscere che l'operazione sarà difficile, ma ritiene di poterla portare avanti in modo sicuro.
    Nondimeno, la Tepco ispira ben poca fiducia. Aspramente criticata per non aver protetto l'impianto di Fukushima contro le catastrofi naturali, è stata biasimata duramente anche per la gestione della crisi a partire da allora.
    ***
    Il processo avrà inizio nel mese di novembre e la Tepco prevede di impiegare circa un anno nella rimozione dei materiali assemblati, come ha riferito via e-mail il portavoce Yoshikazu Nagai. È solo una tappa all'interno del processo di smantellamento dell'impianto, che si prevede duri circa 40 anni, con un costo di 11 miliardi dollari.
    Ciascun assemblaggio di barre di combustibile pesa circa 300 chilogrammi ed è lungo 4,5 metri. Ci sono 1.331 assemblaggi di combustibile esaurito e ulteriori 202 assemblaggi inutilizzati sono stoccati nel bacino, ha affermato Nagai.
    ***
    Le barre di combustibile esaurito inoltre contengono plutonio, una delle sostanze più tossiche dell'universo, che si forma durante le ultime fasi del funzionamento di un reattore.
    ***
    "C'è il rischio di una criticità involontaria se i fasci fossero distorti e troppo vicini l'uno all'altro", ha spiegato Gundersen.
    Si riferiva a una reazione a catena atomica che – qualora risultasse lasciata senza controllo - potrebbe comportare una consistente fuoriuscita di radiazioni e calore per il cui assorbimento il sistema di raffreddamento del bacino del combustibile non è progettato.
    "Il problema di una criticità che colpisca il bacino del combustibile è che non la si può fermare. Non ci sono barre di controllo per controllarla", ha affermato Gundersen. "Il sistema di raffreddamento del bacino del combustibile esaurito è stato progettato solo per rimuovere il calore di decadimento, non il calore derivante da una reazione nucleare in corso."
    Le barre sono altresì vulnerabili agli incendi nel caso debbano essere esposte all'aria, ha aggiunto Gundersen. [I bacini hanno già raggiunto l'ebollizione a causa dell'esposizione all'aria.]
    ***
    Tepco ha puntellato l'edificio, poteva inclinarsi ed era gonfio dopo l'esplosione, una fonte di preoccupazione a livello mondiale che è stata sollevata anche nel Congresso USA.
    ***
    Gli assemblaggi di combustibile devono essere prima estratti dalle griglie in cui sono stoccati, poi inseriti in una camera di acciaio pesante. Questa operazione ha luogo sott'acqua prima che la camera - che scherma le radiazioni che pulsano dalle barre - possa essere rimossa dal bacino e abbassata al livello del suolo.
    La camera viene quindi trasportata al bacino comune di stoccaggio dell'impianto in un edificio integro in cui verranno stoccati gli assemblaggi.
    [Ecco un tour visivo dei bacini del combustibile di Fukushima, accompagnato da grafici che illustrano il modo in cui saranno rimosse le barre.]
    Durante un'ispezione nella camera all'inizio di questo mese la Tepco ha confermato che il bacino del combustibile del reattore n. 4 contiene detriti.
    La rimozione delle barre dal bacino è un compito delicato, di norma assistito da computer, secondo Toshio Kimura, ex tecnico della Tepco, che ha lavorato a Fukushima Daiichi per 11 anni.
    "In precedenza era un processo controllato dal computer che memorizzava al millimetro le posizioni esatte delle barre, ma ora non se ne può disporre. Il processo deve essere fatto manualmente, quindi c'è un alto rischio che si possa far cadere e rompere qualcuna delle barre di combustibile", ha affermato Kimura.
    ***
    La corrosione causata dall'acqua salata avrà inoltre indebolito l'edificio e le attrezzature, ha aggiunto.
    E se un altro forte terremoto dovesse avvenire prima che il carburante sia completamente rimosso, e rovesciasse l'edificio o forasse il bacino oppure permettesse lo scolo dell'acqua, è possibile che il combustibile esaurito arrivi in tal caso ad emettere più radiazioni che durante il disastro iniziale, minacciando direttamente Tokyo a circa 200 km di distanza.»

ABC Radio Australia cita un esperto che si pronuncia sulla situazione (a 1:30):
   «Richard Tanter, esperto di questioni nucleari e professore di relazioni internazionali presso l'Università di Melbourne:
    ***
    Il Reattore dell'Unità 4, quello che ha una grande quantità di carburante immagazzinato nel suo bacino di stoccaggio del carburante, sta affondando. Secondo l'ex primo ministro Naoto Kan, è affondato di circa 31 centimetri in loco e non è una cosa strana. Ciò non risulta davvero sorprendente, dato quel che è successo in termini di pompaggio di acqua, con le conseguenze del terremoto e dello tsunami, le continue infusioni di acqua nell'area delle acque sotterranee. Questo è un problema immediato, e se non viene risolto vi è una possibilità straordinaria di ritrovarci davvero ancora nella situazione di marzo 2011 a causa della possibilità di un incidente di fissione in quello stagno di combustibile esaurito che si trova nell'Unità N. 4.»

