27 giugno 2012

Gli USA tengono colloqui ad alto livello con i ribelli siriani in cerca di armi a Washington

di Peter Foster e Ruth Sherlock - Daily Telegraph
Tradotto su Megachip.


I ribelli siriani hanno tenuto incontri con alti funzionari del governo USA a Washington mentre cresce la pressione nei confronti degli Stati Uniti affinché autorizzino una spedizione di armi pesanti, tra cui missili terra-aria, per combattere il regime di Assad, ha appreso il «Daily Telegraph».
 

WASHINGTON (15 giugno 2012) - Un alto rappresentante dell'Esercito Siriano Libero si è incontrato la scorsa settimana presso il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti con l'ambasciatore Usa in Siria, Robert Ford e con Frederick Hoff, coordinatore speciale per il Medio Oriente, secondo conferma delle fonti interpellate.

Gli emissari dei ribelli, equipaggiati con un iPad che mostrava i piani dettagliati su Google Earth che identificano le postazioni dei ribelli e gli obiettivi di regime, si sono inoltre incontrati con i massimi componenti del Consiglio di Sicurezza Nazionale, che consiglia il presidente Obama sulle politiche di sicurezza nazionale.
I rappresentanti dell’ESL a Washington hanno compilato una "lista mirata" di armamenti pesanti, tra cui missili anti-carro e mitragliatrici pesanti con l’intento di presentarla ai funzionari del governo USA nel corso delle due settimane successive.
Le consultazioni hanno preceduto la riunione del G20 della successiva settimana a Los Cabos, in Messico, dove i funzionari britannici e statunitensi sarebbero stati chiamati a fare un ultimo tentativo per ottenere dal presidente russo Vladimir Putin di intervenire nella crisi siriana.
Privatamente, i diplomatici occidentali ammettono ormai di coltivare scarse speranze di forzare un cambio di opinione della Russia, che ha sempre rifiutato di piegarsi alle pressioni statunitensi e britanniche intese a farle fare di più per arrestare lo scivolamento della Siria nella guerra civile settaria.
Mentre rimane poco entusiasmo per un intervento militare diretto occidentale, il «Daily Telegraph» ha appreso che piani di emergenza avanzati sono già in campo per la fornitura di armi pesanti ai ribelli, tra cui sofisticate armi anticarro e missili terra-aria.
L’aspettativa è che il passaggio verso quel che è stato descritto come intervento in Siria tipo «Libia light» prenda forza dopo l’atteso fallimento del piano di pace Annan e la riunione del Gruppo di Contatto sulla Siria previsto per il 30 giugno a Ginevra.
Fonti ad alto livello della diplomazia in Medio Oriente hanno riferito che delle armi fornite dai libici, pagate con fondi governativi dell’Arabia Saudita e del Qatar e donazioni private, erano già state stoccate in attesa dell'"inevitabile" intervento necessario per porre fine al regime di Assad.
«L'intervento avverrà. Non è una questione di “se”, ma di “quando”. I libici sono disposti a fornire le armi anticarro, altri sono disposti a pagare per questo», ha riferito la fonte.
Ha aggiunto, tuttavia, che la Turchia «non aprirebbe le paratie» operando come canale per le armi, a meno che non ci sia un appoggio della Nato e degli USA che garantirebbe loro sostegno in caso di una reazione siriana, eventualmente caratterizzata dalla mobilitazione di gruppi curdi siriani contro la Turchia.
Fonti diplomatiche del Medio Oriente hanno affermato che l'amministrazione Obama era pienamente consapevole dei preparativi in atto per armare i gruppi di opposizione siriani.
Gli Stati Uniti hanno inoltre accettato di far parte di un gruppo di paesi che coordina l'assistenza ai ribelli, hanno segnalato le fonti, ma stavano ancora deliberando in merito al lasso di tempo giusto per dar vita all'escalation.
L'amministrazione Obama, che aveva incentrato la campagna elettorale sulla promessa di porre fine alle guerre in Iraq e Afghanistan, è stata riluttante a dare il semaforo verde all'intervento militare in Siria, dal momento che punta a ottenere un secondo mandato da un elettorato stanco della guerra.
Tuttavia i patrocinatori della fornitura d’armi ai ribelli stanno ora sostenendo con forza che l'inazione degli Stati Uniti rende Obama vulnerabile rispetto alle accuse del campo repubblicano sul fatto che stia «agendo sottotraccia» al costo di migliaia di vite siriane innocenti: un’insinuazione che potrebbe appiccicarsi se avvenisse un altro massacro.
Coloro che a Washington stanno facendo pressioni per conto dei ribelli dell'Esercito Siriano Libero sono consapevoli della limitata spinta politica verso l'intervento tipica di un anno di elezioni, e che qualsiasi operazione necessiterebbe con ogni probabilità di essere fissata prima che gli influenti parlamentari del Congresso tornino alle loro circoscrizioni per la pausa estiva, in luglio.
I reportage sul fatto che pesanti armi anticarro siano state introdotte questa settimana di nascosto in Siria sono stati negati da fonti dell’ESL che hanno dichiarato che i ribelli erano ancora armati solo di lanciagranate RPG-7.
Tuttavia, il «Daily Telegraph» ha compreso che i contatti tra i gruppi ribelli e agli alti funzionari del governo degli Stati Uniti hanno ormai raggiunto lo "stadio della reciproca conoscenza", proprio nel momento in cui l'amministrazione fa fronte al rischio crescente di dover sanzionare un qualche tipo di intervento indiretto.
Ai piani alti del mondo della Difesa USA si teme che le armi sofisticate possano cadere in mano militanti islamisti, o accelerare il ciclo di uccisioni- vendetta settaria, anziché provocare la rapida scomparsa del regime di Assad.
L’ESL è stata a lungo considerata come il nome dato a un insieme di milizie disparate. Il movimento si è dato un migliore sistema di comando e una struttura di controllo sul terreno negli ultimi mesi, istituendo dei consigli militari dell'opposizione in dieci città e cittadine siriane, compresa la capitale.