L'agenzia Xinua scrive:
    «Mitsuhei Murata , un ex ambasciatore giapponese in Svizzera, ha ufficialmente fatto appello a ritirare la candidatura di Tokyo a ospitare le Olimpiadi, a causa del peggioramento della crisi di Fukushima, che secondo gli esperti non è limitata ai serbatoi di stoccaggio, ma si estende anche alle potenziali crepe nelle pareti dei bacini del combustibile nucleare esaurito.»

Japan Focus sottolinea:
   «La piscina di combustibile esaurito ... è stata danneggiata dal terremoto e dallo tsunami, ed è in una condizione di deterioramento. Rimane vulnerabile a eventuali ulteriori shock, ed è anche a rischio di liquefazione del suolo.
    ***
    Se una barra di combustibile cade, si rompe o si impiglia mentre viene rimossa, i possibili scenari peggiori includono una grande esplosione, una fusione in piscina, o un grande incendio.
    ***
    Questa è letteralmente una questione di sicurezza nazionale: un altro errore che venisse fatto dalla Tepco potrebbe avere conseguenze incredibilmente costose, perfino esiziali, per il Giappone.»

Come se estraessimo sigarette da un pacchetto sgualcito


L'esperto di barre di combustibile Arnie Gundersen - un ingegnere nucleare ed ex dirigente di una società di energia nucleare che produceva barre di combustibile nucleare - ha recentemente spiegato il problema più grande che si ha con le barre di combustibile (a 15:45):
    «Credo che stiano sottovalutando la complessità del compito. Se pensi a una griglia di combustibile nucleare come a un pacchetto di sigarette, se estrai una sigaretta verso l'alto, essa verrà fuori: ma queste griglie si sono contorte. Ora, quando vanno a tirare la 'sigaretta' verso l'esterno, essa sta probabilmente per rompersi e rilasciare cesio radioattivo e altri gas, xenon e kripton, in atmosfera. Ho il sospetto che nei prossimi mesi di novembre, dicembre, gennaio, andremo a sentire che l'edificio è stato evacuato, che hanno rotto una barra di combustibile, e che la barra di combustibile sta emettendo dei gas.
    ***
    Ho il sospetto che avremo più rilasci volatili nell'aria, mentre tenteranno di estrarre il combustibile. Se estraggono con troppa forza, spezzeranno il combustibile. Ritengo che le griglie si siano contorte, il combustibile si sia surriscaldato – e il bacino sia giunto a ebollizione - e la conseguenza naturale è che sia probabile che una parte del combustibile rimarrà incastrata lì per un lungo, lungo periodo.»

In un'altra intervista, Gundersen fornisce ulteriori dettagli (a 31:00):

    «Le griglie sono contorte per effetto del terremoto: oh, a proposito, il tetto vi è caduto sopra, il che ha ulteriormente distorto le griglie.
    La conseguenza finale che risulta è che si avrà che gli assemblaggi di combustibile, le 'sigarette' in questi contenitori, mentre vengono estratti, in alcuni casi si possano in parte spezzare. Quando si spezza una barra di combustibile nucleare, questa rilascia ancora radioattività, e quindi la mia ipotesi è che si tratti di qualcosa come krypton -85 , che è un gas , e che sarà emesso anche del cesio, e anche dello stronzio. Probabilmente dovranno evacuare l'edificio per un paio di giorni. Prenderanno questo gas radioattivo e lo manderanno sulla pila, fino all'aria, perché lo xenon non può essere rimosso, non può essere pulito, cosicché manderanno questo xenon radioattivo in aria e purgheranno la costruzione di tutti i gas radioattivi per poi tornare indietro e riprovare ancora.
    È probabile che questo problema si presenti in più di un assemblaggio. Pertanto, nel corso del prossimo anno o due, non mi sorprenderebbe sia che non rimuovano tutto il combustibile perché non intendono estrarlo con troppa forza, sia che - se lo estraggono troppo bruscamente – possano probabilmente danneggiare il combustibile e causare una perdita radioattiva all'interno dell'edificio. Ecco, questo è il problema numero 2 in questo processo, far sì che il combustibile dell'Unità 4 sia estratto risulta essere una priorità assoluta che mi tocca affrontare, ma non sarà affatto facile. Tokyo Electric sta dipingendo tutto questo come una cosa facile. In un normale reattore nucleare, tutto questo si fa con i computer. Tutto viene estratto perfettamente in verticale. Beh niente è più verticale, ora: le griglie del combustibile sono distorte, è tutto sta per essere fatto manualmente. La chiara conseguenza è che si tratta di un compito difficilissimo. Non mi sorprenderebbe se si spezzasse una parte del combustibile che quindi non si potrà rimuovere.»

E Chris Harris - un ex operatore con licenza di alto livello presso i reattori e ingegnere - osserva che non aiuta il fatto che molte delle barre sono in condizioni assai fragili:
    «Anche se là troviamo un sacco di assemblaggi di combustibile esaurito che potrebbero assumere criticità - ci sono anche 200 nuovi assemblaggi di combustibile che hanno l'equivalente di un serbatoio pieno di gas , chiamiamolo così. Questi sono quelli che più probabilmente andranno per primi in condizione critica.
    ***
    Alcune immagini che sono state diffuse di recente dimostrano che una gran quantità di carburante è danneggiata, e perciò quando vanno avanti e lo afferrano, lo tirano su, è in procinto di cadere a pezzi. Il boreflex è stato divorato; l'acqua salata non gli farà granché bene.»


Come lasciare che un assassino possa praticare chirurgia cerebrale su un VIP


Qual è la linea di fondo ?
La Tepco ha un curriculum aziendale disastroso:
    Gli ingegneri avvertirono la Tepco e il governo giapponese molti anni prima dell'incidente sul fatto che i reattori erano sismicamente non al sicuro ... e che un terremoto avrebbe potuto spazzarli via.
    Un'indagine ufficiale del governo giapponese ha concluso che l'incidente di Fukushima è stato un disastro dovuto "a cause umane", cagionato da una "collusione" tra il governo e la Tepco e da una cattiva progettazione del reattore.
    La Tepco sapeva da subito dopo l'incidente del 2011 che 3 reattori nucleari avevano perso capacità contenitiva, che il combustibile nucleare era "scomparso", e che non vi era di fatto alcun vero contenimento. La Tepco ha cercato disperatamente di coprire tutto questo per 2 anni e mezzo ... fingendo invece che i reattori fossero in fase di "spegnimento a freddo".
    La Tepco ha appena ammesso che si sa da 2 anni che enormi quantità di acqua radioattiva stanno filtrando nelle falde acquifere e si riversano sull'Oceano Pacifico.
    La Tepco – senza alcun incentivo finanziario per risolvere davvero le cose – ha solamente fatto finta di ripulirle. In proposito si veda questo.
    I recenti tentativi della Tepco di solidificare il terreno sotto i reattori tramite l'utilizzo di prodotti chimici è fallito miseramente. E NBC News osserva: "[La Tepco] sta considerando la possibilità di congelare il terreno intorno all'impianto. Essenzialmente si tratta della costruzione di un muro sotterraneo di ghiaccio lungo un miglio, cosa che non è mai stata tentata prima per tenere l'acqua fuori. Uno scienziato con cui ho parlato ha respinto questa idea come un arrampicarsi sugli specchi, solo una prova in più del fatto che la società elettrica non è riuscita a prevedere questo problema ... e ora non può risolverlo."
Lasciare che sia la Tepco a rimuovere le barre di combustibile è come lasciare che un assassino pregiudicato esegua un delicato intervento chirurgico sul cervello di un VIP.
Grandi scienziati e funzionari del governo dicono che la TEPCO dovrebbe essere sollevata da tutti i tentativi di stabilizzare Fukushima. Una squadra internazionale composta dai migliori ingegneri e scienziati dovrebbe gestire questo difficile "intervento chirurgico".

La posta in gioco è troppo alta ...



Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.


NOTA DI MEGACHIP:

L'articolo che abbiamo tradotto contiene un allarme nettamente orientato verso il peggiore scenario possibile. Segnaliamo un blog che segue la vicenda in dettaglio e da un punto di vista meno allarmistico rispetto a Washington's Blog (anche se ci tengono a precisare che non intendono minimizzare la portata storica e la gravità del caso Fukushima):
con una sezione speciale dedicata:
Nel sito in questione vi è un costante aggiornamento dei dati giorno per giorno sin dall'11 marzo 2011, con una certa attenzione anche per gli articoli divulgativi.
Non ci resta che fare nostri sia il saluto di Andrea Scanzi (“Buona catastrofe!”) sia il titolo dell'ultimo libro di Giulietto Chiesa (“Invece della catastrofe”).


12 settembre 2013

Siria: i ripensamenti dei folgorati sulla via di Obama


NOTA PRELIMINARE DI MEGACHIP.

Nel momento in cui il mondo si affaccia sull’abisso di una guerra mondiale, riscopre che la questione della Siria è complessa, che non è questione di buoni contro cattivi, che servono la politica e la diplomazia, che l’opposizione siriana ha commesso errori politici catastrofici, che l’interventismo coloniale dell’occidente e delle petromonarchie provoca immani tragedie. Oggi ci arriva anche Il Fatto Quotidiano, con un articolo di Caterina Soffici, un requiem autocritico per la “Primavera Araba” e per tutte le ingenuità dei folgorati sulla via di Obama. A noi tuttavia non basta dire “ve l’avevamo detto” (leggete questo articolo, per favore), decine di migliaia di ammazzati fa. 
Vorremmo invece che si riprendesse in mano una proposta di pace realistica ed equilibrata come quella di Johan Galtung (diffondetela).
Intanto, buona lettura.


Un voto nell’urna non fa primavera (araba)

di Caterina Soffici, Il Fatto Quotidiano, 12 settembre 2013.

«La rivoluzione siriana è finita», ha detto Domenico Quirico dopo 150 giorni in mano ai ribelli. «Ho amato la Siria, ma mi sento tradito. È come se Dio avesse detto al demonio: prenditi questo paese, fanne quello che vuoi».
Quirico ha detto in maniera diretta e senza tanti giri di parole ciò che è ormai chiaro a tutti: le primavere arabe sono sfiorite da un dì. E forse in quei paesi si stava meglio quando si stava peggio. Siria compresa. Assad è il cattivo. Ma in questa storia i buoni sono scomparsi. O forse non ci sono mai stati. «Gente malvagia, non ho trovato nessuno che avesse un minimo di pietà verso di me», ha detto l’inviato di guerra, uno che se l’è vista brutta altre volte e che quelle zone conosce bene.