Traduzione per Megachip a cura di Ariel Pisanu e Pino Cabras.



19 giugno 2012

I miliardi virtuali dei pasticcioni di governo


di Pino Cabras - da Megachip.

Chi vuole illudersi ancora con la crescita si goda il "Decreto sviluppo" del governo Monti (via Passera), uno spottone assiduamente pompato da una sfiorita gazzetta conservatrice, la Repubblica. E da altri giornali a rimorchio.  Corrado Passera, uno dei banchieri più in vista (di quest’epoca di banchieri) ha promesso che il provvedimento del governo «mobiliterà risorse sino a 80 miliardi di euro», sempre che qualcuno abbia la bontà di spiegarci cosa significa in concreto quel «mobiliterà».
Il ministro sembra alludere a un’apertura di forzieri, a un pompaggio di moneta sonante da erogare per lo sviluppo e la crescita, qualcosa di simile ai soldi iniettati nelle grandi banche a cui ci hanno abituati negli ultimi quattro anni, ma questa volta in un’altra direzione.
Il suono allusivo della parola magica («mobiliterà») dovrebbe sottintendere a un governo che finalmente trasfonde denaro vero nel circuito economico a rischio necrosi. E per giunta con volumi che al confronto il Piano Marshall è una spesuccia.
Niente di tutto questo. Il decreto ricomincia con i soliti sistemi disorganici delle agevolazioni fiscali e degli incentivi alle imprese: sono cucchiaini che non fermano lo tsunami della lunga recessione né il processo di deindustrializzazione dell’Italia. Non mancano le promesse per le solite Grandi Opere.
Hanno sbagliato i conti sulle entrate fiscali? Posto che pretendevano un’assurdità (aumentare le imposte e non attendersi un crollo della domanda), hanno pronto il rimedio che già intuivamo per la copertura finanziaria: svendere asset pubblici costruiti in generazioni. E poi sforbiciare nel settore della pubblica amministrazione. La chiamano pomposamente “spending review”. Saranno, in realtà, stipendi in meno e disoccupati in più.
Gli 80 miliardi non sono dunque moneta viva, bensì, al contrario, un vago programma di sottrazione dalla ricchezza della nazione. Tanto vago da non avere tempi definiti: ammesso che il decreto-fuffa abbia effetti, li avrà dopo anni. E chissà come sarà, dopo anni, perfino un mercato ignobile come quello che si accaparra i beni di tutti. Si tratta di tempi lunghi e indistinti, mentre l’incalzare della speculazione e dei crolli bancari sono eventi brevi e impellenti, oltre che capaci di prosciugare multipli delle risorse “mobilitate” dal governo dei presunti tecnici. Per un governo che misura i miliardi a “paccate” (scuola Fornero), nulla di più patetico e cialtronescamente virtuale delle risorse evocate per l’economia reale.
Al partito della suddetta gazzetta conservatrice ciò basterà per cinguettare che questa è una svolta. Idem il Pd. Ma sono bugie senza futuro. Non possono promettere arrosti dopo che il fumo dura troppo mentre il governo del “risanamento” ci porta ormai alla soglia dei due trilioni di euro di debito. Come stupirsi che ci sia una corsa all’afferra afferra? Chi ha soldi li porta altrove, sempre di più, a finanziare i già ricchi (zona Berlino e Francoforte), o a tentare un ulteriore giro nella giostra folle dei derivati e della finanza criminale (zona Londra e Wall Street). Una finanza talmente criminale che mai si meriterà un monito di Giorgio Napolitano, il king maker dei bancocrati pasticcioni.
Se si guarda in modo spassionato all’assoluta inutilità del "Decreto sviluppo", si comprende la gravità delle prospettive per i decenni a venire. E chi regge il sacco a questi personaggi sarà da considerare pienamente corresponsabile.