NOI OCCIDENTALI anime belle tifiamo per i ribelli a prescindere. Plaudiamo sempre alle rivolte e al cambiamento - auspicandolo e giudicandolo con i nostri parametri occidentali - senza stare troppo a pensare se il nuovo che avanza ha la faccia brutale e ancor meno affidabile dei dittatorucoli precedenti. Tutti siamo stati contro Gheddafi, Mubarak, Ben Ali. Davamo per scontato che il post-dittatura sarebbe stato meglio del pre-dittatura.

Ricordate le Primavere Arabe? Sembrano secoli, quando tutto era cominciato. Ma era solo il 17 dicembre 2010, neanche tre anni fa, quando il venditore ambulante tunisino Mohammed Bouazizi si dava fuoco per chiedere dignità contro il dittatore tunisino Bel Ali e protestare contro i poliziotti del regime che gli avevano sequestrato illegalmente la merce. Era stata la miccia, nel senso letterale. Un rogo umano che aveva infiammato la Tunisia. Migliaia di persone nelle strade, una protesta a macchia d’olio alla quale l’occidente ingenuamente inneggiava. Guardavamo quelle folle immani alla televisione e pensavamo di stare davanti alla porta di Brandeburgo quando è caduto il muro di Berlino.

Pensavamo che in Tunisia, e in Libia e in Egitto la gente si stava ribellando contro la fame e le condizioni economiche miserabili, ma anche contro la corruzione, in difesa delle libertà individuali, contro le violazioni dei diritti umani.

E poi c’era questa novità di Twitter. La rivoluzione dalle piazze arabe in diretta, foto comprese. La rivoluzione in diretta sullo smartphone non l’aveva mai provata nessuno, dai tempi di Robespierre. E noi avevamo la possibilità di farlo. Ovviamente tutti stavano con i giovani che chiedevano cambiamento, giustizia e libertà.

Poi tutto è finito. Non avevamo fatto i conti con i fondamentalisti islamici. Pensavamo che libere elezioni in quei paesi portassero alla democrazia come la intendiamo noi.

Non avevamo capito niente. Le Primavere Arabe sono sfiorite prestissimo. Più veloci dei ciliegi in Giappone. Una mattina ci siamo svegliati e non c’era più niente. I tre paesi simbolo della protesta sono a rischio dittatura islamica, stretti nella morsa della crisi economica e teatro di scontri tra islamisti e laici.

L’EGITTO È IN MANO a una giunta militare con un governo ad interim paravento e intanto il raìs Mubarak è stato scagionato di parte delle accuse.

In Libia le milizie che hanno combattuto e ucciso Gheddafi ora controllano le installazioni petrolifere – per ricattare il debole governo post-raìs – così come l'approvvigionamento di acqua. Prima della rivoluzione, insomma, il popolo libico se la passava – pur senza libertà – meglio.

Ma per poterlo dire c’è bisogno che uno torni da 5 mesi di prigionia “trattato come un animale”. La rivoluzione siriana è finita e noi non ce n’eravamo accorti.


9 settembre 2013

Demolizione totale del dossier USA sulla Siria

da Washington's Blog.
Tradotto da Megachip.

L'informativa di guerra presentata dagli Stati Uniti è estremamente debole.
La Casa Bianca ha diffuso un documento di quattro pagine che espone il caso relativo all'utilizzo di armi chimiche da parte del Governo siriano.   Il quadro probatorio però, come si dimostrerà di seguito, è estremamente debole (le accuse del governo sono esposte con delle citazioni fra virgolette, seguite dalle relative controdeduzioni).
“Una stima preliminare del Governo statunitense ha determinato che 1.429 persone, tra esse almeno 426 bambini, sono state uccise nel corso dell'attacco effettuato con armi chimiche, ma tale stima sarà destinata ad essere aggiornata nel momento in cui saremo in possesso di ulteriori informazioni“
Ma Mc Clatchy (un blogger, NdT) sottolinea:
«Né le osservazioni di Kerry, né la versione non classificata del rapporto dell’intelligence USA a cui si è riferito, spiegano come il Governo degli Stati Uniti sia arrivato a un conteggio di 1.429 vittime, tra cui 426 bambini.  
L’unica attribuzione è riferita a ‘una prima valutazione preliminare del Governo’».
Anthony Cordesman, un ex alto funzionario della difesa, ora a Washington presso il Center for Strategic and International Studies, prende di mira le difformità fra le cifre sul numero dei morti in un articolo pubblicato domenica scorsa (il 1° settembre, NdT).
Ha criticato Kerry per essersi “insabbiato da sé con il bluff del numero assurdamente precisissimo” di 1.429, e ha sottolineato come il numero non corrisponda né alle risultanze britanniche di “almeno 350 vittime”, né a quelle di altre fonti siriane dell'opposizione, in particolare il Syrian Observatory for Human Rights, che ha confermato 502 morti, inclusi circa 100 bambini e “decine” di ribelli, e ha richiesto che Kerry fornisse i nomi delle vittime presenti nella lista USA.
Cordesman ha scritto inoltre:
“Il presidente Obama si è trovato a quel punto costretto ad arrotondare il numero a 'ben oltre mille vittime', creando una miscela di contraddizioni sulla maggior parte dei fatti basilari”.
Ha aggiunto che questo abbaglio richiamava “gli errori che gli USA fecero nel preparare il discorso del Segretario di Stato Colin Powell all’ONU sull'Iraq nel 2003“.
Una versione non coperta da segreto di una relazione dell'intelligence francese sulla Siria (che è stata diffusa lunedì) ha aggiunto ulteriori dubbi: la Francia ha confermato solo 281 decessi, sebbene concordi più ampiamente con gli USA sul fatto che il regime abbia usato armi chimiche durante l’attacco del 21 Agosto scorso.

Poi il governo afferma:
“In aggiunta alle informazioni dell’intelligence USA, ci sono resoconti su ciò che è avvenuto forniti da personale medico siriano e internazionale; video; testimonianze dirette, relazioni di social media provenienti da almeno 12 siti diversi dell’area di Damasco; inoltre contributi di giornalisti e report provenienti da organizzazioni non governative altamente credibili“.

I report sul campo sono piuttosto contradditori. In qualcuno di questi si dichiara che sono i ribelli ad aver usato armi chimiche. Vedi qui e qui.
In effetti, perfino i funzionari di governo hanno ammesso di non essere sicuri su chi avesse usato armi chimiche.

Di maggiore importanza, è ancora il fatto che il Governo degli Stati Uniti abbia affermato in passato di disporre di elementi incontestabili riguardanti le armi di distruzione di massa irachene... eppure la cosa si rivelò essere un'invenzione di sana pianta.
“riteniamo con alto grado di certezza che il regime siriano ha usato armi chimiche su piccola scala contro le opposizioni in diverse occasioni durante l’ultimo anno, anche nei sobborghi di Damasco.   Questa valutazione è basata su diversi flussi  informativi  inclusi report relativi ad attività di pianificazione ed esecuzione degli attacchi condotte da ufficiali siriani, nonché sui risultati di analisi di laboratorio di campioni fisiologici ottenuti da un certo numero di individui, che hanno confermato l’esposizione di questi soggetti al gas sarin.”
Gli esperti in materia di armi chimiche sono ancora ancora scettici. La catena di custodia delle prove è sospetta, dato che gli USA non hanno rivelato da dove provenissero i campioni, né chi li avesse consegnati agli Stati Uniti.

Mc Clatchy riferisce:
Fra gli esperti di armi chimiche e altri analisti che hanno studiato da vicino il campo di battaglia siriano, la principale riserva sostenuta rispetto alle dichiarazioni USA riguarda il fatto che non si comprende la metodologia che sta dietro la raccolta dei dati effettuata dall'intelligence.   Sostengono che le prove hanno presentato elementi sull'utilizzo di un qualche tipo di agente chimico, ma ci sono ancora dubbi su come tali prove siano state raccolte, sull'integrità della continuità della custodia di tali campioni, nonché su quali laboratori siano stati implicati.

Eliot Higgins, un cronista britannico che racconta la guerra civile siriana sul suo blog Brown Moses, un archivio di informazioni ampiamente citato in merito alle armi utilizzate sul campo in Siria, ha scritto lunedì un dettagliato post corredato di foto e video che sembrerebbero sostenere le accuse USA sul fatto che il regime di Assad sia in possesso di munizioni che potrebbero essere utilizzate come vettori di armi chimiche.  Ma non salta a conclusioni.

Sul blog, Higgins si domanda:
"Come facciamo a sapere che queste sono armi chimiche?"  Questo è il punto, non lo sappiamo.
Come ho detto fin dall'inizio, queste sono munizioni collegabili con presunti attacchi chimici, non munizioni chimiche usate in attacchi chimici. In definitiva, spetta all'ONU confermare se sono state utilizzate armi chimiche.”

Inoltre, Dan Kaszeta - un ex Ufficiale Chimico dell’ esercito USA, e una delle figure di maggior spicco fra gli esperti di armi chimiche e biologiche - ha affermato in una recente intervista che ci possono essere casi di falsi positivi per il Sarin, in particolar modo, quando gli esami sono fatti sulcampo (pesticidi o altri composti chimici possono provocare un caso di falso positivo sul Sarin).

Il risultato è che - sebbene gli USA  abbiano fatto di tutto per sviare un'ispezione ONU sulle armi - dobbiamo attendere quanto rivelerà il responso dei test dell'ONU.
“Noi riteniamo che i ribelli non abbiano utilizzato armi chimiche”
I ribelli, invece,  hanno avuto accesso ad armi chimiche.  Mentre il governo americano afferma che l’opposizione non ha usato armi chimiche, molte altre fonti – incluse le  le Nazioni Unite, Haaretz, e ilquotidiano filogovernativo turco Zaman – non sono d’accordo con tale posizione.
“Il regime siriano dispone dei tipi di munizioni che riteniamo siano state utilizzate nel corso dell’attacco del 21 agosto, e ha la capacità di colpire simultaneamente in diverse località”
I tipi di munizioni che apparentemente sono stati utilizzati per condurre gli attacchi chimici sono uno strano tipo di razzi fai-da te. I ribelli potrebbero averli prodotti.
“Riteniamo che il regime siriano abbia utilizzato armi chimiche nel corso dell’ultimo anno, essenzialmente per avere la meglio o per superare un punto morto in aree dove aveva incontrato forti difficoltà nel conquistare e mantenere il controllo strategico di aree territoriali importanti. A questo riguardo, continuiamo a valutare che il regime siriano consideri le armi chimiche come uno dei tanti strumenti di cui dispone il proprio arsenale, come la superiorità aerea ed i missili balistici, utilizzati indiscriminatamente contro l’opposizione.
Il regime siriano ha iniziato a cercare di liberare la periferia di Damasco dalle forze dell’opposizione che utilizzano l’area come base per organizzare gli attacchi contro i principali obiettivi governativi della capitale. Il regime ha fallito i suoi tentativi di ripulire dozzine di rioni di Damasco dagli elementi dell’opposizione, compresi i rioni oggetto degli attacchi del 21 agosto, nonostante abbia impiegato quasi tutti i suoi sistemi di arma convenzionali. Riteniamo che la frustrazione del regime derivante dalla sua incapacità di rendere sicure larghe aree di Damasco possa avere contribuito alla decisione di utilizzare armi chimiche il 21 agosto”
Questa non è una prova. Questa è una opinione priva di qualsiasi supporto. (Per dare un’analogia, sarebbe come affermare che Saddam stava usando armi di distruzione di massa subito prima che la guerra in Iraq cominciasse perché non sopportava le persone basse … senza tenere conto del fatto che Saddam non aveva alcuna arma di distruzione di massa).
“Disponiamo di informazioni che ci portano a concludere che personale siriano addetto alla gestione delle armi chimiche – incluso personale ritenuto legato al SSRC – stesse preparando munizioni chimiche prima dell’attacco. Nei tre giorni precedenti l’attacco, abbiamo raccolto intelligence da fonti umane, da intercettazioni di segnali, e da sistemi di rilevazione geospaziali che rivelano attività del regime che riteniamo siano state associate con la preparazione di un attacco con armi chimiche.
Personale addetto alla gestione delle armi chimiche risultava essere operativo nel quartiere periferico di Adra già a partire da domenica 18 agosto, e fino alla mattina di mercoledì 21 agosto, in prossimità di un’area che il regime utilizza per preparare le miscele di sostanze, tra cui il sarin, utilizzate per le armi chimiche”

Gareth Porter  nota:
«Nonostante l’uso del termine “operativo”, l’intelligence degli Stati Uniti non aveva informazioni relative alla reale attività degli individui tracciati attraverso i sistemi geospaziali e le intercettazioni delle comunicazioni. Quando funzionari dell’amministrazione Obama hanno dato questa informazione a CBS news, la scorsa settimana, hanno ammesso che la presenza degli individui sotto osservazione, nell’area in questione, era stata valutata, al momento, come “niente di straordinario.
Ancora, dopo gli eventi del 21 agosto, le stesse informazioni sono state improvvisamente trasformate in una “prova” a supporto della linea ufficiale dell’amministrazione ».

Inoltre, le fonti dell’intelligence americana sono state ripetutamente colte a dire menzogne. Durante la rincorsa verso la guerra in Iraq, il Governo ha interamente aggirato i normali processi di verifica delle informazioni raccolte dall’intelligence, con il risultato che false affermazioni siano state strombazzate senza i normali controlli e verifiche condotti di norma da scrupolosi analisti di intelligence. Anche l’intelligence israeliana – che sembra abbia avuto un ruolo anche nell'informativa di guerra sulla Siria – è stata altrettanto inaccurata.
Ex alti ufficiali della CIA confermano che l’intelligence è stata grossolanamente politicizzata per giustificare la guerra contro la Siria.
“Il 21 agosto, elementi del regime siriano si sono preparati per un attacco chimico nell’area di Damasco, mediante, tra l’altro, l’utilizzo di maschere antigas”.

Questa è un’affermazione stranamente articolata, ma elaborata con cura artigianale. Assad ha  ripetutamente avvertito che i ribelli avrebbero potuto impossessarsi di armi chimiche ed utilizzarle contro la popolazione civile. L’utilizzo di maschere antigas potrebbe essere stata una misura preventiva attuata dal Governo siriano, se esso avesse ricevuto informazioni relative alla possibilità di un imminente attacco chimico da parte dei ribelli. Su questo punto servono più informazioni.
“Molteplici fonti di informazione indicano che il regime abbia condotto un attacco di razzi e artiglieria contro la periferia di Damasco nelle prime ore del 21 agosto. Dati satellitari confermano che attacchi provenienti da un’area controllata dal regime abbiano colpito borghi che secondo resoconti sono stati colpiti dall’attacco – tra cui Kafr Batna, Jawbar, ‘Ayn Tarma, Darayya e Mu’addamiyah. In particolare, ciò include l’individuazione di lanci di razzi da territori controllati dal regime nelle prime ore della mattina, approssimativamente novanta minuti prima dei primi rapporti di attacchi con armi chimiche apparsi sui social media. La mancanza di attività aerea o di lanci di missili ci porta a concludere che il regime abbia utilizzato proiettili a propulsione a razzo”

L’area in cui gli attacchi hanno avuto luogo è stata contesa a lungo tra le forze governative e i ribelli, ed entrambe le parti sono più volte entrate in possesso dell’area. Novanta minuti prima del primo attacco è un’eternità quando si combatte su un terreno pesantemente conteso tra le due parti … e potrebbe esserci stato tempo a sufficienza perché i ribelli potessero infiltrarsi e lanciare un attacco chimico.

Come fa notare Fairness and Accuracy in Reporting:

«Non è chiaro il perché questa affermazione dovrebbe essere considerata convincente. I razzi ci mettono novanta minuti a raggiungere i loro bersagli? Il gas nervino viene rilasciato dai razzi novanta minuti dopo l’impatto, o forse, una volta rilasciato, ci vogliono novanta minuti perché siano causati i primi sintomi?

In un conflitto in cui le comunicazioni sono così importanti come la guerra civile siriana, i cittadini o i giornalisti aspettano un’ora e mezza prima di dare notizia di uno sviluppo talmente importante della situazione da provocare, come ha detto Kerry, “un inferno scatenato sui social media”? A meno che non ci sia qualche ragione che giustifichi questo tipo di ritardo, è veramente poco chiaro il motivo per cui ci si aspetta che noi dovremmo pensare che ci sia una qualche connessione tra il lancio dei razzi e le successive notizie di avvelenamento di massa. »

Il Governo poi affronta il tema dei social media:
“I primi dati apparsi sui social media in merito agli attacchi chimici nella periferia di Damasco iniziano attorno alle 2.30, ora locale, del 21 agosto. Nelle successive quattro ore, migliaia di segnalazioni vengono pubblicate sui social media da almeno dodici diverse località dell’area di Damasco. Molteplici testimonianze descrivono un bombardamento di armi chimiche con proiettili a propulsione a razzo su aree controllate dall’opposizione.
Tre ospedali siti nell’area di Damasco hanno ricevuto circa 3.600 pazienti con sintomi compatibili con l’esposizione ad agenti nervini, in meno di tre ore, nella mattina del 21 agosto, secondo quanto riporta un’organizzazione umanitaria internazionale che riteniamo sia altamente credibile. I sintomi riportati, oltre allo schema epidemiologico degli eventi – caratterizzato da un flusso massivo di pazienti concentrato in un breve arco di tempo, dall’origine dei pazienti, e dalla contaminazione di medici e infermieri – erano compatibili con l’esposizione di massa ad agenti nervini. Abbiamo inoltre ricevuto segnalazioni provenienti da personale medico siriano ed internazionale presente nell’area.
Abbiamo identificato un centinaio di video riferibili all’attacco, molti dei quali mostrano un alto numero di corpi che esibiscono segni fisici compatibili – anche se non possono essere escluse altre cause – con l’esposizione ad agenti nervini. I sintomi denunciati dalle vittime includono incoscienza, schiuma al naso e alla bocca, restrizione delle pupille, accelerazione del battito cardiaco e difficoltà di respirazione. Parecchi video mostrano quello che appare essere un alto numero di morti che non presentano ferite visibili, il che è compatibile con la morte causata da agenti chimici, ed è incompatibile con la morte provocata da armi di piccolo calibro, bombe o munizioni esplosive, o agenti vescicanti. Almeno 12 localizzazioni diverse sono ritratte in video disponibili al pubblico, e una campionatura di tali video ha confermato che almeno alcuni di essi sono stati girati effettivamente nel luogo e nell’ora descritta dal filmato”

Nessuno contesta che qualche tipo di agente chimico sia stato usato. La questione è esattamente quale tipo di agente chimico e – cosa ancora più importante – chi lo abbia utilizzato.
Inoltre, i ribelli  hanno prodotto per anni video di propaganda e si sono fatti sempre più sofisticati, recentemente. Servono più informazioni.
“Riteniamo che l’opposizione non disponga della capacità di contraffare tutti i video raccolti, né di provocare artificiosamente il prodursi dei sintomi verificati da personale medico e delle organizzazioni non governative presenti nell’area, nonché le altre informazioni associate a questo attacco chimico”

Un’altra opinione priva di elementi di prova. Ma, più importante, è uno specchietto per le allodole. Nessuno sostiene che le tragiche e orribili scene di morte siano state falsificate.
La questione è quando e dove esse siano accadute, e chi le abbia provocate. Per esempio, uno dei maggiori esperti sulle armi chimiche afferma che è difficile sapere dove i video siano stati girati.
Zanders, ex consulente dell’Unione Europea per le armi chimiche, è andato ancora oltre, sostenendo che persone non del posto non possono concludere con certezza circa l’estensione o la localizzazione geografica degli attacchi chimici largamente attribuiti al regime di Assad.
In particolare, si è soffermato sulle immagini di vittime agonizzanti che sono state diffuse ampiamente sul Web, compreso YouTube.
“Non sappiamo dove sono state girate”, ha detto. “Non sappiamo quando sono state girate né da chi siano state girate. Né se esse riguardano lo stesso attacco o diversi attacchi”.
Zanders ha aggiunto: “Tutto ciò non mi dice chi sarebbe il responsabile. Non mi dice dove le immagini sono state girate. Mi dice soltanto che qualcosa è accaduto, da qualche parte, a un certo punto”.

Il Governo poi parla di intercettazioni:
“Disponiamo di un complesso di informazioni, tra cui alcune relative alle tecniche di addestramento utilizzate dalle forze del regime siriano, che ci portano a concludere che ufficiali del regime siano stati consapevoli degli attacchi del 21 agosto e li abbiano diretti. Abbiamo intercettato comunicazioni di un alto funzionario siriano, intimamente a conoscenza dell’offensiva, che ha confermato che armi chimiche sono state utilizzate il 21 agosto dal regime, e che mostrava preoccupazione per la possibilità che gli ispettori ONU potessero raccogliere prove di ciò. Nel pomeriggio del 21 agosto, abbiamo ottenuto informazioni da cui risulta che personale addetto alla gestione dell’arsenale chimico siriano abbia ricevuto l’ordine di cessare le operazioni”.

Il Washington Post segnala che le presunte intercettazioni di cui parla Obama rappresentano “il cuore delle prove a sostegno del caso siriano…”
L'intelligence militare dell'America è stata di efficacia incostante. Per esempio:

E gli USA e Israele hanno ammesso di aver realizzato delle operazioni ingannevoli sotto falsa bandiera (così come lo hanno fatto paesi islamici come l'Indonesia; ma a nostra conoscenza, la Siria non è mai stata colta con le mani nel sacco in un'operazione false flag).

Fairness and Accuracy in Reporting scrive:
«Ricordate che Powell ha fatto ascoltare registrazioni di ufficiali iracheni che apparentemente parlavano di nascondere agli ispettori le prove delle armi proibite - e che, come successivamente è emerso, riguardavano tutt'altro. Ma Powell, almeno, ha fatto ascoltare i nastri di queste comunicazioni intercettate, anche se ha imbastito delle storie rappresentandone in modo errato il contenuto - e permettendo la possibilità di un'interpretazione alternativa dei messaggi. Forse, "ricordando bene l'esperienza irachena", Kerry sta facendo in modo che questa volta non ci sia questa possibilità interpretativa.»

David Swanson descrive il modo in cui i funzionari americani hanno lavorato sulle comunicazioni intercettate per giustificare la guerra in Iraq:

«Powell stava sceneggiando un dialogo romanzato. Ha inserito alcune righe di sua fantasia, e ha finto che qualcuno avesse pronunciato quelle parole. Ecco cosa ha scritto Bob Woodward nel suo libro "Plan of Attack".

"Powell aveva deciso di aggiungere la sua personale interpretazione delle intercettazioni, mentre provava il testo del suo discorso, estendendone sostanzialmente la portata e facendo in modo che quanto registrato venisse messo in cattiva luce nel modo peggiore possibile. In particolare, a proposito delle intercettazioni che riguardavano le ispezioni in corso e la possibilità che venissero trovate 'munizioni proibite', Powell si è spinto ancora più lontano: 'Ripulire tutte le aree ... Essere certi che non ci sia nulla lì". Nessuna di queste frasi era nelle intercettazioni.
[Inoltre] Powell ... stava rappresentando come elementi di fatto numerose affermazioni nonostante gli avvertimenti del suo stesso staff che si trattava di argomenti deboli e indifendibili».

Il Governo poi butta lì un altro argomento:
"Contemporaneamente, il regime ha intensificato il fuoco di artiglieria contro molti dei borghi che avevano subito l’attacco chimico. Nelle ventiquattro ore successive all’attacco, abbiamo individuato indicazioni di fuoco di artiglieria e razzi approssimativamente quattro volte più intenso di quello misurato nei dieci giorni precedenti. Abbiamo continuato a rilevare un intenso bombardamento delle stesse aree fino alla mattina del 26 agosto."
Questo è ancora un altro specchietto per le allodole. Se il Governo siriano credeva che i ribelli avessero usato armi chimiche contro i civili, avrebbe senz'altro potuto incrementare il fuoco di artiglieria per spazzare via i ribelli e prevenire ulteriori attacchi. Ancora una volta, sono necessarie ulteriori informazioni.
"In conclusione, disponiamo di una sostanziale mole di informazioni che implicano la responsabilità del Governo siriano nell’attacco chimico che ha avuto luogo il 21 agosto. Come indicato, esistono ulteriori informazioni che devono restare classificate a tutela delle fonti e delle metodologie di raccolta, che stiamo rendendo disponibili al Congresso e agli alleati internazionali".

Quest'ultima affermazione a prima vista è di grande effetto. Ma i membri del Congresso che hanno potuto accedere alle informazioni classificate - come Tom Harkin -  non sono rimasti particolarmente colpiti. Il parlamentare Michael Burgess ha affermato:
Sì, ho visto i documenti classificati. Poca roba.

E il parlamentare Justin Amash, ancora, si pronuncia in questi termini:
Quello che ho sentito nel briefing dei funzionari dell'amministrazione Obama davvero mi rende più scettico rispetto ad alcuni aspetti significativi della ricostruzione dei fatti del Presidente a giustificazione dell'attacco.




Traduzione per Megachip a cura di Giampiero Obiso, Francesco Barresi e Pino Cabras.

Nei prossimi giorni saranno tradotti diversi documenti richiamati con link nel presente articolo